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Autore: Fonissa    17/12/2017    0 recensioni
"Il rosso è il mio colore preferito. Ma non il rosso di un pennarello o il rosso del tramonto, ma il vivido rosso del sangue che scorre. Quel bel colore che esce quando il mio coltello affonda nella carne delle mie vittime. Mi sento così bene quando lo faccio, mi sento finalmente me stessa.
Questo lato di me appena conosciuto... perchè non è venuto fuori prima? Eppure è questo che io sono. Non posso scappare a me stessa, devo accettarlo e andare avanti.
Io sono un'assassina"
Genere: Horror, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Incontriamo altri quattro poliziotti per la strada. Due siamo riusciti a sorpassarli, agevolati dall'oscurità delle fogne, gli altri li abbiamo fatti semplicemente svenire.

"Un morto basta e avanza per peggiorare la situazione." aveva detto Hiroji, fermandomi quando stavo per uccidere il secondo. Quando non abbiamo visto più agenti, abbiamo pensato di aver superato la zona della città.

"Probabilmente era solo un controllo. Non erano sicura che fossi io..." esclamò, ricevendo l'approvazione dell'altro. Hiroji guarda l'orologio che ha al polso.

"Pensi che possiamo uscire? O che io possa andare in qualche negozio? Si sono fatte le sei e mezza, penso che ormai siano aperti."

"Beh, dovresti coprirti bene...ma perché?"

"Voglio cambiare aspetto... Come te."

Lo guardo con espressione stupida. Di certo non mi aspettavo una richiesta del genere... Ma soprattutto, amo troppo gli occhi verdi di Hiroji.

"Perché?"

"Beh, penso per il tuo stesso motivo, non voglio essere riconosciuto. Tu hai cambiato colore dal nero al bianco, e dal blu al rosso... A proposito, posso farti una domanda?"

"Certo."

"Hai i tratti orientali, ma gli occhi chiari..."

"Mamma mi raccontò che la famiglia di mio padre aveva origini straniere -inizio a dire capendo cosa volesse intendere- ma i miei nonni erano già anziani quando sono nata io, sono morti quando ero piccola, quindi non ho mai avuto tante informazioni... Ma anche tu hai gli occhi verdi."

"Stessa cosa: mio nonno materno era inglese, morto addirittura prima che io nascessi."

"Capito... Comunque, penso che non siano ancora passate ventiquattro ore, quindi la tua scomparsa non è denunciabile. Alla prossima scala esci, io ti aspetto qui."

Deve passare un'altra mezz'ora prima di trovare una via d'uscita, nella quale spiego a Hiroji come tingersi i capelli da solo. Alla fine il ragazzo, ben coperto con la sua felpa, esce, lasciandomi da sola in compagnia di Akio.

"Allora piccolo, cosa ne pensi di Hiroji?"

Il topolino squittisce un paio di volte saltellando sul posto. Decido di interpretarlo come un segno di approvazione.

"Anche se è strano che sappia tutte quelle cose, no? Quando parla di strategie o di come uccidere... Non so, ha uno sguardo strano. Sembra un po' me quando passo ai fatti. Sicuramente è qualcosa di innato."

Non so quanto altro tempo resto a parlare con Akio, ma all'improvviso il tombino sopra di me si apre.

"Sono io!" esclama la voce di Hiroji. Non appena finisce di scendere le scale e arriva a terra, si toglie il cappuccio. I capelli color cioccolato erano passati a un biondo platino, mentre gli occhi erano diventati argento. Lo guardò per qualche secondo, incantata, per poi sorridere. Certo, non era l'Hiroji che ero abituata a vedere, ma è comunque magnifico. Anzi, questi colori così chiari, uniti ai suoi lineamenti delicati, gli hanno donato una sorta di fascino angelico.

"Approvo!" esclamo. Hiroji sorride timido, per poi assumere uno sguardo serio.

"Ho visto un notiziario... Ti cercano ancora, ma non sanno del tuo nuovo aspetto. E non sono nemmeno sicuri che la morte della poliziotta sia opera tua. Penso sia il momento giusto per andarcene il più lontano possibile.

"Hiroji, cos'hai in mente?"

"Useremo i treni, le metropolitane e i pullman. Non dobbiamo restare mai per più di due giorni nello stesso posto, almeno fino a quando non arriveremo dall'altra parte del paese."

"Possiamo farcela."

"Dobbiamo farcela."

  
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