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Autore: izetsukikun    21/12/2017    1 recensioni
Kitsune!Dazai x Chuuya (Soukoku).
Storia a più capitoli che tratta la triste storia di Chuuya, un ragazzino cresciuto troppo in fretta per aiutare la madre Kouyou e del suo fortuito incontro con la Kitsune, lo spirito della foresta dei sucidi (da cui il titolo).
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Dalla storia:
Il piccolo annuì con la testa preoccupato. Non voleva dargli contro o sicuramente quella creatura l’avrebbe ucciso. Quando si girò per andarsene il piccolo trovò il coraggio di parlare.
“Io...!” disse bloccandosi di colpo.
La creatura si girò e sorrise.
“Tu?”
“Si…io insomma non so neanche il tuo nome.” disse timido, stringendosi per farsi ancora più piccolo.
“Mi chiamo Dazai, Dazai Osamu.” disse lui, sparendo poi senza lasciare una singola traccia, nemmeno un’impronta sulla neve.
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Ringrazio in anticipo chi leggerà questa storia!
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ango Sakaguchi, Chuuya Nakahara, Kouyou Ozaki, Osamu Dazai, Ougai Mori, Ougai Mori
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Non rubo tanto tempo ma, volevo solo avvertire i lettori che le avvertenze della storia sono state inserite solo per i capitoli futuri. La stroria tratta di Dazai kitsune, ovvero Dazai con le 9 code (era uscita la official art della Dark Era) e di un Chuu probabilmente un po' Oc. Detto questo spero possa piacere e spero di ricevere qualche consiglio o suggerimento, magari da poter anche cambiare qualcosa nella storia! Chi lo sa! 
Buona lettura!



AOKIGHARA

 
CAPITOLO 1
 
L’aria soffiava incessantemente tra i rami della foresta.
Le poche foglie rimaste che tremavano, scosse dal vento di dicembre sembravano voler mandare via ogni presenza che potesse addentrarsi in quel fitto paesaggio fatto di alberi e silenzio.
Solo due erano i suoni che si percepivano in quel tramonto troppo scuro; i passi insicuri di un bimbo e l’ululare spettrale del vento.
Il bimbo mosso per lo più dalla voglia di tornare dalla sua mamma e dalla paura non sapeva nemmeno che direzione prendere, sembrava quasi trascinato dal vento, spostato da quelle folate gelide.
La neve, caduta nei giorni scorsi, gli sembrava sempre più fitta ad ogni passo che muoveva; ed i profili degli alberi ormai spogli gli ricordavano i mostri di cui tanto Kouyou gli parlava.
Voleva solo tornarsene a casa, gettarsi tra le braccai della mamma e dormire, fino a quando non intravide una figura nascosta tra gli alberi.
Il piccolo si stropicciò per bene gli occhi: che fosse la stanchezza?
Tremava di freddo e di paura, ma quel ragazzo che si presentava davanti a lui stava fermo a fissarlo, con uno strano sorriso sulle labbra.
Non gli piaceva quella situazione, voleva solo la sua mamma.
Rimase fermo dalla paura, piantando i piedi a terra, tremando e fissando la strana presenza.
Quando il ragazzo si mosse il piccolo non riuscì ad elaborare nessun movimento. Il freddo e la paura lo avevano ancorato li. Se fosse morto?
Probabilmente non avrebbe neanche avuto il tempo di pensarci.
Quella figura misteriosa, avvicinandosi rivelò la sua natura: code folte e bianche come la neve di quella foresta, due orecchie pelose che sbucavano da un ammasso di capelli tanto incolti quanto il suo kimono ricoperto di…sangue? Quello era sangue?
Più quella strana creatura eliminava le distanze tra loro più Chuuya sentiva il cuore sbattere all’impazzata nel petto, fino a che non si fermò. Non sentì, non vide e non provò più nulla svenendo a terra come un cadavere.
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A notte fonda il piccolo si mosse tra le coperte, tra il calore ed il comfort di quella stoffa morbida.
Quando aprì gli occhi chiamò con voce flebile la madre.
“Ko-kou…Kouyou?”
Il moro sentendolo sussurrare si avvicinò al letto dove aveva messo il piccolo e sorrise. Si era finalmente svegliato.
Gli era svenuto davanti, come un cadavere, e la sua temperatura stava raggiungendo il limite così per salvarlo aveva deciso di portarlo nel suo tempio.
Quando Chuuya vide ancora quell’essere sobbalzò per la paura stringendosi nella coperta.
“Cosa vuoi da me bestia?” disse con il tono più minaccioso che riuscì a trovare, senza buoni risultati. Infatti il morso scoppiò a ridere, portandosi davanti alle labbra la mano che finiva in delle lunghissime unghie bianche.
“Bestia…a me? Davvero?” disse lui, dopo essersi calmato, con un tono piacevole e rassicurante.
Il piccolo restò ad osservarlo non sapendo cosa dire. Doveva scusarsi? Chiedere informazioni? Chiedere il suo nome, se mai lo avesse avuto naturalmente, o semplicemente era arrivato alla sua fine e doveva solo che accettarlo?
“Visto che sei di poche parole ti chiederò un paio di cose; intanto come ti chiami e poi cosa ci facevi nella mia foresta?” disse lui, avvicinandosi al letto dove stava il piccolo, sedendosi poi sul bordo.
Con quel poco di coraggio che gli restava, il piccolo farfugliò la sua risposta spiegando alla creatura che si chiamava Chuuya, aveva 10 anni e si era perso a causa di una forte tempesta di neve.
Il moro ascoltò ogni singola parola, decidendo poi di risparmiare quel piccolo bimbo, che poverino non era altro che smarrito!
“Ti riporterò a casa tua, per questa volta…ma vedi di non tornare mai più. Non succede nulla di buono qui dentro…” disse infine alzandosi dal letto.
“Ti aspetto fuori, vedi di metterci poco.” Concluse poi, uscendo dalla stanza, con un tono alquanto rigido.
Non gli piaceva essere così duro ma il suo compito lo esigeva e le emozioni, i sentimenti o qualsiasi altra sensazione umana non gli era concessa.
Il piccolo dopo aver visto sparire la creatura si mise seduto sul letto, premendosi in varie parti del corpo per capire se stesse sognando o se insomma, se era ancora vivo! Constatato che così era scese dal letto ed uscì dalla stanza, chiudendosi nella giacchettina che sua madre gli aveva regalato. Raggiunse l’atrio del tempio, osservandone le caratteristiche e infine vide la figura della creatura.
Stava lì sulla porta ad aspettarlo. Il piccolo lo raggiunse e con gli occhi grandi lo osservò, dicendogli dove fosse casa sua. Il moro sorrise e lo prese tra le braccia, uscendo poi dal tempio.
“Non abiti distante da qui.” disse la creatura sorridendogli e mostrando i canini affilati.
Il piccolo scosse la testa e si perse nelle sue orecchie, che osservava con ammirazione.
Non capiva bene cosa fosse ma, gli stava salvando la vita, quindi poco gli importava. Lo stava riportando dalla sua mamma e questo gli bastava per fidarsi. Durante il tragitto la creatura gli continuava a fare domande: se aveva freddo, se aveva sonno, se aveva fame ecc.
Quando poi arrivarono al villaggio lo mise a terra davanti alla grande entrata e sorrise.
“Ti posso lasciare qui Chuuya, io non posso entrare nel tuo villaggio ma…mi devi promettere una cosa.” disse lui guardandolo negli occhi, cambiando il suo sorriso in un’espressione seria, quasi cupa.
“Non dovrai riferire a nessuno del nostro incontro, intesi?”
Il piccolo annuì con la testa preoccupato. Non voleva dargli contro o sicuramente quella creatura l’avrebbe ucciso. Quando si girò per andarsene il piccolo trovò il coraggio di parlare.
“Io...!” disse bloccandosi di colpo.
La creatura si girò e sorrise.
“Tu?”
“Si…io insomma non so neanche il tuo nome.” disse timido, stringendosi per farsi ancora più piccolo.
“Mi chiamo Dazai, Dazai Osamu.” disse lui, sparendo poi senza lasciare una singola traccia, nemmeno un’impronta sulla neve.
 
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E siamo alla fine del primo capitolo, che ne dite? Vi ho incuriositi un po'? 
Dal secondo capitolo partiranno già i primi casini e poi pian piano scopriremo per bene che tipo di vita conducono i nostri due protagonisti.
Nel frattempo vi lascio con un bacio e un grande grazie!

 
  
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