Maioliche
Sedeva sul davanzale della piccola finestra, a non pochi metri di altezza. Gli innumerevoli tetti bianchi della città rifulgevano di ambra e oro alle luci del sole morente.
Si sentiva bene, era felice.
I piedi appoggiati lungo il cornicione, rivestito di maioliche sui toni dell’azzurro, indaco e turchese; la schiena nuda a contatto con il duro legno degli infissi.
Percepiva un leggero pizzicore all’altezza delle caviglie, forse a causa dell’orlo dei pantaloni di seta grezza. Alla vita, soltanto un laccio di corda.
Hayri guardava serenamente il tramonto, il breve ma intenso momento appena passato aveva dissolto in lui ogni pensiero, ogni preoccupazione.
I suoi sensi, però, sempre vigili ed attenti, controllavano il respiro proveniente dall’interno della stanza. Era regolare.
Un forte odore di curry, narghilè e svariate spezie gli penetrò nelle narici, i mercanti stavano sistemando i banconi, presto sarebbero tornati a casa, dalla loro famiglia.
Una famiglia, non era forse questo ciò che aveva da sempre desiderato? Ora, in un solo istante, anche lui aveva potuto percepirne il significato.
Apparteneva a qualcuno.
E quel qualcuno giaceva tranquillo là, nel letto in fondo alla stanza, ora illuminato dalle ultime luci del giorno.
Una leggera brezza cominciò a sospirare da nord, gli avvolgeva cautamente i lineamenti del viso, induriti dall’esperienza e dal tempo. Arrecò refrigerio a quel corpo caldo, vivo, palpitante, a quel corpo leggermente muscoloso, asciutto, scattante, a quel corpo di uomo.
Morfeo stava reclamando la sua preda, i sensi si erano assopiti, un leggero velo di incoscienza era calato sulla sua mente.
Un lento, cauto, dolce bacio sul collo.
Si era svegliato.