Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Segui la storia  |       
Autore: rocchi68    16/12/2017    3 recensioni
Erano già passati almeno una decina di giorni da quando aveva abbozzato alla sua famiglia la possibilità di sposarsi con la sua ragazza.
A capo tavola si era accomodato suo padre.
Normalmente avrebbe dato il suo beneplacito, accogliendo la richiesta del figlio, ma quella sera gli uomini di casa erano sotto scacco.
(Sequel annunciato di "Moments". Per capire la trama sarebbe preferibile, ma non per forza necessario, leggere la serie precedente).
P.S. Scusate per le poche righe d'introduzione, ma non saprei che altro dire.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Dawn, Scott
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Così come aveva pronosticato non si era sbagliata di molto.
Quando Scott aveva interrotto la chiamata senza darle alcun dettaglio sulla sorpresa preparata, lei era andata subito nella sua stanza, rimuginando sul motivo di tanto riserbo e rigirandosi, quando l’ora era ormai tarda, più volte tra le lenzuola. Quel segreto che l’era stato tenuto nascosto non riusciva a farla dormire e com’era tipico della sua natura, finiva con il farle sorgere un milione di dubbi.
“Forse vuole mollarmi davanti a tutti oppure si sta trasferendo in un’altra città e non mi vuole in mezzo ai piedi.”
Se si fossero trovati nel pieno dell’inverno, sarebbe scesa in cucina e avrebbe preparato qualcosa di caldo con cui conciliare il sonno e con cui allontanare quell’incubo che si era avvinghiato al suo corpo, prosciugandone ogni certezza. Magari si sarebbe concessa uno di quei lunghi e interminabili bagni nella sua vasca, sguazzando allegramente in un mare di sapone e bollicine.
Purtroppo era solo fine luglio.
Il massimo che poteva concedersi era il refrigerio del condizionatore oppure un ghiacciolo alla menta o al limone di cui suo padre faceva incetta quando varcava la soglia della porta automatica del supermercato e di cui andava ghiotto.
Se non avesse trovato nulla di suo piacimento, avrebbe aperto il frigo e, sorseggiando del tè freddo alla pesca, si sarebbe divertita a sfogliare una delle riviste di sua madre.
Nel vedere la copertina che raffigurava alcuni bambini sorridenti con delle bandierine multicolori, si sarebbe chiesta perché quella hippie, definita così da Scott, i suoi amici e alcuni vicini, fosse fissata con tisane, rispetto per il mondo e donazioni benefiche.
Non negava di esserne rimasta affascinata, qualche anno prima, ma non era mai sfociata nella mania e negli studi disperatissimi di sua madre.
Durante i reality di Chris aveva provato a sfruttare la sua empatia con la natura per farsi aiutare e per avvantaggiare la sua squadra, ma si era fatta eliminare in pochi episodi. Da quel momento aveva compreso che la natura era sì importante, ma non era uno strumento da sfruttare per vincere o per attirare l’attenzione.
Se qualcuno amava il pianeta, lo faceva in silenzio e senza troppi proclami. Non andava al mercato a discutere d’inquinamento, a parlare dell’uso nocivo di certi spray chimici, di animali usati come cavie di laboratorio o bambini sfruttati per la coltivazione.
Ognuno era libero di boicottare certi marchi o di continuare sulla sua strada e se qualcuno aveva l’ardire di evitare la fila seguita dalle masse, allora l’avrebbe fatto in silenzio e senza sbandierare nulla ai quattro venti.
Sua madre, almeno in questo, non era tranquilla come la natura che lei tanto rispettava e pretendeva che tutti seguissero la sua linea.
Il marito le faceva credere di essere sulla sua stessa lunghezza d’onda, salvo uscire il martedì o il giovedì con alcuni amici, giocare a poker e boicottare la dieta stilata dalla consorte. Ordinava almeno due hamburger con patatine fritte, due o tre boccali di birra e una doppia razione di torta al cioccolato, distruggendo il foglio orribile che era affisso sulla sportella del frigo da ormai troppi mesi.
La linea dittatoriale dell’hippie era deleteria non solo per il rapporto quasi logoro con la sua famiglia, ma anche per le discussioni pesanti con alcuni membri del vicinato che, con la scusa di avere un pezzo di carne nella borsa della spesa, ricevano rimproveri e occhiate severe.
Era per questo motivo, oltre che per l’amore provato per il suo Scott, che Dawn aveva sperato che il matrimonio andasse in porto. Se fosse stata costretta a vivere ancora per qualche mese sotto lo stesso tetto di una hippie che la rimproverava per ogni cosa e che pretendeva la sua conversione al veganismo, allora suo padre si sarebbe ritrovato vedovo e con una figlia chiusa dietro le sbarre della giustizia.
Rabbrividendo a questo pensiero insolitamente malvagio, aveva messo a lavare il bicchiere nella tinozza ed era tornata nella sua stanza.
Così come faceva durante le sessioni di yoga, si distese sul letto e cercò di richiamare la calma e tutte le emozioni positive al centro del corpo. In teoria il cuore si sarebbe riempito di pace e avrebbe irradiato il resto del corpo di quella sensazione che l’avrebbe spedita, anche se erano già le 2 passate, tra le braccia di Morfeo.
 
 
Ore 7:45
 
 
La sveglia non era suonata.
Sapeva che era la scusa più patetica di questo mondo, ma era proprio così.
Dopo aver ricevuto la telefonata di Scott la sera precedente e aver avvertito i suoi genitori, che le rivolsero un’occhiata dubbiosa e carica di sospetto, era corsa nella sua stanza e aveva girato più volte le lancette della sveglia fino al raggiungimento dell’orario desiderato.
Con tutto quello che aveva da fare, era certa che le 6:45 fossero l’orario perfetto per sistemarsi, salutare i genitori e filare verso la casa del suo fidanzato.
Purtroppo nulla di tutto questo era successo.
Le batterie della sveglia si erano scaricate senza preavviso, l’orario predisposto era andato a farsi friggere e solo la notifica del cellulare, non ancora cancellata, l’aveva ridestata, facendola scattare come una molla.
Aveva un’ora di ritardo e in 15 minuti doveva fare una doccia, prepararsi, salutare i genitori e percorrere la distanza che la separava da casa di Scott.
Non ce l’avrebbe mai fatta. Nemmeno se il tempo si fosse rallentato all’improvviso o qualcuno le avesse concesso uno strappo fino alla sua destinazione.
Mentre prendeva i suoi abiti, malediceva la sveglia traditrice e sperava tanto che Scott la aspettasse e non se ne andasse a fare la sua solita passeggiata.
Di solito era lui quello perennemente in ritardo.
Quello che si svegliava alle 8 e l’Università iniziava alle 8:30.
Quello che organizzava gli appuntamenti o i ritrovi in centro a una determinata ora e che si faceva vivo con oltre mezzora di ritardo.
Quello che, pure durante la cerimonia di consegna delle lauree, era arrivato per il rotto della cuffia con la cravatta ancora allentata e la camicia leggermente fuori dai pantaloni.
Ora, però, capiva cosa si provava a essere in quello stato.
Dopo essersi tolta gli indumenti intimi ed essersi rinfrescata per qualche minuto, si era asciugata e pettinata velocemente.
Indossata una semplice maglietta celeste, una delle sue solite gonne e un paio di sandali, aveva fatto capolino in cucina, dove sua madre stava divorando la sua rivista e dove suo padre, sorseggiava il suo caffè amaro.
Prima che la figlia arrivasse, aveva tentato di fare un minimo di conversazione con la consorte, guadagnandosi un’occhiataccia e ritornando a cuccia.
Era evidente, così come nella casa di Scott, che il capofamiglia incontrastato di quei 100mq fosse l’hippie dittatoriale.
Il marito, rabbonitosi in quegli anni, era alla pari di un orsacchiotto di peluche e pertanto non era serio e inflessibile quando ve ne era bisogno. Conoscendo il ragazzo della figlia e costatando il suo carattere e il suo atteggiamento, avrebbe subito concesso il suo beneplacito al matrimonio, ma la moglie aveva alzato il mescolo di legno e l’aveva stampato sul tavolo, facendo intendere che non era d’accordo e che nessuno le avrebbe mai fatto cambiare idea.
“Come sto?” Chiese Dawn, incrociando lo sguardo del padre che le sorrise debolmente e che mosse leggermente la testa verso la moglie, facendole intendere che doveva smuovere l’osso più duro prima di uscire da casa.
Quest’ultima alzò gli occhi dalla sua rivista e li pose sulla figura della figlia che, volteggiando su se stessa come una ballerina emozionata per il debutto in teatro, stava aspettando un’opinione che sperava fosse positiva.
“Dove hai intenzione di andare vestita così?” La smontò l’hippie.
“Scott mi ha invitato a casa sua per colazione.”
“Vestita e truccata così non di certo.”
“Cosa c’è che non va nei miei vestiti?”
“Sono troppo corti.”
“Siamo in estate mamma: è normale che siano corti.” Protestò lei, sperando che suo padre le desse manforte.
“Se qualcuno ti vedesse in questo stato, potrebbe farsi delle strane idee.”
“Che cosa stai insinuando?” Domandò con rabbia, contorcendosi le mani.
“Sto insinuando che vestita così, non va per niente.”
“E cosa ci sarebbe di sbagliato nel mio abbigliamento?”
“Chiedilo a tuo padre.” Mugugnò lei stanca di quella breve discussione.
“Ah no…non mettetemi in mezzo alle vostre cose.” Replicò l’uomo, cavandosi dagli impicci e ritornando alla sua povera colazione costituita da due fette integrali con il miele e da una tazza di caffè.
“Allora?” Continuò Dawn in attesa di una spiegazione.
“Sei uguale a quelle che si trovano agli angoli delle strade di notte.” Rispose, non accorgendosi di aver fatto sorgere sulla tempia destra della sua unica figlia una piccola vena pulsante che era indice di tutto il nervosismo provato.
“E tu in questo stato mi sembri una drogata.” Ribatté Dawn, facendola sussultare.
“Cosa?”
“Hai delle occhiaie terribili, continui a credere in quella rivista che spara solo cavolate e spendi un sacco di soldi per delle tisane che ti hanno trasformato in una strega.” Sbottò con rabbia, mentre il padre temeva che fosse giunto il giorno dell’Apocalisse.
Si trovava in mezzo a due fuochi e conoscendo la moglie, Dawn non l’avrebbe passata liscia.
Susane sarebbe stata capace di prendere qualche mescolo della cucina per stamparlo sulla testa della figlia, non curandosi delle conseguenze del suo gesto e ritornando subito dopo a sfogliare la sua rivista settimanale.
“E tu allora? Vivi solo per quello squattrinato del tuo fidanzato.”
“Almeno lui mi rende felice e riesce sempre a farmi ridere.”
“Lui, bambina mia, è come tutti gli altri uomini. Ti fa solo credere di essere importante, quando in realtà vuole avere solo la corsia preferenziale.” Borbottò, convinta di aver gelato la sicurezza e la spavalderia di sua figlia.
“Posso metterti un attimo in mezzo, papà?” Domandò Dawn, voltandosi verso l’uomo che aveva smesso di agitare il suo caffè e che aveva sbuffato infastidito per quella discussione che stava rovinando anche quella mattinata.
“Se non si può fare diversamente.”
“Se non avessi mai conosciuto la mamma in vita tua e oggi fosse la prima volta, la inviteresti a uscire così com’è conciata?” Chiese Dawn, squadrando la figura che aveva davanti.
“Devo essere sincero?” S’informò preoccupato, girando la testa verso la consorte che annuì, convinta di aver vinto la partita.
Con il voto, alquanto ininfluente a dirla tutta, del marito, Dawn sarebbe stata costretta a risalire in stanza, a mettersi qualcosa di più consono e il tempo che lei avrebbe trascorso con il suo fidanzato, si sarebbe accorciato di parecchio.
“Nostra figlia ha ragione sul tuo aspetto, cara.”
“Cosa?!” Tuonò inviperita.
“Se migliorassi il tuo aspetto, forse non passeresti per una strega.” Borbottò l’uomo, cercando di mantenere la calma.
“La cosa comunque non m’interessa.”
“Se la cosa non t’interessa, tu non puoi proibirmi di vedere Scott.” Replicò Dawn, facendole scrollare le spalle.
“Quel ragazzo non ti ama.”
“Che cosa puoi saperne tu di quello che prova?”
“Sei mia figlia ed io voglio solo il tuo bene.” Rispose scaltra, sorvolando sul vero significato della sua domanda.
“Tu vuoi solo dividermi da Scott.”
“Siete troppo diversi per stare insieme.”
“È proprio questa diversità a rendermi felice e a invogliarmi a stare con lui.”
“Il tuo discorso non ha senso.” Mugugnò la donna, delusa di accorgersi che il confronto stava finendo a suo svantaggio.
“Se lui non mi amasse, non sarebbe mai cambiato.”
“Ancora con quella scemenza del reality?” Domandò acida, ritornando alla sua tisana allo zenzero ed erba cipollina.
“All’inizio era solo un guscio vuoto che odiavo con tutto il cuore, ma le cose sono cambiate molto da quel giorno.”
“Tu…”
“È vero che noi spesso discutiamo per delle cavolate, ma se litighiamo, è perché siamo ancora inesperti e non siamo abituati a certi sentimenti.”
“E ti volevi sposare con tutti questi dubbi?” La interrogò sua madre con una nota di fastidio nel tono di voce.
“Non ci si può sposare con la certezza che tutto andrà sempre bene, né con la sicurezza d’aver studiato tutto a tavolino. Ci sarà sempre un qualcosa che ti porterà al litigio e che può farti arrabbiare.” Spiegò Dawn, fornendo una lezione di buonsenso alla donna.
“Io non capisco cosa puoi vederci in un tipo così rozzo e volgare.”
“Se anche fosse come dici, lui deve piacere solo a me e non di certo a una che sta rovinando la sua vita per tentare di migliorare il mondo.”
“Piccola insolente ringrazia che non sono in giornata.” Replicò, notando come il marito avesse finito la sua colazione e stesse iniziando a leggere la sezione dedicata alla politica presente nel suo immancabile quotidiano.
“Sarò anche una stupida ai tuoi occhi, ma fino a quando Scott mi starà vicino, non ci sarà nulla capace di preoccuparmi.”
“Sono felice per te.” Ribatté sarcastica.
“E ti pregherei, almeno questa sera, di presentarti a casa del mio fidanzato senza discutere e mostrandoti in una condizione migliore di quella attuale.” Insistette Dawn, puntando il dito contro la sua acconciatura improponibile e il suo vestiario per nulla elegante ed esemplare.
“Ci tieni tanto a fare una buona impressione?” La punzecchiò, notando come il suo sguardo si fosse assottigliato e fosse, quindi, molto più minaccioso.
“Io ora devo andare.” Soffiò, prendendo la borsetta che il suo Scott le aveva regalato durante l’ultimo Natale, contraccambiando a quel pensiero con un semplice portafoglio di pelle che aveva impacchettato con cura e che gli aveva presentato durante il pranzo in famiglia.
“Ti ho detto di cambiarti, signorina!” Le ordinò la donna.
“Non devo piacere a te, ma al mio ragazzo.” Replicò, gelando la sua sicurezza.
“Non ho intenzione di lasciarti andare in questo stato.” Continuò, scattando in piedi e mettendosi davanti alla figlia.
“Perché non vuoi capire che io amo il mio ragazzo e che è pentito di averti definito una hippie insopportabile?” Chiese la ragazza con gli occhi lucidi, divincolandosi dalla stretta deboluccia della madre e donando un semplice bacio sull’ispida guancia del padre.
 
La porta si chiuse alle spalle del padre che, dopo aver messo a lavare le stoviglie usate durante la colazione, ritornò al suo divano.
Quella settimana di fine luglio era ritornata, nonostante il dubbio iniziale, proprio a suo vantaggio.
Quando aveva fissato le ferie estive a febbraio, credeva di concedersi un bel viaggetto con la moglie in qualche spiaggia sperduta. Si sarebbe messo d’accordo con un amico dell’agenzia viaggi e insieme avrebbero stabilito alcune possibilità da vagliare con la famiglia.
Quando era rientrato tutto felice e pimpante con quei dépliant pieni di posti esotici, ma anche di zone collinari o di vette innevate, credeva che la moglie lo accogliesse con un bel bacio.
Purtroppo questi voli pindarici finirono ben presto nell’immondizia, quando la consorte lo informò di non voler partire, costringendolo, quindi, a rinunciare a tutti i suoi piani.
Niente relax all’ombra di qualche bella palma, niente cibi raffinati nei vari alberghi che avrebbero visitato, niente posti incantevoli da visitare con una guida del posto e niente divertimento dopo tanti mesi passati nel grigio ufficio.
Era costretto al suo appartamento, ad ascoltare la moglie che non faceva altro che brontolare e a seguire la televisione che lo faceva sentire meno solo.
Almeno la sua piccola Dawn era felice.
Lei non aveva promesso di partire con loro durante le ferie estive e, anzi, avrebbe passato tutto il suo tempo a casa del fidanzato.
Stringendosi un po’ e aiutando in casa, poteva dormire nello stesso letto di Scott e questo, almeno per lui, non era un così grosso problema. Era normale che dei ragazzi così giovani facessero le loro esperienze e non avrebbe avuto nulla da ridire se entrambi si fossero decisi a esplorare il mondo più spinto delle loro avventure.
L’unico ostacolo era quella donna che aveva discusso con Dawn e che sarebbe stata capace di brontolare con il mondo intero e di far incazzare anche un santo.
Rimanendo a casa, avrebbe preteso che lei rispettasse il coprifuoco, anche se Dawn ormai era adulta e vaccinata. Non potevano proibirle di uscire, di costringerla a rientrare a una determinata ora o obbligarla d’aspettare il matrimonio per divertirsi sotto le coperte con il suo ragazzo.
Lei era molto più matura della sua età e avrebbe fatto la scelta più giusta.
“A volte sei troppo dura con Dawn.” Brontolò amareggiato, stiracchiandosi appena, ben sapendo di rischiare una mattinata movimentata.
“E tu allora?”
“Sono sicuro che non abbia motivi per deluderci.”
“Tu e la tua morale del cavolo.”
“Quel ragazzo avrà anche sbagliato in passato, ma ognuno è libero di avere la sua opinione.”
“Anche tu sei schierato dalla sua parte.” Costatò nervosa.
“Ricordi quando eravamo giovani?” Domandò l’uomo, alzando gli occhi al soffitto e cambiando apparentemente discorso.
“Come se fosse ieri.”
“Eravamo avventati, stupidi e pieni di difetti.” Borbottò divertito.
“Tu lo sei ancora.”
“Probabilmente sono peggiorato da quel giorno, ma tu mia cara ti sei involuta parecchio e sei alla pari di una bambina insopportabile e viziata che crede di non avere le dovute attenzioni e che prova a piagnucolare per ottenere qualcosa.”
“Ma…”
“Tu odi il ragazzo di Dawn solo perché ti ha dipinto in un modo che, a dirla tua, ti rappresenta alla perfezione.”
“Non è vero.”
“Come definiresti una persona che spende e spande per delle riviste inutili, per delle erbe insipide e che cerca di migliorare il mondo senza ottenere il minimo risultato personale? Io direi che è fissata e che dovrebbe smetterla prima di essere isolata dal mondo.” Sospirò, mentre la moglie si sedeva vicino e lo fissava intensamente negli occhi.
“Io…”
“Mi hai fatto rinunciare alle ferie solo perché sei malata e solo perché hai paura che le tue certezze vadano in frantumi.”
“Non è vero.”
“Quando ti ho fatto conoscere i miei genitori, tu hai definito mia madre come una vecchia strega e, come puoi vedere, la storia tende a ripetersi.” Ribatté l’uomo, ricordando perfettamente di come la nonna di Dawn avesse una pessima opinione di sua nuora.
L’adorabile vecchietta aveva proibito inizialmente di uscire con la ragazza sciatta e bisbetica che poi sarebbe diventata la moglie del figlio, salvo poi scontrarsi con il burbero nonno di Dawn che aveva sistemato le cose.
“Sarò sempre contraria a questo matrimonio.”
“In tal caso ci troviamo su due fronti diversi.” Mormorò divertito, sforzandosi di ricordare quando mai si fossero trovati d’accordo su qualcosa che non riguardasse le scuole scelte dalla loro bambina.
“Tu sei favorevole?”
“Io voglio solo la felicità di Dawn e, se Scott è capace di farla sorridere, non ho nulla da obiettare.”
“Lei non sarà felice con lui.”
“Se ti ostini a rovinarle la vita e a dipingere Scott come un criminale, nemmeno una ragazza speciale come Dawn conquisterà mai la felicità.”
“Non lo sto dipingendo, quello è così e basta.”
“Perché non provi a dargli una seconda possibilità?” Chiese l’uomo, cercando di scrutare nello sguardo della moglie un minimo segno di ripensamento.
“Non lo merita.”
“Di solito siete voi donne ad accorgervi delle cose più semplici e futili, ma in questo caso credo sia valida la regola del mio probabile consuocero: nelle nostre famiglie saranno sempre le donne a portare i pantaloni e a essere testarde come muli.”
“Solo perché voi siete troppo deboli.”
“Deboli o meno, questa volta prenderò io le redini della situazione e se ti azzardi d’allontanare nostra figlia dal suo ragazzo o dai suoi amici, io pretenderò il divorzio.” Ringhiò furioso, facendola sussultare e cancellando tutta la sua spavalderia.
“Cosa?” Domandò intimorita, risultando quasi inudibile.
“Se la loro storia dovesse rompersi solo perché è stata Dawn a deciderlo, non avrò nulla da ridire. Se, però, vengo a sapere che tu ci hai ficcato il naso e che Scott ha mollato nostra figlia per colpa tua e delle tue manie, io non te la perdonerò mai e ti sbatterò fuori di casa.”
“Non puoi farlo.”
“Dawn vivrà sotto il mio tetto e tu sarai costretta ad andartene da tua sorella, sempre che abbia voglia di sentire una cornacchia che le dà la sveglia all’alba.” Soffiò tranquillo, vedendola spegnersi contro le sue velenose intenzioni.
“E va bene.”
“Se prometti sulle tue amate riviste che lascerai in pace Dawn, io non alzerò un dito per rovinarti il resto della vita.” Continuò, facendola annuire e sorridendo malignamente per quel compromesso che, sperava, avrebbe risollevato l’umore della sua bambina.




Angolo autore:

Ryuk: Purtroppo riusciamo a pubblicare solo oggi.

Sono un po' stanco e, quindi, sarò breve.
Questi capitoli di rimbalzo dove si alterna prima Scott, poi Dawn sono abbastanza normali.
Riconfermo l'idea dello scorso capitolo: se qualcuno vuol vedere comparire un determinato personaggio si faccia pure avanti.
Fino al prossimo capitolo riuscirò a inventarmi qualcosa.

Ryuk: Ci vanno bene anche i personaggi di Cosmoridicola.

Non li conosco così bene, ma forse si può fare qualcosa.
Detto questo e ringraziandovi per il sostegno e per l'interesse, vi saluto.
Alla prossima!
 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: rocchi68