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Autore: Lily710    21/12/2017    4 recensioni
I capitoli di questa storia (precentemente conosciuta come "The Epic War: this is YOUR end!") stanno subendo una totale fase di riscrittura, con aggiunta di nuove scene ed eventi chiave. Per saperne di più, leggete l'avviso che trovate al primo capitolo.
Non fu mai ben chiaro come la "semplice" copia di uno smeraldo del Chaos, in grado di permettere il viaggio nel tempo, potesse essere capace di sconvolgere a tal punto le vite dei nostri protagonisti. È riuscito a salvare una riccia proveniente dal futuro, Darkly the Hedgehog... ma se dopo tale evento lo smeraldo non si fosse distrutto, come invece lei stessa credeva?
Se fosse finito altrove, avesse fatto viaggiare tre individui nel tempo e nello spazio in epoche completamente diverse e, solo allora, si fosse effettivamente disintegrato?
Un mistero vissuto per anni, forse secoli prima che i nostri eroi venissero al mondo, nell'ombra... la stessa “ombra” che, ormai da giorni, tormenta i sogni della povera Amy. La stessa che metterà in pericolo l'Universo.
La stessa che apparirà nella luce o sparirà nel calore ardente... un po' come quello generato dalla lava.
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cream the Rabbit, Miles Tails Prower, OC, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Capitolo della vecchia versione della storia
•Shadow•

«CORRETE!» urlai ai due, che avevano un'espressione alquanto sconvolta e spaventata.
Così spaccammo subito il muro del suono... ma non tutto andò come previsto, poiché a Faker Junior rimase la scarpa sinistra incollata al pavimento. Sembrava che non riuscisse affatto a liberarsi.
«AIUTATEMI!»

“...due...”

«DAAASH!» mia sorella era letteralmente entrata in panico, così fui costretto a fermarmi.
Era davvero affezionatissima a quel riccio; peccato che io lo ritenevo stupido ed irritante, proprio come suo fratello.
Però l'aveva conosciuto quando era piccola, ed era il suo unico amico prima di conoscere gli altri.

‘Anche lei* era la mia unica amica...’

Scossi la testa ritornando alla realtà, accorgendomi che, a causa del buio, era capitato in una mattonella dove vi era moltissima "colla" – motivo per cui non era capace di muoversi.

“...uno...”

Per un solo attimo, immaginai le nostre vite andare in frantumi e i nostri corpi carbonizzati dal fuoco: la cosa, sinceramente, non mi andò poi troppo a genio.
«VELOCI, DIAMINE!» gli imprecai contro, arrabbiato, ma alla fine tirai Dash di forza per le braccia lasciandolo senza una scarpa. Sebbene riuscì a scollarsi il piede da terra in tempo, rimase comunque leggermente rispetto a me e mia sorella.
Poi...
Boom.

Un'esplosione catastrofica si verificò nel corridoio numero due della "Oswild Prison" – quale il "corridoio di sinistra".
Un incendio enorme prese il sopravvento e il muro andò in mille pezzi dietro di noi, che lottavamo per non farci uccidere dalle fiamme. Il fuoco divampò dappertutto, riducendo in cenere le pareti, il pavimento e tutto ciò che vi era in quella piccola parte dell'edificio – compreso lo zainetto che avevamo portato con noi, il quale si cosse a puntino come un pollo arrosto.
Tutto venne distrutto: il luogo dove prima avevamo poggiato i piedi da quel momento in poi divenne come inesistente.

Finalmente arrivammo alla fine di quel tunnel: se io e Darkly avevamo riportato soltanto qualche graffio, Dash a causa del leggero ritardo si procurò diverse ustioni sparse in tutto il corpo.
Non appena ci raggiunse perse i sensi, ma riuscii ad afferrarlo al volo per poi distenderlo, supino, sulle mattonelle increspate. Giacché incosciente, verificai subito le sue funzioni vitali: fortunatamente non aveva avuto alcun tipo di arresto, ma era soltanto svenuto – forse dal dolore, o magari per via dell'aria irrespirabile.
Nonostante i miei tentativi, però, il riccio non accennò ad riaprire occhio.

La riccetta a quella scena rimase immobile, con gli occhi lucidi, concentrandosi nel mantenere un minimo di calma.
«Io v-vado a cercare gli altri, allora... torno subito.» sussurrò titubante, dirigendosi verso la porta "nascosta" con lentezza.
Fece pochissimi passi, ma poco dopo si fermò. Udii dei singhiozzi soffocati, vedendola poco dopo tremare. Stava piangendo.
Per un istante mi sentii quasi impotente: tutte le volte che vedevo qualcuno giù di morale non davo affatto peso a ciò, ma quando quel giorno successe a lei la cosa mi fece stare un po' male. Chiusi gli occhi per un secondo, sospirando.

‘Si cerca di fare sempre di tutto, pur di proteggere chi si ama’.

«Andiamo a cercare gli altri insieme.» le dissi con un sorriso accennato, cercando di consolarla nonostante il mio bruto carattere. Forse lei era una delle poche con le quali mostravo il lato più recondito della mia personalità.
Ero comunque affezionato a mia sorella: mi capiva in ogni situazione, spesso soltanto con un'espressione facciale. Molte volte, comunicavamo benissimo tra piccoli silenzi.
E poi, nonostante non sapessi spiegarmi bene il perché... talvolta mi ricordava Lei.

La guardai negli occhi, deciso; così si asciugò le lacrime e annuì, determinata come non mai.
«Dobbiamo trovare il blu, e anche SUBITO» conclusi entrando, con il ferito tra le braccia, dopo di lei nella porta dove erano andati lui, Tails, Blaze e Cosmo.
Così ci avventurammo, sperando di trovare parte del gruppo il prima possibile date le condizioni del migliore amico di Darkly.

***

Andavamo alla velocità del suono quando Darkly si scontrò sbadatamente con qualcuno, cadendo poi rotolando sul pavimento insieme a quella figura. Fui costretto a fermarmi: l'aveva praticamente travolto in pieno.
Nonostante il buio pesto, riconobbi in ugual modo il suo volto: era il volpino giallo, che per fortuna non si era fatto nulla – magari solo qualche graffio.
«Tails...! Stai bene?» gli domandò all'amico, preoccupata.

«Sì, tutto a posto... o forse no» rispose, con tono scoraggiato. Poi però si accorse di colui che tenevo fra le braccia, rimanendone scioccato; nonostante ciò agì immediatamente senza proferire parola, e in un attimo prese dal suo zaino l'occorrente necessario per guarire le sue ferite: garze, acqua e qualche medicinale –presi di sicuro solo un momento prima di uscire di casa.
Distesi il riccio sul pavimento, in modo che il volpino potesse bendarlo con più facilità.

«Speriamo si riprenda presto... quelle ustioni non sono di certo una cosa da nulla» sentenziò preoccupato, avvolgendo le garze attorno alle ferite.
Era strano, il fatto che fosse da solo.
«Ma gli altri tre non dovrebbero essere con te?» domandai, stranito. Lui sospirò amareggiato;
«Il punto è questo, non so più dove sono finiti! Inizialmente ci eravamo divisi in gruppi da due, ma poi ci siamo persi tutti di vista... o almeno, io sono rimasto da solo. Poi con calma vi spiegherò cosa è successo» continuò con un sorriso triste, con lo sguardo fisso altrove.
Sembrava davvero sconvolto.

Improvvisamente sentimmo un colpo di tosse: era Dash, che aveva ripreso finalmente coscienza. Mia sorella al settimo cielo corse a dargli un abbraccio, quest'ultimo altrettanto ricambiato.
In quel momento chiunque sarebbe riuscito a capire quale legame profondo ci fosse tra i due, senza bisogno di spiegare nulla a parole. Era qualcosa che andava ben oltre la semplice ed affiatata amicizia, solo che nessuno dei due non aveva mai avuto il coraggio di ammettere niente.
Strano, ma accennai una bozza di un sorriso a quella scena.
La situazione si ristabilizzò poco dopo, e poiché non forniti di alcuna torcia tutti e quattro fummo costretti a camminare in mezzo alle tenebre a tentoni.

Dopo qualche metro ci ritrovammo, per la centesima volta, davanti ad una porta, che oltrepassammo temerari – ma differenza delle altre, in realtà, quella pareva che fosse già stata aperta da qualcuno.
Cominciai quindi ad osservare l'ambiente circostante: davanti a noi vi era una stanza enorme e stranamente illuminata, dalle pareti arancioni e dal tetto molto alto, in parte fatto di vetro. Vi erano alcuni macchinari messi da parte, mentre in lontananza si poteva scorgere un'altra piccola stanzetta, dall'aria buia e grigia, dove si intravedeva una grande capsula cristallizzata.
Notai poi Rouge e gli altri due in lontananza; erano molto pallidi, di sicuro era successo qualcosa.
«Knuckles!» esclamò il giallo dalle due folte code, con gli occhi lucidi a causa delle lacrime di gioia.
Patetico.

Si aggiunsero alla rimpatriata anche Blaze e Cosmo, che sbucarono da una porta vicina. Incrociai le braccia al petto;
«Tails, finalmente!» esclamò la Seedrian, correndogli tra le braccia. «Ma dov'è Sonic?!» domandò ella, nella speranza che il volpino desse una risposta positiva.
Purtroppo però egli abbassò gli occhi, distruggendo ogni speranza della ragazzina dai capelli verdi.
«L-lui... lui non è con me.» balbettò sottovoce.
«E se non è né con noi né con loro, dove diamine è fin-» il fratello del riccio ricercato, leggermente zoppicante, venne improvvisamente interrotto da un boato, la cui direzione sembrava sconosciuta.

«Adesso basta: le vostre inutili chiacchiere finiscono qui.» disse una voce profonda, che fece la sua comparsa dal fondo del laboratorio.
«Ah... quasi dimenticavo che qualcuno, che ha preso Amy portandola in quella stanza lì mentre noi soffocavamo con una sostanza gialla, ci facesse felicemente compagnia...» ironizzò Rouge, un po' in crisi, girandosi verso Zikos.
«LASCIALA ANDARE, COSO!» urlò poi, furiosa.
«Dark Zikos, se non le dispiace» continuò lui schiarendosi la voce e incrociando le braccia, facendo il finto offeso. Per risposta lei lo guardò con un'espressione carica di odio, una di quelle che gli avrebbe dimostrato davvero chi aveva davanti.
«Finiscila di fare il coglione e libera Amy immediatamente!» esclamò Knuckles con sguardo truce, affiancandosi alla pipistrella;
«Ma perché ci fai questo?! Cosa ti abbiamo fatto di male, sia noi che la nostra amica Amy, per attaccarci in questo modo?!» intervenne diretta Blaze, con estrema rabbia;
Ci fu un momento di silenzio assoluto.
Tombale.

«C'È SEMPRE STATA UNA RIVALITÀ ASSOLUTA TRA GLI OSWILDIANI E I MOBIANI! NESSUNO DI VOI MERITA DI VIVERE, DOPO CHE I VOSTRI ANTENATI IN QUESTA PRIGIONE HANNO SCATENATO L'INFERNO!» ringhiò lui all'improvviso, facendoci sobbalzare, con un tono carico soltanto di odio e sentimenti negativi – sicuramente repressi negli anni. I suoi profondi bulbi oculari pareva minacciassero di uscire di fuori.
«E allora racconta!» dopo che la gatta fece quella esclamazione, nella stanza calò nuovamente il silenzio più totale.
Così, dopo una breve pausa, egli si schiarì la voce, scrutando ciascuno di noi con astio.

«Era il 1952, esattamente 65 anni fa, quando i pochi Oswildiani esistenti arrivarono su questo pianeta... il famoso e bellissimo pianeta Mobius, dove si narrava vi fossero moltissimi eroi e che, soprattutto, possedesse delle particolari pietre magiche dai poteri mistici. Ai tempi ero soltanto un bambino quando la mia specie, dapprima nata nel pianeta dei Seedrian» raccontò, lanciando un'occhiata compulsiva a Cosmo; «e successivamente evolutasi nel pianeta Oswilds, da cui deriva il nostro nome, costruì una prigione nel pianeta dei mobiani e successivamente li catturarono tutti. Tutti... tranne uno.
Ricordo ancora il suo nome: Jacob. Jacob The Hedgehog. Superbo, arrogante. GUASTAFESTE.» sospirò, iniziando a contorcersi le mani dal nervosismo.

«Il nostro pianeta era governato dai miei genitori, Re John e Regina Erthia: ero fierissimo di essere il "Principino Zikos", mi invidiavano tutti del resto. Ed io li amavo, i miei genitori. Solo che quel dannatissimo porcospino dagli aculei blu, che si definiva un "eroe"» ironizzò, al limite dell'euforia;

‘È un antenato di Sonic o cosa...?’

«distrusse ogni nostro piano per la conquista di quel pianeta!
È STATA TUTTA COLPA SUA!»

‘Si vede che non erano tanto "precisi" questi piani, a quanto pare. Mhmp.’

Inspirò, facendo nel frattempo un grande baccano per via di un pugno rabbioso dato ad un macchinario spento; successivamente ci diede le spalle, ma continuò comunque a raccontare.
«Era ormai nostro, Mobius: gli abitanti erano tutti prigionieri, alcuni addirittura morti a causa di quelle assurde scosse elettriche, anticamente molto più potenti... 
Tranne lui.» rise, spaventoso.
«Quelllo sguardo che si ritrovava mi faceva venir voglia di picchiarlo.» tossì, continuando il racconto subito dopo. «Poi, quando si presentò davanti a noi... cominciò a liberare chiunque, schivando ogni singolo attacco. E pensate un po', dopo che si ritrovò con un ESERCITO» urlò furioso come non mai, fissandoci con sguardo infuocato; «Attaccò tutti noi...
UCCIDENDO I MIEI GENITORI!»

***

Aiuto, aiuto! Madre, Padre!”

«Le lacrime agli occhi, la "Oswild Prison" che si distruggeva sempre più... i miei simili che morivano.» farfugliò, più a se stesso che a noi, mischiando al nervosismo quello che pareva essere rammarico per l'accaduto.

“Ehi, ragazzino! Prendi questo e conservarlo fino a quando non sarai un adulto. Fanne buon uso.”

***

«... e quello sconosciuto incappucciato fu l'unico a salvarmi, dandomi una strana fiala. Seguii il consiglio che mi diede, mentre scappavo da quell'inferno...
rimanendo l'unico oswildiano esistente nell'universo.»

***

All'improvviso l'essere prese un fazzoletto e si mise a tossire di nuovo, ma una volta che lo gettò arrabbiato sul pavimento notai che dalla bocca gli era uscito del liquido viola scuro.
Poi ebbi un'illuminazione, riflettendo sulla storia che aveva appena finito di narrare.

‘La sostanza donata, l'età adulta, liquido viola...
"Fanne buon uso." ’

Spalancai nel frattempo gli occhi, incredulo e anche leggermente spaventato.
Dovevamo avere seriamente paura, di chi avevamo davanti?
«Non che sia...?!»

-------

[Aggiornata il 19/07/2020]

*= Maria Robotnik, migliore amica del riccio, la nipote del suo creatore Gerald Robotnik.

(Old) Angoletto dell'autrice: ciao, ragazzi! ^^"
Mi dispiace moltissimo averci messo molto ad aggiornare, ma tra gli impegni, la scuola, i brevi "blocchi dello scrittore" e i momenti in cui «voglio riposarmi, queste interrogazioni mi distruggono» mi hanno impedito di scrivere con costanza. Ho ripreso perché, essendo in pausa didattica, ho avuto un po' più di pace.
Bene, detto questo, spero davvero che vi sia piaciuto, segnalatemi ogni singolo errore o eventuali correzioni in delle frasi (grazie mille per i grandi aiuti che mi date a trovarli, mi fate migliorare tantissimo!) e alla prossima!
Baci, Lily710
   
 
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