I want to hold you
high and steal your pain
Ha avuto il sospetto che qualcosa non
andasse per il verso giusto già quando Red aveva
iniziato ad attaccare la base della Lama di Marmora senza un apparente motivo -
sarà anche impulsivo come il suo pilota, ma Red non
attaccherebbe mai qualcuno solo per il gusto di farlo.
Ha
avuto di nuovo quella strana sensazione alla bocca dello stomaco quando, prima
di tornare al Castello, Shiro aveva detto che con
loro c’era qualcuno che doveva assolutamente parlare con Allura
– il tono del loro leader era forzatamente calmo e Keith era stranamente
silenzioso, anche dopo essere tonati. Sembrava… quasi teso, spaventato.
Quello
ha fatto scattare qualcosa nella sua testa, dicendogli che sì: era successo
qualcosa.
Lance
McClain è sì un tipo curioso ma non ama ficcanasare
nella vita degli altri, però loro sono una squadra e se Keith è tornato in
quello stato dopo l’incontro con la Lama di Marmora… Forse non sono gli alleati
adatti contro Zarkon e Allura
deve saperlo, per questo lo segue come un’ombra fino alle docce, prima che
Keith inizi a innervosirsi.
-Mi
dici cosa vuoi?!- con una mezza giravolta su un tallone, Keith si piazza in
mezzo al corridoio, pronto a fronteggiarlo – e a Lance pare quasi un toro in
una corrida e deve sforzarsi tantissimo per non ridergli in faccia.
-Capire
che cosa ti è successo, Keith.- cerca di usare il tono
calmo e comprensivo che a volte suo padre usava quando lui o i suoi fratelli
tentavano di nascondere qualche marachella. –Shiro sembra
un fascio di nervi e tu sei più asociale del solito.-
-Non
sono affari tuoi, McClain.- se Keith spera di liquidarlo così facilmente, si sbaglia
di grosso. Riprende a seguirlo, questa volta standogli praticamente alle
calcagna come un diavolo, con il solo risultato di innervosire ancora di più il
Paladino Rosso.
-Sì
che sono anche fatti miei. Siamo una squadra, ora, non possiamo permetterci di
nascondere qualcosa agli altri. Comprometterebbe tutti.-
gli sembra un’arringa abbastanza convincente, Lance è fiero di se stesso. –Quindi,
o mi dici cosa è successo o… -
-È
successo che ho del fottutissimo sangue Galra nelle vene!- Keith sbotta così all’improvviso, che Lance rimane
spiazzato: il pugnale che il Paladino Rosso porta sempre con sé viene lanciato
con una disperazione furiosa contro una delle pareti delle docce, cozzandovi
contro violentemente prima di cadere sul pavimento con un suono cristallino e un
bagliore viola ad avvolgerlo. La lama che ora Lance vede è sinuosa ed elegante
e assomiglia molto a quella di Ulaz, ma non ha tempo
per ammirarla.
…sangue Galra.
Sangue. Galra.
Sangue Gal…
Oh.
-Cazzo.- riesce solo a sussurrare: alle sue spalle Keith
emette un gemito strozzato prima di accasciarsi contro la parete con la spalla,
la mano sinistra a stringere la spalla destra mentre inizia a respirare
lentamente e profondamente – un piccolo trucco che Shiro
aveva insegnato a tutti loro quando il dolore delle ferite è troppo da
sopportare. Giusto un secondo prima che Lance possa fare un solo passo verso di
lui, Keith collassa sulle ginocchia e comincia a tremare e a biascicare qualcosa
che il Paladino Blu non capisce subito.
-Keith,
va tutto bene.- sussurra, avvicinandosi piano all’altro
Paladino. Sta iperventilando. –Va tutto bene, ora
devi solo cercare di respirare piano… -
Ma
Keith non lo ascolta e Lance sta perdendo la pazienza. -…mi caccerà. Mi lascerà
su un qualche pianeta disabitato e… -
-Kogane!- Keith
sussulta, uscendo dalla catalessi in cui sembrava essere caduto. Lance gli afferra
il viso e lo costringe a guardarlo. –Respira. Lentamente. Dentro. Fuori.-
In
qualche modo riesce a calmarlo: Keith si rilassa un poco con la schiena contro
la parete fredda e la presa sulle maniche della giacca di Lance si allenta fino
a non essere più dolorosa.
-Bene.- esala, è più stanco ora che dopo un allenamento
intensivo. –Ora, ecco il piano. Tu adesso ti fai una doccia e io vado in infermeria
a cercare qualcosa per rimetterti in sesto… e non protestare, quella spalla non
mi piace. Mi aspetti in camera tua, ti medico, poi ti metti sotto le coperte e
cerchi di dormire.-
-E
gli altri?- la sua voce è un sibilo appena udibile e a
Lance fa quasi tenerezza.
-Agli
atri ci pensiamo domani.- ci pensiamo. Non è un plurale maiestatis. –E se Allura
dovesse davvero cacciarti, io e Blue veniamo via con te.-
Non
dà il tempo a Keith di formulare una risposta coerente che sta già correndo verso
l’infermeria – sperando che nessuno lo veda.
Recuperare
quello che crede essere del cotone, qualche garza e del disinfettante si rivela
più facile di quello che Lance aveva previsto. Probabilmente sono ancora tutti
impegnati a sentire cosa ha da dire il tizio che Keith e Shiro
si sono portati dietro…
Già.
Keith.
Quando
le porte scorrevoli della stanza del Paladino Rosso si aprono per lasciarlo entrare,
Lance per poco non si mette a urlare – perché quello che vede non è il risultato
di una chiacchierata amichevole e tanto meno di uno scontro, ma di un vero e
proprio pestaggio.
Il Paladino Rosso dà le spalle alla porta,
seduto a gambe incrociate per terra in mezzo a quella stanza troppo vuota per
sembrare occupata da qualcuno, con addosso solo i pantaloni neri e un asciugamano
bianco in testa che gli pende sulla spalla destra. Lance legge lentamente la
storia impressa sulle sue scapole nude, sulla sua schiena, su ogni centimetro
di pelle scoperta. I lividi che hanno iniziato a formarsi sono davvero troppi e
gli punteggiano il corpo come crudeli baci infuocati. I graffi pare abbiano
smesso di sanguinare, ma non sono di meno.
Quanto a lungo era durata quella… quella…
Qualsiasi cosa fosse successa, quando era durata? Per ore? Deglutisce forte, ingoiando il malessere fisico che prova nel
vedere Keith ridotto così, e fa un passo avanti – l’altro ragazzo non si muove
e si lascia avvicinare senza nemmeno voltarsi.
Il Paladino Blu lo supera, piazzandosi
davanti a lui e porgendogli una mano in un chiaro invito. –Ti prenderai un
malanno. Dai, forza.-
Kieth si lascia tirare in
piedi senza opporsi, nemmeno quando Lance lo costringe a sedersi sul letto e
imbeve un batuffolo di cotone per medicargli l’ematoma che ha su uno zigomo. Reprime
il desiderio, dopo quella che sembra un’eternità passata a medicare ogni
singolo taglio che vede, di posare le dita vicino al taglio sulla spalla, sul
collo – avrebbe sentito il battito del suo cuore? O si era fermato? Perché abbassando
lo sguardo oltre le clavicole vede solo macchie di un cupo viola, tanto simile
eppure tanto diverso dal viola dei suoi occhi, sapendo benissimo che lì sotto
ci sono sicuramente delle costole rotte: le vede in trasparenza, e si dice che
forse avrebbe fatto meglio a chiamare Coran…
-Tu non chiami proprio nessuno, hai capito?- sibila Keith, fissandolo truce negli occhi. –Sto bene,
non morirò per così poco.-
- …così poco. Certo. Come no.- borbotta il Paladino Blu, posando finalmente il cotone
e le garze.
-So badare a me stesso, Lance.-
sbotta ancora. –Non ho bisogno della balia.-
-Certo che sai badare a te stesso.- lo rimbecca l’altro. –Fino a più o meno un quarto d’ora
fa stavi iperventilando nelle docce.-
-E a te che importa?-
in un certo senso, Lance è quasi sollevato nel vederlo reagire come il solito
Keith. -Potevi anche lasciarmi lì, per quel che mi riguarda.-
Ma la sua pazienza ha comunque un limite. –Ora
smettila. Mi sono preoccupato quando ti ho visto, prima.-
-Come se mi possa importare qualcosa… -
-Oh, ma stai un po’ zitto!-
lo abbraccia, forse un po’ troppo forte, ma non se ne cura. –Mi hai spaventato a
morte, prima. Razza di cretino.-
E ora che lo ha tra le proprie braccia, che
sente le ossa spigolose contro di sé, che può percepire la fragilità di quel
corpo provato e allo stremo, che ha potuto affondare il volto tra i suoi
capelli neri, si chiede come diavolo abbia fatto a resistere fino a quel
momento senza toccarlo neppure una volta.
Gli esplora il volto con le dita,
sfiorando i graffi, toccando appena le guance, il pollice e l’indice che gli
inclinavano il mento dopo aver carezzato piano il labbro.
Un istante dopo sta baciando Keith Kogane.
Non riesce a pensare a nulla che possa
avere più senso.
La sua bocca sa di sangue, anche la sua
pelle e la sua lingua: tutto in lui in quel momento ha il sapore della morte. Ed
è nauseante, ma se potesse guarirlo lì sul posto - immediatamente, se potesse
far sparire tutti i graffi e i lividi e quella ferita alla spalla - sarebbe pronto
a baciarlo fino all’alba, senza mai riprendere fiato.
E forse lo avrebbe fatto, se Keith non
avesse emesso un guaito sulle sue labbra.
-Mi fai male- soffoca un sospiro di
dolore, muovendosi appena nel suo abbraccio -Fa male. Lasciami.-
Lo lascia andare immediatamente,
consapevole di averlo stretto troppo forte. Keith si lascia cadere con la
schiena sul materasso e fissa il soffitto senza davvero vederlo.
-Dovesti riposare un po’.-
è un sussurro appena udibile, quello di Lance, ma Keith lo sente comunque:
annuisce lentamente, sofferente, cerca una posizione più comoda per le sue ossa
indolenzite.
Ed è in quel momento, dopo non sa bene
quanto tempo, che il Paladino Rosso stringe i denti, sbarra gli occhi, si sfila
il cuscino da sotto la testa e se lo preme con forza sulla faccia.
L’urlo di dolore che prorompe dalla sua
gola viene attutito e assorbito, un lamento estremo e soffocato.
E Lance è l’unico a sentirlo nella sua
chiara e angosciata esplosione, prima che si cheti, ma quando si siede sul
bordo del letto è certo che se dovesse succedere ancora, lui sarebbe
probabilmente uscito di testa.
-Hai freddo.- constata,
sfiorandogli una mano. Non si aspetta una risposta, ma Keith annuisce senza
togliere il cuscino.
Non farlo mai più, razza di cretino.
Lance spegne la luce e si corica al suo
fianco.
-Cerca di dormire. Almeno provaci.-
La voce di Keith gli giunge debole. Sembra
quasi il suo ultimo respiro.
-‘kay.-
Non combattere da solo.
Il Paladino Blu rimane con lui tutta la
notte, immobile e in silenzio. Lo guarda respirare.
Accertati che ci sia io lì con te per
coprirti le spalle.
Lo guarda respirare.
D.P.P.: Deliri post Partum
Io mi ero
promessa che entro la fine dell’anno avrei dovuto finire tutti i wip che ho, o almeno i più recenti.
E invece
sono qui, con questa cosa senza capo né coda ma che chiedeva disperatamente di
essere scritta.
Chiedo perdono
se continuo a espandermi come nemmeno la peste bubbonica del 1358. Vi giuro che
non lo faccio apposta. Io nemmeno volevo iniziare Volton,
sono stata costretta. Mannaggia a me che ascolto certi consigli, mannaggia.
So, hum. A die il vero non c’è molto da dire: il fatto che non
mostrino la reazione alla notizia che Keith è in parte Galra,
nella serie, mi ha lasciato uno stano senso di… amaro in bocca? Incompletezza? Non
lo so, come se mancasse qualcosa. E quindi ecco qui che il mio lato fangirl colma i buchi a modo suo.
Davvero,
perdonatemi.
MA. Se
volete rendere questa piccola palla d’angst e depressione
un pochino più felice lasciatele anche solo una righina di recensione, che per
lei fa lo stesso effetto della Nutella!
Se lo
farete, avrete un biscotto.
Bye!
Maki
P.S.: Perdonate la OOCness
di Keith e Lance, really. Probabilmente avevo un po’
di febbre mente scrivevo ups