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Autore: Alis97    17/12/2017    0 recensioni
La fanfiction parte subito dopo la guerra contro Gea e il campo rivale, e questa è un po' la mia visione su come è nata la relazione tra Nico e Will.
Buona lettura!
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Nico/Will, Will Solace
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

 

 

 


 

Quell’infuso di erbe che gli aveva preparato Will iniziava lentamente a dare i suoi risultati. In pochi giorni sentiva che le forze gli stavano poco a poco tornando, anche se non abbastanza da evocare un esercito di zombie o qualche spettro.
In quei giorni il figlio di Apollo seguì passo dopo passo i suoi progressi, entusiasta di vedere Nico di nuovo in salute e con le guance più rosee. I due si ritrovarono a passare quella settimana insieme, a parlare più che altro degli effetti collaterali che potrebbe avere un improvviso sforzo durante l’assunzione di quella specie di bevanda energetica alle erbe. A Nico iniziò a piacere passare il tempo insieme a Will, anche se spesso gli ripeteva sempre le stesse cose e lui gli rispondeva alla stessa maniera. C'era però da dire che il figlio di Apollo ce la metteva davvero tutta per farlo sentire a suo agio, sapeva che non era semplice per lui fidarsi di qualcuno che non fosse se stesso. In un angolino della sua testa Will iniziò a chiedersi anche cosa fosse capitato a Nico di Angelo in quegli anni, ricordandosi perfettamente della prima volta che lo conobbe al Campo Mezzosangue: solare, energico, nessuno tra i nuovi arrivati al campo poteva immaginare che il figlio di Ade un tempo fosse l'opposto di ciò che era ora. Non che ci fosse qualcosa di sbagliato adesso in Nico, era solo che Will non voleva più farlo sentire come se si trovasse senza qualcuno accanto che gli volesse un po’ di bene. Il figlio di Apollo avrebbe fatto di tutto pur di vedere di nuovo quel bel sorriso che si allargava sul volto del ragazzo, piegandosi all'estremità in due graziose fossette. Sapeva che in fondo, da qualche parte sotto quell'espressione truce, si nascondeva ancora quel bambino di undici anni che giocava a nascondino con le ninfe dei boschi, doveva solo aver pazienza e aspettare che fosse Nico ad aprirsi con lui, questo significava però dover prima di tutto costruire un solido rapporto di fiducia. Will non avrebbe chiesto di meglio.
Poi arrivò la fine di quella settimana e i due si ritrovarono per un'ultima chiacchierata nell'infermeria: « Visto? Hai anche un colorito decisamente migliore » esclamò Will, guardando con orgoglio la pelle non più cadaverica di Nico. « Da domani potresti già farti un giro tra le tenebre » giudicò. I due stavano faccia a faccia e Nico non poté credere a quello che aveva appena sentito. « Dici davvero? » domandò, per essere certo che non se lo fosse immaginato.
« Sì » affermò sorridendo. « Ma non dico di andare, che ne so, a Bali e ritorno. Prova a farlo nel campo, così che se svieni posso essere nei paraggi » rise come se fosse una
battuta molto divertente, ma sapevano entrambi che il figlio di Ade sarebbe stato capace di scomparire per settimane. Nico annuì, non era intenzionato a farsi il giro del mondo, non immediatamente almeno. « Starò nei dintorni » gli promise, accennando un impercettibile sorriso. « Ma aspetta! » esclamò un momento dopo, attirando l’attenzione di Will.
« Questo significa che non ci rivedremo per… » fece un gesto vago con la mano, non era buono con le parole, ma era sicuro che il ragazzo avesse capito. Will accennò una risata, guardandosi le mani congiunte. « La settimana è finita » arricciò le labbra, come se entrambi si fossero accorti solo in quel momento che era arrivato l'ultimo giorno. « Ciò però non ci vieta di frequentarci » sollevò i suoi occhi azzurri. « Mi farebbe piacere » aggiunse, mostrando un timido sorriso. Nico non pensava che anche i figli di Apollo potessero essere timidi. « Anche a me piacerebbe » rispose dopo pochi secondi Nico, riuscendo a mostrare un debole sorriso.


Da quell’ultima chiacchierata erano passati ormai cinque giorni, Nico riusciva a trasportarsi nell'ombra per alcuni chilometri, spaventando di tanto in tanto qualche figlio di Ares, comparendogli per sbaglio alle spalle. Will non si era più fatto sentire o aveva chiesto niente del suo paziente preferito, né Nico aveva fatto altrettanto. Il ragazzo si sentiva abbastanza impacciato davanti a tutto ciò, non capiva come doveva prendere le parole di Will. Non negava di essere spaventato, una situazione simile non gli era mai capitata, voleva sapere come leggere quelle parole: cosa significava quel “frequentarci”? Era convinto che Will dopotutto lo vedesse semplicemente come un altro ragazzo del Campo Mezzosangue, ma con un genitore divino un po’ più terrificante e da cui tenersi alla larga. Forse aveva detto così solo per essere gentile.
Trascorse quelle giornate a vagare per il campo, senza una meta precisa; e anche se ormai i ragazzi si erano abituati alla sua presenza e lo salutavano senza reprimere un senso di disgusto o di paura, Nico non si sentiva completamente accettato. Si sentiva tale solo quando passava il tempo con Will, dove tutto sembrava rinascere e lui si sentiva solo un semplice ragazzo di nuovo felice. A quel pensiero decise di lasciar perdere i suoi timori, preferiva conoscerlo e farsi magari un nuovo amico piuttosto che perdere l’occasione per i suoi dubbi infondati.
Andò a passo spedito verso il campo del tiro con l’arco. Era la prima volta che ci metteva veramente piede, tutte le volte che gli avevano consigliato di andare ad allenarsi lui scompariva sotto forma di ombra finché un giorno tutti quanti non decisero di arrendersi e lasciargli fare un po’ quello che gli pareva. Quella fu ufficialmente la sua prima volta al campo, non sapeva esattamente cosa fare o con chi parlare per avere un arco ed una faretra, decise di chiedere ad uno della casa di Apollo che stava aiutando un giovane semidio ad impugnare l’arco. « Laggiù in fondo » gli indicò, dopo aver perso cinque minuti per capire se quello fosse veramente Nico e non una sorta di allucinazione. Il ragazzo lo ringraziò e scelse dal cesto l’arco meno consumato insieme ad una faretra. Ritornò al suo bersaglio, sentendosi abbastanza ridicolo in quel momento, ma sapeva che era la cosa giusta da fare per attirare l’attenzione di Will. Prese dalla faretra dietro la schiena una freccia, la incoccò tra la corda tesa e l’arco – non era semplice come pensava – prese la mira e lanciò la freccia, la quale si andò a conficcare ad un metro dal bersaglio, conficcandosi nel terreno. Sbuffò andando a riprendere la freccia, avere addosso gli occhi dei campeggiatori non aiutava per nulla la sua concentrazione.
Riprovò una seconda volta, mettendoci più forza, riuscendo a colpire il bersaglio solo nella parte bianca, lasciando la freccia a penzoloni fino a farla precipitare di nuovo a terra. Stava per andare a riprenderla quando una voce a lui ben nota lo fermò. « E noi che pensavamo fosse Percy un disastro » commentò il ragazzo, che dietro a Nico lo aveva visto lanciare la sua seconda freccia. Nico si voltò verso il ragazzo, che con le braccia incrociate e un sorriso sarcastico, lo stava fissando. Will accennò una risata e avvicinandosi gli rubò dalla faretra un’altra freccia. « Ti mostro come fare » gli disse, facendolo rigirare verso il bersaglio e aiutandolo a posizionare meglio la freccia. « Devi alzare di più il gomito e piegare le ginocchia » gli corresse la postura, mettendosi dietro di lui. « Tira bene l’arco » sussurrò vicino all’orecchio, lasciando la presa dalle sue braccia. Appena le sentì scivolare via Nico scoccò la freccia, andandosi a piantare nel terzo anello. « Complimenti! » esclamò Will, dandogli una pacca sulla spalla. « Forse non sei un caso disperato come il nostro amico ».
Riprovarono finché non finirono tutte le frecce, con Will accanto riuscì a centrare un paio di volte il bersaglio, anche se colpì per la maggior parte i cerchi esterni. « Con un po’ di allenamento potresti diventare un ottimo arciere » lo incoraggiò, era piuttosto soddisfatto dei suoi piccoli miglioramenti. Nico si limitò a sorridergli riconoscente, non sapendo bene cosa dirgli. Non era sua intenzione scomparire in quel modo, ma come avrebbe potuto spiegargli come si sentiva con le persone se nemmeno lui riusciva a spiegarselo? Non voleva far sentire in colpa Will, lui ce l’aveva messa tutta per aprirsi ed essere un buon amico. « Be' ci vediamo allora » sorrise incerto, vedendo che il ragazzo non era intenzionato a intraprendere una conversazione e poi aveva il turno all’infermeria.
« Aspetta Solace » lo fermò Nico. « Senti a me non interessa questa roba » e con un gesto ampio della mano indicò praticamente tutto il campo. « Ero venuto per vederti » confessò. « Ero sincero in infermeria, voglio, sì be', mi piacerebbe se ci frequentassimo » le gote iniziarono ad accalorarsi per quanto gli aveva detto. Will rimase in silenzio, guardando quello strano ragazzo che, non sapeva esattamente come, gli piaceva. « Finisco il turno alle cinque, aspettami alla baia » gli disse di tutto punto, lanciandogli un rapido occhiolino.
« Ci vediamo alle cinque! » ripeté Nico, guardandolo allontanarsi.

   
 
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