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Autore: _thantophobia    11/12/2017    2 recensioni
[Klance][S02][Missing Moment tra l'episodio 8 e 9][Introspettivo, kinda Angst?][OOC per paranoie]
La lama che ora Lance vede è sinuosa ed elegante e assomiglia molto a quella di Ulaz, ma non ha tempo per ammirarla.
…sangue Galra.
Sangue. Galra.
Sangue Gal…
Oh.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kogane Keith, McClain Lance
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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I want to hold you high and steal your pain

 

 

 

 

 

Ha avuto il sospetto che qualcosa non andasse per il verso giusto già quando Red aveva iniziato ad attaccare la base della Lama di Marmora senza un apparente motivo - sarà anche impulsivo come il suo pilota, ma Red non attaccherebbe mai qualcuno solo per il gusto di farlo.

Ha avuto di nuovo quella strana sensazione alla bocca dello stomaco quando, prima di tornare al Castello, Shiro aveva detto che con loro c’era qualcuno che doveva assolutamente parlare con Allura – il tono del loro leader era forzatamente calmo e Keith era stranamente silenzioso, anche dopo essere tonati. Sembrava… quasi teso, spaventato.

Quello ha fatto scattare qualcosa nella sua testa, dicendogli che sì: era successo qualcosa.

 

Lance McClain è sì un tipo curioso ma non ama ficcanasare nella vita degli altri, però loro sono una squadra e se Keith è tornato in quello stato dopo l’incontro con la Lama di Marmora… Forse non sono gli alleati adatti contro Zarkon e Allura deve saperlo, per questo lo segue come un’ombra fino alle docce, prima che Keith inizi a innervosirsi.

-Mi dici cosa vuoi?!- con una mezza giravolta su un tallone, Keith si piazza in mezzo al corridoio, pronto a fronteggiarlo – e a Lance pare quasi un toro in una corrida e deve sforzarsi tantissimo per non ridergli in faccia.

-Capire che cosa ti è successo, Keith.- cerca di usare il tono calmo e comprensivo che a volte suo padre usava quando lui o i suoi fratelli tentavano di nascondere qualche marachella. –Shiro sembra un fascio di nervi e tu sei più asociale del solito.-

-Non sono affari tuoi, McClain.- se Keith spera di liquidarlo così facilmente, si sbaglia di grosso. Riprende a seguirlo, questa volta standogli praticamente alle calcagna come un diavolo, con il solo risultato di innervosire ancora di più il Paladino Rosso.

-Sì che sono anche fatti miei. Siamo una squadra, ora, non possiamo permetterci di nascondere qualcosa agli altri. Comprometterebbe tutti.- gli sembra un’arringa abbastanza convincente, Lance è fiero di se stesso. –Quindi, o mi dici cosa è successo o… -

-È successo che ho del fottutissimo sangue Galra nelle vene!- Keith sbotta così all’improvviso, che Lance rimane spiazzato: il pugnale che il Paladino Rosso porta sempre con sé viene lanciato con una disperazione furiosa contro una delle pareti delle docce, cozzandovi contro violentemente prima di cadere sul pavimento con un suono cristallino e un bagliore viola ad avvolgerlo. La lama che ora Lance vede è sinuosa ed elegante e assomiglia molto a quella di Ulaz, ma non ha tempo per ammirarla.

…sangue Galra.

Sangue. Galra.

Sangue Gal

Oh.

-Cazzo.- riesce solo a sussurrare: alle sue spalle Keith emette un gemito strozzato prima di accasciarsi contro la parete con la spalla, la mano sinistra a stringere la spalla destra mentre inizia a respirare lentamente e profondamente – un piccolo trucco che Shiro aveva insegnato a tutti loro quando il dolore delle ferite è troppo da sopportare. Giusto un secondo prima che Lance possa fare un solo passo verso di lui, Keith collassa sulle ginocchia e comincia a tremare e a biascicare qualcosa che il Paladino Blu non capisce subito.

-Keith, va tutto bene.- sussurra, avvicinandosi piano all’altro Paladino. Sta iperventilando. –Va tutto bene, ora devi solo cercare di respirare piano… -

Ma Keith non lo ascolta e Lance sta perdendo la pazienza. -…mi caccerà. Mi lascerà su un qualche pianeta disabitato e… -

-Kogane!- Keith sussulta, uscendo dalla catalessi in cui sembrava essere caduto. Lance gli afferra il viso e lo costringe a guardarlo. –Respira. Lentamente. Dentro. Fuori.-

In qualche modo riesce a calmarlo: Keith si rilassa un poco con la schiena contro la parete fredda e la presa sulle maniche della giacca di Lance si allenta fino a non essere più dolorosa.

-Bene.- esala, è più stanco ora che dopo un allenamento intensivo. –Ora, ecco il piano. Tu adesso ti fai una doccia e io vado in infermeria a cercare qualcosa per rimetterti in sesto… e non protestare, quella spalla non mi piace. Mi aspetti in camera tua, ti medico, poi ti metti sotto le coperte e cerchi di dormire.-

-E gli altri?- la sua voce è un sibilo appena udibile e a Lance fa quasi tenerezza.

-Agli atri ci pensiamo domani.- ci pensiamo. Non è un plurale maiestatis. –E se Allura dovesse davvero cacciarti, io e Blue veniamo via con te.-

Non dà il tempo a Keith di formulare una risposta coerente che sta già correndo verso l’infermeria – sperando che nessuno lo veda.

 

Recuperare quello che crede essere del cotone, qualche garza e del disinfettante si rivela più facile di quello che Lance aveva previsto. Probabilmente sono ancora tutti impegnati a sentire cosa ha da dire il tizio che Keith e Shiro si sono portati dietro…

Già. Keith.

Quando le porte scorrevoli della stanza del Paladino Rosso si aprono per lasciarlo entrare, Lance per poco non si mette a urlare – perché quello che vede non è il risultato di una chiacchierata amichevole e tanto meno di uno scontro, ma di un vero e proprio pestaggio.

Il Paladino Rosso dà le spalle alla porta, seduto a gambe incrociate per terra in mezzo a quella stanza troppo vuota per sembrare occupata da qualcuno, con addosso solo i pantaloni neri e un asciugamano bianco in testa che gli pende sulla spalla destra. Lance legge lentamente la storia impressa sulle sue scapole nude, sulla sua schiena, su ogni centimetro di pelle scoperta. I lividi che hanno iniziato a formarsi sono davvero troppi e gli punteggiano il corpo come crudeli baci infuocati. I graffi pare abbiano smesso di sanguinare, ma non sono di meno.

Quanto a lungo era durata quella… quella… Qualsiasi cosa fosse successa, quando era durata? Per ore? Deglutisce forte, ingoiando il malessere fisico che prova nel vedere Keith ridotto così, e fa un passo avanti – l’altro ragazzo non si muove e si lascia avvicinare senza nemmeno voltarsi.

Il Paladino Blu lo supera, piazzandosi davanti a lui e porgendogli una mano in un chiaro invito. –Ti prenderai un malanno. Dai, forza.-

Kieth si lascia tirare in piedi senza opporsi, nemmeno quando Lance lo costringe a sedersi sul letto e imbeve un batuffolo di cotone per medicargli l’ematoma che ha su uno zigomo. Reprime il desiderio, dopo quella che sembra un’eternità passata a medicare ogni singolo taglio che vede, di posare le dita vicino al taglio sulla spalla, sul collo – avrebbe sentito il battito del suo cuore? O si era fermato? Perché abbassando lo sguardo oltre le clavicole vede solo macchie di un cupo viola, tanto simile eppure tanto diverso dal viola dei suoi occhi, sapendo benissimo che lì sotto ci sono sicuramente delle costole rotte: le vede in trasparenza, e si dice che forse avrebbe fatto meglio a chiamare Coran

-Tu non chiami proprio nessuno, hai capito?- sibila Keith, fissandolo truce negli occhi. –Sto bene, non morirò per così poco.-

- …così poco. Certo. Come no.- borbotta il Paladino Blu, posando finalmente il cotone e le garze.

-So badare a me stesso, Lance.- sbotta ancora. –Non ho bisogno della balia.-

-Certo che sai badare a te stesso.- lo rimbecca l’altro. –Fino a più o meno un quarto d’ora fa stavi iperventilando nelle docce.-

-E a te che importa?- in un certo senso, Lance è quasi sollevato nel vederlo reagire come il solito Keith. -Potevi anche lasciarmi lì, per quel che mi riguarda.-

Ma la sua pazienza ha comunque un limite. –Ora smettila. Mi sono preoccupato quando ti ho visto, prima.-

-Come se mi possa importare qualcosa… -

-Oh, ma stai un po’ zitto!- lo abbraccia, forse un po’ troppo forte, ma non se ne cura. –Mi hai spaventato a morte, prima. Razza di cretino.-

E ora che lo ha tra le proprie braccia, che sente le ossa spigolose contro di sé, che può percepire la fragilità di quel corpo provato e allo stremo, che ha potuto affondare il volto tra i suoi capelli neri, si chiede come diavolo abbia fatto a resistere fino a quel momento senza toccarlo neppure una volta.

Gli esplora il volto con le dita, sfiorando i graffi, toccando appena le guance, il pollice e l’indice che gli inclinavano il mento dopo aver carezzato piano il labbro.

Un istante dopo sta baciando Keith Kogane.

Non riesce a pensare a nulla che possa avere più senso.

La sua bocca sa di sangue, anche la sua pelle e la sua lingua: tutto in lui in quel momento ha il sapore della morte. Ed è nauseante, ma se potesse guarirlo lì sul posto - immediatamente, se potesse far sparire tutti i graffi e i lividi e quella ferita alla spalla - sarebbe pronto a baciarlo fino all’alba, senza mai riprendere fiato.

E forse lo avrebbe fatto, se Keith non avesse emesso un guaito sulle sue labbra.

-Mi fai male- soffoca un sospiro di dolore, muovendosi appena nel suo abbraccio -Fa male. Lasciami.-

Lo lascia andare immediatamente, consapevole di averlo stretto troppo forte. Keith si lascia cadere con la schiena sul materasso e fissa il soffitto senza davvero vederlo.

-Dovesti riposare un po’.- è un sussurro appena udibile, quello di Lance, ma Keith lo sente comunque: annuisce lentamente, sofferente, cerca una posizione più comoda per le sue ossa indolenzite.

Ed è in quel momento, dopo non sa bene quanto tempo, che il Paladino Rosso stringe i denti, sbarra gli occhi, si sfila il cuscino da sotto la testa e se lo preme con forza sulla faccia.

L’urlo di dolore che prorompe dalla sua gola viene attutito e assorbito, un lamento estremo e soffocato.

E Lance è l’unico a sentirlo nella sua chiara e angosciata esplosione, prima che si cheti, ma quando si siede sul bordo del letto è certo che se dovesse succedere ancora, lui sarebbe probabilmente uscito di testa.

-Hai freddo.- constata, sfiorandogli una mano. Non si aspetta una risposta, ma Keith annuisce senza togliere il cuscino.

Non farlo mai più, razza di cretino.

Lance spegne la luce e si corica al suo fianco.

-Cerca di dormire. Almeno provaci.-

La voce di Keith gli giunge debole. Sembra quasi il suo ultimo respiro.

-‘kay.-

Non combattere da solo.

Il Paladino Blu rimane con lui tutta la notte, immobile e in silenzio. Lo guarda respirare.

Accertati che ci sia io lì con te per coprirti le spalle. 

Lo guarda respirare.

 

 

 

 

 

 

D.P.P.: Deliri post Partum

Io mi ero promessa che entro la fine dell’anno avrei dovuto finire tutti i wip che ho, o almeno i più recenti.

E invece sono qui, con questa cosa senza capo né coda ma che chiedeva disperatamente di essere scritta.

Chiedo perdono se continuo a espandermi come nemmeno la peste bubbonica del 1358. Vi giuro che non lo faccio apposta. Io nemmeno volevo iniziare Volton, sono stata costretta. Mannaggia a me che ascolto certi consigli, mannaggia.

So, hum. A die il vero non c’è molto da dire: il fatto che non mostrino la reazione alla notizia che Keith è in parte Galra, nella serie, mi ha lasciato uno stano senso di… amaro in bocca? Incompletezza? Non lo so, come se mancasse qualcosa. E quindi ecco qui che il mio lato fangirl colma i buchi a modo suo.

Davvero, perdonatemi.

MA. Se volete rendere questa piccola palla d’angst e depressione un pochino più felice lasciatele anche solo una righina di recensione, che per lei fa lo stesso effetto della Nutella!

Se lo farete, avrete un biscotto.

 

Bye!

Maki

 

 

P.S.: Perdonate la OOCness di Keith e Lance, really. Probabilmente avevo un po’ di febbre mente scrivevo ups

 

 

 

  
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