Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Azaliv87    18/12/2017    5 recensioni
E se Jon avesse la possibilità di riportare in vita una persona importante? E scoprisse di non essere ciò che era? E se anche Dany avesse questa possibilità? Questa è la domanda che mi sono posta, e da quest'idea mi è venuta in mente la storia che vi narrerò. Parto a raccontare le vicende dalla fine della sesta serie televisiva, grosso modo, quindi (avviso chi non ha visto questa stagione) potete trovare degli spoiler. Per il resto è tutta una mia invenzione. Dopo essermi immersa nel mondo di Martin ed essermi affezionata ai suoi personaggi con Tales of Wolf and Dragon, ho deciso di cimentarmi in questo What if e vedere fino a che punto può spingersi la mia fantasia.
Per chi avesse già letto l'altra mia ff, ritroverà conseguenze, personaggi e riferimenti alla prima storia.
Buona lettura e non vi preoccupate se ogni tanto rallento la pubblicazione, non sono mai bloccata, ma ho periodi in cui devo riordinare le idee e correggere ciò che ho già scritto prima di aggiornare!!
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daenerys Targaryen, Jon Snow, Lyanna Stark, Rhaegar Targaryen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rhaegal sembrava aver accettato Jon come suo padrone e la regina aveva imposto al Re del Nord di esercitarsi tutti i giorni per riuscire ad affinare il loro legame, così che, se avessero dovuto partire per la battaglia, anche Jon avrebbe potuto fare la sua parte, cavalcando un drago. Viserys invece doveva ottenere la fiducia di Viserion. Quindi ricominciarono anche per lui gli allenamenti.
La sera del sesto giorno festeggiarono alla Sala Grande con un sontuoso banchetto in onore del successo di Jon. Sansa aveva gestito tutto e bisognava proprio darle atto. Ogni cosa era perfetta e ben curata: i decori, le numerose portate, gli abiti che aveva confezionato apposta per quell’occasione.
Lei stessa indossava una delle sue fatture, in velluto verde acqua scuro, sul petto decori in argento e fili di seta bianca ricamavano il volto di un lupo tra le distese innevate. I suoi capelli ramati raccolti in una retina con piccole perle di fiume. Arya controvoglia era stata costretta ad indossare un abito fine e elegante, grigio scuro con pregiate sete drappeggiate sulla gonna e veli di una tonalità più chiara sulle braccia. Aveva legato i capelli in una treccia sulla nuca e alcuni riccioli modellati per l’occasione le ricadevano sui lati della fronte. Sansa aveva adoperato tutta se stessa per tenerla ferma, ma purtroppo sua sorella era ribelle quanto un mulo testardo e ora poteva solo ammirare il risultato malfermo delle sue sgraziate mani che avevano reso disordinato tutta la sua opera. Ma il suo capolavoro più grande arrivò dopo. Sua zia Lyanna era entrata con notevole ritardo, al suo fianco zio Benjen. Entrambi nel volto una strana espressione preoccupata, poteva leggerlo molto bene in quegli occhi grigi di lei, ma qualcosa di riconducibile anche sugli anfratti della fronte di lui. Lui indossava un vestito nero, sormontato da uno spesso mantello dello stesso colore, ma lei invece poteva solo primeggiare con la regina dei Draghi in persona. Sansa le aveva cucito un abito grigio perla chiaro, ad ogni movimento brillava riflettendo le numerose fiammelle delle candele. La scollatura era a cuore e risaltava il suo decolté formoso. Appena sotto la spalla sinistra partiva un decoro in lana bianca dapprima sottile e appena accennato per poi ingrandirsi man mano che scendeva verso il bordo della gonna, creando una dolce curva sulla sinistra. Una mantellina in pelliccia di lupo bianco le copriva le spalle e scendeva morbida lungo le braccia rivestite unicamente da un sottile velo trasparente. Per i capelli aveva espressamente richiesto di non raccoglierli interamente, Sansa aveva provato a protestare, ma lei non aveva voluto sentir ragioni e alla fine dovette constatare che aveva proprio ragione. Sua zia era davvero una donna bellissima e i suoi lunghissimi capelli bruni le risaltavano il volto. Sulla fronte una leggera tiara in argento con tre acquemarine al centro. Se il suo viso avesse sorriso poteva passare per una sposa nel suo giorno più bello, ma Sansa conosceva le sofferenze che le attraversavano l’anima e sapeva che nessuno in quella stanza le avrebbe potuto attenuare in alcun modo.
Jon si alzò e andò a riceverli. Sua madre lo guardò avvicinarsi e fece appena una lieve riverenza nei suoi confronti. Anche zio Ben strinse un pugno e portò il braccio destro sul fianco sinistro prima di abbassare il busto, con fare aggraziato. Era la prima volta che lo vedeva comportarsi in maniera tanto galante. Jon non permise a nessuno dei due di finire quella dimostrazione di rispetto. Abbracciò suo zio che accusò il colpo dapprima sorpreso, ma poi gradevolmente affabile. Prima le signore, Jon. Si ritrovò a pensare Sansa irritata. La sua ostinazione a ossequiare l’etichetta non le era ancora passata, ma di certo non avrebbe imposto a suo cugino una simile formalità di fronte a tutti. Finse quindi di non vedere che Jon aveva prima osservato maggior riguardo verso suo zio, piuttosto che sua madre. Poi Jon prese per le mani la donna e le fece fare un giro su se stessa, entrambi sorridevano festosi. Sansa si domandò come avesse fatto… in un lampo le labbra di sua zia mostravano un’ilarità che poche volte le aveva visto. Lui la stava ammirando in tutta la sua avvenenza, compiaciuto e visibilmente rapito, ma poi fermò quella doppia giravolta, con un movimento dolce e calcolato. La lady strabuzzò gli occhi cerulei incantata per quanta eleganza trasparisse dal giovane ormai diventato uomo. Per tutti gli anni che erano vissuti sotto le mura di quel castello, mai era trasparito in lui un galantuomo come la persona che ora si stava mostrando… oppure sono io che non me ne sono mai accorta? Sansa provò a riflettere, ma non ebbe alcun frammento tra i suoi ricordi che la poté aiutare. Passò in rassegna le varie persone nella sala, e notò che molti sguardi erano puntati verso l’entrata. Per lo più maschili, certamente accortisi dell’avvenenza di sua zia, ma vi erano anche alcuni femminili… notevolmente interessati. Uno tra questi proveniva da Alys Karstark, nel suo sontuoso abito nero con un sole cucito sul petto, al suo fianco suo marito Sigorn dei Thenn. Sansa non poteva credere che Jon avesse mai potuto obbligare una loro coetanea a sposare un uomo dei bruti, ma a vedere il modo dolce in cui lui si rivolgeva alla sua nuova mogliettina, la stupì enormemente. Era certo che tra i due vi fosse una notevole complicità, eppure Sansa era certa che l’occhiata che Alys aveva lanciato a Jon non fosse del tutto disinteressata. Ricordava a stento di averla vista ad un banchetto durante la loro tenera infanzia. Aveva ballato con suo fratello Robb e se non rammentava male anche con Jon... chissà se Jon all’epoca avesse potuto rinvestire del titolo di Stark come sarebbe andata a finire? Si domandò, ma la risposta non tardò ad arrivare Molto probabilmente ora sarebbe potuta entrare in famiglia come lady di Grande Inverno. Arricciò il naso contrariata. La cosa non le piaceva minimamente, ultimamente c’erano già troppe lady di Grande Inverno, ma delle due presenti oltre a lei, Sansa non riusciva a rinunciare a nessuna di loro. Cercò con lo sguardo Arya. Stava parlando con Lady Mormont e Meera Reed, erano ormai diventate amiche inseparabili tra loro. Un sorriso le nacque spontaneo al pensiero che sua sorella avesse trovato un po’ di felicità, eppure non potè che amareggiarsi per sé stessa che invece non aveva coltivato più alcuna amicizia da quando era tornata a Grande Inverno. Diffidava di tutto e di tutti. Temeva gli estranei e paventava l’idea di attaccarsi a qualcuno e poi perderlo, come già era avvenuto con troppe persone. C’erano giorni in cui si dannava l’anima per essersi affezionata a sua zia Lyanna, ma era un tormentoso toccasana il rapporto che le vedeva protagoniste. Entrambe sofferte, entrambe vittime e allo stesso tempo colpevoli. Riportò la sua attenzione allora all’unica anima in quella stanza che poteva comprenderla e notò ancora quello strano comportamento di suo cugino. Lo vide piegare appena la testa, portandosi una mano sul mento, continuando ad osservare sua madre confuso. Sansa lo vide poi armeggiare con qualcosa che teneva legato alla cintura. Era un panno di seta leggera avvolto su se stesso. Lo aprì con estrema delicatezza e ne estrasse un fiore; una splendida rosa blu dell’inverno. Una lacrima di commozione le cadde sulla sua guancia. Arya, appena giunta al suo fianco con movenze incredibilmente silenziose, emise uno sbuffo infastidita.



-Qualcuno mi ha ripetuto incessantemente che adori questi fiori, madre. – le rivelò, ridendo e guardando di sbieco suo zio. Lyanna non seppe cosa rispondere; quel gesto raffinato era molto dolce e non se lo aspettava di certo. Gli fece una tenera carezza sulla guancia e spostò lo sguardo verso suo fratello. Benjen capiva bene il suo stato emotivo. Per un dono simile era cominciato tutto, esattamente com’era finito tutto… ma dentro di lei non significava solo morte e dolore, bensì tanto amore e molta gioia.
-Le sorprese non sono terminate qui. – appoggiò la fronte contro la sua donandole un buffetto sul naso e la scortò personalmente verso la tavola a loro riservata sulla pedana rialzata. Passarono di fronte ai due fratelli Targaryen. Jon lanciò loro un cenno di saluto, che a Lyanna non passò inosservato. Lei preferì ignorare entrambi, non li guardò neppure, e proseguì indignata e fiera. Quando furono di fronte ai loro posti un boato di acclamazioni gioirono al loro re, incitandolo con foga ad alzare il calice e dare inizio al banchetto. Il ragazzo con aria timida, fece un cenno di accenso verso i suoi sudditi, ma lanciò uno sguardo al limite del terrore sia a lei che a sua cugina Sansa. Lyanna vide il volto di sua nipote sorridergli entusiasta e disinvolta, imitandolo nell’alzata del suo bicchiere. Era diversa ora che Ditocorto se n’era andato, sembrava visibilmente più serena, ovviamente la situazione non era delle migliori, ognuno di loro si trovava ad affrontare difficoltà non indifferenti, ma se la stavano cavando per essere così giovani. Un pensiero andò involontariamente ai banchetti a cui lei aveva partecipato quando era tra i suoi fratelli in quella stessa sala. E come c’era da aspettarselo le tornarono alla mente anche quelli avvenuti ad Harrenhall, solo che i posti degli Stark e dei Targaryen questa volta erano invertiti. La famiglia del Nord era seduta sopra la pedana, acclamata dai suoi sudditi. I due draghi superstiti invece erano tra la folla, seduti ai primi posti di un tavolo proprio di fronte a loro.
-Attenta sorellina, i tuoi occhi svelano dove davvero va il tuo interesse. – la canzonò Benjen – spero non vorrai ripetere la storia innamorandoti anche di questo nuovo Principe Drago… - le sussurrò all’orecchio suo fratello. Lyanna si voltò di scatto verso di lui. Alcuni boccoli le scesero sul davanti andando a posarsi morbidamente tra i suoi seni.
-Che stai farneticando? – gli domandò irritata.
-Nulla… - sospirò – dico solo quello che vedo – affermò convinto, tenendo sempre un tono abbastanza basso per non essere sentito da altri – e l’ultima volta ci ho azzeccato in pieno, se ben ricordi. – ghignò.
-Non questa volta però. – pure lei non cambiò il timbro della sua voce – e lui non è il Principe Drago. – lo apostrofò adirata.
-A tutti gli effetti lo è. Possiede Roccia del Drago e pare proprio che la regina lo abbia designato quale suo erede legittimo, in assenza momentanea di un successore. – la guardò con sufficienza – non sembra considerino tuo figlio al loro pari, ma potrei anche sbagliarmi. Ad ogni modo, ti conviene accettare tale titolo, prima che questo risentimento ti prosciughi l’anima, sorella. – spostò lo sguardo verso l’uomo dai capelli argentati con la maschera sul volto. Aveva alzato il bicchiere in onore del Lupo Bianco, ma c’era qualcosa nell’inclinazione del suo volto che le faceva credere che stesse guardando lei in realtà. Una furia sentì montarle dentro e tracannò tutto d’un fiato il contenuto del suo calice e lo sbattè sul tavolo, chiamando a sé un servitore affinchè glielo riempisse nuovamente. I suoi occhi si accorsero che il principe non aveva ancora smesso di fissarla. Aveva però serrato le labbra e aveva bevuto dal suo bicchiere con cautela. Sperò che le portate arrivassero in fretta, prima che gli effetti del vino le facessero girare la testa.


 
-Tiene il muso e ha ragione, a mio parere. – affermò la Regina dei Draghi a suo fratello.
-Sii gentile ed evita queste considerazioni. – Viserys era nettamente infastidito, ma Dany sapeva che non era tanto per ciò che lei aveva detto, ma dal modo in cui la sua lady lo stava sfidando.
-Un modo simpatico per dirmi di non impicciarmi negli affari tuoi… - lo provocò, muovendosi sinuosa verso di lui per sussurrargli all’orecchio – Se fosse stato per me, te l’avrei sicuramente fatta pagare cara. Non ti avrei permesso di parlarmi a quel modo, e soprattutto di mancarmi di rispetto a quel modo! – precisò.
-Ciò che ho fatto era necessario – digrignò a denti stretti – ti invito a non giudicarmi. – le mise una mano sopra la sua che Dany aveva appoggiato sul suo braccio – Mi stava per scoprire e quello non era il momento indicato. – la rimproverò.
-E perché spetta unicamente a te decidere quando lo sarà? – Rhaegar si voltò a fissarla, aprendo appena le labbra, ma non emise alcun suono.
-Visto il caratterino che si ritrova, senza alcuna offesa, sia ben chiaro – specificò – sono certa che troverà la maniera per avvalorare, la sua giusta collera. – sorrise mentre si faceva mettere nel piatto una grossa coscia di fagiano al miele da un servitore. Rhaegar notò che era indecisa su come spelarla.
-Ti devo dare una mano con quella, mia cara sorellina? – la prese in giro.
-Saresti così gentile? – e gli porse il piatto, senza nemmeno aspettare una risposta, lasciando che fosse lui a selezionare i pezzi di carne morbida e leggermente ambrata da poter mettere sotto ai denti.
-Non mi pesa. Ero abituato a prendermi cura delle mie regine un tempo… – scherzò lui, continuando a tenere in piedi quel giochetto provocante.
-Ne avevi più di una? – rise la giovane allargando gli occhi incuriosita – avanti racconta! –
-Ebbene sì. – affermò con un tono piatto – nostra madre era la mia prima regina, l’unica donna che per anni ha occupato interamente il mio cuore.  – si soffermò un istante a ricordare il suo volto – la seconda, ma solo in rari casi, era mia moglie Elia – ebbe un debole sussulto nel nominare quel nome. Notò che si era appena rabbuiato, evidentemente il ricordo, lo faceva ancora patire molto, ma sembrò come se non volesse riaprire quei cassetti colmi di malinconia e proseguì quasi frettolosamente sempre a voce bassa – poi c’era Rhaenys, lei non mangiava se prima non le avevo narrato di come le fate portassero il cibo alle tavole dei commensali. – il sorriso che gli sfuggì era buio quanto il cielo plumbeo al di fuori – Ed infine… -
-La donna che è ora seduta su quella tavola. – concluse lei – e che ha tutte le ragioni per essere infuriata con te. – sottolineò ancora.
-Quando terminerai con questa litania sempiterna? – le chiese puntando il volto verso di lei, ma dovette accorgersi che i suoi occhi erano invece sulla tavolata alla loro sinistra. Abbassò di nuovo lo sguardo e sorrise, mentre continuava a tagliare porzioni di carne e dividerla dalla cotenna e dall’osso.
-Sembri molto interessata a quella tavolata… - Viserys si era accorto di dove fosse la sua attenzione.
-Fossi in lei ti farei ingelosire… - disse distrattamente – userei forse il primo che capita per farti sputare fiamme dal naso. – la irritava come a volte riuscisse ad entrarle dentro e a leggervi come neanche lei riusciva a fare con se stessa.
-Parli per esperienza personale? – domandò fingendo noncuranza.
-Io non ho mai dovuto far ingelosire i miei precedenti mariti. – alzò il mento orgogliosa – E poi che ne avrei ricavato? Da loro avevo già tutto, compresa una buona dote nascosta sotto le lenzuola.  – rise, riflettendo su certi dettagli più peccaminosi e inconfessabili, mentre suo fratello si stava mettendo una mano sul volto, probabilmente maledicendosi per avergli posto quella domanda. Così lei continuò – se avessi provato a tradire Khal Drogo, i suoi cavalieri del sangue mi avrebbero tagliato la testa. – ammise e si portò una mano alla gola, usando l’indice passò da parte a parte in linea orizzontale, simulando il gesto – con Hizdahr… beh è stato un fiasco come marito anche se ci ha provato… era all’altezza di un drago però! E non posso dire di aver mai avuto per lui un affetto sincero: era un matrimonio politico, per evitare che le Arpie mi detronizzassero… esattamente come il primo con Drogo, ma completamente diverso in fatto di sentimenti. Eppure dovresti essere fiero di me, perché non l’ho mai tradito. – suo fratello lanciò uno sguardo al cavaliere in armatura seduto di fronte a loro. Ser Barristan  chinò in fretta la testa prima che vi potesse leggere qualcosa.
-Perché non riesco a crederti, sorellina? – affermò. Dany si voltò a osservarlo, rideva in direzione del cavaliere che era tornato a guardarlo e pure le sue labbra si erano curvate.
-Devo cominciare a dubitare della lealtà dei miei alleati? – Dany si spazientì parlando ad entrambi.
-La lealtà non può essere screditata per un semplice sorriso… – suo fratello prese le difese di Ser Barristan – altrimenti avrei io dovuto levare il mantello alla maggior parte delle guardie reali al servizio di Re Aerys II. – continuò a tagliare la carne restando in silenzio per un attimo – devo far parlare Ser Barristan o vuoi dirmelo tu? –
-Mio principe, abbiate pietà… - intervenne lui – sapete che non posso rivelare certi segreti. – Viserys però non lo stette a sentire.
-Dopo che Aerys li ha considerati parte dell’arredamento per tutto il tempo, disonorandoli del titolo che portavano e facendoli abbassare la testa per atrocità inimmaginabili, penso che tu, sorellina, debba riservar loro un minimo di franchezza e libero arbitrio, se davvero il tuo intento è quello di fermare questa pesante ruota. – Dany serrò le labbra e annuì col capo, quindi Rhaegar si rivolse al cavaliere – Dunque Ser, mia sorella è stata davvero così immacolata a Meeren? –
Barristan rimase in silenzio per un alcuni secondi prima di rispondere, continuando a dividere i piselli in salsa dalle cipolle cucinate al cartoccio.
-Si è dimostrata degna del suo impegno, sposando un uomo per necessità, rinunciando ai sentimenti che certamente la stavano conducendo verso strade… poco ortodosse. –
-Oh, ti eri dunque fatta un’amante. – concluse Viserys ridendo e voltandosi a guardarla. Dany mise il broncio – nulla di così inconcepibile o criticabile. – rimediò subito vedendo i suoi occhioni viola – pure io cercai conforto, quando il mio primo matrimonio non funzionava. Immagino che Ser Barristan non ti abbia detto alcun che a riguardo, ma te lo può ora confermare, dato che sono stato io stesso a svelarti questo mio segreto. –
Dany sbarrò gli occhi stupefatta e involontariamente riportò la sua attenzione verso il tavolo degli Stark.
-So già cosa la tua mente perversa sta immaginando – l’anticipò lui, ancora prima che i suoi occhi riuscissero a mettere a fuoco la lady di Grande Inverno – non era lei, la donna che mi fece compagnia in quel periodo. –
-E lei lo sa? – gli domandò, continuando ad osservare la giovane madre del Lupo Bianco.
-Sì… e non l’ha presa in maniera ponderata all’inizio. – Viserys abbassò lo sguardo sul piatto – ma era avvenuto l’anno prima che la incontrassi, quindi non poteva comprendere davvero ciò che stavo passando all’epoca. Ho cercato di spiegarglielo e alla fine ha convenuto con me, che non poteva criticare la mia condotta, e ha deciso che ero in qualche modo assolvibile. –
-Scelta alquanto matura… io ho smesso di frequentare Daario, la mattina stessa del matrimonio con Hizdahr. Posso essere giustificabile pure io? – Viserys le riservò un tenero sorriso.
-Lo eri pure prima, Haedus. – le accarezzò una guancia affettuosamente, usando solo il dorso delle dita – e poi nessuno potrebbe mai giudicare le tue scelte in fatto di uomini… - Ser Barristan fece un colpo di tosse che interruppe quel momento. Viserys non riuscì ad ignorarlo e si voltò verso di lui.
-Era così pessimo questo Daario? – gli chiese scettico. Sua sorella divenne rossa dalla vergogna.
-Non dovrei… - cominciò il cavaliere.
-Siete tra amici, ser, non continuate a considerarci solo membri della famiglia reale. – lo ammonì – pensate di essere seduto alla Tavola delle Spade Bianche, e di riferire a Ser Hightower un segreto della regina… - enfatizzò il suo titolo – credo non sia una cosa del tutto nuova, no? – gli fece un segno d’intesa col capo. Dany si accorse di un guizzo negli occhi azzurri di Ser Barristan, che non riuscì a decifrare. Poi lo vide voltarsi verso di lei e fissarla attentamente per qualche istante e tornare a guardare suo fratello con uno sguardo interdetto.
-Mio principe… - balbettò – avrei pensato a tutto ma… non avevo ipotizzato… - suo fratello però lo interruppe con un gesto della mano e un leggero movimento del capo, come di diniego.
-Stavamo parlando dell’amante di mia sorella. – Dany non comprese di cosa stessero parlando,ma non fece in tempo a chiedere spiegazioni che notò il cavaliere serrare la mascella e deglutire un po’ di saliva.
-Oh… già. – balbettò incerto – Daario Naharis. Un guerriero molto abile, ma pur sempre un mercenario… e come tale era volubile, brutale e spesso sleale. Sfrontato, egocentrico, impulsivo, spericolato, facilmente irritabile e portava rancore. Tuttavia sembrava avere una sincera attrazione per vostra sorella. –
-Forse eri tu quello che fra i due portava più rancore, Ser Nonno! – si mostrò offesa. le sue parole avevano risvegliato un sentimento che aveva cercato di tenere lontano dal suo cuore per diverso tempo. Certamente non poteva chiamarlo amore, era più riconoscenza. Al suo fianco Viserys voltò la testa di scatto con fare decisamente infastidito.
-Temo le mie orecchie non abbiano ben appreso il termine con cui ti sei rivolta a lui. – la sua voce era enormemente contrariata.
-Mio principe, fu il nomignolo inventato da Daario per sottolineare il mio avanzamento con l’età. – irruppe Selmi per evitare che la rimproverasse – vi supplico, non prendetevela con la regina. – Dany si sentì impietosita da lui. Seppur lo avesse chiamato con quel epiteto numerose volte, lui la stava comunque difendendo di fronte a suo fratello. Ebbe un moto di calore nel petto, come dovrebbe provare una figlia quando un padre cerca di frapporsi ad una lite tra fratelli.
-Mi voglio augurare che un simile appellativo non venga mai più rivolto a Ser Barristan. Sono stato chiaro, Dany? – la guardò severo, lei annuì col capo basso, poi si rivolse anche a lui – ogni membro della guardia è disposto a dare la sua vita per i membri della famiglia reale. Dobbiamo loro molto, per cui non mostrarti irrispettosa nei loro riguardi. Mai! –
-Ho capito. – abbassò il capo Daenerys affranta, poi alzò gli occhi verso di lui – mi dispiace Ser, se sono stata irrispettosa nei vostri riguardi. –
-Mai, mia regina, lo siete stata. – la confortò, distendendo il volto in un cordiale sorriso. Nel suo sguardo però vi trovò una strana gioia ora – il sole ha sempre illuminato le mie giornate dal momento che sono entrato al vostro servizio. –
-Oh, come siete dolce. – si commesse davvero – mi fate sentire ancora più in colpa così. –
-Arrossivi così anche col tuo ultimo amante? – suo fratello era tornato a rivolgerle quel sorriso complice, la ramanzina era cessata.
-Non sono arrossita. – ributtò lei fingendosi offesa – e poi tu che ne sai del mio ultimo amante? –
-Dormivo nelle tue stanze, mia inflessibile sorella. – le ricordò lui – ti sarò sembrato assente e distratto con la mente per la maggior parte del tempo trascorso alla Fortezza Rossa, ma non era così difficile da notare invece la tua assenza fisica all’interno dei tuoi alloggi. – Dany si irrigidì notevolmente.
-Credevo stessimo parlando di Meeren. – riprese dopo averlo osservato per un istante.
-Stiamo parlando di tante cose assieme, mia adorata sorella. – la avvisò – solo mi sento di doverti mettere in guardia, se hai intenzione di intrattenerti con uomini che poi non hai intenzione di sposare. Qui a Westeros non è come nelle Città Libere. Ogni tuo comportamento è giudicato, valutato e reso pubblico il più delle volte, se non sei brava a celare i tuoi segreti. Non servirà a nulla il tuo retaggio. Puoi essere il sovrano dei Sette Regni, ma se hai contro l’Alto Septon o i maestri della Cittadella, il tuo destino è segnato. Non dimenticare mai che perfino Aegon il Conquistatore preferì inchinarsi al credo, piuttosto che combatterlo e da quel momento nacque l’era dei Targaryen sul Trono di Spade. –
-Mi stai forse dicendo che devo prendere un marito per sedare ogni eventuale loro pressione? –
-Ti sto dicendo solo di non sottovalutarli troppo… - precisò – e di certo se mai dovessi decidere di sposarti, mi auguro che la tua scelta venga ben ponderata. Il mio augurio è che tu lo faccia questa volta perché vuoi davvero vivere il resto della tua vita con quella persona. –
Dany rimase a fissarlo negli occhi. Seppur quella maschera le celasse la sua vera espressione, era certa di saperla leggere perfettamente.
-Ad ogni modo so che se tradissi il mio eventuale marito e questo dovesse divenire di dominio pubblico, la mia sorte non sarebbe poi diversa da quella che mi sarebbe aspettata a Vaes Dothark, o a Meeren. – rimase in silenzio solo in istante, un tremito nelle sue spalle anticipò le sue parole – mi avrebbero impalata come una traditrice. –
-Ahimè la medesima condizione sarebbe stata prevista pure a mio tempo. Sua grazia un tempo avrebbe fatto tagliare la testa allo spergiuro, e l’avrebbe esposta su una picca sulle mura della Fortezza Rossa, così che tutti potessero vedere il volto dell’uomo che aveva osato contradire la parola del re… un giorno però ritenne che questa condanna non fosse all’altezza del danno… - lo vide adombrarsi.
-E cominciò a bruciarli vivi. – terminò lei – ne sono al corrente. Mi è stato riferito quanto il suo operato non sia stato dei migliori. – suo fratello la guardò intensamente, prima di parlare ancora.
-Un uomo viene perdonato se tradisce la propria moglie… - aveva chiaramente preferito tergiversare sul quell’argomento – raramente veniva punito per adulterio. Una donna invece veniva umiliata, privata di ogni bene o titolo e addirittura frustata in piazza. – la avvisò lui.
-E’ un’ingiustizia e io farò in modo di cambiare questa e tante altre cose – sentenziò Dany infastidita – perché noi donne dobbiamo sempre passare per delle puttane, mentre voi uomini risultate perfetti, anche se mettete al mondo dei bastardi? – aveva parlato senza pensarci e ora si era messa una mano sulla bocca, come a cercare di evitare che uscissero altre parole. Rhaegar sembrò accusare il colpo, anche fin troppo bene, per i suoi gusti.
-Perdonami, non stavo criticando te. – provò a rimediare.
-Tranquilla. – rispose serenamente, ripassandole il piatto con i pezzi di carne ben selezionati, e completamente ricolmo anche di piselli, carote, una salsa rossa e qualche fetta di pane nero. Dany osservò prima le pietanze accuratamente posizionate e poi anche la maschera che occultava il volto di suo fratello, cercando di indovinare la sua vera espressione, ma le fu praticamente impossibile. Nel suo campo visivo entrò il Re del Nord, si sentì le guance avvampare e spostò subito lo sguardo alla sua destra dove ritrovò Lady Lyanna intenta a parlare con quello strano Guardiano della Notte dal volto vitreo.
-Se continui a fissare il Lupo Bianco a quel modo, vedrai che Lyanna scaglierà la sua ira pure su di te. – la voce di suo fratello le giunse come la lama di un coltello. Si voltò verso di lui. La bile le era salita alla gola e faticò a mandare giù il boccone che aveva appena messo in bocca.
 


Con un cenno della mano Jon diede il via alle danze e Mance Rayde con la sua piccola arpa leggera compose le note di una canzone che Lyanna non credeva possibile udire più in quella sala. La canzone della Rosa dell’Inverno. Voltò lo sguardo sconcertato verso suo fratello al suo fianco
-Gliel’hai detto tu di farla suonare? –
-No, questa è tutta farina del suo sacco. – ammise l’uomo – le romanticherie non sono nel mio genere, dovresti saperlo. Lui deve averle ereditate nel sangue. – rise, e stranamente anche a lei venne da ridere, poi proseguì guardando il bruto – non pensavo che il re oltre la barriera avesse una simile passione. A quanto pare i reali negli ultimi vent’anni non fanno altro che strimpellare arpe… - scherzò – strano che Jon non si sia dilettato ad imparare quest’arte, ma se ha preso da te, è comprensibile. – sorrise zittendosi all’improvviso, quando suo nipote spostò lo sguardo su di loro.
-Qualcosa non va? – chiese vedendoli parlare affiatati.
-No, tesoro. Stavo solo ricordando al mio fratellino, quanto nostra madre amasse questa canzone. – disse la donna fingendo non curanza e tirando un calcio sotto al tavolo in direzione di Benjen. Jon rimase stupito nel loro improvviso silenzio. Inavvertitamente spostò il suo sguardo verso il Principe Drago e la sua splendida sorella e notò che lei era in piedi e lo stava spronando al alzarsi. Sembrava che lo stesse persuadendo ad iniziare un ballo. Senza accorgersene si alzò pure lui, sotto lo sguardo attonito di sua madre e di tutti i presenti nella sala. Anche i due signori dei draghi lo fissarono. Jon si sentì in imbarazzo e per levarsi da quel vergognoso impiccio, prese per mano sua madre.
-Balli con me, madre? – Lyanna non ebbe timore a dargli una risposta, solo avrebbe preferito le note di qualsiasi altra canzone.
 
Non è un profumo in più
Non è il vento, ora sei tu
Non mi lascia tempo
È qualcosa che
Assomiglia a te dentro
 
-Vorrei sapere perché mi lascio sempre coinvolgere in simili situazioni. – serrò la mascella irritato. Rhaegar ripensò a tutte quelle volte in cui si era lasciato mettere in mezzo in problemi di cuore di altre persone.
-Non so a cosa tu ti stia riferendo. – Dany finse di non capire, e lo costrinse a roteare su loro stessi. Rhaegar cercava di starle dietro, ma lei non sapeva assolutamente come si ballava nei Sette Regni, a dire il vero non aveva mai ballato in vita sua, come le aveva detto a Dorne, per cui decise di prendere in mano la situazione.
-Lascia che conduca io. – le propose. Sua sorella rimase a fissarlo maliziosa, ma si rese più mansueta. Erano soli a ballare. Draghi e Lupi. Nessun altro si stava inserendo. Rhaegar sperava che altri prendessero il coraggio, Dany sembrava avere per la testa solo uno scopo, ma lui voleva accuratamente evitarlo.
-Perché continui a spingermi sempre più ai lati della sala? – non era stupida se ne stava accorgendo. Lui le sorrise.
-Non ti farò avvicinare ai lupi. – le svelò, aveva capito le sue intenzioni, ma non le avrebbe dato corda – non ti permetterò di mettermi nella condizione di invitarla a danzare con me. –
-Lo sto facendo per te – puntualizzò lei – il mio piano è dunque così prevedibile? Eppure credevo di averlo escogitato bene… -
-Sono più vecchio di te… queste cose le ho imparate da tempo. – le sussurrò all’orecchio – non mi devi certo spiegare come funzionano. – le sorrise allentandosi quel tanto per guardarla negli occhi – nel momento in cui tu esortassi mio figlio a ballare con te, l’etichetta stabilisce che io chieda lo stesso a lei. –
-Magari trovandovi a ballare assieme… potrebbe rinascere quella scintilla che hai spento pochi giorni fa e scusarti per quel tuo atteggiamento sconsiderato, irrispettoso… – gli sorrise civettuola.
-Magari invece potresti ficcare il tuo regale nasino in altre faccende. – la interruppe lui – non ho nulla di cui discolparmi, semmai è lei che mi deve delle spiegazioni! – affermò nervoso, muovendo la testa di lato.
-Spiegazioni? – domandò incuriosita – a che proposito? – era chiaramente confusa.
Non poteva essere a conoscenza di ciò che era davvero accaduto durante la missione a Ovest, tuttavia non era stato il comportamento di Lyanna ad irritarlo. Lei si era comportata esattamente come c’era da aspettarselo. Determinata, fiera e coraggiosa… ma come era già avvenuto in passato, nel momento in cui si era trovata più debole, aveva cercato conforto nell’abbraccio e nel trasporto con un’altra persona… era stato disposto anche a perdonare ogni cosa. La ricerca di attenzione che lei provava era chiaramente dovuta dalla sua perdita, di certo non gli era mai sembrato che Lyanna lo avesse dimenticato. In ogni cosa che faceva, in ogni suo gesto, in ogni sua parola… perfino gli occhi anche quando non piangevano versavano lacrime. Lo vedeva, non era cieco… aveva provato a darle un lieve conforto con le parole, e quando non era più servito, le aveva riservato attenzioni con piccole cose quotidiane che sapeva lei avrebbe apprezzato, ma di certo non ricondotto all’uomo che le mancava. Aveva provato a fare di tutto affinché Lyanna non riconoscesse in lui nemmeno una briciola del suo amore perduto, anche se c’erano state volte in cui le aveva sussurrato parole criptiche quasi nella speranza che lei lo scoprisse. Ma su una cosa non transigeva e lei lo aveva deluso. In quella stanza all’interno del castello dei Glover, Lyanna aveva appoggiato le labbra alle sue, dapprima con incertezza, poi sempre più spinta dall’ardore e dal desiderio. Rhaegar incondizionatamente aveva risposto a quel bacio, quasi certo che lei lo avesse riconosciuto, ma quando l’aveva sentita abbandonarsi su di lui, sciogliendo la disperazione in lacrime amare, aveva capito che invece si era spinta oltre la soglia di quello che lui da sempre le aveva imposto. Era uno stupido insegnamento di Arthur, che a lui era passato tramite Lewyn. Ogni parte del corpo di un uomo, dagli occhi, alle mani perfino i suoi lombi, potevano anche essere di tante donne, ma le sue labbra erano l’espressione fisica del cuore. Quelle appartenevano solo ed esclusivamente alla donna che possedeva la loro anima. Per Rhaegar quella donna era Lyanna, e le aveva sempre detto che non amava la condivisione e non transigeva che lei potesse mai appartenere ad un altro uomo. Per quello era diventato così letale quando Gerold Dayne si era impossessato di qualcosa che gli apparteneva, costringendo Lyanna a quel bacio forzato in cui mancava davvero poco che lei non lo mordesse. Ma in quell’occasione non le aveva dato alcuna colpa; era vittima della situazione, non poteva in alcun modo combattere, anche se il suo spirito si rifiutava di concedersi a lui. A differenza invece di ciò che era accaduto nelle sue stanze. In quel caso era stata lei volutamente ad avvicinarsi a lui, baciandolo e cercando un conforto in quel contatto. Rhaegar non l’aveva mai obbligata a cercarlo o a doverlo ripagare in qualche modo… usava come scusa i diritti della prima notte quando lei provava a porgli qualche domanda, si burlava di lei, cercando di mostrarsi l’uomo che non era, eppure Lyanna aveva comunque ceduto una parte della sua anima a Viserys. Questo Rhaegar non poteva accettarlo in alcuna maniera. Probabilmente era una cosa alquanto sciocca, ma per lui era di vitale importanza. Riguardando sua sorella, però ebbe la chiara sensazione che lei non potesse comprendere.
Inoltre lei non poteva nemmeno sapere le parole che si era scambiato con Jon la mattina che gli aveva fatto dono di Obsidian. Non gli era andato a genio neanche il fatto che suo figlio avesse un giudizio così basso di suo padre. “Lyanna possibile che tu abbia scordato di rivelargli che non sono l’uomo che per anni gli hanno fatto credere? Non gli hai quindi raccontato proprio niente al fine di ottenebrare l’infamia del mio nome perpetuata per tutti quegli anni?”
-Nulla che ti riguardi. – rispose scontroso nascondendole ogni realtà che lo turbava. Lei lo fissò alzando un sopracciglio esasperata.
-Sei proprio arrogante e presuntuoso, quando ti chiudi dentro quel guscio di scaglie di drago! – Rhaegar si limitò a fissarla, ma restò in silenzio – per cui non ti infuriare, se poi lei ti farà impazzire di gelosia col prossimo che le capita a tiro. – si indignò la giovane.
-Non accadrà ciò che immagini. – la sua voce era alquanto irritata – Lei non sa chi sono realmente, per cui non si sentirà mai in dovere di mettermi in difficoltà… – cercò di spiegarle – e chiariscimi, cosa ti rende così certa che io sia geloso? – a quell’affermazione lei sorrise furbamente.
-Solo una banale supposizione, mio adorato fratello – gli fece una smorfia furba – infatti è bastato solo che una stella oscura minacciasse di chiederla in moglie, per farti esplodere come un’ampolla di altofuoco. Hai levato il potere dalle mani di Ser Dayne, lo hai fustigato come un comune plebeo scoperto a rubare una mela e sei riuscito a farlo inginocchiare ai tuoi piedi, cosa molto rara per un dorniano. – sogghignò al suo improvviso silenzio – sei stupito che sia a conoscenza di tutto ciò? La principessa Arianne  mi ha gentilmente informata degli eventi successi a Deepwood Motte, per mettermi al corrente che il comando ora era passato a Ellaria Sand, ma ha ben precisato quanto era stato fatto al suo pupillo, nella speranza di rendergli salva la vita, credo. Inizialmente mi ero preoccupata, non ti credevo tanto malvagio, ma poi Barristan mi ha svelato che diventi molto severo se toccano le persone a cui tieni. – Rhaegar spostò lo sguardo di lato stizzito visibilmente, che fosse a conoscenza di tali eventi.
-Suvvia non ti adirare così. – continuò lei con fare scherzoso – ammettilo che sei geloso, protettivo, possessivo e uccideresti chiunque provasse anche solo a torcerle un capello. –
Lui inaspettatamente colse l’occasione per prenderle un fianco ed avvicinarla ancora più a sé.
-Potrei anche ammetterlo… – rimase al gioco, accostando i loro volti, come se volesse darle un bacio sulle labbra. Dany rimase sconcertata da tanta intraprendenza e gli sorrise titubante. – ma dimmi sorellina, vogliamo appurare se tale sentimento è stato ereditato anche dal mio sangue? – le prese il mento per impedirle di allontanarsi.
-Cosa stai insinuando? – la sua voce però tremava imbarazzata.
-Dovresti sapere che non mi sfugge niente. Il tuo legame con mio figlio si è notevolmente rafforzato di questi tempi, in modo estremamente veloce oserei dire. E gli sguardi che vi lanciate, fanno trasparire che qualcosa deve essere successo in mia assenza. – continuò a fissarla mantenendo lo stesso tono e tenendola stretta tra le sue braccia.
Dany osservò con timore le orbite nere della maschera di fronte ai suoi occhi.
-Rasserenati, non voglio conoscere nei dettagli ciò che avete fatto… quelli te li lascio assaporare in solitudine nelle tue stanze – le concedette sussurrando quelle parole direttamente nel suo orecchio – ma mi vedo costretto di metterti in guardia anche questa volta. – si fermò, fissandola intensamente negli occhi, anche se lei non poteva vederlo, lo intuiva ugualmente.
-So bene che rischi possono incorrere. Sei stato più che chiaro con Griff a suo tempo e ora non mi devi fare di nuovo la paternale. – rise acida lei.
-E gli eventi ti hanno messo in luce che avevo ragione su di lui, tuttavia hai voluto fare di testa tua e la sorte è stata dalla tua… o sarebbe meglio dire che è andata bene a quel giovane. Seppur avevo giurato a Jon Conninton di non ucciderlo, mi sono trovato più volte a reprimere la voglia di brandire la spada nuovamente con lui. Ma gli ho permesso di vivere, dato che il tuo sorriso sembrava in parte dipendere da lui. Se però avesse provato a farti del male, se la sarebbe vista con me seduta stante! – gli confessò, poi sospirò profondamente e quando tornò a parlare usò un tono ancora più grave – Per quanto riguarda Jon però… in quanto suo padre, ti chiedo di non farlo soffrire inutilmente. –
Dany si ammutolì e rimase ad ascoltarlo incredula per quella sua ammissione improvvisa.
-Ne ha già passate tante… Non ha ricevuto gli affetti che io e sua madre avevamo previsto per la sua infanzia. Ha vissuto in una famiglia che, seppur gli volesse bene, lo ha sempre etichettato per il bastardo che non era. Non biasimo Ned Stark per la sua scelta, questo certamente gli ha permesso di restare nell’ombra da ogni sospetto e di vivere lontano dalle spie di Robert… ma non ha sicuramente giovato al suo animo tormentato. Per anni ha creduto che sua madre lo avesse abbandonato, e che suo padre avesse perso l’onore, amando sua madre all’infuori di un matrimonio. Non ha conosciuto la sicurezza di un nome di famiglia sulle spalle ed è cresciuto come un reietto. Allontanato da qualsiasi titolo o carica importante. Ha sudato per ottenere la rispettabilità alla Barriera, ma alla fine è stato tradito dai suoi stessi confratelli. Ha perso la donna che amava e si sentirà responsabile per sempre della sua morte, etichettandosi come un traditore. Sono fallimenti che si porterà dentro per tutta la vita ed il baratro che separa la felicità dall’oblio, è talmente sottile che può inciamparvi al suo interno in ogni istante. Lui non sa ancora di avere il fuoco nelle vene, forse lo sente, ma non lo riconosce. Paventa ciò che io gli ho trasmesso in eredità, come se dentro al mio seme potesse celarsi un demone delle fiamme pronto a sovvertire in un baleno ogni sua convinzione. Ho avuto modo di credere che tema il legame che ci unisce a lui. Non ha alcuna certezza di chi è in realtà, o di chi dovrà essere… - emise un profondo sospiro che gli gonfiò il petto solo per un lungo istante, prima di lasciarlo andare – Per cui, Dany, ti supplico, non dargli false speranze se non ce ne sono. E non farlo cadere volontariamente in quell’abisso. Non ne risalirebbe più… e con lui cadremmo sia io che sua madre, non per andare a riprenderlo però, ma per accompagnarlo. – si fermò un attimo affinché lei prendesse quelle parole come un chiaro ammonimento – ma prima mi troverei costretto a farti rimpiangere il male che gli hai inferto. Te ne prego dunque, non farlo soffrire, te lo chiedo con il cuore in mano, Daenerys. – la fanciulla rimase a guardarlo senza dire una parola per diverso tempo. La vide socchiudere gli occhi e abbassare il capo appoggiando la fronte sul suo petto. Quando lo rialzò, puntò lo sguardo su di lui, un luccichio tremulo gli usciva dalle ciglia.
-E se fosse invece lui ad avermi già fatta soffrire respingendomi e facendomi sentire inadatta? –
 
Spina e poesia
Chiara malinconia
Non lasciarmi più
La rosa dell’inverno sei tu
Ormai so cosa sei per me
 
Sua madre non smetteva un attimo di ridere. Non voleva prenderlo in giro, glielo aveva ripetuto un sacco di volte, eppure Jon ce la stava mettendo davvero tutta per seguire il ritmo della musica, ma aveva sempre odiato quelle cerimonie eleganti e non si era mai davvero impegnato ad imparare i passi delle danze, oltretutto erano passati anni dall’ultima volta in cui aveva potuto parteciparvi. Non riusciva proprio a ricordare come mettere i piedi, e cercava unicamente di evitare di pestare quelli di sua madre. Inavvertitamente le calpestò ancora la punta della sua scarpetta, ma se ne rese conto in tempo, finendo per stare con tutto il peso sul tallone e permettendole di fuggire in tempo dall’ennesimo pestone. Lei ovviamente era scoppiata a ridere ancora.
-Ti prego Jon… - cercava di trattenere a stento una risata – non avercela con me… ma fai delle facce troppo buffe… - continuava ad osservarlo e ridere.
-Perdonami madre, forse non è stata una buona idea quella di invitarvi a ballare. – abbassò le spalle scoraggiato, ma lei gli diede un pizzicotto sul collo, dove la pelliccia finiva. Lui sussultò e drizzò la schiena con fare teso.
-Non abbatterti, quando sei di fronte a così tante persone! Ricordati che sei mio figlio, sei uno Stark di Grande Inverno, nelle tue vene scorre il sangue di re e tu stesso sei un re. – aveva pronunciato quelle parole duramente, ma fiera di essere sua madre. Jon le sorrise, ma non le disse che l’ultima frase preferiva interpretarla riconoscendo solo i Re dell’Inverno che lo avevano preceduto, tralasciando invece la dinastia dei draghi. Questo lo portò a guardare i loro discendenti proprio dietro le spalle di sua madre. Udiva il frusciare dello splendido abito porpora di Daenerys, anche se lo aveva visto solo di sfuggita all’entrata, aveva scorto il pizzo nero sul corpetto e i veli sulle braccia che riprendevano la forma delle fiamme. I lunghi capelli erano attorcigliati su un lato del capo, lasciando scivolare gli argentei boccoli vaporosi, avvolti di tanto in tanto da treccine sottili che scendevano a spirale verso le punte. Aveva dei gioielli con la testa dei draghi al collo e alle braccia. Sul suo capo splendeva una corona in oro giallo con rubini incastonati, rossi fiammanti. Suo fratello invece indossava una casacca lunga di colore amaranto. Sul petto aveva dei decori lineari in argento. Le maniche e le brache invece erano nere, sulle spalle degli spuntoni argentei simile alla cresta sul dorso dei draghi. Ad un orecchio portava uno strano gioiello che girava attorno al suo padiglione auricolare; era in oro nero e all’estremità più bassa oscillava un rubino di forma allungata. I capelli erano perlopiù sciolti, ma dalla fronte partivano cinque trecce a spina di pesce che proseguivano fino a metà testa. Tra una treccia e l’altra vi erano posizionati tre draghi in oro bianco smaltato di nero, posti a uguale distanza l’uno dall’altro. Le loro fauci fermavano una sottile catenella a cui erano appesi sette gocce di rubini che andavano ad appoggiarsi sulla sua maschera.
Erano entrambi estremamente eleganti e anche molto aggraziati. Avevano un portamento maestoso semplicemente restando fermi ad osservare il panorama dalle mura del castello, o seduti a leggere o ad intrattenersi con Tyrion Lannister. Era un incanto rimanere ad osservarli in qualsiasi cosa facessero, Jon fingeva spesso di ammirare il cortile, ma i suoi occhi in realtà seguivano ciò che restava del sangue di Valyria. Restava incantato a vedere il principe Viserys che si allenava con la spada, sfidando Barristan Selmi o un immacolato a scelta, e faticava a distogliere lo sguardo, quando Daenerys sedeva ai consigli e studiava una strategia. Quella sera aveva posato gli occhi su di loro troppo a lungo, se ne rendeva conto, ma non aveva resistito quando si era accorto che erano assurdamente perfetti in ogni loro gesto… li aveva visti parlare, ridere, stuzzicarsi… suo fratello le aveva perfino tagliato la carne, lasciandola in attesa di una succulenta porzione accuratamente selezionata… Un sentimento di gelosia gli era nato, senza che potesse nasconderlo ed era stato proprio questo a renderlo così nervoso e a convincerlo a scendere a ballare, altrimenti mai in vita sua avrebbe ascoltato un simile richiamo. Con la coda dell’occhio notò i lunghi capelli argentati del principe. Sapeva che non potevano essere quelli di Daenerys, perché erano lisci, lei invece li aveva più mossi… li conosceva bene e certe notti sognava anche di affondarci ancora le dita tra essi e baciarle la pelle nuda e candida… era un richiamo tentatore a cui doveva trovare in fretta un rimedio.
-Tutto bene tesoro? – la voce di sua madre lo distolse da quei pensieri, prima che potessero diventare immorali – sei pallido. – constatò lei appoggiandogli il dorso di una mano sulla guancia. Jon si scostò appena da quel tocco, come se la cosa lo infastidisse, ma se ne pentì quasi subito.
-Se c’è qualcosa che ti preoccupa, ti prego di parlarmene… - sua madre aveva capito che non era per i pestoni che le aveva dato o per il fatto di non essere portato nel ballo – Jon, sono tua madre, puoi dirmi cosa ti assilla così? – proseguì lei in asia – è per i signori dei draghi? – azzardò.
-No… – mentì, ma lei lo capì e gli mostrò un’espressione accentuata. Sospirò e decise di dirle una mezza verità – è che a volte penso che loro siano sempre così… - cercò la parola per esprimere il suo pensiero.
-Perfetti? – lo anticipò lei, nel consenso rammaricato del suo volto, capì che ci aveva azzeccato – Jon se tuo padre fosse qui, ti avrebbe sicuramente apostrofato su questa tua sciocca considerazione. I Targaryen non sono divinità scese in terra, come molti insistevano a pensare, e non sono nemmeno dei crudeli demoni… non tutti almeno! Sono delle semplici persone, esattamente come noi, hanno dei sentimenti, hanno delle emozioni e hanno anche i loro timori, che il più delle volte celano di fronte ad uno sguardo distaccato, ma esistono persone che riescono ad entrare nella loro anima e rendere quelle paure, futili. – affermò persa nei suoi ricordi.
-E voi eravate una di queste? – cercò di interpretare ciò che diceva.
-Lo ero per lui, sì. – Jon sentì sua madre appoggiare il mento sulla sua spalla – ma non era la sola – emise un sospiro – c’erano anche tante altre persone che avevano reso la sua anima una sfumatura mista di tanti colori, dai toni caldi e accesi a quelli più freddi e cupi. –
-Io mi sono solo ed esclusivamente visto in nero… - definì amareggiato.
-Uno dei colori pacchiani che tuo padre tanto amava. – lei si ritrasse per guardarlo negli occhi e donargli una carezza sulla guancia. Jon si vide riflettere nelle iridi grigie di sua madre – L’apparenza può ingannare; ciò che noi vediamo perfetto nell’aspetto o nel atteggiamento, per loro può essere anche visto come un’anomalia. E ciò che li rende affascinanti ai nostri comuni occhi, a loro può sembrare solo la conseguenza di un’eredità di geni infelicemente uniti assieme. C’è chi non la pensava così, ovviamente, ma ci sono stati in passato principi che sono rimasti ammaliati invece, da chi possedeva dei tratti completamente diversi da quelli della propria casata. Hanno saputo trovare l’avvenenza in altro che non fosse ordinariamente l’aspetto fisico o la grazia dei modi. –
-E’ quanto è successo tra di voi? Mi stai dicendo quindi che è passato oltre alla tua bellezza…? – era confuso – cosa cercava in realtà? –
Sua madre rimase a guardarlo con le labbra socchiuse. Negli occhi un dolore misto a qualcos’altro che non seppe spiegarsi. Era come se stesse cercando di nascondere un segreto, ma allo stesso tempo pareva in cerca delle parole da rivolgergli. Termini che a quanto pare non riuscì a trovare, o che non ebbe il tempo di cercare, perché senza rendersene conto, sbatterono contro i due fratelli Targaryen. Jon involontariamente l’aveva trascinata verso di loro. Rimase spiazzato quando, con disinvoltura Daenerys abbandonò le braccia del fratello, gli sorrise e si scusò per la sbadataggine
-Perdonatemi, timpys zokla. – la vide muovere il capo verso il basso in segno di scusa – per farmi perdonare posso richiedere un ballo? – Jon come fosse stato costretto da un sortilegio, lasciò le mani di sua madre per prendere quelle della regina, da cui non aveva ancora levato gli occhi.
 
 
Si accorse solo all’ultimo che Jon le stava lasciando le mani. Oramai la regina dei draghi aveva rapito tutta l’attenzione si duo figlio e lo stava coinvolgendo controvoglia, o così si augurava lei, in una nuova danza. Lyanna ebbe solo un pensiero in testa nel vederlo così ammaliato. Non pestare la coda ad un drago, Jon, le sue reazioni sono inaspettate…
Rimase immobile quasi come se fosse stata catapultata indietro negli anni, in un luogo dove il tempo era immobile tra passato e presente. Rivide le maschere, gli abiti sfarzosi, i gioielli, le serpi circondarla e poi improvvisamente una fittizia stella viola prenderla a trascinata a sé. Avvenne più o meno lo stesso in quel preciso istante, ma questa volta non era attorniata da una dozzina di persone, era completamente sola e di maschere ce n’era una sola, e non celava il volto del suo amato, bensì quello di un traditore. Si sentì prendere una mano con un gesto deciso e calcolato che la fece volteggiare su se stessa prima di trattenerla tra le sue braccia.
 

 
-Mia immutabile rosa dell’inverno, quali dei hanno concesso a questo misero uomo l’onore di danzare con la creatura più affascinante dell’intero castello? – Lyanna lo fissò con aria seccata e imbronciata, assottigliando lo sguardo e gonfiando le guance.
-Smettetela di fingere ciò che non siete. – spostò il capo velocemente verso la propria destra – Se non fossimo qui dinanzi a tutti, ma in una radura lontano da cui, vi avrei già infilato una freccia nel petto! – lui si avvicinò al suo orecchio e le sfiorò il lobo con le labbra. Lyanna sentì il tintinnare delle pietre sulla maschera ed un brivido salirle lungo la schiena.
-Avete già colpito una volta in quel preciso punto… - sussurrò – volete ripetere l’esperienza? –
-A quanto pare non devo aver centrato il cuore. – sibilò feroce, mentre si ritrovava a roteare su se stessa ancora condotta dalle sue mani esperte. Era incredibile come sapesse maneggiare il suo corpo, pareva enormemente esperto e portato.
-Chi ve lo assicura? – la schernì ridendo. La fermò mettendole una mano sul fianco, avvolgendo deciso le dita sulla curvatura naturale del suo corpo. Lei pestò un piede a terra sempre più contrariata di come Viserys conoscesse la forma della sua anca. Sentì il calore del suo palmo oltrepassare la stoffa dell’abito.
-Dovreste sentirlo a pelle, l’odio che provo nei vostri confronti. –
-Bizzarro… eppure ciò che traspare dai vostri occhi ha la parvenza di un sentimento molto più simile all’amore, oserei dire. – rise, e con un colpetto del polso la fece aderire al suo corpo. Lyanna si sentì quasi male fisicamente per quella pressione contro il suo ventre e cercò di distaccare almeno il petto, ma il gonfiore dei suoi seni restò comunque appoggiato al torace del principe. Indietreggiò allora col collo e rimase a fissarlo astiosa.
-Non azzardatevi a… - stava provando a dire, ma lui le mise un dito sulle labbra.
-Non vorrete rovinare questo incantevole momento. –spostò la mano sulla sua guancia, mettendo volutamente ora il pollice sulla sua bocca e con delicatezza le accarezzò le labbra – queste vostre labbra per un breve momento mi sono appartenute… -
-E’ stato uno sbaglio ve l’ho detto. – s’impuntò lei – ero sotto effetto del veleno. –
-Eravate molto lucida, mia dea dell’inverno. – la derise – e se vi richiedessi un altro bacio, qui, in questo momento? –
-Non lo avrete, né ora, né mai. – per un attimo pensò quasi di mordergli il dito che continuava a muoversi sul contorno della sua bocca
-Il motivo? – disse perentorio.
-Vi siete già preso troppo mi sembra. – rispose caparbia.
-Risposta sbagliata. – la sua voce divenne dura e con un movimento secco, la fece muovere ancora ad un ritmo di danza molto più frenetico – a volte, lady Stark sospetto che abbiate una predisposizione inaudita a risvegliare il drago. E’ una vostra indole innata, oppure lo fate appositamente? – si mosse rigido, ma le sue braccia la condussero elegantemente.
-Evidentemente io e vostro fratello eravamo gli unici ad andare d’accordo… - disse irosa – i nostri padri si trovarono faccia a faccia e sono certa che il drago abbia tremato di fronte ai lupi quel giorno. –
-Perdonate la precisazione, ma mi risulta dagli annali che quell’esito viene ricordato con una diversa sorte per i lupi. – affermò cupo.
-E’ vero vennero uccisi da un infame che preferì l’inganno al combattimento leale. Ma la storia viene scritta dai vincitori e alla fine i lupi vinsero ugualmente. –
-Un’amara vittoria però. – Lyanna abbassò lo sguardo.
-I sacrifici vanno fatti se il bene supremo lo richiede. –
-E’ dunque questo che vi raccontate la notte prima di coricarvi nel vostro letto, ripensando a quanto avete perso? – la sua voce era fredda – è questo che vi ripetere quando gli incubi vi svegliano? Vi prego, rivelatemi quali parole usate per l’esattezza, sono curioso di sentirle… - Lyanna non resistette più e alzò una mano per schiaffeggiarlo, ma lui prontamente le prese il polso e con noncuranza, simulò una giravolta, fermandola di spalle davanti a sé e incrociandole le braccia sul petto.
-Non avete alcun diritto… –
-…Ad entrare così nel vostro animo? – si appoggiò a lei – a starvi accanto con tale fervore? – si spinse ancora più contro il suo corpo – siamo oramai parte della stessa anima, mia adorata, che voi lo vogliate o meno. – Lyanna voltò lo sguardo per fissarlo negli occhi.
-Non fatevi illusioni: io non vi apparterrò mai davvero. – l’odio trapelava da ogni suo poro. Viserys con un gesto sensuale le sfiorò il viso con le punte delle lunghe dita affusolate, cominciando dalla sua fronte per poi scendere fino al collo.
-Suvvia, non fate la scontrosa, delicato fiore dell’inverno. – Lyanna trasalì, in parte per la carezza, in parte per quell’epiteto – non vorrei mai che vostro figlio scopra il motivo del vostro risentimento nei miei confronti… - si staccò da lei appena quel poco per tornare a guardarla negli occhi.
-Cosa vi fa credere che non glielo abbia ancora detto? – provò ad allontanarsi ulteriormente da lui, ma la sua presa sui fianchi era salda.
-Semplice: ho ancora la testa sulle spalle, e visto il modo affettuosamente morboso che ha nei vostri riguardi, deduco che se fosse già venuto a conoscenza dei fatti, non mi avrebbe concesso di avvicinarmi ancora a voi, figuriamo danzare assieme. –
Lyanna lo guardò minacciosa, lui premette ancora di più la mano sulla sua schiena e con l’altra mano le accarezzò una guancia fino a raggiungere i suoi capelli. Indugiò più a lungo con le dita sui petali della rosa blu. Lei mosse nervosa il capo per rifiutare quella carezza.
-Non provate a toccarmi ancora. –
-Vi piaceva il mio tocco… - e l’allontanò da sé, prendendola per un polso e costringendola a volteggiare ancora un paio di volte prima di afferrarla ancora ad un’anca. Con un gesto secco la riportò contro di sé – …e sono a conoscenza che un tempo vi piacevano anche le ballate, le poesie e le fiabe. – Lyanna fissò i fori neri della maschera intenta a carpirne il mistero che vi celava al suo interno, ma era praticamente impossibile. Certamente Viserys avrebbe avuto lo stesso sguardo di Rhaegar quando voleva celare i suoi sentimenti, uno sguardo che invece la regina Rhaella non aveva mai avuto nei suoi riguardi. Lyanna pensò a quei dolci e malinconici occhi d’ametista brillante che la donna possedeva e comprese che solo lei poteva aver raccontato simili nozioni al suo figlio minore.
-In presenza di un uomo che non siete voi, mi possono ancora piacere. – affermò irosa – vostra madre avrebbe disconosciuto il figlio che siete diventato. A quanto sapevo ambivate a diventare come vostro fratello, ma ciò che siete ora è di gran lunga lontano dall’assomigliarci. Potete anche vantare del suo aspetto, del suo portamento o del suo modo di parlare, ma mio figlio ha molto più di lui di quanto voi possiate mai sperare. –
-Uhm… - Viserys accostò il volto al suo appoggiando guancia contro guancia – dite di aver amato tanto quell’uomo – si mostrò vago e beffardo al contempo – eppure mi spiegate perché il vostro adorato ragazzo ha una così bassa reputazione di lui? – Lyanna stropicciò il naso e la sua bocca fece una smorfia.
-Jon non pensa male di suo padre! – sbraitò – Non osate mettergli in testa assurdità! –
-Non l’ho fatto invero – le rivelò – ma l’ho appurato comunque. Me lo ha detto lui stesso. –
-E ditemi, quando avete avuto modo di parlare ancora con lui? – rispose acida e sarcastica – avete per caso altri doni da presentargli oltre a quell’accidenti di cavallo? – Viserys si allontanò quel tanto per poterla guardare negli occhi e restò in silenzio alcuni istanti.
-Siete invidiosa… di vostro figlio o delle attenzioni che gli riservo? – rise tornando a stringerla tra le sue braccia e continuando a far ondeggiare i loro corpi al ritmo della musica.
-Come osate supporre un paradosso simile! – digrignò tra i denti, ma lui non la stesse nemmeno a sentire.
-Provvederò al più presto di farvi avere un cavallo anche a voi. – le promise sospirando con voce di malcelata vivacità.
-Non vi scomodate, io non mi lascerò comprare! – lo sentì ridere e sfiorarle il collo con le labbra. Ebbe un fremito incontrollato delle spalle – E non comprerete nemmeno mio figlio con simili sotterfugi. – ringhiò arcigna.
-Non ho intenzione di comprare nessuno, solo fare dei semplici doni. – le riferì galantemente.
-Doni dei quali poi vorrete essere ricompensato, immagino – ribattè infuriata.
-E’ così che pensavate funzionasse anche con mio fratello? – chiese scettico – vi ha consegnato in dono la corona di fiori e voi avete pensato di ricambiare dandogli un figlio? – Lyanna gonfiò il petto e si stava apprestando per tirargli un pugno, ma i suoi pronti riflessi la fermarono intercettando la mano già in movimento. Combatterono alcuni secondi puntando solo sulla forza di un braccio.
-Vi farò tagliare la lingua la prossima volta che proverete ad insinuare una cosa del genere. – strattonò l’arto per liberarsi, ma Viserys non glielo permise.
-E voi non dovete osare ad alzare una mano contro di me… - le sibilò all’orecchio – non lo fareste, se solo… - le sussurrò poi cambiando il timbro di voce.
-Se solo… cosa? – brontolò Lyanna a denti stretti – so perfettamente ciò che succedeva dentro le mura del vostro splendido castello alla capitale! Ho visto i segni sulle braccia e sulla schiena di vostra madre! È quello l’uomo che volete diventare? Perché siete già sulla buona strada! – i suoi occhi divennero lucidi – è questo che fate a vostra sorella per avere la sua totale devozione? O lei lo fa a voi, magari? E questo vi sprona a dovervi imporre sulle altre donne che incontrate… - abbassò il capo – non funziona per forza in questo modo. Ci può essere dell’altro. Qualcosa che io e vostro fratello abbiamo conosciuto e che mi auguro pure voi un giorno troviate… -
-Non sono interessato a trovare un bel niente! – decretò secco – e voi non provate a dirmi ciò che devo o non devo essere! Non sono più ciò che ero un tempo: quella persona è morta… molto tempo fa. Mia madre non approverebbe ciò che sono diventato: probabilmente mi guarderebbe con lo stesso sguardo che avete voi ora… ma che importanza ha? Lei è morta, come sono morti tutti coloro a cui tenevo, e voi non avete il diritto di giudicarmi. – mosse lo sguardo come a cercare qualcuno, Lyanna si accorse che lo aveva puntato proprio in direzione di sua sorella, o di suo figlio, non poteva esserne davvero certa – ci sono cose che erano scritte e dovevano succedere. Altre che potevano essere fermate e altre ancora che sono state definitivamente sedate. Mia sorella sta provando a cambiare quella ruota, eppure ad ogni sua azione si avventura sempre più sulla strada che intraprese anche l’ultimo re Targaryen… io, a differenza sua, non mi soffermo più di tanto a considerare se le mie azioni possano essere viste negative agli occhi di estranei. Per raggiungere i miei scopi sono disposto a tutto. –
-Spero che verrete ripagato un giorno per l’impegno che state mettendo a perdere l’onore con simili azioni. – Lyanna si domandò dove la persona che aveva di fronte avesse potuto perdere il suo cuore – vi siete già rifornito di altofuoco? O state attendendo che i chiromanti preparino le ultime ampolle? –
-Agognate tanto l’idea di vederlo in uso, mia lady? –
-Non ho paura di morire bruciata – il suo sguardo era fiero e risoluto – è così che pensate di finire gli ultimi Stark, vero? Vostro padre vi ha aperto la strada meno di vent’anni fa. Vostra sorella aveva intenzione di scagliare i draghi su queste terre, quando ha saputo delle vere origini di Jon… Vi sfido a fare di meglio, Principe Drago. –
-Mai potrei desiderare una simile sorte né per voi né per i vostri famigliari, milady – sembrava sincero ed affranto.
-Non mi incantate. – la donna però non si lasciò abbindolare dal suo tono.
-Ora comprendo da chi ha assorbito l’odio per la dinastia dei draghi... – affermò indignato – perché allora dirgli che non tutti i Targaryen sono dei crudeli demoni? – era tornato a sputare fiamme.
-Voi avete ascoltato i nostri discorsi di recente. – Lyanna non poteva crederci – ci avete messi addosso delle spie! Coccinelle, libellule o in che altro modo le avete chiamate ora? –
-Non ho potuto fare a meno di sorvegliarvi. – svelò lui con pacatezza, come fosse la cosa più ovvia da dire – ma ciò che voglio sapere è perché non avete lottato per screditare il nome di mio fratello? –
-Queste non sono cose che vi riguardano. – provò nuovamente a liberarsi dalla sua stretta.
-E invece mi riguardano eccome. – lui la trattenne a sé tenendola da dietro con entrambe le braccia. La sua schiena premeva nel torace dell’uomo. Per un attimo si ricordò delle danze che aveva ballato con Rhaegar… eppure lui non era Rhaegar.
-Vi riguarderebbero se foste… - Lyanna ebbe un tremolio nella voce, lui la voltò e le strinse per la vita. Non voleva mostrare la difficoltà in cui versavano i suoi occhi a trattenere le lacrime – se foste buono e comprensivo, gentile e altruista come lo era lui… come lo era vostra madre. Ciò che mi chiedo è quanto anche voi e vostra sorella abbiate preso da lei. – gli permise di farle una carezza sulla guancia, ma rimase impassibile e fredda con la voce. Viserys si prese del tempo prima di parlare.
-Più di quanto voi pensiate, mio bocciolo dell’inverno. – quel nomignolo premette nella pietra del suo cuore, raschiando su un fondale di sofferenza ancora inesplorato.
-Dimostratelo allora! – si costrinse a dire a voce più alta del normale – seppur mi sia costato molto, ho parlato a mio figlio di suo padre… gli ho raccontato dell’uomo che era, dei sogni che aveva e della sua dolcezza. – una lacrima le rigò la gote – Ma come può vedere l’esempio benevolo che era, se di fronte a sé ha i suoi fratelli intenti solo a spodestarlo e a minacciarlo al primo segno di debolezza? – la sua voce stava cominciando a vacillare ancor prima che l’ultima nota risuonasse nella sala e lei lasciasse per sempre le braccia di quell’uomo.
 
Non è un dolore in più
È paura o ancora di più
È leggero e strano
È qualcosa che piano
Mi sospinge verso di te
 
Uno sguardo attento aveva seguito ogni loro movimento durante tutto il ballo. Aveva fatto supposizioni, aveva dedotto singolari attenzioni e si era formulato domande che avevano trovato solo una risposta, forse ovvia, scontata e banale, ma era certo di non essere poi così distante dalla verità. Un leggero sorriso era apparso sulle sue labbra screpolate e bluastre, riprodotto anche su quegli occhi azzurro acciaio. Ultimo Drago sei dunque tornato a riprenderti ciò che ti appartiene?
   
 
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