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Autore: Lisachan93    22/12/2017    1 recensioni
Dal testo:
"Era appena sceso dal vagone semivuoto della stazione tra la 2a e l’86esima dell’Upper East Side di Manhattan. Tornava da lavoro col solito trolley cigolante, quello con le rotelle piccole che faceva un rumore insopportabile, ma era troppo stanco per sollevarlo per il manico e quindi si accontentò di tenersi il frastuono assordante nelle orecchie".
[to be continued...]
Genere: Horror, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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    Era appena sceso dal vagone semivuoto della stazione tra la 2a e l’86esima dell’Upper East Side di Manhattan. Tornava da lavoro col solito trolley cigolante, quello con le rotelle piccole che faceva un rumore insopportabile, ma era troppo stanco per sollevarlo per il manico e quindi si accontentò di tenersi il frastuono assordante nelle orecchie.
     Non vi era un’anima nella stazione. Lungo il corridoio vuoto, un vento gelido scendeva giù per le scale che davano sui binari all'aperto. La luce fioca e intermittente dei neon distorceva la sua ombra proiettata sulle pareti sporche della stazione. Riecheggiavano solo i suoi passi e il rumore delle rotelle.
​   
Era quasi l’una. Era in prossimità dell’uscita, quando un tonfo alle sue spalle lo fece sobbalzare. Si girò di scatto, ma non c’era nessuno. Pensò potesse trattarsi di un rumore all’esterno, quindi fece spallucce e continuò a camminare. Un secondo tonfo lo costrinse a girarsi di nuovo. Sembravano i passi di un gigante. Dando le spalle all’uscita, appoggiò il trolley alla parete e si incamminò verso il rumore. Dal binario 8, l’ombra scura di una forma vagamente umana scendeva lentamente giù per le scale, fino a quando vi fece capolino una figura alquanto distinta: era un uomo altissimo - troppo per un comune mortale - e quasi scheletrico, vestito di tutto punto con giacca e cravatta e una bombetta sulla testa. Sembrava essere scappato dal set di un film degli anni ’30.
​   
‘Che strano’, pensò. ‘Il mio treno era l'ultimo, non credo ce ne siano altri a quest'ora’.
​   
«Signore», chiamò. «È tutto okay?». La figura non rispose.
​    ‘Che maleducazione”, pensò Kyle dopo aver atteso per qualche secondo. Ripeté la domanda, ma ancora silenzio. Alla fine fece per andarsene, ma all’improvviso l’uomo si mosse e con lentezza si tolse la bombetta, scoprendosi il volto. La piena consapevolezza di quello che aveva appena visto gli fece ghiacciare il sangue nelle vene: l’uomo non aveva occhi.
​    Terrorizzato, Kyle cominciò a correre verso l’uscita della stazione. Provò a spingere la porta, ma sembrava chiusa dall’esterno. Disperato, corse verso il binario più vicino, in cerca di una via d’uscita alternativa. Salì le scale del binario 1 e una volta su, si guardò velocemente intorno. La scarsa illuminazione e l'assenza della luna nel cielo faceva sembrare tutto più buio e inquietante. L’Uomo-Senza-Volto era risalito al binario 8 e si muoveva verso di lui a passi lunghi e misurati. Nella recinzione dei binari, alle sue spalle, Kyle notò un piccolo cancello di ferro battuto, probabilmente usato dal personale di manutenzione. Vi si incamminò svelto e lo trovò miracolosamente aperto. Senza voltarsi indietro, raggiunse la strada principale e corse a perdifiato verso casa. Una volta lì, si guardò intorno in cerca dell’Uomo-Senza-Volto ma di lui non vi era traccia.
Sconvolto, affannato e grondante di sudore nonostante il freddo, entrò in casa e vi si barricò dentro. Andò in bagno e si sciacquò il viso con acqua gelida; nello specchio, un ragazzo spaventato dal colorito cereo gli restituì lo sguardo. In quel momento voleva solo dormire e dimenticare tutto, semmai ci fosse riuscito.
​   Quella notte non ebbe incubi. L’indomani si alzò di buon mattino e andò alla stazione, che quel giorno era più affollata del solito. Raccontò l’accaduto agli addetti e chiese se ci fossero telecamere di sorveglianza. Uno di loro disse che proprio in quel momento degli uomini le stavano riparando, poiché apparentemente la notte precedente c’era stato un corto circuito ed erano andate tutte fuori uso.
​    Il trolley però era stato ritrovato nell’esatto punto in cui Kyle l’aveva lasciato. Gli fu restituito con la certezza che quanto successo la notte precedente fosse soltanto frutto della sua stanchezza. Kyle lo aprì e controllò che fosse tutto al suo posto. La divisa era lì, il portafogli pure. Diede uno sguardo al passaporto. Kyle Dawtes, 9 aprile 1992, Manhattan, New York. Tutto regolare, se non fosse stato per un solo dettaglio: la sua foto non aveva occhi.


© Kyle Dawtes



  
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