Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: DameVonRosen    20/12/2017    2 recensioni
Un Sandor Clegane crudele e spietato, ma anche incoerente, sofferente e combattuto, che mai vorrebbe fare i conti col proprio passato e con le proprie paure, ma che col tempo si renderà conto dell'inevitabilità di questo scontro.
Storia ambientata nel contesto di GOT, con personaggi nuovi e completamente scollegati rispetto ai libri o alla serie TV; solo alcuni sono stati estrapolati, cercando di farlo nel modo più fedele possibile, mantenendo inalterato il loro Background, la loro storia e il loro carattere.
Amo le storie in stile SanSan, ma in giro ce ne sono davvero molte e il rischio di ripetere quanto già prodotto da altri, o anche scadere nel banale e nel "già letto" era alto. Ho quindi optato per qualcosa di differente :) adoro il personaggio del Mastino, adoro quella sua profonda complessità che ogni tanto emerge.
Non temete se all'inizio il nostro amato Sandrone è apparentemente posto in secondo piano rispetto alla storia, non sarà sempre così ;)
Attenzione: possibile (probabile) linguaggio volgare, scene violente o contenuti forti.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Bronn, Nuovo personaggio, Sandor Clegane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate
Capitoli:
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NYMERIA


La porta è chiusa alle mie spalle, corro verso il letto e mi siedo, cercando di calmare la tachicardia.
“Cosa diamine è accaduto?”

Sento un temporale dentro di me, sento emozioni forti, contrastanti e intense che non so placare o calmare; il mio cuore batte a mille, sento paura, eccitazione, rabbia, confusione.
È stato solo un attimo, solo un momento, quando ho sentito la mano di Sandor sulla mia palle.
Qoren.

Ho visto Qoren: c’era solo lui in quel momento, solo lui che mi picchiava e mi penetrava dolorosamente con forza; un acuto dolore nel ventre si è propagato in tutto il mio corpo, come per ricordarmi cosa fosse successo.
Non ho più visto Sandor, non c’era più.
Eppure è successo con Sandor, non con Qoren; ma cosa è accaduto? Il pensiero del suo bacio mi fa diventare improvvisamente lo stomaco pesante, lo sento scuotersi dentro di me come se fosse ubriaco. È accaduto tutto troppo in fretta: mi ha fatta arrabbiare, di nuovo, ma stavolta non sentivo solo ira e delusione, c’era dell’altro; dentro di me sentivo che stava mentendo, sentivo che c’era qualcosa tra di noi e Sandor si ostinava a negarlo. Baciarmi è stata la prova che avevo ragione, ma quando è accaduto non sono nemmeno stata in grado di constatare questa cosa. In quel momento ero in balia delle sue forti mani su di me, delle sue labbra esigenti e passionali, dei suoi profondi occhi grigi, le cui pupille erano talmente dilatate da farli sembrare neri.

In quei momenti non c’era la cicatrice, non c’era Qoren, la mia famiglia, la sua, i nostri problemi; non c’era lo stupro che ho subito, la morta di Bronn, l’ustione facciale di Sandor, le sue brutte maniere. Per un lungo, lunghissimo istante tutto quello che c’era eravamo noi.
Io e lui, una cosa sola, lontana da tutto.

Dentro di me sento il ventre caldo, una strana euforia si instaura in me a quel pensiero: capisco che mi è piaciuto, mi è piaciuto tanto, ma è stato giusto?
Cosa siamo io e lui? Come mi vede lui? Probabilmente l’ha fatto perché gli andava e basta, come farebbe con qualsiasi altra donna, sono io che mi sto costruendo castelli mentali e paranoie sui miei presunti sentimenti.
Sentimenti.

Cosa provo per Sandor? Riconoscenza? Affetto? Vicinanza? Amore? No, è un miscuglio di emozioni troppo forti e troppo contrastanti. Non gli voglio sempre bene, talvolta lo odio per il suo orrendo modo di fare, per il suo imporsi con la forza fisica e verbale, per il suo ostinarsi ad essere crudele a priori. Altre volte invece lo guardo e vedo qualcosa di bello, qualcosa di complicato ma unico, qualcosa per cui lottare e qualcosa da difendere.
Non so se ho fatto la cosa giusta a farmi baciare, temo di aver soltanto creato ulteriori fonti di problemi. Ma lui era lì, nella sua forza come nessun altro al mondo, stringendo le mani sul mio corpo come se dovesse constatare che fossi reale; mi guardava con astio, ma anche con desiderio, con comprensione e affetto. Vedevo la sofferenza nel suo sguardo, vedevo anche dispiacere, rammarico e incoerenza per la sua vita e per le sue scelte; ed era così vicino a me, il suo cuore batteva all’unisono con il mio, non potevo tirarmi indietro.

Mi rendo conto che volevo quel contatto, volevo sentire che non fossero solo mie paranoie, volevo avere un qualcosa di tangibile a cui aggrapparmi; forse sono solo una ragazzina viziata in cerca di attenzioni e affetto, ma sento che con lui ho provato qualcosa di più, sebbene dubito che per lui sia stato lo stesso. Mi ha ferita quando mi ha detto che ha fatto tutto quel che ha fatto per l’oro e lo conosco ancora poco per dire che era tutta una balla, che non c’era nulla di vero in quella frase.
La mia mente torna a pochi istanti fa, quando il contatto è diventato più esigente, quando l’eccitazione è cresciuta e le sue mani mi stavano spogliando. Realizzo che in quel momento ero eccitata come mai mi era successo in vita mia, capisco che volevo essere spogliata, volevo avere più contatto, più passionalità con Sandor Clegane. Ma qualcosa mi ha fermata, qualcosa che purtroppo conosco bene e che non mi ha permesso di essere me stessa a pieno; rifletto su cosa starà pensando ora l’uomo che ho cacciato via da me in così malo modo e senza un’apparente ragione. Non merita di essere trattato così da me, non è giusto e mi fa infuriare che sia stata proprio io a comportarmi così male verso di lui, sebbene la mia non sia stata una cosa voluta.

Qoren deve pagare per il male che ha fatto, costi quel che costi; come ha detto Sandor a proposito di suo fratello, ogni giorno in più che passa vivo è un insulto a chi ci ha lasciato a causa loro.
 




SANDOR


Ho fatto una stronzata. Decisamente.

Non potevo farne una più grossa di questa, cazzo. Sapevo che mi sarei rincoglionito a stare vicino alla rompiscatole, lo sapevo; eppure, idiota come sono, non mi sono allontanato, ma anzi l’ho pure baciata!
Una lady del genere, una donna come lei che potrebbe baciarsi e scoparsi mezzo mondo si mette a fare la carina con me? Seriamente?!
Un profondo senso di umiliazione e vergogna verso me stesso si impadronisce di me; come ho potuto pensare di fare una cosa del genere? Ok, Nymeria ha ricambiato di sua spontanea volontà, e quindi?

Mi sono rammollito cazzo, mi sono lasciato andare a una cosa che avrei dovuto elegantemente evitare, invece no: come sono bravo io a creare problemi non lo è nessuno. Subito mi torna in mente l’immagine di Nymeria che si stacca, spaventata, e se ne va: so perfettamente perché l’ha fatto, so cosa ha passato e mi sento un coglione a non averci pensato, ad aver agito nuovamente col cazzo, letteralmente.
Figuriamoci se ora vuole riavvicinarsi a me, dopo quello che le ho ricordato.

Ma lo farà, lo so: ora si sentirà in colpa per il suo comportamento e vorrà darmi spiegazioni, quindi si costringerà a vedermi e a raccontare le solite quattro minchiate di cortesia. Mi fa infuriare questa cosa, preferirei che non lo facesse, che non si sentisse in dovere di spiegarmi cose che comunque so già di mio, che non si senta in dovere di niente verso di me. Vorrei solo capire quanto di quello che dice o che fa è mosso dalla solita cortesia di merda delle lady e quanto invece è autentico e lo fa perché vuole farlo.
Non credo di voler avere la risposta onestamente, perché credo già di saperla.

Non vedo Nymeria la mattina successiva e nemmeno il pomeriggio, fondamentalmente perché non sono più dentro al loro palazzo ma me ne resto ben fuori, insieme alle guardie dei Cassel. Non ho interesse a riprendermi il posto di guardia reale, sia per ragioni economiche sia perché così non devo star dietro a quel coglione di Qoren. Non so esattamente cosa voglio fare o cosa sto aspettando, ma mi interessa restare finché i Cassel se ne saranno andati, così da assicurarmi che Nymeria non debba più vivere con quel ragazzino. Non dovrebbe fregarmene molto in effetti, visto poi come sono finite le cose con lei, però ormai so come sono andati i fatti e se si possono sistemare un po’ le cose tanto meglio. Con la montagna di denaro che mi hanno dato potrei andarmene fuori dal cazzo, comprarmi una bella casa e una bella donna e vivere di rendita finché non tiro le cuoia, prospettiva che, dopo vent’anni passati a uccidere e a combattere le guerre di qualcun altro, non mi schifa poi così tanto.

Vedo il bastardo dei Cassel mentre si accinge a salire a cavallo, accanto al padre. Finalmente vedo Nymeria e suo padre fare capolino per salutarli: non che lei ci tenesse molto a questa formalità, cosa che si evince perfettamente dal suo volto. È inespressiva, una maschera di cera, eppure osservandola bene non noto angoscia, rabbia o ira: è calma, oserei dire rilassata, anche se non felice.
Il mio stomaco diventa di piombo fuso quando il suo sguardo incrocia il mio, indugiandovi per un attimo, prima di distogliere lo sguardo, in viso rossa come un’aragosta; è imbarazzata per quello che successo? Lei?!
Non la vedo a cena, sebbene sia stato invitato a cena da lord Dayne in persona, che mi ha chiesto di unirsi ai suoi cavalieri del cazzo: ormai mi considera un eroe per quello che ho fatto, come se fosse per merito mio, oltretutto. Nessuna traccia di Nymeria, ma sento da Lord Tailon che se ne vuole andare di nuovo.

<<… Non capisco perché voglia andarsene! Dopotutto non è più sposata a Qoren, questa casa è sua, perché vuole
fuggire? >> stava parlando con un coglione di corte, forse un cavaliere.

<< Non lo so maestà, forse ha solo bisogno di vedere il mondo. >>

<< Si ma non la farò andare da sola, con quello che c’è in giro al giorno d’oggi! È una cosa indecorosa e indecente che una donna se ne voglia andare a zonzo senza un marito e senza una finalità, non la permetterei mai. >>
Ancora con la storia dell’onore della casata, ma non capisce che quella se ne andrà via in ogni caso? Certo, nemmeno a me entusiasma l’idea di farla andare via da sola, visto che l’ultima volta se non ci fossi stato io sarebbe già morta rinsecchita.
Dentro di me sento una strana apprensione all’idea di cosa le potrebbe capitare là fuori e rifletto su come potrei evitare che la cosa avvenga. Mi rendo conto però che quella ragazza, se si mette in testa una cosa, non c’è nulla che possa dissuaderla, il che mi fa incazzare come poche cose; quello che le è capitato però dovrebbe anche averla spaventata, dovrebbe averle fatto capire che la realtà non è facile da affrontare per una ragazzina che ha sempre vissuto col culo nel burro.

Dopo cena mi accingo ad andare verso le sue stanze. Non so bene perché lo sto facendo, non so bene perché mi stia interessando in questo modo a quella dannata donna, però mi rendo conto che qualcosa è cambiato, che ora non voglio che si faccia del male o che prenda decisioni sbagliate.



 

NYMERIA


Sento bussare alla mia porta e so già chi è senza nemmeno chiederlo, credo di sapere anche perché è qui. Mi prendo coraggio e mi avvio verso la porta: prima o poi le paure vanno affrontate, e i problemi risolti.

<< Buonasera Sandor. >> gli sorrido imbarazzata aprendogli la porta e facendolo entrare. Lo vedo teso e nervoso e lo accompagno fuori sulla terrazza.

<< Accomodatevi, arrivo subito. >>
Torno poco dopo con del vino e un vassoio dei miei dolci preferiti: me ne sono fatta preparare molti perché mi mancavano e ne avevo terribilmente voglia; spero che anche Sandor possa apprezzarli, contribuirebbe a smorzare la tensione.
Mi sedo accanto a lui e glieli porgo gentilmente.

<< Servitevi pure. >>
Indugia un attimo sui tortini, per poi fiondarsi sull’alcool, bevendone due bicchieri colmi; capisco che è nervoso e a disagio, cercando di attenuare l’ansia bevendo.

<< So che vuoi andartene di nuovo. >> dice dopo un po’, intanto che addenta un pezzo di amarena dai miei dolci. Mi coglie impreparata: non pensavo che sapesse questa cosa e in ogni caso non pensavo fosse venuto a parlare di quello; sono contenta però che la conversazione spinosa sia stata momentaneamente accantonata, quindi mi rilasso sullo schienale, guardando il tramonto sul mare.

<< Sono libera Sandor, ora lo sono davvero. >>

<< Beh, le cose non sono andate proprio come volevi. >>
Lo guardo confusa.

<< Di che parlate? >>

<< Qoren non è più qui ma non è stato ucciso, se ne andrà e continuerà a fare l’idiota per chissà quanti anni. >>

<< Non per molto. >>
Resto seria mentre glielo dico, mentre lo guardo negli occhi, mentre gli mostro una piccolissima ampolla di vetro scuro.

<< Abbiamo parlato, prima che se ne andasse. Abbiamo parlato di quello che è accaduto. >>
Sandor è confuso, non capisce di cosa stia parlando e cosa sia quella boccetta.

<< Quando Gerard Cassel ha saputo la verità ne ha parlato con lui, che inizialmente ha negato ma poi è confermato i fatti; è venuto da me poco dopo, dicendo che doveva parlarmi. Eravamo nei giardini sul retro del palazzo…
 

<< Non ho voglia di scambiare una sola parola con te, Qoren. >>

<< Lo so, Nymeria, ma lascia che mi spieghi, lascia che ti dia una mia versione delle cose… >>

<< La tua versione delle cose?! Non esiste una versione di quello che hai fatto, non esiste una versione secondo la quale Bronn e Adrian non siano morti, quel contadino non sia morto e io non sia stata stuprata. Questa è la realtà Qoren, questo sei tu. Non posso incolpare te di questi fatti perché non vi sono le prove, ma voglio che tutti sappiano la realtà su di te, voglio che sia fatta giustizia per le persone a cui hai fatto del male. Forse non salirai sulla forca, non verrai spogliato delle tue terre e dei tuoi titoli, ma noi due sappiamo bene quale è la realtà: non voglio che metti più piede nelle mie terre o che ti avvicini alla mia famiglia, mai più. >>

Il tempo passa senza proferire parola, poi Qoren alza lo sguardo, gonfio di lacrime.

<< Mi dispiace per quello che ho fatto Nymeria, so che mi odi e so che mai potrò sistemare i danni che ho fatto. Ho ucciso la mia famiglia, il mio sangue, ho torturato e ucciso senza motivo altra gente, solo perché mi andava; quello che ho fatto a te l’ho fatto anche ad altre donne. Nessuno mi ha mai capito, io sono così solo Nymeria, io non ho nessuno. Violentare una donna è l’unico modo per stare loro vicino, per avere un contatto umano. Lo so che è sbagliato e che ti ho fatto del male, ma non volevo, ti giuro che non volevo; lo so che non mi credi, ma mi dispiace per quello che ho fatto Nymeria: vorrei poter tornare indietro e sistemare tutto, vorrei non essere nato così, vorrei che tu mi credessi. >>

Dopo un lasso di tempo indefinito, prendo la parola.

<< Sei solo perché fai del male alle persone e a chi ti sta attorno, Qoren. Vedo che ti senti in colpa per quello che hai fatto, vedo che hai compreso di aver sbagliato e ti credo su questo.
Io… io ti perdono per ciò che hai fatto. >>
 
<< Ti sei rincoglionita tutta d’un tratto?! >> Sandor mi guarda come se fossi pazza, confuso e anche un p’ arrabbiato.

<< Ho detto che lo perdono per ciò che ha fatto, non che d’ora in poi non sarà successo niente. Semplicemente, ha capito i suoi sbagli e io l’ho visto: ho visto la sua sofferenza e la sua contrizione, nulla di più Sandor. È pentito per quello che ha fatto, meritava qualcuno che lo comprendesse e gli stesse vicino, in quell’istante. Questa era la mia parte, il mio perdono; dopodiché c’è stata la giustizia. >>

Gli avvicino la mano con l’ampollina al centro, che lui prende in mano e la osserva. Riesce a malapena a tenerla tra le dita, tanto è piccola.

<< Ho detto di averlo perdonato per quello che ha fatto ed è vero, ma questo non è quanto. Dovevo fare giustizia e sapevo che non avrei potuto ottenerla da nessuno, così me la sono presa.
Questo non è un semplice veleno, è il Lungo Addio: non esiste al mondo una cura o qualcosa che lenisca il dolore che provoca; ne basta una sola goccia per uccidere un bambino in un giorno, tra atroci sofferenze. Io ne ho messa una goccia nel bicchiere di vino che gli ho offerto quando l’ho perdonato: morirà tra un mese, forse due, vomitando sangue e coprendosi di piaghe, avendo allucinazioni terrificanti e non riuscendo a mangiare quasi niente. È una morte orrenda, solitamente le persone si suicidano prima, ma io non volevo qualcosa di rapido: volevo che soffrisse per tanto tempo, come ha sofferto Bronn in quegli ultimi dieci minuti della sua vita; come soffro io ogni giorno da quando mi ha violentata.
Questa è la miglior giustizia che potessi fare ed è una cosa che prescinde dal mio perdono, perdonarlo non significa fare giustizia: prima è stato perdonato, poi ha fatto i conti con quanto ha compiuto. >>

Sandor mi guarda in modo indecifrabile, non capisco se è confuso o arrabbiato o sorpreso; mi restituisce l’ampolla vuota. L’aria diventa carica di tensione: di nuovo non sappiamo di cosa parlare; o meglio, l’argomento ci sarebbe anche, ma nessuno dei due ha voglia di affrontarlo. Il vino comincia a prendermi la testa, sento che vorrei parlare con lui di nuovo, vorrei stringerlo di nuovo, vorrei baciarlo di nuovo; scaccio via quel dannato pensiero cercando di concentrarmi sulle cose da dire.

<< Mi dispiace per l’altra sera, ti devo delle spiegazioni per il mio comportamento, non meritavi di essere respinto in quel modo. >>

Un’aspra risata si solleva da sotto i baffi di Sandor, che mi guarda con scherno.

<< Vengo respinto da tutta una vita, ragazza, non c’è bisogno che mi intorti con paroline gentili. Ad ogni modo non c’è bisogno che mi spieghi nulla: ho già capito tutto. >>
Immancabilmente sento il mio viso avvampare dalla vergogna senza che ne capisco il motivo, ma cerco di restare calma.

<< Potresti anche evitare di rispondere sempre con quel tono maleducato. >>

<< Ne ho piene le palle di queste cazzo di frasi di cortesia! Dimmi un po’, quante delle smancerie che mi hai rivolto negli ultimi tempi erano sincere? Quante delle minchiate che spari le pensi davvero o sono pura cortesia da lady? Guarda che puoi anche smetterla di leccarmi il culo e dimostrare gratitudine, ne faccio volentieri a meno.  >>

Mi colpisce.
Non so perché ma le sue parole mi fanno male, mi stanno facendo davvero male. Lui pensa che io finga, pensa che la mia sia tutta una recita in perfetto stile Mia, ma come può pensare una cosa del genere di me? Come può, dopo tutto il tempo passato insieme, dopo tutte le cose che ci siamo detti, pensare che a me non importi nulla di lui, che tutto quello che ho detto è finzione?
Non riesco a controbattere, non so cosa dire e non mi vengono le parole: sono abbattuta, triste e delusa, forse non solo da lui, forse anche da me stessa.

<< Pff come volevasi dimostrare, chi tace acconsente. >>

Lo guardo, ancora a corto di parole. Non so cosa dire, cosa dovrei dirgli? Che si sta sbagliando di grosso? Che tutto era sincero? E poi cosa accadrebbe, ammesso che mi creda? Che situazione si creerebbe?
E lui ricambierebbe? Figuriamoci.
Non posso dirgli la verità, non sono sicura nemmeno io di saperla, cosa gli posso dire?

I miei pensieri sono bruscamente interrotti dal rumore della sua poltrona che cigola mentre Sandor si alza e a grandi falcate si avvia verso la porta e per la prima volta leggo delusione sul suo viso: rabbia e delusione.

<< Sandor! >> si ferma e si volta a guardarmi, ancora accigliato.

<< Io… io m-mi… mi dispiace Sandor. >>

<< Risparmiatelo. >> si volta e se ne va, sbattendo la porta.

Il nervoso mi fa gonfiare gli occhi di lacrime, è una situazione senza via d’uscita. Mi copro il volto con le mani e piango, vergognandomi quasi di mostrarmi. Mi sento una persona cattiva, crudele, che non è stata in grado di dire la verità, una persona che ha causato la sofferenza di tante, troppe persone.

<< Che cosa ho fatto?! >> domando a me stessa, senza trovare una valida risposta.
 



Il giorno dopo mi sveglio presto, non ho dormito molto e sono ancora scombussolata per la non-conversazione avuta con Sandor. Irina entra nella stanza e mi guarda come se fossi un fantasma: ricordo che anche con lei c’è una questione irrisolta dovuta a quel bacio che ci siamo scambiate, ma onestamente credo che non spieghi lo sguardo che ora mi sta rivolgendo.

<< Mia signora! Come state? >>

<< Ehm bene Irina, grazie. Tu? >>

<< Perché non mi avete detto nulla?! Vi avrei aiutata! Mai avrei potuto pensare che accadessero certe cose! >>
Ora comprendo dove vuole andare a parare e mi sento un po’ imbarazzata a riguardo.

<< Io ehm… si lo so, mi dispiace di non avervene parlato, ma non l’ho fatto neanche con mio padre, non potevo fidarmi di nessuno. Inoltre temevo potesse venire alla luce e che potessero esservi ripercussioni. >>

Verità parziale, ovviamente. La realtà è che non potevo fidarmi di lei, è troppo legata a mio padre e non avrebbe mai tenuto la bocca chiusa su un argomento del genere: sarebbe subito corsa a dirlo a mio padre e con ogni probabilità sarebbe stata l’ennesima vittima di Qoren.

<< Sto bene ora, Irina, davvero. Ho solo bisogno di risposare in questi giorni. >>
La vedo imbarazzarsi e nascondere il tutto chinando la testa.

<< Come volete, buona giornata mia signora. >> esce e se ne va.

È arrabbiata con me, anche lei. La capisco, si sente tradita, presa in giro, tenuta all’oscuro della realtà.
Come Sandor.
Solo che Irina la realtà l’ha saputa ora, Sandor no.

Devo parlargli, devo dirgli qualcosa, devo fargli capire che la verità è un’altra, ma prima voglio trovare le parole giuste, non voglio trovarmelo davanti e fare scena muta perché i suoi occhi mi bloccano, perché il suo sguardo mi blocca.
Non pranzo, passo tutta la giornata a buttare giù frasi e pensieri che possano dare un’idea di quello che ho dentro, finché dopo un po’ mi ritrovo davanti qualcosa di compiuto e ben fatto. Me lo preparo bene, stavolta non voglio essere poco chiara, non voglio fraintendimenti.
Esco, non lo trovo.
Cerco ovunque, non c’è.
Diamine.

Chiedo in giro e nessuno sa nulla. Sto cercando di ottenere informazioni da parte di un soldato di mio padre quando un cavaliere mi richiama.

<< Mia signora, se n’è andato. >>
Le mie gambe vacillano. Andato dove? Cosa? Perché?

<< Dove? >>

<< Non ne ho idea, ha parlato di vecchi conti da sistemare, ma era veramente furioso, mia signora, scuro come un temporale. Forse ha detto qualcosa rispetto al castello della sua casata, ma non ne sono certo. >>
Ho già abbastanza informazioni, so dove è andato.

Come faccio ora? L’ultima volta che me ne sono andata da sola mi sono persa, sono quasi stata ammazzata da un cane-lupo e ci è mancato un soffio che non morissi di infezione. Ho paura a partire di nuovo, potrei andare con un cavaliere oppure mandargli semplicemente una lettera in un corvo, risolvendo il problema.
No, non gli dirò quel che devo dirgli con un messaggio scritto a inchiostro, non lo leggerebbe nemmeno probabilmente; è deluso da me e fa bene ad esserlo. Devo parlargli di persona, inoltre temo che se non risolvo questa questione non lo potrei vedere mai più, forse già ora non lo vedrò mai più. Il pensiero di non averlo più accanto mi fa male, non so il perché; il pensiero che quello che c’è stato tra noi possa essere una parentesi ormai chiusa mi fa male.

Mi rendo conto che Sandor Clegane, l’insopportabile, il prepotente, il maschilista, l’arrogante, il presuntuoso e menefreghista Sandor Clegane è entrato nel mio cuore. Lo sento dentro di me, sento un legame profondo e non riesco a capire quando è nato o come si è evoluto fino a diventare quello che è ora. Ma non posso rischiare di non vederlo più, fosse anche l’ultima volta ma gli devo parlare, devo vederlo: devo dirgli la mia verità e voglio anche la sua verità, quella che non mi ha detto perché era troppo arrabbiato perfino per guardarmi.

Mi disgusto da sola per aver fatto quello che ho fatto e non posso accettare che le cose vadano a finire così. Non questa volta, non con lui.
Ormai è tramontato il sole, non posso partire ora, ma preparo tutto il necessario: vestiti, cibo, viveri, armi, il cavallo più veloce che ci sia. Mi viene in mente Dathmed e il pensiero di essere stata io ad ucciderlo mi fa ancora male, ma cerco di scacciare quel pensiero.

Da domani dovrò cavalcare per giornate intere, anche notti se necessario: Clegane’s Keep mi aspetta, Sandor mi aspetta. 


 
NOTE DELL'AUTRICE
Buonasera a tutti i miei fantastici lettori!
Lo so, è un capitolo di passaggio, c'è poca scena e tante riflessioni, ma a questo punto della storia era necessario.
Che ne pensate? Cosa accadrà ora? Attendo come sempre i vostri commenti sul capitolo e colgo l'occasione per ringraziare tutti coloro che dedicano qualche minuto del loro tempo per farmi sapere cosa ne pensano :)
Un abbraccio
M
   
 
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