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Autore: Kifuru    16/12/2017    0 recensioni
[Zagor]
[Zagor]Salve a tutti. Molti anni fa, il grande Bonelli creò personaggi straordinari, diventando un mito del fumetto italiano, come Zagor o Tex. Vorrei riproporre alcune delle avventure incredibili, sebbene con qualche mia modifica, del leggendario spirito con la scure e del suo inseparabile compagno, il simpatico messicano Cico.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il traditore.


Anche se profondamente turbati, il viaggio di Zagor e Cico proseguì senza incidenti, lungo la strada per Fort Pitt. Dopo aver attraversato a piedi la foresta, i due giunsero, diversi giorni dopo, nei pressi del fiume Yukon, con l'intenzione di risalirlo, al fine di raggiungere molto più velocemente Fort Pitt, uno dei più importanti forti militari della zona.

Zagor decise di utilizzare un tronco, dalle grosse dimensioni, per navigare lungo le acque raramente tumultuose del fiume, evitando così un buon tratto di strada a piedi, con grandissima felicità del suo compagno messicano. Lo strano viaggio, a cavallo di un tronco di quercia, durò una sola giornata, grazie alle poderose remate del guerriero di Darkwood, anche se gli sforzi di Cico furono ugualmente lodevoli.

Giunsero a destinazione a notte già inoltrata. La stanchezza era evidente nei volti dei due compagni d'avventura. 

< < Coraggio, Cico. Quello laggiù è Fort Pitt > >.

< < Era ora, caramba > > borbottò il piccolo messicano < < Spero soltanto che abbiano la carità di offrirmi almeno un misero pezzo di pane, viste le nostre scarse finanze > >.

< < Non preoccuparti > > lo rassicurò Zagor < < Al forte ho molti amici e non faticheremo a procurarci una sostanziosa cena > >.

< < Speriamolo > >.

Una volta abbandonato l'improvvisato mezzo di navigazione, i due compagni raggiunsero l'entrata ancora aperta del forte. Nonostante il tramonto fosse già passato, c'era ancora diverso movimento sia dentro che fuori l'avamposto. 

L'arrivo di Zagor venne accolto con grande entusiasmo dalla gente del forte. Tra trapper e soldati, lo spirito con la scure era riuscito a guadagnarsi un'importante fiducia, nel corso degli ultimi anni, al punto da essere realmente considerato lo strenuo difensore della pace nella zona.

< < Mi raccomando, Cico > > sussurrò al compagno, quando fecero il loro ingresso, superando le mura presidiate < < Mentre siamo qui, non parlare a nessuno di ciò che abbiamo visto. Non voglio creare eccessivi disordini, prima di aver parlato con il comandante e soprattutto non voglio allarmare il traditore, qualora si trovasse qui > >.

< < Puoi stare tranquillo, Zagor > > disse Cico, sicuro < < Sarò troppo impegnato a mangiare, per dar retta a qualcuno > >.




Dopo aver lasciato il proprio compagno alla taverna del forte, Zagor raggiunse velocemente l'ufficio del comandante. Da molti anni Fort Pitt era guidato diligentemente dal maggiore Duncan, un buon soldato, vecchio amico di Zagor. Era un uomo tollerante e spesso aveva collaborato con il giovane guerriero, per evitare conflitti inutili con le tribù di Darkwood.

< < Ehi soldato > > disse Zagor, rivolgendosi ad una giovane recluta < < Devo parlare subito con il maggiore Duncan. Si trova nel suo ufficio? > >.

< < No, signore > > rispose il ragazzo, leggermente intimorito < < Il maggiore è in viaggio a Boston. Da alcune settimane il comando del forte è stato affidato al capitano Torbin > >.

< < Non credo di averlo mai conosciuto > > disse Zagor, sovrappensiero < < Parlerò con lui, allora. Si trova nell'ufficio del comandante? > >.

< < Ecco, signore, il capitano ha severamente proibito di disturbarlo, durante la cene. Dovreste aspettare che finisca > >.

< < Dovrà farsene una ragione, ragazzo. Si tratta di una questione di vita o di morte > >.

< < Cercate di capire, signore > > provò il soldato disperatamente < < Il capitano non vuole essere disturbato. E' giunto al forte un ospite a quanto pare molto importante >  >.

< < Una festa, eh? > > disse Zagor, mostrando un sorriso pericoloso < < Allora penso che il capitano avrà un ospite in più, anche se non invitato > >.

< < Fermo, signore, per carità > >.

L'appello del ragazzo fu inutile, poichè Zagor si era già diretto verso l'ufficio di comando e sotto gli increduli dei soldati di guardia, entrò senza bussare all'interno della sala dei ricevimenti. Nessuno osò fermarlo.

Il capitano Torbin era un uomo sulla cinquantina e in quel momento era impegnato in una cena alquanto luculliana, insieme ad un altro personaggio, vestito con abiti signorili. Entrambi fissavano l'intruso con aria indignata e altezzosa, non cercando minimamente di nascondere il loro disprezzo.

< < Chi siete e che cosa volete > > esclamò impetuoso il capitano Torbin.

< < Chiedo scusa per l'intrusione, capitano > > disse Zagor, con estrema calma < < Mi chiamo Zagor e porto importantissime notizie > >.

< < Ho sentito molto parlare di voi, Zagor > > replicò l'ufficiale, con un sorriso di scherno < < In passato, gli ufficiali di questa zona si sono rivelati troppo indulgenti con voi, ma io non intendo tollerare le vostre prepotenze. Fuori di qui o vi farò sbattere agli arresti > >.

Inevitabilmente la rabbia iniziò  a salire in Zagor, il quale si avvicinò pericolosamente alla tavola riccamente bandita.

< < Ascoltatemi bene, ufficiale dei miei stivali. Invece di poltrire in questo lussuoso posto, dovreste darvi da fare, per evitare di fare la fine dei vostri compagni dell'Avamposto Cinque. Se Fort Pitt dovesse cadere, la responsabilità sarà solamente vostra > >.

< < Un momento! > > esclamò il comandante < < Che storia è mai questa? > >.

Con poche parole, Zagor raccontò allo sbalordito ufficiale gli ultimi drammatici avvenimenti, mentre l'altro uomo rimaneva assolutamente tranquillo, bevendo il costoso vino, offerto dall'esercito. Le speranze del guerriero di accendere l'animo del comandante si infransero bruscamente, quando quest'ultimo lo osservò, considerandolo chiaramente un folle.

< < Temo che la vostra fantasia sia molto elevata, Zagor > > disse Torbin, con un falso tono di voce amabile < < Il mio ospite, qui presente, torna proprio dall'avamposto di cui parlate > >.

< < Proprio così, capitando > > parlò per la prima volta il signorotto, non degnando di uno sguardo lo spirito con la scure < < Ho già raccontato al capitano di essere passato dall'Avamposto Cinque proprio questa mattina, in ritorno da un viaggio di affari. Tutto si trovava nell'assoluta normalità > >.

L'uomo parlò mostrando molta sicurezza, ma lo sguardo furente del giovane guerriero ebbe il potere di farlo tremare leggermente, cosa che non sfuggì all'occhio attento del signore di Darkwood.

< < Se non ho capito male > > continuò Zagor, non rompendo mai il contatto visivo con l'ospite, ora palesemente a disagio < < Voi siete un commerciante o qualcosa del genere > >.

< < Non ha molta importanza, ma possiamo dire di si. Il mio commercio comprende pelli, coperte e altri accessori di vario genere e lo esercito solo con le tribù amiche. Il comandate può testimoniare che mi sono sempre mosso nel pieno rispetto delle leggi degli Stati Uniti > >.

< < Non ne dubito, egregio signore > > rispose il giovane, sarcastico < < Ma ditemi, per caso vendete anche oggetti come questi? > >.

Zagor gettò sulla tavola, davanti al suo interlocutore, la bambola indiana, trovata sul luogo del massacro. Ancora una volta, l'uomo fece, anche se solo per un attimo, una smorfia, che evidenziava il suo nervosismo crescente.

< < Naturalmente > > rispose, cercando di sembrare il più sicuro possibile < < Ho acquistato molte volte oggetti del genere dalle donne indiane, per rivenderle a coloni o soldati, ma perchè lo chiedete? > >.

< < Perchè la persona, che ha comprato da voi questa bambola, ha pagato il suo acquisto con il proprio sangue e con quello di tanti bravi soldati, trucidati a tradimento. Voi avete aiutato i Seneca ad entrare nell'avamposto > >.

< < Maledizione! > > esclamò il mercante, alzandosi in piedi < < Questa è una sporca calunnia > >.

< < Calmatevi, Ronet > > intervenne il capitano Torbin  < < E' compito mio mantenere l'ordine. Non intendo tollerare gli insulti di un selvaggio. SOLDATI A ME! > >.

< < Qualche giorno nelle nostre carceri vi insegneranno a mostrare più rispetto verso l'esercito di questa nazione, Zagor > > aggiunse l'ufficiale, chiaramente soddisfatto della propria autorità.

Nella sala delle cerimonie entrarono immediatamente tre soldati, pronti a rispettare l'ordine del loro superiore. Fra di loro c'era anche la giovane recluta, di guardia alla porta dell'ufficio di comando.

< < Mi sono imbattuto proprio in un idiota incredibile, che rischia seriamente di provocare un altro massacro > > pensò Zagor, fissando i nuovi arrivati con ferocia.

Con una mossa fulminea, il guerriero sollevò la tavola bandita, scagliandola con forza contro i tre soldati. Il colpo ebbe successo e due di loro finirono a terra, ancor prima di poter cominciare la lotta. Il terzo utilizzò il calcio del fucile, per sorprendere l'atletico personaggio, il quale, dopo aver schivato abilmente il colpo, lo atterrò con un micidiale destro. Il soldato sbattè pesantemente contro la porta della sala, sfondandola.

< < Per l'inferno > > urlò il capitano  < < Chiamate rinforzi, presto > >.

I primi due soldati, dopo essersi leggermente ripresi, furono nuovamente messi fuori combattimento. Pochi secondi dopo, molte altre Giacche Azzurre fecero irruzione e qualcuno riuscì a colpire colpire, anche se di striscio, l'agguerrito Zagor, utilizzando i fucili come mazze. Tuttavia, quest'ultimo continuò a lottare strenuamente e altri soldati vennero tramortiti dalla forza incredibile del guerriero della palude.

Nel pieno della tremenda rissa, il mercante Ronet era rimasto in disparte, in attesa del momento propizio. Impugnò saldamente un coltello, con il quale avrebbe potuto liberarsi di un mortale nemico. Solo in questo modo, avrebbe avuto campo libero, per portare a termine il piano finale. Kanoxen non era certo il tipo che accettava facilmente i fallimenti.

 Mentre veniva attaccato da ogni lato, Zagor non si accorse della mortale minaccia.

Fortunatamente, richiamato dal tremendo caos, il buon Cico fece anche lui irruzione nella sala, ormai colma di soldati privi di sensi.

 Accorgendosi del pericolo, si affrettò ad afferrare una sedia, con la quale colpì duramente la schiena del marcante, facendolo cadere in avanti. Il suo intervento fu provvidenziale per salvare la vita del suo amico, ma subito dopo il coraggioso messicano venne tramortito violentemente alle spalle da uno dei soldati. I militari giungevano da ogni parte, per dar man forte a quelli duramente pestati dall'implacabile guerriero.

< < Cico > > urlò Zagor, ormai completamente circondato. 

Lo spirito con la scure venne sorpreso inevitabilmente alle spalle da un soldato, il quale lo colpì violentemente con il calcio di una colt, facendogli perdere completamente conoscenza.

Finalmente tornò la calma nella sala delle cerimonie, irriconoscibile dopo tutto quel finimondo.

< < Non ho mai incontrato un tipo simile > > disse un soldato, ansimando pesantemente.

< < Portate questi uomini in cella, maledizione > > esclamò il capitando Torbin < < Sergente, cercate di mantenere l'arresto il più segreto possibile. In questa regione, la gente prova una sorta di adorazione per Zagor e non intendo assolutamente causare altri disordini nel forte. Deciderò dopo cosa fare con loro > >.

< < Agli ordini, signore. Nessuno si accorgerà di nulla > >.




I due compagni d'avventura, ancora svenuti, furono richiusi in una delle celle del carcere militare. Zagor era stato colpito con molta forza e fece molta più fatica a riprendersi, rispetto al suo amico. 

Il buon Cico si impegnò ad aiutarlo, usando l'acqua, non propriamente pulita, offerta dai militari ai prigionieri. 

 < < Come va, Zagor? > > chiese il messicano, quando il compagno riaprì lentamente gli occhi.

< < Per mille scalpi! La testa mi sta per scoppiare > > disse debolmente Zagor.

< < Si può sapere per quale diavolo di motivo stavi strapazzando un intero plotone? > >.

< < L'avrei evitato volentieri, se non fosse stato per quel simpatico capitano > >.

In breve, il guerriero aggiornò il messicano sull'intera situazione non propriamente rosea.

< < Caramba y carambita! > > esclamò Cico < < Adesso ci troviamo di fronte alla possibilità di essere invasi > >.

Zagor, ormai pienamente cosciente, diede immediatamente uno sguardo attento alla piccola cella, dove erano stati rinchiusi.

< < Da un momento all'altro, mio caro Cico, i guerrieri di Kanoxen muoveranno verso il forte e quel miserabile mercante riuscirà senza dubbio ad aprire il portone, dato che gode della cieca fiducia del capitano.  Quei diavoli rossi non avranno alcuna difficoltà a massacrarci tutti > >.

Il buon Cico iniziò seriamente a tremare < < Non pensi che il comandante possa cambiare idea e tirarci fuori da qui? > >.

< < Poco probabile, Cico. Quel capitano è il classico ufficiale presuntuoso, che preferirebbe morire, piuttosto di ritornare nelle sue decisioni. Non abbiamo altra scelta, pancione mio. Dobbiamo tentare la fuga > >.

Il guerriero non aspettò nemmeno la risposta del compagno. Provò a forzare, senza molta decisione, la piccola finestra della cella. La solidità delle sbarre impediva qualsiasi azione di quel tipo e ben presto il signore di Darkwood fu costretto ad accettarlo.

< < Cerca di calmarti, amico mio > > disse Cico, seriamente preoccupato < < Ce la caveremo, vedrai. Forse la situazione potrà mutare a nostro vantaggio > >.

< < Spero che tu abbia ragione, Cico > > rispose Zagor, per nulla rassicurato < < Ogni minuto trascorso qui può seriamente significare la nostra fine > >.



Nonostante l'ottimismo di Cico, tutta la nottata, insieme all'intera giornata successiva, proseguì senza sviluppi per i due prigionieri. Ancora una volta, la notte avvolse la piccola e inospitale cella e mentre il piccolo messicano aveva già preso sonno, il giovane guerriero restava in piedi vicino la finestra con una strana espressione sul viso.

< < Sveglia Cico, non abbiamo più tempo > > disse lo spirito con la scure.

< < Che cosa succede > > borbottò Cico, assonnato.

< < Sento la loro presenza, Cico. E' una strana sensazione, che ho imparato a provare, durante la mia vita nei boschi e raramente mi ha ingannato. Attaccheranno questa notte, me lo sento > >.

< < Caramba! > > esclamò il piccolo messicano, ora pienamente cosciente < < Dobbiamo fare qualcosa, Zagor > >.

< < Cosa vorresti fare chiuso in questa topaia? > >.

< < Non so se funzionerà, ma a questo punto vale la pena tentare, amico mio > >.

< < Di cosa stai parlando, messicano? > > chiese Zagor, interdetto.

< < Ascoltami attentamente > >.




Qualche minuto dopo, la sentinella, a guardia dell'unica cella occupata, venne bruscamente svegliata da urla gioiose e felici.

< < EVVIVA > >.

< < NON POSSO CREDERCI! Che incredibile fortuna, amico mio > >.

Sorpresa, la guardia si avvicinò cautamente alla cella. Quando aprì la piccola grata sulla porta osservò incuriosito l'esultanza gioiosa dei due prigionieri.

< < Ehi, voi, che diavolo fate? Perchè non dormite? > >.

< < Nell'ingiustizia, la dea fortuna ci ha regalato una piccola sorpresa, pancione. Dollari a mai finire > > disse Zagor, con un aperto sorriso.

< < Cerchiamo meglio, Zagor. Forse ce ne sono ancora sotto la branda > >.

< < Evidentemente, qualche prigioniero ha nascosto qui il suo bottino, senza avere avuto il tempo di riprenderlo > > aggiunse il giovane, rivolgendosi al soldato sbigottito.

Dopo essersi ripreso dalla sorpresa, quest'ultimo sogghignò apertamente < < E' una gran bella notizia, ragazzi! Mi dispiace deludervi, ma sappiate che qualsiasi cosa trovata in questa cella appartiene solo all'esercito degli Stati Uniti. Vi ordino di consegnarli > >.

< < Voi non avete il diritto di... > > provò debolmente Cico.

< < Poche storie o vi farò fucilare > >.

< < E va bene, maledizione. Dateci almeno qualcosa da mangiare. Siamo a digiuno da ore > > disse il piccolo messicano, fingendosi estremamente arrabbiato e deluso.

< < D'accordo, ma state indietro e non provate a fare scherzi > >.

Non potendo contenere la propria felicità per l'inaspettata scoperta, il soldato si affrettò a portare qualche avanzo, dimenticando ogni prudenza. Con la pistola in mano, aprì la porta della cella ed entrò con entrambe le mani occupate.

< < State indietro! > > esclamò, facendo il suo ingresso < < Fuori i dollari, messicano > >.

Il pensiero di potersi arricchire facilmente spinse la guardia a dedicarsi esclusivamente al piccolo messicano, senza mostrare la dovuta attenzione alla vera minaccia. Fu molto facile per Zagor sorprendere alle spalle l'ingenuo soldato. Bastò un solo energico colpo alla nuca a tramortirlo direttamente.

< < Sei stato grande, Cico. La tua idea ha funzionato alla perfezione. Sbrighiamoci, adesso. > > disse Zagor, prendendo da terra la pistola del militare.

Stavano quasi per guadagnare l'uscita, quando un altro soldato entrò tranquillamente nel piccolo carcere, sicuramente allo scopo di dare il cambio al compagno svenuto.

Prima che potesse dare l'allarme, lo spirito con la scure lo afferrò in una presa d'acciaio, tappandogli la bocca con una mano e puntandogli la pistola alla testa.

< < Non fare un suono, soldato o hai finito di vedere > >.

Il soldato annuì impaurito e subito dopo fu almeno in grado di parlare < < Non temete, signore. Non condivido i metodi del capitano > >.

< < Tanto meglio allora > > disse Zagor, lasciandolo andare < < Senti, amico, è una questione di vitale importanza. Sapresti indicarmi l'abitazione del mercante, amico del comandante > >.

< < Ceramente, Zagor.  E' una costruzione bassa, di fronte la fucina del fabbro. Non potete sbagliare > >.

< < Molte grazie, soldato. Forse, anche grazie a te, riusciremo a salvare tante vite > >.

Grazie alla buona fede del soldato, Zagor e Cico riuscirono ad uscire finalmente dal carcere. 

Camminarono vicino i muri, per non essere scorti dalle sentinelle e in breve tempo raggiunsero la costruzione indicata. Forzando la finestra, il guerriero entrò di soppiatto all'interno dell'abitazione del mercante, scoprendo subito l'assenza di quest'ultimo. 

< < Siamo arrivati troppo tardi, Cico > > disse Zagor, una volta raggiunto il suo compagno.

< < Questo vuol dire.... > >.

< < Dobbiamo correre immediatamente al portone o non avremo alcuna speranza di sopravvivere > >.

Dopo una frenetica corsa, al loro arrivo nei pressi del portone i due trovarono il losco mercante, il quale si apprestava a rispettare la stessa terribile strategia, seguita nell'Avamposto Cinque. Il soldato di guardia era steso a terra.


Il mercante Michel Rohet era quasi riuscito a sollevare la pesante sbarra, che teneva  sbarrato il portone principale di Fort Pitt, quando uno strano sibilo attraversò bruscamente l'aria. 

< < Ma cosa.... > > riuscì a dire soltanto il traditore, prima di essere aggredito dalla forza bruta del suo mortale nemico.

< < MALEDETTO SERPENTE! > > urlò Zagor, colpendo ripetutamente il losco individuo con violenti diretti al volto terrorizzato del mercante < < Fort Pitt non farà la stessa fine dell'Avamposto Cinque. Questa volta hai fatto male i tuoi conti, sciacallo > >.

Lasciando l'uomo privo di sensi, Zagor si assicurò che il portone fosse completamente chiuso. 

Fortunatamente, Rohet non era riuscito ad aprirlo nemmeno leggermente.

< < Per fortuna, la sentinella è solo svenuta, Zagor > > disse Cico, mentre aiutava l'uomo a riprendersi.

< < A questo punto possiamo sperare che costui racconti al capitano la verità su questo serpente, che è stato la causa della morte di tanti bravi ragazzi > >.

< < Povero me > > balbettò debolmente la sentinella.

< < Per poco la tua fiducia su questo sporco traditore stava per condannarci tutti, soldato > > esclamò Cico.

< < Maledetto bastardo! > > disse l'uomo < < Mi ha colpito alle spalle > >.

< < Non c'è tempo, soldato > > intervenne Zagor energicamente < < Fa in modo che il capitano venga qui al più presto.  Raccomanda di spegnere ogni luce e di prepararsi al combattimento > >.

< < Farò in fretta, Zagor > >.

< < Coraggio, Cico. Credo proprio che questa sarà la volta buona per chiudere per sempre i conti con il nostro amico Kanoxen > >.

< < Spero proprio di poter vedere la prossima alba. Di certo non sarà una nottata piacevole > > commentò cupamente il piccolo messicano.


Pochi minuti dopo, i due amici vennero raggiunti dal comandante del forte, visibilmente imbarazzato e preoccupato riguardo l'intera difficile situazione.

< < La sentinella mi ha spiegato ogni cosa, Zagor > > esordì il capitano, cercando di mascherare il suo disagio < < Vorrei scusarmi sinceramente per quanto accaduto fra noi > >.

< < Non preoccupatevi di questo, capitano > > rispose Zagor freddamente < < Non dimentichiamo che al di fuori di queste mura ci sono almeno duecento diavoli, pronti a scagliarsi contro di noi. Anche con il portone sbarrato, non sarà facile fermare il loro attacco > >.

< < Maledizione! > > esclamò Torbin < < Noi disponiamo solo di una quarantina di uomini > >.

< < A questo si aggiunge anche un altro particolare, signori > > disse il guerriero dei boschi, mostrando sempre un'inspiegabile freddezza < < I Delawere combatteranno con le armi rubate ai morti dell'Avamposto Cinque. Non avranno i soliti archi. Combatteranno con armi da fuoco > >

< < Il forte è perduto > > gridò uno dei soldati, scatenando il panico fra molti dei suoi compagni.

< < Manteniamo la calma > > urlò lo spirito con la scure, prima di perdere il controllo della già drammatica situazione < < Siamo in pochi, è vero. Tuttavia, vi invito a seguire la mia strategia. Sono sicuro che abbiamo molte probabilità di sopravvivere. Possiamo respingere i lupi di Kanoxen, se combatteremo con ordine e intelligenza > >.

< < Ho già commesso l'errore di non avervi dato ascolto, Zagor. Diteci il vostro piano > > disse il capitano Torbin, con umiltà.

Zagor fissò attentamente i soldati attorno a lui. Il suo volto non manifestava alcuna apparente emozione.



In quel clima di paura ed estremo nervosismo, il guerriero della foresta si affrettò ad illustrare tutti i particolari della propria strategia difensiva.

L'assedio stava per cominciare.





CONTINUA.








 
  
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