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Autore: Myra11    11/12/2017    0 recensioni
Sequel di "You Are Not Trivial", ambientato circa sei mesi dopo la storia principale.
Un Alec devastato dal dolore, e un Magnus curioso, e affascinato.
Come andrà a finire?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alec Lightwood, Clarissa, Izzy Lightwood, Jace Lightwood, Magnus Bane
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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 Capitolo 16
 
«Dove…dov’è Isabelle?» Domandò Alec guardandosi intorno con aria smarrita, e anche se la domanda fece innervosire Magnus, lo stregone sorrise come se niente fosse e allontanò le mani dal ragazzo.
«Credo che arriverà tra poco. Andrei a chiamarla, ma credo che dovrei raggiungerla strisciando considerando come sono messo.»
Quella frase detta con leggerezza fece voltare il cacciatore, che osservò il viso del Nascosto e si accigliò. Magnus sembrava tranquillo, ma notò che aveva le braccia fasciate fino ai gomiti e si chiese cos’era successo. Non ricordava molto di ciò che era successo da quando era stato cacciato dall’appartamento di Brooklyn.
«Magnus, senti…» Iniziò, ma in quel momento Isabelle spalancò la porta della stanza e, notando che il fratello era sveglio, superò lo stregone e si gettò sul letto abbracciandolo con forza.
«Ehi, ehi…Iz,piano. » Rise Alec, e nonostante le sue parole non lasciò andare la sorella, continuando ad accarezzarle il viso e i capelli come se dovesse imparare a conoscerla di nuovo, sussurrandole rassicurazioni sottovoce.
Mentre Jace e Clary facevano il loro ingresso, Magnus si mise in disparte osservando in silenzio. Non faceva parte di quella riunione.
«Ehi.» Alec salutò i due nuovi arrivati, poi – sempre continuando a tenere la sorella per mano – tese l’altra verso Jace. Quando le loro dita s’intrecciarono il moro respirò profondamente, come se avesse appena ricevuto un’iniezione di adrenalina pura dal corpo del proprio parabatai.
«Come stai, Alec?» Chiese Clary, sorridendogli dolcemente.
Il ragazzo guardò i presenti uno per volta, e sentì il cuore riempirsi di affetto per loro, perché erano tutti là a badare a lui, a preoccuparsi. I suoi occhi si soffermarono su Magnus, sprofondato in una poltrona in un angolo, e non distolse lo sguardo mentre rispondeva a Clarissa. «Sono…confuso e non ricordo esattamente cos’è successo, non riesco praticamente a muovermi perché tutto il busto mi fa malissimo, ma per il resto sto bene.»
Gli occhi felini dello stregone erano socchiusi e sonnolenti, ma lo guardavano con tenerezza, come se avesse voluto essere là disteso nel letto al suo posto, a soffrire per lui. Era lo sguardo che avrebbe potuto avere se si fosse ricordato di cos’erano stati un tempo.
«Alec, che cosa ricordi?» Domandò Jace, sentendo un secondo battito cardiaco nel palmo della mano. Appena le fiamme del Paradiso si erano attenuate aveva sentito una specie di scatto nel petto, e il pezzo di anima che condivideva con Alec era tornato impetuoso nel suo corpo facendolo barcollare. Si era messo a ridere all’improvviso, spaventando Clary ma senza farci caso, perché non si era mai sentito così vivo in tutti quegli anni. E l’attimo dopo stava annaspando per trattenere quella sensazione che stava svanendo rapidamente. Vedere nuovamente gli occhi azzurri di Alec osservarlo aveva sciolto una tensione che non era del tutto consapevole di avere.
«Io…» Il ragazzo distolse lo sguardo da Magnus e lo puntò sul proprio parabatai. «Ricordo che ho raccontato a ... Magnus cos’è successo sei mesi fa, e lui mi ha cacciato di casa.»
Tre paia di sguardi accusatori si puntarono su di lui, ma lo stregone si limitò a stringersi nelle spalle. Gli stava venendo sonno, nonostante avesse dormito per quattro giorni di fila, e non aveva abbastanza energia per mettersi a discutere con un trio di Nephilim indignati, anche se, ora che sapeva come stavano le cose, era consapevole che non avrebbe dovuto farlo.
«E poi hai incontrato Azazel, vero?» Attirò nuovamente l’attenzione di Alec, che annuì lievemente.
«Credo di sì. Ho visto qualcuno, penso che fosse lui…E poi non ricordo più nulla.»
«È normale, l’essenza di un Principe Infernale annulla qualsiasi cosa con cui venga a contatto, e ha cancellato momentaneamente il sangue dell’Angelo dentro di te, e ha posseduto la parte umana.» Jace socchiuse gli occhi ascoltando il Nascosto parlare, e la sua voce pigra e languida gli ricordò le fusa di un gatto. Forse non aveva solo gli occhi in comune con quegli animali.
Sorrise ironicamente e strinse lievemente la mano di Alec. Sentire la stretta ricambiata gli fece quasi venire le vertigini.
«Beh, grazie della spiegazione professore, ma ormai questa questione è chiusa, e io e Clary dobbiamo andare. Sebastian ci sta aspettando.»
Alec si alzò di scatto e gemette sentendo un’improvvisa fitta vicino al cuore. «Cosa?»
Jace digrignò i denti e Isabelle si sporse verso il fratello, preoccupata. «Alec!»
Il ragazzo alzò una mano verso di lei, boccheggiando. «Sto bene…sto bene.»
Alec abbassò lo sguardo verso il suo petto, scoprendo di essere coperto di rune di guarigione che scintillavano debolmente sulla sua pelle, intorno ad una cicatrice rosea di quasi venti centimetri poco sotto il cuore. Distolse a forza lo sguardo da quello scempio e lo puntò sul suo parabatai. «Che cos’è questa storia di Sebastian, per l’Angelo?»
Clary arrossì lievemente, e fu Isabelle a spiegare brevemente la situazione, promettendo di dare maggiori spiegazioni appena le sue condizioni fossero migliorate.
Jace ridacchiò lievemente e sciolse la presa dalla mano di Alec prima di prendere la propria ragazza per un fianco e trascinarla quasi a forza fuori dalla stanza. «A dopo!»
Quando la coppia fu uscita, Isabelle spostò lo sguardo su Magnus, che stava mollemente seduto sulla poltrona con gli occhi chiusi e il respiro lento. Sembrava addormentato, e per questo la ragazza abbassò lo voce quando riprese a parlare.
«Mi sei mancato, fratellino.» Mormorò lei sorridendo lievemente e allungando una mano per scostare un ciuffo di capelli dal viso del fratello.
Alec ricambiò il sorriso, veramente lieto di passare un po’ di tempo con la sorella: dati tutti i disastri che avevano affrontato non avevano mai molti momenti di pace.
«Iz, piccola, tranquilla.» Sussurrò il ragazzo vedendo gli occhi scuri della cacciatrice diventare lucidi, e strappandole una risata usando il soprannome che le aveva dato da bambina. Era l’unico che potesse chiamarla così senza trovarsi un coltello alla gola.
Isabelle gli accarezzò il viso, osservandolo in silenzio per qualche istante. Aveva sentito il cuore fermarsi quando la lama della Gloriosa era affondata nella carne di Alec, e aveva rischiato seriamente di svenire all’esplosione delle fiamme. In una situazione del genere poteva anche permettersi di cedere un po’, e fu proprio per questo che si abbassò a dare un lieve bacio sulla fronte del fratello. «Ora ti lascio riposare. Mamma e papà verranno più tardi.»
Si alzò e guardò prima Magnus, poi il fratello, che si sforzava palesemente di tenere gli occhi aperti.
«Alec…»
«Uhm…?» Mugugnò il ragazzo, osservando la sorella con la vista appannata.
«Quella ferita…è stato Magnus a procurartela. Ha impugnato la Gloriosa e ti ha ferito per salvarti dal demone.»
 
«Allora, signor Lightwood, posso sapere che cos’hai detto a mio fratello?»
Clary sorrise sarcastica al biondo, che si strinse brevemente nelle spalle. Aveva deciso di parlare con Sebastian non solo perché aveva combattuto più che valorosamente al suo fianco, ma anche perché, quando era entrato nel salotto, aveva visto l’espressione sul suo viso: una dolcezza appena accennata, una nuova consapevolezza e una dura decisione di non deludere.
Era stato in quel momento che si era reso conto che Clary, la sua meravigliosa Clary, aveva trionfato ancora una volta, strappando Sebastian dalle tenebre nelle quali Valentine l’aveva buttato.
«L’ho ringraziato.»
La ragazza si fermò di scatto e afferrò la mano di Jace per bloccarlo. «Jace Lightwood, sei la creatura più testarda e praticamente impossibile da sopportare su questo pianeta, ma non hai idea di quanto io ti ami. Grazie.» Mormorò la ragazza ad un soffio dalla bocca carnosa del Nephilim, che le sorrise e si sporse a baciarla dolcemente. In breve quel bacio divenne più focoso, e si trovarono schiacciati contro una parete: quando si separarono per riprendere fiato, Jace sorrise e terminò il racconto.
«Quando me ne sono andato sono arrivati Maryse e Robert.»
«Cosa hai fatto?!» Clary si scostò bruscamente, e ancora prima che il diciassettenne potesse replicare era partita di corsa per i corridoi. Rischiò di inciampare nelle scale, ma quando aprì la porta del salotto si rese conto che correre era stata la scelta migliore.
Sebastian e Robert erano in un angolo del salotto, e il primo stava cercando di evitare di finire sgozzato; l’uomo stava cercando di piantare un coltello nella carne più tenera sul collo, proprio dove s’intravedeva il pulsare del cuore, ed era già riuscito a ferirlo superficialmente. Impressionante, considerata la forza del diciottenne.
Mentre la giovane stava registrando la situazione un lampo biondo la superò e si gettò addosso a Robert.
Quando la situazione si fermò di nuovo Clary avanzò nella stanza e vide che Jace si era parato davanti a Sebastian e aveva un lungo taglio sulla guancia.
«Robert, per l’amor dell’Angelo, calmati!» Era Maryse a parlare, e si avvicinò al marito per allontanarlo prima che facesse qualche follia.
«Non lo voglio in casa mia!» Ringhiò l’uomo, e per la prima volta la rossa si rese conto che non erano solo Isabelle e Alec ad aver perso un fratello, ma Maryse e Robert avevano perso un figlio.
Era normale che reagissero così.
Jace puntò i suoi occhi dorati su Robert. «Nemmeno io lo volevo all’inizio, ma la settimana scorsa ha combattuto al mio fianco e mi ha salvato la vita un paio di volte, senza contare che ha affrontato Azazel per permetterci di salvare Alec.»
Clary si avvicinò al fratello e rimase ad osservare la scena sbalordita: non avrebbe mai pensato che proprio Jace potesse prendere le difese di Sebastian.
«Ha ammazzato mio figlio a sangue freddo.» Sibilò l’uomo, infuriato.
«Ha protetto me e il parabatai. Ha versato il suo sangue per noi, per tutta la razza.»
Il silenzio che calò fu teso, come se stesse per scoppiare una tempesta.
Clary non aveva mai visto Robert così arrabbiato, e non aveva mai nemmeno visto Jace così determinato su qualcosa. Gli si affiancò e intrecciò le dita con le sue, sostenendo lo sguardo severo dell’uomo dai capelli neri.
«Robert, anche Jace è nostro figlio. E tu l’hai ferito.» Maryse si spostò davanti al marito in modo da coprirgli la visuale, e parlò finché non ottenne la sua attenzione. «Non credere che io l’abbia perdonato, perché non potrò mai farlo, ma tu vuoi privare Clarissa di suo fratello e farle provare lo stesso nostro dolore. Robert guardami.»
Finalmente l’uomo assecondò la moglie e la guardò; la sua calma sembrò contagiarlo, e lentamente si rilassò.
Maryse sorrise. «Abbiamo un altro figlio in condizioni gravi. Andiamo da Isabelle e assicuriamoci che Alec stia bene.»
I due coniugi uscirono dalla stanza e la tensione si allentò.
Jace sospirò pesantemente e si voltò verso Sebastian. «Che è successo?»
Il ragazzo dai capelli bianchi si strinse nelle spalle e scostò piano la mano di Clary che sfiorava la ferita sul collo. «È entrato, mi ha visto e ha dato di matto. Se non fossi cosa sono probabilmente ora sarei senza gola.»
Dopo quella frase beffarda e un breve “vienimi a trovare in prigione, sorellina” Sebastian uscì dalla casa senza dare il tempo a nessuno di fermarlo.
Jace e Clary si guardarono, poi la ragazza estrasse lo stilo e disegnò velocemente un’iratze sulla guance del fidanzato. «Prima che io vada a recuperare Sebastian…» Esordì in torno curioso. «Mi spieghi come mai sei passato da per-l ’Angelo-devi-essere-posseduta-per-stargli-vicino a per-l ’Angelo-non-deve-essere-toccato?»
Il biondo si lasciò andare ad una breve risata e baciò dolcemente la ragazza prima di risponderle.
«Sono stato impulsivo, e quando lo sono non va mai bene. La verità è che saperti con lui mi irritava perché quando ero sotto il suo controllo lui sentiva quando eravamo insieme, ma io non posso sapere cosa fai quando sei con lui, e questo mi fa preoccupare perché non so se te ne sei accorta, ma il mondo ce l’ha con noi.»
Clary ascoltò in silenzio, sorridendo a mano a mano che il cacciatore spiegava, poi lo prese per mano e sollevò lo sguardo verso di lui. «Sto ancora aspettando la spiegazione per l’improvviso cambiamento.»
Jace si strinse nelle spalle. «Se voglio sapere cosa fai quando siete insieme, l’unico modo che ho è stare con voi no?»
Aveva tirato fuori la prima scusa che gli era passata per la testa e aveva il sospetto che Clary sapesse che era una menzogna, ma la ragazza non disse nulla in proposito, anzi, gli sorrise e poi corse fuori sulle orme del fratello, probabilmente per offrirgli una camera in casa e magari anche per rimproverarlo per essersene andato così.
Jace sorrise lievemente e si sfiorò la guancia. Il taglio che Robert gli aveva inflitto era già guarito.
Sentiva le voci dei due fratelli in lontananza, e si allontanò per tornare in camera.
La verità era che aveva provato a fidarsi, per una volta.
Clary era così sicura di poter salvare il fratello che alla fine anche lui aveva iniziato a crederci, e ricordare com’era stato crescere con Valentine l’aveva aiutato molto.
Solo che Valentine era stato quasi un padre con lui, mentre aveva sempre trattato Sebastian come un soldato, e non c’era da stupirsi se bramava la guerra come bramava cibo o acqua.
Gli ricordava un po’ sé stesso alla fine, pensò Jace.
Sé stesso prima di incontrare Clary.
  
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