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Autore: NobleSeaFoam    21/12/2017    0 recensioni
Una serie di reazioni a catena in cui Jeon Jeongguk, Kim Taehyung e Park Jimin sono alle prese con i loro sentimenti e i quattro hyungs dei Bangtan devono sopportare e supportare i più piccoli nelle loro paturnie.
[VMinKook / Side NamJin e YoonSeok] [Non-idol AU]
Si consiglia di aver visto prima il video di Jungkook della vacanza sua e di Jimin a Tokyo. E' carino. Giurin giurello.
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Park Jimin, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Jungkook -


La situazione di per sé era alquanto semplice e lineare, abbastanza palese da essere chiara agli occhi a volte non tanto entusiasti di tutti.

Beh, a parte che a quelli del diretto interessato, ovviamente.
Ma facciamo un passo indietro.

 

Jeon Jeongguk, nato a Busan, classe 97, un ragazzo molto promettente, naturalmente portato per tutto, con la passione per il canto, il ballo e la fotografia.
Un solo tassello risultava imperfetto all’alba dei suoi vent’anni: la sua situazione sentimentale.
Nell’arco degli anni si erano susseguite al suo fianco un cospicuo numero di ragazze con le quali tutto era sempre finito, bene o male, di comune accordo, sebbene la causa fosse la perdita d’interesse da parte del ragazzo non ancora orientato verso l’avere una relazione amorosa, più volto a coltivare le sue amicizie con alcuni ragazzi più grandi che aveva conosciuto in varie occasioni: vicini di casa, corsi di canto, ragazzi di qualche anno più grandi sui quali giravano voci su voci a scuola, ballerini conosciuti a raduni di street dance, amici di amici.

E la situazione era questa: a 20 anni da poco compiuti non sapeva bene come gestire una serie di sensazioni e sentimenti che si era ritrovato a provare, negli ultimi anni, per un determinato ragazzo, un ballerino che risponde al nome di Park Jimin, un metro e 73 di purezza, energia e alti livelli di autocritica.

“C’è chi dice di sentire le farfalle nello stomaco ma sinceramente io le sento solo quando ho fame, non con la persona di cui sono innamorato.”

“E’ una cosa che capisci solo quando te lo trovi davanti, a volte sono sentimenti che maturi col tempo, a volte la realizzazione ti colpisce come un fulmine a ciel sereno.”

“E’ la forza dietro ciò che fai, è la tua motivazione a mettercela tutta.”

Se n’era sentito dire di tutti i colori sul come capire se era amore o ammirazione, sul cos’era l’amore stesso, su come si facesse a dare un nome al rimanere incantati davanti a un sorriso senza correre troppo e travisare quello che il cuore e la mente architettavano insieme.
Eppure non riusciva ancora a definire a parole quello che provava.

Ragion per cui aveva finito con il ritrovarsi, alle due di notte, ancora davanti al suo dannato portatile a insultare quel dannato programma di editing che non stava funzionando a dovere e si inceppava ogni due secondi, a far ripartire per l’ennesima volta la stessa playlist su YouTube nella speranza di trovare la canzone più adatta senza risultare troppo gay nel suo voler cercare di esprimere in maniera alternativa la portata dei suoi sentimenti, a incantarsi di fronte all’ennesimo frame che inquadrava magnificamente il sorriso radioso del ragazzo più grande, soggetto del video. I denti candidi in bella mostra, incorniciati dalle labbra carnose e un po’ screpolate per il freddo, gli occhi socchiusi a mezzaluna dietro le spesse lenti degli occhiali, i capelli biondi nascosti sotto un tremendo berretto nero.

“Ci sono dentro fino al collo.” si ritrovò a sospirare, sbattendo la fronte contro la tastiera.

“L’ammissione è il primo passo per superare la cosa.” la voce giungeva dalle sue spalle, resa più roca del solito dal sonno. “Dovresti dormire, Jeongguk-ah, non è una tragedia se rimandi a domattina, hai aspettato fino ad ora a dichiararti a Jiminie, aspettare qualche ora in più non sarà un problema.”

“Non mi sto dichiarando, Yoongi-hyung!”

“Onestamente Kookie? Se non è quello il tuo intento, stai perdendo tempo.” la seconda voce apparteneva ad un altro ragazzo un po’ più alto di Yoongi, gli occhi assonnati che si chiusero appena posò la testa sulla spalla del più basso. “O anche Jimin-ah, per quanto possa essere un po’ tardo per certi argomenti, capirà fischi per fiaschi.”

Un altro sospiro sfuggì dalle labbra del più piccolo, che intanto si stava adoperando per salvare i suoi progressi prima di spegnere l’apparecchio.
“Ok, forse sto tentando di trasmettere il mio interesse tramite questo vlog della vacanza, ma se mi stessi dichiarando significherebbe che sono innamorato di Jimin e nemmeno io sono poi così sicuro che sia così.”

“Jeonggukie, a parte che sono convinto al 110% che tu sia ben più che cotto a puntino per il nostro Jimin, nessuno ti biasimerebbe se questa fosse una dichiarazione in piena regola.”

“Beh, a parte Taehyung fors-” Nonostante il sonno, Hoseok non mancò di dare un pizzico alla base della schiena di Yoongi per farlo stare zitto.

“Se Taehyung non si vuole dichiarare a Jimin nonostante sia palese che sia cotto di lui, non è colpa mia!” borbottò il più piccolo. Non che la cosa lo facesse sentire a suo agio in ogni caso.


Taehyung era il migliore amico di Jimin da anni, dai tempi delle scuole, quando si erano entrambi trasferiti a Seoul e si erano trovati in classe insieme, catapultati in una città totalmente diversa da quelle in cui erano cresciuti, con i loro forti accenti, e da lì avevano legato.
Taehyung se ne andava in giro a dire che erano anime gemelle e Jimin ridacchiava imbarazzato ogni volta, senza negare o confermare la cosa, e a Taehyung andava bene così, era sempre andato bene così. Jimin alla fine non si era mai mostrato interessato a nessuno in particolare e nessuno aveva mai osato tentare di intrattenere rapporti più intimi con lui, sebbene fosse ben voluto e adorato da ogni persona che avesse l’occasione di scambiarci qualche parola per più di cinque minuti.

Il tutto finché non era comparso Jeongguk, almeno.

Il più basso aveva preso subito in simpatia il più piccolo, che in un primo momento era palesemente esasperato dai tentativi di socializzazione del maggiore che cercava in tutti i modi di coinvolgerlo nelle più disparate attività, di punzecchiarlo e di attirare la sua attenzione, di portarselo dietro ogni volta che lui e Taehyung avevano qualche brillante trovata perché “You only live once!” esclamava spesso Jimin, con un’orribile pronuncia inglese, mentre si metteva a ballare sotto un acquazzone, mentre correva giù per una collina ripidissima insieme a Tae per fare a gara a chi arrivava primo, incurante del fatto che al traguardo immaginario si arrivasse intatti o coperti di ferite e rotolando.

E pian piano anche Jeongguk si era sciolto, inevitabilmente, di fronte alle smorfie, a quelle gote che diventavano rosse come ciliegie ogni volta che si esponeva troppo di fronte ad un pubblico o che gli venivano fatti dei complimenti, a quegli occhi che brillavano di fronte a playlist su playlist delle dance cover più disparate che riusciva a trovare su YouTube.


Da lì il passo da “amico” a “cotta che andava avanti da tre anni” era stato decisamente breve, un po’ come quando metti un piede in fallo e rotoli giù per lo strapiombo e atterri di culo, magicamente illeso, se non per il cuore che batte a mille per la sorpresa.

“Ciò non toglie che dovresti andare a dormire, e non prendere esempio da Yoongi facendo le ore piccole dietro ai progetti a cui tenete.”

“Sento una lieve nota di stizza nella tua voce, SeokSeok...”

“Sarà perché sono stanco di essere svegliato in piena notte, quando finalmente vieni a dormire. Non sei così silenzioso come speri mentre ti intrufoli sotto le coperte alla ricerca di calore umano.”

“Eeeeee queste sono il genere di cose che non voglio sentire per preservarmi un’idea ancora decente di voi due senza dovermi ricordare perché accettare di diventare vostro coinquilino quando ancora vi giravate intorno sia stata la peggiore idea del secolo.”

“Ammettilo, è stata la migliore idea che tu potessi avere, questo appartamento è spettacolare e noi siamo dei coinquilini impeccabili.”

“Lasciare un cartellino fuori dalla porta con su scritto ‹Non disturbare› quando… Insomma, non fa di voi dei coinquilini impeccabili!”

“A volte io ti avviso prima.” sorrise sornione Yoongi, pienamente consapevole dell’imbarazzo che si stava impossessando di un Jeongguk che stava rimpiangendo tremendamente il sonno troppo leggero dei due e l’aver dovuto affrontare la conversazione.

“La terminologia che sfrutti per le comunicazioni rende il tutto ancora più imbarazzante, Yoongi-hyung. Ti prego non farlo mai più o fai scrivere a Hoseok-hyung. Preferisco messaggi pieni di cuori, fiorellini e scuse, ai tuoi. Di gran lunga.” chiudendo definitivamente il portatile, si apprestò a spingere il più delicatamente possibile i ragazzi più grandi fuori dalla sua stanza. “Vi prego, andate a dormire, il tempo di finire di prepararmi per la notte e dormo anche io.”

“Ricordati di pulire un volta che hai finito di fantasticare su Jimin,eh!” non mancò di canzonarlo Yoongi, Hoseok che al suo fianco non riuscì a trattenere una risata, Jeongguk paonazzo.

“Fuori.”

 

Alla fine della fiera, Jeongguk si era comunque ridotto a continuare l’editing del breve video nuovamente a tarda notte, il giorno seguente, finalmente con la canzone giusta da usare e un risultato finale più vicino a quel che aveva in mente di quanto si aspettasse.

Fu così che si ritrovò a caricare il prodotto finito sul suo canale YouTube, uno dei tanti vlog che pubblicava a tempo perso ogni volta che aveva l’occasione di visitare un posto nuovo.
Non che della Tokyo che aveva visitato con Jimin si vedesse poi granché, onestamente. Pur non tagliando quasi nulla dalle riprese che aveva fatto nei due giorni fuori, la città era soltanto un bellissimo sfondo al vero soggetto del video, che si fondeva e allo stesso tempo risaltava in maniera lampante con l’ambiente circostante.

Gli tremavano le mani nello scrivere anche solo il titolo. Diamine, aveva un non so che di imbarazzante.

“Secondo me è perché hai usato la parola «Closet» nel titolo. Sembra che tu stia facendo coming out. Non che in effetti non sia un po’ così, ma insomma...” le parole di Yoongi riecheggiavano nella sua testa, facendolo sentire ancora più a disagio, ma ormai era arrivato a quel punto, non era intenzionato a tornare indietro, i ripensamenti sul titolo adatto erano l’ultimo dei problemi.

L’ultima cosa che gli rimaneva da fare era condividere il video su Twitter, giusto per avere più probabilità che Jimin lo vedesse. Non che il biondo non controllasse il canale del più piccolo, ma di solito lo faceva quando sapeva di doversi aspettare un video e, in quel caso, era sempre meglio essere sicuri aver recapitato il messaggio, soprattutto se non si aveva il coraggio di farlo inviandogli il link su Line.

Adesso non restava che aspettare reazioni e risposte, sperando vivamente che Jimin non avesse deciso di ignorare Twitter proprio quel giorno.

 

- Taehyung -

 

“Taehyung-ah, hai visto il nuovo video di Jeongguk?” chiese Namjoon, alzando appena gli occhi dal cellulare per incontrare quelli scuri di Taehyung che se ne stava seduto di fronte a lui, mentre aspettavano che Seokjin li raggiungesse al tavolo della piccola caffetteria dove si erano ritrovati, dopo essersi offerto di prendere gli ordini di tutti e tre.

“Prima di raggiungervi, mentre uscivo di casa, mi è arrivata la notifica del nuovo video. Carino.” borbottò, cominciando a disegnare con l’indice ghirigori immaginari sulla superficie di finto legno del tavolo.

“Carino…?” chiese l’altro scettico, cercando di capire meglio come il più piccolo avesse realmente preso la cosa.

Non era un segreto per nessuno, se non per Jimin stesso forse, il fatto che Taehyung avesse una cotta per il ballerino, ma nessuno era davvero consapevole di quanto il ragazzo fosse al corrente dei sentimenti di Jeongguk nei confronti del Park né fino a che punto Tae si sarebbe potuto spingere con le sue reazioni in caso di dichiarazioni di quella portata.

Non era mai capitato qualcosa di simile, nessuno aveva mai dichiarato, più o meno apertamente, men che meno così seriamente, il proprio interesse per Jimin, non su un piano romantico almeno. E Taehyung si era sempre sentito abbastanza al sicuro da non dover intervenire in alcun modo.

Non che il più basso fosse di sua proprietà, diciamo solo che il ragazzo era positivamente convinto di avere un posto speciale nel cuore di Jimin, tanto da non doversi preoccupare della prima persona che passava e mostrava qualche interesse tipo di interesse per il suo migliore amico.

Ma Jeongguk era diverso e anche Tae lo sapeva, oh se lo sapeva.


Aveva passato pomeriggi interi a vedere i due interagire, a guardare come spesso finivano per ignorare Taehyung, a volte anche per qualche minuto, chi inconsapevolmente e chi forse con molta più consapevolezza e malizia del previsto, troppo immersi nella bolla che racchiudeva il loro rapporto.

E quante volte aveva ascoltato gli sproloqui di Jimin su quanto fosse bello ogni tanto ritrovarsi a ballare con Hoseok e Jeongguk, di quanto Jeongguk fosse un talento nascosto, di quanto dovesse sfruttare di più le sue capacità nel ballo, oltre a quelle nel canto, e di quanto avrebbero potuto fare delle dance cover tutti e tre insieme e magari, invece, lui, Tae e Kookie avrebbero potuto cantare qualcosa tutti e tre insieme perché, oh TaeTae, sono sicuro che la tua voce e quella di Jeonggukie sarebbero perfette insieme!

E Jeongguk e Jeongguk e, ancora, Jeongguk.

E Taehyung non faceva mai una piega, esternamente, non quando Jimin poteva vedere o sembrava interessato a farlo. Esistevano invece plurime prove di quanto la sua irritazione fosse lampante, potesse essere dannata la mano veloce di Min Yoongi nel tirare fuori il cellulare dalle tasche per filmare e fotografare le espressioni di stizza e gelosia che ogni tanto dipingevano il volto del più piccolo quando Jimin prestava tutta la sua attenzione al suo Jeonggukie.


Taehyung sapeva benissimo anche che il giorno in cui avrebbe dovuto probabilmente discutere con il più piccolo per rimarcare che Jimin era il suo migliore amico, la sua anima gemella, sarebbe probabilmente arrivato.

Kookie poteva tranquillamente essere il loro “fratellino” preferito con cui guardare anime il venerdì sera o con cui giocare fino a notte fonda al nuovo videogioco di cui non facevano che parlare tutti quanti tra Twitter, Tumblr e vari forum.

Una parte di lui sapeva anche altrettanto bene che lo scontro sarebbe giunto per qualcosa di più che le mere attenzioni del biondino, ma aveva tentato di segregare tutto in un angolo della sua mente, auto-convincendosi che la sua presenza bastasse a scoraggiare chiunque osasse pensare di avere una relazione con Jimin, anche Jeongguk. Ma probabilmente, visto quel video, si era sbagliato e in maniera a dir poco eclatante.

“E cos’hai intenzione di fare, esattamente?” tentò di incalzare Namjoon.

“Aspettare la reazione di Chimin-ah, suppongo. Ammesso che capisca il messaggio di Jeongguk. Stiamo pur sempre parlando di Jimin.”

“Non lo sottovaluterei, fossi in te, Kim Taehyung.” esordì Seokjin, posando finalmente le bevande sul tavolo, oltre a una ciambella dall’aspetto tremendamente calorico “Jimin a volte fa finta di non vedere perché è più facile, e soprattutto fuggire o nascondersi sono decisamente scelte meno dolorose sotto alcuni punti di vista, per lui e per gli altri. Non significa che sia completamente all’oscuro di tutto. Ti concedo che forse potrebbe non aver capito la portata di certi sentimenti, visto quanto siete megalomani tu e Kookie, ma fino al capire che dietro ci sia qualcosa di ben più grosso di una forte amicizia, beh, il nostro Chim sicuramente ne è pienamente consapevole.”

“Allora, se è così, rifiuterà Jeongguk. Quindi il problema non si pone.” asserì convinto il minore, sorseggiando il suo frappuccino, l’ombra di un sorriso di fronte a quella illusoria consapevolezza.

“Non è l’unico ad aver postato in giro sui social pezzi della loro vacanza. Pubblica decisamente più contenuti con Jeongguk che con te.”

“Solo perché io lo batto sul tempo quando si tratta di pubblicare i nostri.”

“O forse perché gli piace Jeonggukie.”

“Impossibile, lo saprei!” le insinuazioni di Seokjin non gli stavano piacendo per niente. Non gli stavano piacendo perché le aveva pensate anche lui. Il dubbio gli era sorto più e più volte, ma aveva confinato anche quello in gattabuia, troppo preso dall’assoluta convinzione che, in ogni caso, Jimin avrebbe preferito lui. Il solo pensiero che tutto il suo ragionamento potesse essere pieno di falle fece tornare sul volto di Taehyung una smorfia di disappunto, caratteristica delle volte in cui guardava Jeongguk scivolare distrattamente troppo verso Jimin.

“Dovresti dichiararti anche tu.” la voce di Namjoon giunse a sorpresa, dopo qualche minuto di silenzio, stupendo tanto Taehyung quanto Seokjin, che quasi si era dimenticato della presenza del rapper. “Insomma, a meno che Jimin non abbia già detto di sì a Jeongguk, ma questo non potremmo saperlo almeno finché non chiediamo ai diretti interessanti, immagino…”

“Non cederà a Kookie.” il frappuccino era finito, ma Tae aveva bisogno di qualcos’altro per tirare avanti per tutta la giornata, così si diresse nuovamente al balcone. Le parole di Seokjin, sussurrate mentre si muoveva per andare al bancone ad ordinare un dolcetto e un’altra bevanda, non passarono però inascoltate.

“Riponi troppa fiducia nel livello a cui tu e Jimin intendete il vostro rapporto. Perché penso che lo vediate in modo completamente diverso."

 

E così Taehyung si era ritrovato a tornare a casa con ancora la colazione sullo stomaco, completamente chiuso per l’ansia che gli era salita scambiando quella breve conversazione con i due ragazzi più grandi, la stessa ansia alla quale aveva tentato di non pensare mentre vedeva il video di Jeongguk, mentre si era ritrovato a guardare il suo migliore amico attraverso il filtro speciale degli occhi del ragazzo più piccolo, perché era evidente quanto, nonostante tra i due ragazzi ci fosse la lente di una videocamera, quello fosse il modo in cui Jeongguk vedeva Jimin.
E l’ansia si era mischiata alla gelosia, a un amaro senso di possesso, perché non era giusto che avessero passato una vacanza insieme senza di lui, che Jimin fosse andato a Disneyland senza di lui nonostante ci volessero andare da anni, che Jimin potesse regalare sorrisi come quelli anche a Jeon Jeongguk. Semplicemente non era giusto, per Taehyung. Lui aveva la priorità, lui era la persona più importante nella vita di Chim, non il primo ragazzino che sapeva fare qualunque cosa.

Sospirò. Sapeva di star esagerando, non portava tutto questo rancore nei confronti di Jeongguk, gli stava simpatico, veramente! Era un ottimo compagno di giochi, al contrario di Jimin, che era completamente impedito e si annoiava velocemente, era un ragazzo sveglio e simpatico con cui era davvero divertente organizzare scherzi agli amici più grandi, in particolare a un ignaro Namjoon.
Ma qui si stava parlando di Jimin e Taehyung non era assolutamente propenso a cedere il suo posto a nessuno, né tanto meno era propenso a dover fare un passo indietro per lasciare ruoli ancora più importanti del suo ad altri.
La sola idea di sentir uscire dalla bocca del suo migliore amico parole quali “Io e Jeongguk stiamo insieme, ora” o “Mi ha chiesto di diventare il suo ragazzo e ho accettato” avevano come solo effetto quello di fargli salire il mal di testa.

Se mai qualcuno avesse potuto aspirare a quella posizione, beh, quel qualcuno era lui senza ombra di dubbio. Era la persona più qualificata e Kookie non poteva nemmeno sperare di poter paragonare i suoi sentimenti a quelli che Tae coltivava da molti più anni.


Ricordava chiaramente quando aveva realizzato i suoi sentimenti per l’amico: era la sera che precedeva la prima di uno degli spettacoli più importanti del suo gruppo di teatro, la prima volta in cui a Taehyung era stato affidato il ruolo del protagonista. Dire che era nervoso suonava alquanto riduttivo. Non era uno stacanovista ai livelli di Jimin ma anche lui, per quell’occasione, aveva passato intere giornate a provare e riprovare la sua parte, in alcuni casi anche di fronte allo stesso biondo che ascoltava assorto e gli dava una mano ripetendo, al meglio delle sue scarse capacità recitative, le battute della controparte dell’amico quando era necessario.

Il tutto non era comunque servito ad evitare la situazione in cui Taehyung era finito; chiuso in bagno alle tre di notte, in preda a un attacco di panico, a tremare come una foglia, il respiro corto e la sensazione di non riuscire a far entrare fisicamente l’aria nei polmoni, la vista offuscata dalle lacrime che scendevano copiose e incessanti dagli occhi castani del ragazzo, le mani che correvano a scatti lungo le braccia, il torace, le gambe, rannicchiate al petto, graffiando, lasciando segni mentre stringeva troppo forte quando la mancanza di aria gli dava alla testa, l’intero corpo scosso da tremiti così forti da fargli credere che fosse la terra sotto di lui a tremare.
E lì, talmente vittima delle sensazioni che stava provando, nemmeno si era accorto del fatto che Jimin si fosse svegliato, lo avesse raggiunto in bagno e, dopo avergli allontanato delicatamente le mani dalle braccia ormai completamente arrossate dai segni lasciati dalle unghie, lo avesse abbracciato forte come non mai, tanto forte da bloccare i tremiti, mentre ripeteva in continuazione che andava tutto bene, che c’era lui con Taehyung, che sarebbe andato tutto bene.
E piano piano, così come era tutto cominciato, i tremiti cessarono, le lacrime smisero di rigargli le guance, il respiro tornò pian piano ad essere regolare, la terra sembrava di nuovo stabile, e di fronte a lui c’era il suo migliore amico, in lacrime a sua volta, che gli riempiva il viso di baci.

“Stupido.” fu l’unica cosa che l’altro sussurrò tra un bacio e l’altro.

“Dovresti dormire...” rispose con la voce completamente distorta a causa del pianto e del naso tappato.

Jimin si allungò a prendere un po’ di carta per asciugargli il viso e soffiargli il suddetto naso, come se si trattasse di un bambino, per poi aiutarlo ad alzarsi, controllando che riuscisse ad essere stabile sui suoi piedi.

“E lasciarti in preda a un attacco di panico da solo quando posso provare almeno a fare qualcosa? Mai TaeTae. Non ti lascerei mai solo.” disse serio come poche volte Taehyung lo aveva visto, mentre lo accompagnava verso la sua camera da letto e lo faceva stendere, per poi raggomitolarsi al suo fianco. “Io dormo solo se ora dormi anche tu. Domani devo essere in prima fila a vedere lo spettacolo dello straordinario Kim Taehyung, il mio attore preferito.”
E questo era bastato a far sorridere Tae, a farlo calmare e a fargli capire che no, nemmeno lui avrebbe mai lasciato Jimin, il suo migliore amico, la persona di cui era innamorato.

Ed era principalmente quella la ragione per cui Taehyung si ritrovava in quel momento di fronte alla porta dell’appartamento che condivideva con il biondo, un respiro profondo prima di entrare. Ci aveva girato intorno troppo, aveva evitato di pensarci per una quantità imbarazzante di tempo. Forse era un po’ da vigliacchi trovare il coraggio solo di fronte alla possibilità di perdere tutto, ma Namjoon aveva ragione.

Girò la chiave nella serratura ed entrò in casa, pronto a parlare seriamente con Jimin.

 

- Jimin -

 

G. C. F
In Tokyo

Jimin fissava lo schermo del suo cellulare, la musica che ancora gli risuonava in testa, che ancora riecheggiava nella sua stanza, troppo silenziosa per essere tarda mattinata.
In maniera molto meccanica si alzò dal letto, raggiunse la scrivania e accese il suo portatile. Dopo aver sbagliato una prima volta la password, le mani incerte che tremavano, riuscì ad entrare nel dispositivo e aprire due schede di ricerca. Sulla prima cercò nuovamente il video di Jeongguk, sulla seconda il testo della canzone che ne era la colonna sonora, e le mise vicine per tentare di seguire al meglio. Fece ripartire il video e, man mano, scorse le parole di Troye Sivan, sempre più imbarazzato e perplesso.

“Già questo video era imbarazzante solamente a guardarlo. Aaaah, Jeongguk, dovevi dirmelo che avresti postato una cosa del genere, te lo avrei impedito, o almeno avrei cercato di essere un po’ presentabile e… Oh mio dio ma perché mi hai ripreso in questi momenti così idioti. Jeongguuuuuk!” si lamentò ad alta voce, da solo, nella sua camera, la voce piccolissima, le gote di un adorabile rosso vivo, il cuore che batteva a una velocità inaudita.
“Avresti dovuto parlare invece che fare un video, dannazione. Come pensi che io riesca a presentarmi da te, adesso?” borbottò, leggendo di nuovo il testo e mettendo a scaricare rapidamente il brano.

Se doveva essere onesto, era più sorpreso dal gesto che dal messaggio. Non che si reputasse una persona degna di essere la cotta di Jeon Jeongguk o di nessun altro, ma non era nemmeno tanto stupido da non accorgersi che il suo modo di porsi nei suoi confronti, rispetto agli altri, era palesemente diverso. Così come lo era quello di Taehyung.

E il problema, o meglio, uno dei tanti, era proprio lì, in quel piccolo tassello. Era consapevole di essere speciale per i due ragazzi, forse non aveva ben inquadrato quanto, ma lo era. E loro lo erano per lui. Molto. Decisamente troppo, ben più di quanto fosse confortevole, ben più di quanto fosse consentito in amicizia, più di quanto fosse giusto che due persone fossero speciali per una sola.

Era stato più o meno facile fino a quel momento evitare di rispondere alle avances che, più o meno consapevolmente, i due ragazzi gli avevano rivolto, era stato discretamente agevole glissare su tutti gli sguardi, le frasi, i gesti particolari, relegarli a qualcosa di quasi normale, indugiare e lasciarsi coccolare da quelle attenzioni, dai complimenti, da tutto quel calore che Jimin bramava in maniera ben poco consona.
Ma non era più quello il momento. Jeongguk gli si era dichiarato, con un video del genere per di più! E, se conosceva bene Taehyung, e lo conosceva anche meglio di quanto non conoscesse se stesso, ci sarebbe voluto molto poco prima che questi facesse altrettanto.
Jimin nemmeno voleva pensarci, piuttosto avrebbe preferito cambiare identità, emigrare, scappare su di un altro pianeta, se necessario, ma tutto pur di non confrontarsi con i due. Anche perché la soluzione, purtroppo era una e una sola soltanto: dire di no ad entrambi.
Accettare i sentimenti di uno e rifiutare quelli dell’altro avrebbe comportato troppe conseguenze: rovinare per sempre anche la sola amicizia che poteva aspirare ad avere con uno dei due e non essere felice con chi avrebbe avuto al suo fianco perché era avido di affetto, attenzioni e amore fino a quel punto. Doveva avere entrambi al suo fianco, anche solo come amici, ma non poteva rinunciare a nessuno dei due senza stare male.

Non era corretto nei confronti di nessuno e non c’erano garanzie che quella tattica avrebbe portato ai risultati sperati, nessuno gli assicurava di non essere mandato a quel paese dopo un rifiuto, nessuno gli assicurava che non avrebbero chiesto spiegazioni, perché le avrebbero chieste, e che non lo avrebbero trovato disgustoso se avesse detto la verità. Era solo l’opzione con cui aveva più probabilità di uscire con il minor numero di danni calcolabili.


Aprì rapidamente Line, scorrendo le ultime chat con Taehyung e Jeongguk, i messaggi di sua madre e di suo fratello, un paio di chat di gruppo dei ragazzi della scuola di danza, fino a ritrovare l’ultima conversazione avuta con Yoongi.
La aprì rapidamente e digitò un breve messaggio nel quale spiegava la situazione e chiedeva un consiglio al maggiore.
La risposta arrivò dopo pochi minuti.

“Innanzitutto, grazie per avermi fatto perdere una cena fuori che dovrò offrire ad Hoseokie. Il tuo hyung ripone più speranze nel funzionamento dei tuoi neuroni di quante non ce ne riponga io, a quanto pare.
In secondo luogo, non credi dovresti dar loro la possibilità di valutare la cosa e decidere se a loro sta bene o no?”
Jimin fissò lo schermo per qualche istante, perplesso. No? Non era assolutamente un’opzione. Con quale faccia avrebbe dovuto dire ad entrambi che era innamorato di loro e che non poteva perdere nessuno dei due e chieder loro di essere entrambi i suoi fidanzati?

“Yoongi-hyung, credo che emigrare in Messico sarebbe una scelta più sensata, a questo punto. Credi che Esteban de la Rosa sia un nome che mi addica? Potrei risultare credibile?”

“… Vaffanculo Jimin.”

Non che si aspettasse una risposta granché diversa dal maggiore, in effetti, ma ci rimase un po’ male nel vedere che Yoongi non aveva intenzione di rispondere alla scarica di emoji che gli stava mandando nella speranza di avere un consiglio serio e non una proposta disastrosamente utopistica da parte dell’altro.

Il punto era che lui e Namjoon erano le persone più ragionevoli per queste situazioni, o almeno lo erano quando si trattava di analizzare scenari estranei alle loro circostanze.

Non avrebbe mai smesso di ridere al ricordo di un Namjoon blaterante, in preda al panico, di fronte a un Seokjin che lo guardava un po’ perplesso e un po’ preoccupato dopo avergli chiesto se avesse intenzione di chiedergli di uscire in tempi brevi o se avesse dovuto aspettare di avere le rughe prima che l’altro Kim riuscisse a prendere coraggio.

Oppure quella volta in cui, giocando al gioco della bottiglia, sia Jin che Taehyung avevano dovuto dare un bacio a stampo a Hoseok e Yoongi era arrivato visibilmente molto vicino al lavare la bocca di entrambi con l’acido solo per aver osato stare alle regole del gioco. Il tutto seguito da negazioni spropositate e mezze sbraitate perché «Cosa vorresti dire che ho una cotta per Hobi?! Ma non scherziamo!»
Quelle parole avevano quasi rischiato di ferire il povero ballerino, se questi non avesse alzato lo sguardo su Yoongi al momento giusto, in tempo per vederlo diventare dello stesso colore dei capelli di Jimin in quel periodo, un bel rosso vivace come non mai, chiaramente pronto a smentire ogni baggianata che il rapper riuscisse a tirar fuori in preda all’imbarazzo per nascondere la sua cotta.

Ma a loro era andata bene, erano riusciti, nonostante le partenze non proprio brillanti, a metter su due relazioni funzionali, fatte di alti e bassi, ma in cui ognuno era felice.
Peccato che Jimin fosse ben consapevole che uno dei fattori fondamentali della riuscita fosse il fatto che, a provare gli stessi sentimenti, erano in due, non in tre.

Una volta, cercando di essere il più vago possibile, aveva tentato di tirare fuori l’argomento con Namjoon. Si trovava bene a parlare di ogni tipo di argomento con lui, anche i più seri e personali, e il maggiore era sempre disposto a porgere all’altro un orecchio, a valutare attentamente ogni questione senza mai giudicare. Jimin gliene era grato.

“Hyung, pensi che sia possibile amare due persone? Intendo… «Voglio-essere-il-loro-ragazzo» con «amare», non affetto o cose simili.” furono le parole mezze biascicate che Jimin aveva usato per testare la questione con l’altro, sperando di riuscire a risultare abbastanza disinteressato e casuale, come se non fosse un problema che lo affliggeva direttamente, come se fosse soltanto un quesito che gli era saltato in mente per chissà quali viaggi mentali. Sapeva benissimo di aver fallito nell’intento, ma sperare non gli costava nulla.

Namjoon lo aveva guardato un attimo, alzando gli occhi dal libro che stava leggendo, probabilmente qualche strano testo in inglese dalla morale contorta e nascosta, che Jimin non avrebbe quasi sicuramente capito nemmeno nella sua stessa lingua, giusto il tempo di capire se aveva recepito bene la domanda, per poi mettersi a fissare il vuoto, assorto nei suoi pensieri.

“Sì.” la risposta risuonò nel silenzio della stanza “Non credo ci siano limiti a quante persone si possono amare allo stesso momento, anche con la stessa intensità. Se ci è stato insegnato che si può voler bene ad amici, fratelli e genitori allo stesso modo, non vedo perché non debba essere considerata l’opzione di amare anche due o più persone contemporaneamente. Solo perché è socialmente più accettata l’idea di un solo partner non significa che sia l’unica opzione giusta.”

Quelle parole si erano piantate di prepotenza nella testa di Jimin e, da quel momento, aveva decretato che Namjoon aveva ragione e che non c’era nulla di male ad essere innamorati tanto di Taehyung quanto di Jeongguk, assolutamente nulla di sbagliato. Almeno finché si fosse tenuto per sé i suoi sentimenti, senza farne parola con nessuno, men che meno con i diretti interessati.

Ed era andato tutto bene, davvero, benissimo. Era riuscito a mantenere tutto in un precario equilibrio che, a suo modo, era funzionale. Cercava di bilanciare il tempo speso con i due, di bilanciare il tempo speso con tutti i suoi amici, di non pensare troppo ai due ragazzi, di farlo il meno possibile quando era abbastanza lucido da impedirselo.

Aveva anche provato a uscire un paio di volte con qualche altro ragazzo, giusto per provare a tirare avanti, a liberarsi di questa situazione. Ed erano state uscite piacevoli, Jongin era un’ottima compagnia, avevano moltissimi interessi in comune e, non meno importante, era decisamente un bel ragazzo. Ma non funzionava, non funzionava per nulla. La lunga lista di pregi che poteva trovare in chiunque era solo una constatazione dell’ovvio, niente a che vedere con tutto quello che notava nei due ragazzi che continuavano a riempirlo di messaggi pieni di foto di cuccioli o aggiornamenti sulla loro più recente bravata. Niente farfalle nello stomaco date da qualcosa di più della semplice soggezione, nulla.

Con questi presupposti sapeva benissimo che quello che sarebbe successo nel giro delle ore successive sarebbe stato un disastro, probabilmente il più grande che poteva crearsi nella loro cerchia di amici. E potevano benissimo essere considerati in elenco anche gli incidenti causati dall’essere maldestro di Namjoon e dall’essere a volte un po’ troppo schietto di Yoongi, o dall’iperattività di Jeongguk e di Taehyung, più grande di tutto quanto messo insieme. Probabilmente ci sarebbero stati applausi e fuochi d’artificio alla fine di tutto per festeggiare l’eclatante capitombolo che la vita di Jimin stava per fare.

Nella sua testa sentiva benissimo Yoongi rimproveragli la sua anima da drama queen ma in quel momento non era assolutamente quella la sua preoccupazione principe.

Non quando era stato risvegliato dal semi stato di trance in cui era caduto dopo lo scambio di messaggi con Yoongi dal campanello di casa e dalla voce di un titubante Jeongguk che chiedeva se ci fosse qualcuno in casa.

Con il cuore in gola e il viso paonazzo, andò ad aprire al più piccolo, la mente completamente in panne, incapace di fargli formulare anche solo un saluto decente mentre faceva entrare l’altro ragazzo e lo faceva accomodare all’isolotto del piccolo angolo cottura, indicando la caffettiera in una muta richiesta che venne accolta da un leggero diniego col capo. Si ritrovarono a fissarsi per alcuni secondi, in silenzio, solo il ticchettare dei secondi dell’orologio alla parete a riempire lo spazio tra di loro.
Quello e il suono di una chiave che girava nella serratura, che fece scattare le teste di entrambi i ragazzi nella direzione del rumore, facendoli ritrovare di fronte a un Taehyung spaesato quanto loro.

«Bene», pensò Jimin, «quindi è così che dovrà cominciare tutto, mh? Benissimo.»

 

- Epilogo -

 

“C’è… Una riunione di cui non sono stato informato?” la voce di Taehyung era decisamente più dura di quanto volesse realmente risultare, mentre lo sguardo passava dal suo coinquilino all’altro ragazzo.

“No, è appena arrivato anche Jeongguk...” provò pacatamente il più basso, fissando un punto nel vuoto poco a sinistra del volto del Kim.

“Oh. Capisco. Ah, Jeonggukie, carino il nuovo video.” il sorriso sul volto del ragazzo era estremamente forzato, non riusciva a raggiungere gli occhi, e il tono, sebbene un po’ più canzonario del precedente, era comunque alquanto esplicativo di per sé sulla sua vera opinione a riguardo.

La menzione del video, in ogni caso, scatenò una reazione pressoché immediata negli altri due presenti: Jimin, il viso ancora lievemente arrossato da poco prima, ritornò nuovamente vivido mentre Jeongguk, dopo un primo momento di altrettanto rossore, era sbiancato molto rapidamente, con lo sguardo che saettava da Taehyung a Jimin e, infine, al pavimento, percorrendo distrattamente sentieri immagini lungo le fughe delle mattonelle.

“Grazie, suppongo? Sono… Abbastanza contento di come è venuto fuori, nel complesso. Le riprese erano venute parecchio bene e non è stato più granché complicato montare tutto quanto.” Bugiardo, la voce di Hoseok gli risuonava, canzonaria, in testa.

“Quindi, uh, perché sei qui?”

“Posso farti la stessa domanda?”

“… Kookie, io ci vivo qui.” il più piccolo si diede mentalmente del cretino, borbottando un semplice oh di fronte alla figura appena fatta.

“TaeTae, vuoi un caffè…?” tentò di intervenire Jimin, ogni cosa pur di rimandare la conversazione, qualunque. E il caffè poteva ritardare il tutto di quanto? Un paio di minuti' Meno? Ma a Jimin sarebbero andati bene anche quelli.

Dopo un rapido accenno del capo di Taehyung, la stanza piombò nuovamente nel silenzio, nessuno dei tre sembrava intenzionato a fare la prima mossa, si guardavano tutti di sottecchi, attenti a spostare lo sguardo in maniera imbarazzantemente evidente se si ritrovavano a incrociare quello altrui.

“Il… caffè è pronto.” offrì titubante il biondo, poggiando la tazzina di fronte a Tae, servendogli la bevanda già uccisa dalla tremenda quantità di zucchero che il suo coinquilino era solito utilizzare.

Fu così che, abbastanza dal nulla, stringendo delicatamente il polso del più basso con una mano e impedendogli di allontanarsi, gli occhi scuri di Taehyung si alzarono sul suo migliore amico per fissarlo intensamente prima di pronunciare con una decisione inaspettata le parole che l’altro sapeva sarebbero arrivate prima o poi durante la discussione che si ostinava a sperare di rimandare.
“Jimin-ssi. Mi piaci.”

“Cosa?!” Jeongguk fu più veloce di qualunque reazione il maggiore potesse avere “Stai davvero tirando fuori il coraggio di dichiararti a Jimin ora che ho deciso di farlo anche io?! Cos’è, prima non ero una minaccia?!”

“Beh,” gli occhi di Taehyung si separarono appena dal volto di Jimin, che nel frattempo aveva ricominciato ad assumere particolari gradazioni di rosso, “in tutta sincerità no. Jeongguk, sei un ragazzo in gamba e tutto, ma non credo tu saresti adatto per Jimin.”

“E cosa ti fa credere che potresti esserlo tu?”

“Mh, non so, il fatto che siamo migliori amici da anni? Siamo anime gemelle, credo di averlo ripetuto abbastanza volte da farlo entrare in testa anche a te. Pensavo che il messaggio fosse chiaro.”

“Tae-hyung, a volte, per quanto tu mi stia simpatico e tutto, mi chiedo se tu abbia davvero quasi due anni più di me, perché certe cose non me le riesco a spiegare. Fino a prova contraria non mi sembra che Jimin abbia mai detto nulla per avvalorare la tua tesi, e le relazioni si fanno in due!”

“Non c’è bisogno che lo sottolinei anche lui, è un mero dato di fatto. E poi non so se hai mai sentito il detto «chi tace acconsente» e non mi sembra che Jimin si sia mai lamentato delle mie uscite!”

“Ma non significa nulla!”

“Ragazzi...” tentò di intervenire il più basso. Non aveva idea di come far finire al meglio la situazione ma quella non era nemmeno la situazione a cui si era mentalmente non preparato.

“Certo che significa! Se gli avesse dato fastidio me lo avrebbe detto e avrei smesso ma, a quanto pare, non deve essere poi tanto un peso, visto che non mi sembra di essere mai stato corretto.”

“Si chiama gentilezza! Sappiamo entrambi che Jimin è troppo gentile e te le fa passare tutte anche quando non dovrebbe.”

“Ehi...” provò ancora il biondo, interdetto dal non poter dire la sua in una discussione che, beh, lo interessava direttamente.

“Perché invece con te si comporta in maniera carina perché è follemente innamorato, vero? Perché non è stata gentilezza la sua, fin dall’inizio, quando tentava di coinvolgerti e fare amicizia e tu rispondevi come il ragazzino emo e irritabile che eri!”

“Secondo la tua logica è esattamente come dici tu! Anzi, potrei avere anche più probabilità perché con me si è impegnato per avere delle interazioni, non l’ho travolto come un tornado come qualcuno qui sicuramente ha fatto!”

“Cosa stai tentando di...”

“KIM TAEHYUNG! JEON JEONGGUK!” silenzio.


Finalmente il maggiore era riuscito ad attirare l’attenzione degli altri due, che lo osservavano imbarazzati e allibiti allo stesso tempo, quasi si fossero scordati di non essere soli nella stanza.

Peccato che, in quel momento, di tutta quella attenzione, Jimin non sapesse cosa farsene.

“Non… Credete che io abbia diritto di dire la mia su questa faccenda?!”

Dopo essersi fatto a sua volta un caffè, Dio se in quel momento capiva perché Yoongi ne prendesse all’incirca cinque o sei al giorno, di più se era nervoso, visto che anche solo il processo di preparazione lo stava aiutando a calmarsi e a riorganizzare le idee, si ritrovò a guardare i due ragazzi di fronte a lui, appoggiato contro il lavandino alle sue spalle.

“Jeonggukie, il video era una dichiarazione, giusto?” il più piccolo annuì.

“E la tua TaeTae… Beh, sì.” un lieve cenno del capo fu l’unica risposta.

“Suppongo che… Questo richieda una risposta.” le teste dei due più piccoli si mossero all’unisono, in maniera tanto buffa che in una situazione meno snervante probabilmente avrebbe fatto ridere Jimin.
“Risposta che… In tutta onestà, non credo sarà quella che nessuno dei due vorre-” fu interrotto bruscamente dal suo cellulare che decise di suonare in quel momenti, segnalando l’arrivo di tre messaggi consecutivi.
Tirò rapidamente fuori il marchingegno dalla tasca per controllare chi fosse dotato di tanto tempismo.
Yoongi.
Perché la cosa non lo stupiva?

«Comunque, Jiminnie, sono serio quando ti dico che dovresti dar loro una possibilità di valutare se quello che vorresti è fattibile per loro o meno.

E lo pensa anche Hoseok.

E non lo sto dicendo solo per te, ma anche perché non potrei sopportare altri lunghi mesi di mal di testa causati dalle problematiche tra voi tre idioti, soprattutto perché tu cominceresti a evitarli /non negarlo/ e diventerebbero ancora più irritabili e molesti del solito quindi fallo per te e per la comunità, dì le cose come stanno.»

Fissò i messaggi sbattendo rapidamente le palpebre, perplesso. Come diavolo era possibile che…?

“Chimchim?” la voce di Tae lo riportò rapidamente alla realtà della situazione.

“Sapete cosa? Yoongi-hyung forse ha ragione, e se non ce l’ha lui, sicuramente ce l’ha Namjoon-hyung” gli sguardi confusi dei due ragazzi di fronte a lui non riuscirono, per una volta, a scalfire il coraggio che era riuscito a trovare leggendo i messaggi del più grande “L’idea era quella di dire di no ad entrambi, sinceramente. Sapevo che un momento simile sarebbe arrivato e, sebbene non mi aspettassi proprio… Uhm, come dire, la contemporaneità delle cose, sapevo che prima o poi le avrei dovute affrontare. E mi ero autoconvinto che la scelta migliore fosse rifiutare entrambe le cose perché.. Perché sarebbe stato complicato. In base a cosa avrei dovuto accettare i sentimenti di uno dei due e allontanare quelli dell’altro, e no Jeonggukie, non guardarmi con quella faccia, lasciami finire per piacere, giuro che c’è un senso a tutto il discorso, forse un po’ contorto ma c’è” si versò un bicchiere d’acqua prima di riprendere il discorso, stringendo il bordo del lavello così forte da farsi sbiancare le nocche. Poteva aver preso la sua decisione ma la tensione rimaneva.

“Il punto è che non potevo rinunciare a uno dei due, assolutamente. E scegliere avrebbe comportato la rottura di uno dei due rapporti, ancora no, non fate quelle facce, nessuno dei due, se anche siete convinti che sareste riusciti a inghiottire la pillola, non ci sarei riuscito io.
Ho avuto questa… Conversazione con Namjoon-hyung, riguardo alla possibilità di amare più di una persona ed è stato uno scambio alquanto interessante, oltre che decisamente di aiuto per fare chiarezza. Perché se posso amare mia madre, mio padre, mio fratello, i nostri hyungs tutti allo stesso modo, perché non posso provare lo stesso sentimento per due persone? Solo perché si presuppone che questo sentimento debba essere alla base di una relazione devo accettare che sia sbagliato provarlo per due persone? Forse sì, forse sto tentando solo di darmi giustificazioni, forse sono soltanto avido di… attenzioni? Affetto? Qualunque cosa sia, forse la mia è avidità mista a egoismo ma la situazione è questa. Sono innamorato di entrambi. Quindi, nel caso voleste chiedermi di… Essere il vostro ragazzo… Devo mettere le mani avanti e dire che risponderei sì solo in una situazione.”

Silenzio. Di nuovo. Jimin stava cominciando a considerate il silenzio come probabilmente una delle cose che odiava di più al mondo, in quel momento. Non aveva osato guardare in faccia nessuno degli altri due da quando aveva preso l’ultima pausa durante il discorso ed era sinceramente terrorizzato all’idea di cosa potesse essere dipinto sul volto dei più piccoli. Rabbia? Disgusto? Una più innocua sorpresa? Perché nessuno dei due aveva detto ancora nulla?
Non poté quindi fare a meno di saltare sul posto quando sentì due mani sulle sue spalle, la testa che scattava in alto come una molla, gli occhi che vagavano rapidamente da Jeongguk a Taehyung e da Taehyung a Jeongguk, cercando di cogliere qualche segno dai loro visi apparentemente calmi.

“Jimin-hyung è… Una questione un po’ complicata suppongo?”

“Decisamente complicata, Kookie, ma non irrisolvibile.”

“Assolutamente. Magari giusto un po’ di tempo per elaborare per bene...”

“Oh quello sicuro. Devo abituarmi all’idea di dover condividere Jimin con te ancora e soprattutto cosa, sarai il mio ragazzo anche tu?”

“Non mi sembra così male, guadagneresti un ragazzo come Jimin e un come me che, non per vantarmi, ma non sarebbe poi così male.”

“Solo perché sei carino non montarti la testa, adesso. Jimin resta più carino di te.”

“… Scusate cosa?”

“Stiamo dicendo che ci vorrà un po’ per far funzionare la cosa ma a noi va bene.”

“Non è un compromesso poi così male, e alla fine Tae-hyung e io andiamo anche d’accordo, anche se è una schiappa ad Overwatch.”

“Ritira quello che hai detto, ragazzino, o la prossima volta voglio vedere se riuscirai a sfuggire alla mia D.Va.”

“E’ una sfida?”

“Ma… Non… Vi fa nemmeno un po’ schifo l’idea che io voglia… Entrambi?”

“Ok, un po’ ferisce il mio orgoglio che tu possa equiparare il sottoscritto” disse Taehyung indicandosi con un gesto esageratamente plateale, ma un sorriso a trentadue denti stampato in faccia “a Jeonggukie, ma in tutta onestà non… Non credo sia nemmeno così strano, visto che stiamo parlando di te.”

“Tae…”

“Che c’è? Non intendevo in senso strano Kookie! Lo sai benissimo! Come se non la pensassi come me.”

“Se non la pensassi come te la situazione non sarebbe quella che è. E in ogni caso è reciproco, sono decisamente meglio di Taehyung-hyung! Ma sul serio, se questo è quello che ti fa felice, non è un grosso peso? E il ragionamento di Namjoon-hyung ha il suo senso, quindi non ci vedo nulla di male. Finché ti bastiamo noi due.”

“Oh vi assicuro che mi bastate per il resto della vita, entrambi!”

“… Chimin-ah… E’ una proposta?”

Le rotelle di Jimin ci misero qualche secondo a ingranare e a capire bene la domanda di Taehyung, scatenando una rapida conseguente combustione interna, che venne espressa da un mugugnio imbarazzato che suonava tremendamente come il nomignolo del ragazzo di fronte a sé.
I due più giovani scoppiarono a ridere, stritolando il maggiore in un abbraccio spacca ossa ben più che accetto.


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“Uao, e io che speravo di assistere per un po’ di sano e pubblico kinkshame per il fatto che il tuo accettare entrambi è praticamente un invito a una threesome di portata colossale.”

“Hyung, per piacere, abbassa la voce.” il biondino era a un passo dal volersi sotterrare in quel preciso punto e momento, mentre Hoseok gli accarezzava la schiena empaticamente.

“Ignoralo, deve solo sfogarsi e fare l’antipatico perché ora non può più prendere in giro Jeongguk quando lo vede sospirare di fronte alle tue foto in preda ai suoi sogni da giovane innamorato.”

“HOBI-HYUNG!”

“Neghi, Kookie?” il sorriso sul volto del maggiore era talmente radioso da far male agli occhi, ma il più piccolo gonfiò in ogni caso le guance mettendo il broncio, imbarazzato da quella improvvisa esposizione. L’occhiolino che i due più grandi si rivolsero non passò inosservato, ma venne tranquillamente ignorato per proseguire con quella specie di gogna pubblica per i nuovi piccioncini.

“Sempre meglio di Taehyung che quando beve un goccio di troppo comincia a blaterare di quanto Jimin sia perfetto e bellissimo e quanto sia buono e, dei, credo di aver sentito lo stesso discorso troppe volte, questa cosa della chat dei Kim è snervante quando la riempie di audio lunghi MINUTI solo per descrivere ogni piccolo dettaglio. Una volta ha perso 5 minuti a parlare dei NEI di Jimin.”

“Erano 8, tesoro.”

“PEGGIO!” il tono lievemente isterico di Seokjin provocò una lieve risatina nel suo ragazzo, che gli strinse delicatamente la mano, intrecciando le loro dita.

“… Io speravo di poter uscire illeso da questi discorsi ma a quanto pare mi sbagliavo?” nonostante l’espressione abbastanza neutra, le gote del diretto interessato si erano tinte di un tenero rosso.

Le reazioni dei suoi fidanzati strapparono un sorriso al maggiore dei tre che, rimanendo comunque accucciato sul tavolo della caffetteria dove si erano ritrovati tutti e sette, si mise a guardarli mentre si punzecchiavano tra di loro ridacchiando, ancora imbarazzati dagli sfottò dei più grandi, ma non veramente feriti nel loro delicatissimo, a detta di Jimin, orgoglio.
Distolse solo per poco lo sguardo dai due, per girare appena il volto verso Yoongi e Namjoon che, una volta sentito l’attenzione del più piccolo su di loro, lo guardarono un po’ perplessi.
«Grazie» fu l’unica parola che il biondo mormorò con le labbra, prima di sorridere e tornare a guardare imbambolato i due di fronte a lui, ringraziando mentalmente anche ogni stella che avesse deciso di mandargliela buona, per una volta.

  
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