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Autore: SurpriseMdF    11/12/2017    0 recensioni
Sull'unica terra di un universo dimenticato, abitavano tre razze: serpenti, giganti e draghi.
I serpenti avevano l'obbligo di mantenere la pace e la neutralità che in quell'epoca regnava. I giganti rinchiusi nel sottosuolo, ormai vuoti, cercano di sopravvivere stando uniti e lavorando. Infine i draghi, razza dominante in superficie. La trasgressione e la voglia di cambiamento causerà un disastro ciclico che spezzerà l'ordine e la pace che ormai regnava da molto tempo.
Una storia infinitivamente triste che richiama la nostra vita quotidiana anch'essa piena di amori, tradimenti e la voglia continua di cambiamento.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Violenza
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Frampt
 
 
 
Qualcosa stava nascendo al di là, riusciva a sentirlo. Cercava disperatamente il modo per attraversare il ponte di pietra. Poteva provarci, ma non era sicuro avrebbe retto il suo peso per tutta la traversata.
-Ehi Frampt! -
-Ancora tu? Che vuoi? -
-Smettila di fare lo scemo. Non puoi superare quel tuo ponte del cazzo. Sta per cominciare. Muoviti! - esclamò un serpente, non lontano da Frampt.
Quattro zampe, una coda piccola e piatta, un corpo ondulato a tubo con due braccine goffe e dalle dita fine. Un lungo collo partiva dopo le braccia e finiva con un volto bizzarro, con due baffi che sembravano le orecchie di un cane. Due occhi arancioni erano la cosa che più incuteva paura dei serpenti. Spaventosi, enormi e grottescamente sporgenti dalle orbite. La loro pelle grigia si confondeva con la roccia del sottosuolo.
- Sirtush. Maledetto aiutante del Gran Maestro. Se lavorasse con la stessa energia con la quale lecca il culo al capo, sarebbe il migliore della tana. - Mormorò a bassa voce.
- Ora arrivo, non rompere! - Rispose Frampt con un seccato gesto della mano per mandarlo via.
- Quel maledetto, sembra impossibile, ma non riesce a non andare a riferire al capo frignando ogni singolo passo che faccio. Non so come faccia, ma me lo ritrovo dietro al culo ogni santa volta. Ma questa volta, mi duole dirlo, ha ragione. Sono in ritardo- Pensò allontanandosi poco dopo - e se non mi sbrigo il ciclo temporale potrebbe saltare. Dovrò posticipare ancora l'attraversamento di quel maledetto ponte di pietra. Sono sicuro che al di là di questo nulla sta per muoversi qualcosa. Anche se tutti mi prenderanno per pazzo, devo riuscire ad arrivare dove nessuno è mai arrivato prima. -
Si incamminò. Fortunatamente la cosiddetta tana non era tanto lontana, perché i suoi buffi passi non gli permettevano di procedere molto veloce. Appena girato l’angolo la vide a sinistra, mentre a destra, su di un enorme spiazzo, tutti i suoi simili lo stavano guardando.
Frampt capì che i suoi fratelli lo stavano aspettando da un pezzo. Abbassò la testa, evitando di proposito di guardare le facce arrabbiate dei suoi simili. Del resto avevano dannatamente ragione: il suo ritardo poteva comportare un grosso pericolo per la riuscita del ciclo perfetto, la grande danza dell’eternità.
Loro erano gli unici esseri che potevano creare la continuità grazie ai loro poteri oscuri. Magie tramandate fin dal primo serpente nato, magie potenti che potevano modellare spazio e tempo. Quel rito era una formula oscura necessaria a mantenere il ciclo della pace e della neutralità che in quel tempo la facevano da padrone, nel sottosuolo e non.
Quei dieci serpenti, per proteggere l’armonia, fermavano ogni volta il tempo.
- Eccomi, cominciamo. - Disse Frampt rivolto verso il Gran Maestro Kaathe, sempre con la testa abbassata.
Il gruppo dei serpenti si mise in cerchio. Uno ad uno chiusero gli occhi e cominciarono ad intonare una litania in una lingua antica e dimenticata.
Il mugolio di quel canto era cominciato già da parecchio tempo, quando poco a poco la zona attorno a loro, da grigia che era, divenne cupa e sempre più vicina al nero.
Quel poco di barlume scomparve e l’oscurità più totale piombò fra loro. L’aria cominciò a farsi densa, quasi liquida e invivibile, finché le loro sagome non si distinsero a malapena.
I cinque serpenti della metà sinistra del cerchio aumentarono drasticamente il volume della voce e pian piano cambiarono le parole.
All'improvviso un grande specchio nero si erse lentamente dal terreno. La cornice che lo conteneva sprizzava un fuoco nero che colava tutt’attorno; l'oggetto magico era enorme ed imponente quasi quanto tutta la caverna.
Il canto ad un tratto mutò nuovamente e fu la volta dei cinque di destra ad evocare un altro specchio, uguale all’altro. Si elevò dal terreno e dopo un ennesimo cambio di strofa i due enormi specchi cominciarono a girare su sé stessi. Quando finalmente si trovarono uno fronte all’altro si fermarono, e la loro immagine riflessa si moltiplicò all'infinito.
Un rumore assordante fece vibrare i due specchi, intrappolando nel mezzo il Tempo. Iniziò a rimbalzare da una lastra riflettente all'altra, ingannato da questa illusione senza fine.
Stremati, smisero di cantare e così il rito si concluse.
-Anche questa volta ce l'abbiamo fatta. - Affermò Kaathe, soddisfatto,
-Potete andare, fratelli. Abbiamo finito il nostro lavoro qui. -
Tutti cominciarono a fare ritorno alle proprie case, ma Kaathe notò in Frampt qualcosa di strano e si avvicinò a lui.
-Fratello, ultimamente non ti vedo felice. Cosa ti succede? Cosa ti assilla? -
-Gran Maestro, ti sei mai chiesto cosa può succede se non eseguissimo più il rito? Cosa succederebbe alla nostra terra? Che scopo avremo noi dopo? - Domandò Frampt incerto.
-Siamo nati per mantenere l'ordine, quindi perché pensare al contrario? Siamo i prescelti unici del nostro genere capaci di mantenere costante la pace. Devi pensare al perché sei nato e non a cosa potrebbe succedere se non rispetti il fine della nostra esistenza. -
Frampt rispose con il silenzio e chinò il capo rispettosamente. Al Gran Maestro non andava a genio che uno dei suoi simili pensasse al di fuori delle righe.
Da sempre i serpenti primordiali avevano il compito di proteggere il tempo ed assicurarsi che non scorra, di mantenere la neutralità ciclica che stabiliva la pace in tutto il mondo.
La testa di Frampt stava per scoppiare per tutte le domande senza risposta, quindi mestamente decise di andarsene e pensare, lontano da tutti, in quell’unico posto dove riusciva a stare in pace con i suoi pensieri e fantasticare su cosa poteva essere, o non essere, la vita.



Tutte le rocce attorno erano lisce e rendevano impossibile l’arrampicata.
Lo strapiombo era infinito, regnava solo l’oscurità. Il ponte era molto lungo e stretto, permettendo a malapena il passaggio di un serpente. Al primo passo le pareti erano destinate a sbriciolarsi. Aveva pensato a tutto: corde, aste di legno, aveva persino cominciato a studiare un incantesimo, ma senza un risultato valido.
C’era un libro nel villaggio che narrava le gesta di un serpente che aveva tentato una simile impresa, ma stranamente il finale non c’era, come se non fosse mai stato scritto. Frampt ci pensava di continuo, consapevole che un simile azzardo non era impossibile. Disperatamente voleva eguagliare il suo eroe: Gullier.
Gullier aveva studiato i primi metri del ponte molto a lungo, notando che l’inizio era la parte più rovinata, o almeno questi erano i pensieri di Frampt. Purtroppo non era chiaro cosa fece Gullier, e gli scritti non aiutavano un granché.
-Gullier spiccò il salto da questa zona per riuscire a passare. - si disse dando calci a una pietra che sembrava un bel trampolino di lancio.
- Ah, ma chi sto prendendo in giro? Se avessi le ali…. Due belle grandi ali, come quelle dei draghi in superficie, sarei già al di là di questo ponte. -
Quest'ultima frase spinse il serpente a pensare alle differenze che aveva con i suoi simili, i draghi della superficie. Legati, ma allo stesso tempo così diversi.
Lui era molto differente dai draghi, lo sapeva bene perché’ nella tana del Gran Maestro era pieno di libri che li descrivevano. La cosa che più contraddistingueva le due razze era l’invulnerabilità, ecco perché erano l’unica razza che abitava in superficie, per non parlare della loro incredibile potenza. Loro invece erano solamente dei draghi imperfetti. Quanto sarebbe piaciuto a Frampt provare almeno per una volta l'ebbrezza del volo, ma questo era impossibile: non si può cambiare il destino delle cose, anche perché lui ne era il guardiano.
-Se potessi volare sarei già al di là del ponte a capire cosa può esserci nascosto di tanto potente. -
Insisteva nel dire che doveva esserci qualcosa al di là, una energia potente, una disparità che poteva rompere la quiete di sempre.
- Allora, mettiamo il caso che Gullier sia riuscito a saltare in qualche modo ed oltrepassare il ponte. Perché poi non è più tornato indietro? Perché non ha informato i suoi simili di cosa ha trovato al di là? Devo trovare delle risposte. -
All'improvviso da dietro l’angolo spuntò lo stesso serpente che lo aveva interrotto prima del rito.
- Ehi Frampt, lo sai che dopo il rito si deve andare a studiare a casa del Maestro! Stai facendo impazzire tutti con le tue fughe! Muovi il culo e sbrigati! La prossima volta non sarò così gentile! -
- Mai un momento di pace. Vai fuori dal cazzo! Finché il Maestro in persona non verrà a riferirmelo, io non mi muovo. - rispose seccato Frampt.
- Ottimo! Lo vado a chiamare - Con passo goffo Sirtush se ne andò.
 
Frampt continuò a pensare ancora, come se niente fosse successo.
“Aspetta, e se nella casa del Gran Maestro trovassi degli scritti che mi facciano capire bene cosa accadde quella volta? Non sono sicuro, ma c’è una parte della sua libreria privata dove tiene un armadio. Forse sono là le risposte che cerco. Non sono mai entrato in quella stanza anche se ho passato tutta la mia vita a studiare in quella casa e nessuno ha mai provato ad entrarci.” Si alzò e si diresse nella sua tana, studiando meglio il piano per entrare in quella stanza che altro non era se non il dormitorio di Kaathe.
Il villaggio era una piccola tana fatta di minuscole capanne, dove all'interno riposavano i serpenti. Tutte uguali tra di loro, fatte di terra con il tetto ricoperto di fieno. Al centro invece si distingueva una capanna più grande delle altre, la capanna del Gran maestro, la sua casa e il luogo dove tutti i serpenti andavano a studiare.
Frampt, arrivato davanti alla capanna, aprì la porta. Si vedeva che il legno della porta era antico deteriorato. Di sicuro non si poteva trovare nel sottosuolo, quasi sicuramente veniva dalla superficie, ma di questo lui non aveva memoria. Dentro la casa regnava il caos, subito a sinistra si poteva trovare una piccola scrivania disordinata, con dei fogli sparsi qua e là, mentre a destra un letto fatto di paglia, anch’esso ricoperto di pergamene. Ancora stremato dal rito effettuato e gravato dalle sue domande senza risposta si gettò sul letto.
- A studiare ci andrò dopo, non ho le forze per mettermi sui libri. Poi devo cercare il modo per entrare in quella stanza. Da quello che so, di tutte le volte che l’ho visto uscire da quella porta non l’ha mai chiusa a chiave. Ma è sempre stato chiaro nel fatto che nessuno può entrare nel suo dormitorio senza sua esplicita autorizzazione. -
Era troppo teso per prendere sonno, era impaziente, voleva trovare il modo per attraversare quel ponte e poi l’idea di trasgredire la sua normale routine quotidiana lo attizzava non poco. Si alzò di colpo e deciso si precipitò verso casa di Kaathe.
Aprì di colpo il grande portone della dimora del capo villaggio e con tutto il fiato che aveva esclamò: -Sono qui per studiare! - Gli altri serpenti chini sui libri alla tavola centrale lo guardarono allibiti. Frampt si accorse subito di aver esagerato:
- Ehm... Chiedo scusa, ho esagerato un po', non pensavo. Ehm... Ero sovrappensiero... Hehehe... - Non sapendo più cosa aggiungere, prese un libro a caso e si sedette a tavola.
Erano tutti presenti come voleva il Gran Maestro e tutti stavano sui libri concentrati a studiare la magia oscura. Frampt era contrario a tutto questo perché a lui non interessavano quegli studi complicati impartiti da Kaathe. Quando gli altri ritornarono alle loro normali attività di studio, distolse lo sguardo dal libro e cercò un modo per passare oltre quella porta.
La stanza era quadrata, la tavola disposta al centro e la libreria sui fianchi. Sulla parete opposta all'entrata si trovava la porta del dormitorio di Kaathe, dove in quel momento stava riposando. Doveva in qualche modo distrarre undici serpenti per potere entrare inosservato nella stanza e subito dopo trovare un posto dove nascondersi. Non poteva aspettare un altro ciclo temporale, ci voleva troppo: doveva far uscire tutti da quella stanza nel minore tempo possibile e senza destrare sospetto.
Gli venne un'idea. Doveva far baccano all’esterno per attirare tutti, qualcosa di esagerato per allarmarli in modo serio. Si alzò e senza dare nell’occhio uscì dalla casa per spostarsi nuovamente nella sua capanna. Cominciò a scavare sotto le travi portanti della sua casa, grattò via parte delle pareti e con un sasso ammaccò il legno dei pilastri portanti. Le sue dita gracili gli lanciavano dolorosi lampi di dolore. Ma c'era riuscito. La casa traballava al minimo tocco. Con cautela e leggerezza aprì la porta e con la stessa delicatezza la chiuse.
- Perfetto! Finalmente quello scemo di Sirtush mi viene utile. Devo solamente aspettarlo e lui, con la sua solita grazia che usa per chiamarmi, spalancherà la porta con forza, butterà giù la casa e farà uscire tutti dalla capanna di Kaathe. Un piano perfetto. Almeno spero. -
   
 
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