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Autore: sissir7    15/12/2017    1 recensioni
Dal testo:
"L’umanizzazione di Sherlock Holmes era quindi una discussione all’ordine del giorno e si parlava anche di altro. Si insinuavano cose che se Sherlock le avesse scoperte, davvero Greg non voleva neanche immaginare quale sarebbe stata la sua reazione. Probabilmente avrebbe fatto una sfuriata di venti minuti mettendo a nudo ogni persona nella stanza, facendoli sentire piccoli piccoli come formiche e avrebbe oltrepassato la porta del suo ufficio senza mai più rientrarci. Sherlock e John in una relazione. Insieme. Una coppia. Lo erano, ma tutti specificavano “una coppia coinvolta romanticamente”. Non c’era disprezzo nel parlarne, non sempre, erano solo sorpresa e spesso speranza che trapelava."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Scotland Yard era rumorosa in quella mite mattina di primavera e brulicava di agenti che si passavano in fretta dei documenti o una tazza fumante di caffè
che li avrebbe aiutati a reggere la frenesia di quei giorni durante i quali Londra stava accusando brutti colpi da parte di un serial killer.
Già tre omicidi nel giro di una settimana e Greg Lestrade aveva il disperato bisogno di Sherlock Holmes e John Watson.
Quei due ormai facevano parte integrante della sua vita da quando il dottor Watson faceva parte della vita del suo genio risolvi-casi personale
e non gli dispiaceva affatto vedere Sherlock accettare la vicinanza di un altro essere umano.
Lo conosceva da cinque anni ma quell’uomo era ancora il mistero che un ispettore come lui non avrebbe mai risolto.
Eppure ora Sherlock sorrideva più spesso, ci avrebbe messo la mano sul fuoco.
Grazie alla vicinanza o chissà cosa di John, Sherlock  era più veloce a risolvere i casi e aveva messo su qualche chilo, il che era un bene perché da tempo Greg si preoccupava vedendolo sempre saltare i pasti, vedendolo sempre stanco a causa dei ritmi a cui si sottoponeva.
Ora invece era come trafitto da un’energia continua, una luce negli occhi che quando incrociavano quelli blu di John durante un caso apparivano vivi più che mai.
Sì, John Watson aveva decisamente reso Sherlock incredibilmente più vivo, forte, sano.
Forse felice.
Lui non era l’unico nel dipartimento ad averlo notato.
Donovan non faceva altro che parlare della trasformazione di Sherlock con tutti gli agenti che incrociava e che le davano corda.
L’umanizzazione di Sherlock Holmes era quindi una discussione all’ordine del giorno e si parlava anche di altro.
Si insinuavano cose che se Sherlock le avesse scoperte, davvero Greg non voleva neanche immaginare quale sarebbe stata la sua reazione.
Probabilmente avrebbe fatto una sfuriata di venti minuti mettendo a nudo ogni persona nella stanza, facendoli sentire piccoli piccoli come formiche e avrebbe oltrepassato la porta del suo ufficio senza mai più rientrarci.
Sherlock e John in una relazione.
Insieme.
Una coppia.
Lo erano, ma tutti specificavano “una coppia coinvolta romanticamente”.
Non c’era disprezzo nel parlarne, non sempre, erano solo sorpresa e spesso speranza che trapelava.
Sembrava una cosa bella che un tipo come Sherlock potesse trovare qualcuno, potesse provare l’amore, e vedere il contrasto di questo sentimento con la sua fredda logica e intelligenza sarebbe stato interessante da testimoniare.
Ma erano solo voci.
Solo cose portate alla luce da occhi attenti.
Molto attenti.
E quella mattina, questa cosa venne inevitabilmente fuori. Sherlock e John, uno di fianco all’altro, come sempre, entrarono nell’ufficio di Greg e mentre attraversavano il corridoio e scansavano i tavoli e la gente indaffarata, John notò sguardi diretti a loro e dopo, qualche lontano commento impercepibile.
“Sherlock?”
Sherlock, prima di aprire la porta dell’ufficio di Greg, si voltò verso di lui e gli chiese cosa c’era che non andava e perché aveva quell’espressione così strana sul volto.
“Ci hanno…fissato. E poi hanno detto qualcosa.”
“Saremo particolarmente belli oggi.”
E si congedò così, con un sorriso veloce.
John  sospirò, capendo che lui non aveva nessun interesse nel perdere tempo per una cosa così stupida.


“Allora Greg.”
Sherlock si sfilò elegantemente i guanti di pelle prima di sedersi al grande tavolo dove iniziò a sfogliare dei fascicoli del caso del serial killer.
“Novità sul furgone nero avvistato a Notting Hill?”
Greg poggiò il suo caffè sul tavolo sapendo che con la presenza di Sherlock e John lì il vero lavoro era iniziato.
Parlarono per un po' mentre John se ne stava in piedi a braccia conserte, stranito.
Greg gli rivolse diverse volte lo sguardo ma lui non ricambiò; era altrove perso in un punto impreciso della finestra alle sue spalle.
“Cosa ne pensi John?”
Silenzio.
Sherlock fissò le pagine davanti a lui aspettando.
Silenzio.
Si girò con le sopracciglia aggrottate aspettando una giustificazione da John che ancora non era ritornato alla realtà.
“John? Mi ascolti?”
“Cosa?”
“Ti…ho chiesto cosa pensi della ragazza vista con il Signor Cole.”
John sentiva lo sguardo esterrefatto di Sherlock trafiggergli le pupille.
Si portò una mano sulla fronte.
“Scusate, ho un mal di testa atroce.”
“Non è vero.”
Si sovrappose Sherlock con la sua voce profonda.
“Sono un po' stanco.”
Sherlock si girò completamente, inclinando la testa.
Dedusse qualcosa.
Eccome se dedusse qualcosa.
Greg alzò le sopracciglia.
“E’ per quello che mi hai detto prima di entrare qui, John.”
“No.”
“Non ho bisogno di una risposta, non ho fatto una domanda, so che è così.”
“Oh, andiamo Sherlock!”
Sherlock era serissimo, come poche volte sia lui che Greg lo avevano visto.
“Senti Sherlock, ne parliamo dopo.”
Lo sguardo di Sherlock si abbassò per qualche secondo.
Poi si alzò, si infilò il lungo cappottò e uscì con in mano i fascicoli che stavano studiando lui e Greg poco prima.
John sospirò.
“Perché così distratto oggi John?”
Greg lo disse visibilmente preoccupato.
Si rilassò nella sedia, sperando che John gli parlasse, gli dicesse qualcosa, così da poterlo aiutare perché ormai sapeva che se John non era John,
Sherlock non era Sherlock.
Erano una simbiosi e l’uno influenzava l’altro profondamente e il legame tra i due influenzava la bravura di Sherlock nel risolvere i casi e quel caso doveva essere risolto al più presto.
Quindi, Greg voleva e doveva capire.
Voleva il meglio per tutti alla fine.


John prese il posto di Sherlock e all’inizio minimizzò la cosa ma poi Greg gli disse che sapeva quanto Sherlock era influenzato dal suo umore.
“Sì, Greg, lo so. So che Sherlock nota quando io… insomma, se c’è qualcosa che non va lui diventa taciturno e non ti parla, è distratto e non voglio questo ma...”
Alzò gli occhi al cielo e poi continuò.
“Greg, sii sincero: nel dipartimento pensano che tra me e Sherlock ci sia qualcosa?”
Perché, non è così? Stava per rispondere ma sapeva che non sarebbe stata la risposta giusta.
John ai suoi occhi era un totale idiota cieco e in quel momento gli avrebbe afferrato le spalle e dato uno scossone che non si sarebbe dimenticato facilmente.
Tuttavia, cercò di essere il più diplomatico possibile.
Era una questione delicata e personale e dovevano risolverla tra loro.
“Vedi, loro hanno solo notato quanto Sherlock sia più felice da quando ci sei tu. Tutto qui.”
Fece spallucce e non aggiunse altro.
“Oh.” Rispose John sorpreso.
‘Mio dio, ma che ha su gli occhi, due fiorentine?’ pensò intanto Greg.
“Pensate che io sia la causa per cui sta…meglio? Non è sempre stato così?”
Greg sorrise ma fu un sorriso velato di tristezza, difficoltà, disagio.
John lo notò.
“Non so quanto lui ti abbia parlato del suo passato, ma non ne ha avuto uno facile. Per niente. So poche cose perfino io ma le so e immaginare il resto non è difficile.” “Io…”
“Senti John” disse serio.
“E’ un uomo speciale. Lo è. E’ vero, è uno completo stronzo a volte e mi fa venire i nervi a fior di pelle ogni volta che apre bocca ma è la persona più gentile e generosa e vera che io conosca.”
“Lo so.”
Greg annuì e disse: “Se ti guarda, ti sorride in quel modo, se si preoccupa per te in questo modo, al punto di distrarlo, di distrarre una mente concentrata come la sua, beh, si nota.Si nota quanto lui sia coinvolto.”
Forse aveva detto troppo, si era lasciato andare nel discorso ma non poteva non dirglielo, era una cosa così palese che negarla o sviare l’argomento gli sembrava da vigliacchi.
John semplicemente annuiva e sentiva la bocca asciutta e le mani nervose.
Strinse i pugni.
Era una cosa che non immaginava potesse essere possibile.
“Se posso darti un consiglio, io direi che”
“Sì. Ti prego”
La voce gli uscì più nervosa di quanto avesse voluto.
“Beh, ti consiglio di dargli tempo, di essere te stesso dopo questa conversazione anche se sarà la cosa più difficile della tua vita probabilmente visto che Sherlock ti saprebbe dire parola per parola quello che abbiamo detto solo guardandoti le mani.”
Fece un mezzo sorriso, ma mio dio quanto era spaventosamente vero.
Questo non fece altro che preoccupare John ancora di più.
“Non dovrei parlargli? Risolvere la cosa?”
“Risolvere la cosa?”
L’ispettore si alterò per un attimo a quell’ultima domanda.
“Non puoi spezzargli così il cuore John.”
“Il cuore? Sul serio?”
Rise divertito.
l viso di Greg invece era marmo.
“John, chiariamo una cosa: se Sherlock prova qualcosa per te, il che è probabilmente l’unica certezza che il mio dipartimento abbia mai avuto, non è una cosa da sottovalutare. È complicato. Mycroft me ne ha parlato. Sua fratello ed io, ecco, siamo molto amici e parlargli di Sherlock mi ha aiutato a capirlo, capire come prenderlo, come aiutarlo a mantenerlo occupato. Mi ha anche detto tante altre cose che non sto qui a raccontarti. Credimi, Sherlock è fragile sotto l’armatura che indossa così bene e se prova qualcosa, lo prova con tutta la sua mente anche.
Il che, puoi capire, è una cosa serissima quindi sì, sul serio dottor Watson.
Non prendere questa cosa alla leggera. Si tratta del suo cuore.”
John era immobile, scioccato, preoccupato.
Confuso.
“O-okay. Okay Greg. Grazie, sul serio.”
Lestrade si rilassò di nuovo e scosse la testa.
“Non volevo suonare così drammatico, scusa, ma sai…”
“Hai ragione. Tranquillo.”
“Bene.”


Si congedarono con un saluto un po' impacciato ma entrambi sapevano che quella discussione li avrebbe avvicinati e non divisi.
John si diresse di fretta in strada ma ovviamente Sherlock non c’era.
Sherlock innamorato.
Di lui.
Infatuato per lo meno.
C’era qualcosa.
Qualcosa c’era veramente.
Quegli sguardi profondi e certi gesti di premura, quei sorrisi, quei repentini cambi di umore quando lui usciva con qualche donna.
Le litigate perché lui usciva la sera con qualcuna.
Lo aveva invitato ad un appuntamento.
Ora lo ricordava, ecco il flash davanti ai suoi occhi.
Quando due persone che si piacciono, escono.
“Era quello che suggerivo io.”
Lo aveva invitato  ad uscire.
E neanche si ricorda la sua risposta.
L’avrà ferito?
Sarà stato male.
La sua mente fu bombardata da tutte quelle volte che è stato un completo stupido.
“Oh mio dio…” sussurrò John.


Prese un taxi e intanto andò a Baker Street, aspettando magari un messaggio dal suo amico nel quale avrebbe inserito informazioni sul da farsi riguardo al caso in corso. Aprì la porta di casa e di fronte alla finestra c’era Sherlock, in piedi, stretto nella sua camicia bianca, con le braccia incrociate, che sembrava godersi quel raro sole tra le nuvole.
“Come stai John?”
Non si voltò.
John chiuse la porta alle sue spalle e si fermò al centro del soggiorno.
Tolse la giacca, si aggiustò nervosamente le maniche del maglione.
Si schiarì la voce.
Sherlock era a qualche passo da lui, i ricci scuri dai riflessi rossi lasciavano libera la sua candida nuca.
Lo guardò per un tempo che gli sembrò infinito.
Quelle spalle scolpite, la vita stretta, le lunghe gambe.
Quel tono di voce scuro quando gli parlava, quei gesti sempre eleganti e il modo perfetto in cui  preparava il tè.
Così, all’improvviso, pensò a queste cose e un calore al petto lo invase, salì fino al collo.
No, non poteva nel giro di un’ora scoprire certe cose, scoprire un sentimento così forte, così velocemente.
No.
Doveva essere sempre stato lì.
Sì.
Era sempre stato lì.
Ed ora affrontarlo era come una montagna da scalare, chilometri e chilometri da correre, un puzzle da miliardi di pezzi da rifare, era come un scrigno da aprire per ascoltare incantati la sua musica, era come aprire una gabbia e lasciare finalmente libero un uccello spiegare le sue ali e volare: il suo cuore.
Vivere.
Si mise silenziosamente una mano sul petto.
Mio dio quanto gli batteva forte quel cuore in gabbia.
“Mi dispiace, John.”
La voce di Sherlock lo riportò alla realtà.
“Per cosa scusami?”
Sherlock sorrise sospirando.
“Non pensavo fosse una cosa che il tipo di persone di Scotland Yard potesse notare. A quanto pare se non si tratta di casi complicati, gli indizi loro li colgono. Li ho sottovalutati.”
Parlava calmo, ancora dando le spalle a John e con lo sguardo sulla strada rumorosa.
“Non...so di cosa parli. C’è magari qualche caso importante che”
Sherlock si girò e John si interruppe.
Non lo fregava, non sapeva mentirgli, non lo aveva mai fatto.
Gli occhi del suo amico erano disarmanti.
Parlavano più di milioni di parole.
Sherlock aveva capito che lui sapeva ormai.
Ovviamente lo aveva capito.
John serrò le mascelle e sentiva il sangue pulsargli nelle vene.
Sentiva il coraggio invaderle.
Avrebbe parlato, avrebbe chiarito per non vedere più Sherlock così dispiaciuto davanti a lui, così inutilmente in colpa.
“Sherlock non scusarti per provare una cosa del genere. Perché dovresti non essere chi sei o non fare quello che senti di voler fare? Non devi chiedermi scusa. Non sono stato in imbarazzo. Non mi importa, che pensino pure quello che vogliono.”
Era sincero.
Gli stava parlando col cuore in mano.
Era fuori dalla gabbia.
Sherlock avrebbe potuto allungare la mano e glielo avrebbe dato.
Sì, glielo avrebbe donato senza problemi.
Le labbra carnose di Sherlock si curvarono in un leggero sorriso che non riuscì a controllare e sussurrò un okay.
Non continuò con spiegazioni o altro, non avrebbe finito di rovinare la loro amicizia.
Stava per andare al tavolo della cucina dove il suo microscopio lo stava aspettando per del lavoro in sospeso ma John parlò.
“A me non dispiace.”
Lo disse tutto d’un fiato.
“Non mi dispiace se provi qualcosa per me.”
Sherlock si fermò di fianco a lui, spalla a spalla, a quell’affermazione così esplicita.
John si mise di fronte a lui.
“Ne abbiamo passate troppe insieme per far in modo che questa cosa si metta tra di noi o possa far star male uno di noi due o entrambi e so che sei d’accordo con me.” Sherlock era d’accordo, ma questo non lo rassicurava affatto.
“John, che io la pensi come te non cambia il fatto che ora la nostra amicizia si sia trasformata. Non possiamo viverla come sola amicizia. O almeno io…non posso più.”
“Ma noi siamo già oltre l’amicizia, Sherlock. Ne stiamo parlando, stiamo dicendo che se vuoi di più, io lo vorrei. Sarebbe…solo aggiungere un aspetto dell’amore che ancora non abbiamo provato.”
Lui immaginò di apparire così vulnerabile mentre John gli stava davanti così deciso, forte, con gli occhi impuntati nei suoi come se stesse per fare qualcosa, sentiva fremere l’aria tra loro due.
Respiravano forte.
Allora Sherlock alzò il volto prima un po' basso, imbarazzato.
Lo alzò e anche lui si caricò di coraggio.
Nella mente di John di nuovo mille pensieri.
Era quella l’attrazione verso un uomo, si disse John.
‘Rieccola. Non mi capitava da anni. E’ così forte con lui.’
Sherlock lo sentiva, non potevano essere frutto dalla sua immaginazione i brividi che gli divoravano la schiena, non potevano essere finzione le pupille dilatate di John e le sue labbra umide semi aperte.
Era reale, erano loro, era forte, erano lì.
E Sherlock voleva di più.
Voleva sentire quelle parole uscire dalla bocca di John.
“Mi daresti l’opportunità di dimostrarti cosa potremmo diventare, John? Saresti d’accordo se prima o poi chiarissi con me stesso come gestire questa cosa?”
John sorrise.
Era una situazione incredibile per entrambi.
“Io…sono stato un’idiota a non capire cosa stava accadendo, okay? Sto realizzando tutto ora Sherlock.”
John si poggiò al braccio della sua poltrona.
“E so anche perché non lo vedevo”
“Perché sembri così dannatamente etero.”
“E perché non mi accadeva da anni, questo. Perché sì, mi è accaduto, ed ora che sei tu a chiedermelo…”
“Stiamo parlando della tua sessualità e le tue esperienze a riguardo, vero?”
“C’è bisogno di specificarlo?”
John, un uomo adulto con una vita piena alle spalle,  arrossì.
“Volevo solo esserne certo, scusa.”
“Okay, okay va bene. Oddio.”
Rise nervosissimo e anche Sherlock si trovò a ridacchiare cercando di non farlo.
Si guardarono, per davvero.
Con una consapevolezza diversa, come se si stavano dicendo qualcosa per la prima volta.
Si guardarono con tenerezza e dolcezza.

John si alzò.
“Possiamo essere noi stessi come abbiamo fatto negli ultimi anni? Possiamo solo…lasciare che accada quando accada? Ti sta bene?”
Sherlock annuiva.
“Certo. Non voglio che cambi la nostra vita, non voglio…ecco, John, non voglio…”
Perderti.
“Neanche io, Sherlock. Non succederà. Non sopravvivi due giorni senza me.”
“Come?”
“Oh, non fare il sorpreso. Se non fosse per me il frigo sarebbe pieno solo di parti umane e il bagno allagato nel giro di due ore.”
Sherlock avrebbe voluto difendersi ma quella era la verità più vera del mondo.
“Va bene, okay, hai ragione.” Disse disinvolto.
John gli sorrideva.
Guardava quell’espressione un po' scocciata ma gentile e sorrise.
Poi, Sherlock lo guardò più serio e piano, con un sussurrò al suo orecchio, come un segreto d’amore, disse:
“Ho proprio bisogno di te John Watson.”  
 

Molti anni dopo.

“Allora Mycoft, com’è essere zio?”
Greg, che gli stava seduto di fronte in quel bar di lusso dove Mycroft faceva tutte le mattine colazione con un croissant alla crema e tè allo zenzero, glielo chiese sarcastico, immaginando già l’espressione che gli avrebbe regalato.
Il tavolino rotondo era già occupato dalle loro ordinazioni e si godevano la domenica mattina insieme come ormai da anni, da sempre.
“Greg ti prego, non ricordarmi lo sforzo che devo fare per ricordare che vedere mio fratello coccolare Rosie e poi John fa parte della realtà e non di qualche strano e perfetto universo parallelo.”
Greg inclinò la testa e quasi si commosse.
“Aw, pensi siano perfetti! Allora lì sotto c’è un cuore.”
Mycroft gli sorrise, facendo attenzione che nessuno dei frequentanti del bar lo notasse, ma sorrise.
“Ovvio che ho un cuore da qualche parte, tu dovresti saperlo più di tutti.”
Disse indifferente, sorseggiando il suo tè.
Greg sospirò.
“L’Inghilterra è fortunata ad averti come protettore.”
Mycroft gli sussurrò un grazie, con uno sguardo complice, poi disse:
“John e Sherlock cresceranno Rosie bene ma sarò io a fare in modo che quella povera creatura non diventi un’ esaltata come suo padre.”
“Ma sentiti.”
“Che c’è?!”
“Ti prenderai cura di lei, vero?”
Lo sguardo di Mycorft si perse lontano tra le nuvole di Londra oltre la grande vetrata che dava sulla strada.
“Mi prenderò curi di tutti e tre. Lo farò sempre.”
Greg si sentì l’uomo più fortunato del mondo ad essere l’unico in quel mondo a non solo conoscere ma anche vedere quel lato di Mycroft Holmes.
“Dopo le nozze pensi che tuo fratello vorrà andare via da Londra per la luna di miele?”
“Oh, non ne ho idea. E’ sempre restio a lasciare Londra, ma con John al suo fianco andrebbe ovunque. Non è questo l’amore?”
Guardò profondamente Greg e lui annuì.
“Comunque, non vedo l’ora di fare il discorso da testimone!”
Mai Mycroft fu così eccitato nel dire qualcosa.
Gli brillavano gli occhi come due fari nella notte.
Greg però era seriamente preoccupato.
“Oh no, poverini. Ma se lo aspettano, sappilo.”
“Cosa? Sarò un angelo. Come sempre.”
 “Questa…è la cosa più assurda che abbia mai sentito.”


John e Sherlock non lasciarono Londra dopo il matrimonio.
Rimasero a Baker Street, dove la stanza al piano di sopra divenne quella della coraggiosa e vivace Rosie che già dimostrava l’astuzia di John e la curiosità di Sherlock che la stimolava con ogni tipo di intrigo e gioco super intelligente.
Erano felici.
Erano a casa, godendosi la vita meravigliosa che entrambi meritavano.
 

PS Terza one-shot che pubblico con questa struttura con lieto fine e realizzazione che John e Sherlock si amano lol ma devo sfogarmi e avere una mega rivincita sulla non canonizzazione di questo amore che non ha ancora trovato rappresentazione in tv o cinema c.c Prometto che prima o poi smetto di descrivere scene smielate dove entrambi si dichiarano lol Anyway, spero che comunque sia una buona lettura :3
 
 

 
   
 
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