Silent Night
[E mille
altri ancora]
-Chuuya,
così non vale!- Dazai evita
per un soffio quel cuscino che avrebbe dovuto colpirlo in pieno viso. –Avevamo
detto niente Abilità!-
-Questo l’hai detto tu!- il rosso anima con For
the Tainted Sorrow un
altro cuscino e glielo lancia, ghignando vittorioso nel vedere il temibile
Prodigio Demoniaco in difficoltà. -Io non ho mai acconsentito!-
Fuori dall’enorme finestra della
stanza, tutto quello che si intravede è un cielo plumbeo che minaccia neve,
mentre per le strade di Yokohama centinaia di persone che si affannano nella
loro estenuante corsa ai regali dell’ultimo minuto o alla ricerca della portata
principale della cena della Vigilia e del vino perfetto.
A loro non interessa: sanno
benissimo che come ogni anno la Port Mafia organizzerà una festa per tutti i
suoi affiliati in cui sono invitate anche le famiglie, ma hanno già deciso che
fuggiranno dalla suddetta festa appena Mori e Kouyou
saranno abbastanza distratti da non badare ai loro preziosi pupilli. E allora
toneranno a casa, si prepareranno due tazze di cioccolata calda e guarderanno
uno di quei noiosissimi e vecchissimi film di Natale fino a quando non si
addormenteranno sul divano uno addosso all’altro.
Ma in questo momento è sicuramente
più spassoso vedere Dazai – lo stesso Dazai Osamu che è il terrore di
tutti gli ostaggi della Port Mafia e dei suoi stessi sottoposti - in pigiama e
a piedi nudi sul pavimento gelido mentre cerca di evitare quelli che invece di
essere cuscini sembrano veri e propri proiettili, mentre Chuuya
lo guarda dall’altro della sua posizione elevata, in piedi sul materasso con le
mani sui fianchi e l’espressione di chi vorrebbe avere una videocamera per
registrare questo momento.
-Mai sentito il detto “chi tace
acconsente”, Chuuya?- si lamenta il giovane Esecutivo, distraendosi un attimo.
–Tu non hai risposto quindi è come se… -
L’ultimo dei mille cuscini del
letto di Chuuya lo colpisce in pieno stomaco,
spedendolo a terra. Colpito e affondato.
-Ah! Un punto a Chuuya!- il ragazzo salta
felice sul letto, lasciandosi poi cadere seduto sul materasso gongolando
vittorioso. Dazai non si muove. -…ehy,
hai intenzione di stare lì tutto il giorno?-
Ma Dazai
continua a non muoversi e a Chuuya pare addirittura
incosciente. Non è che l’ha colpito troppo forte?
-…Dazai?- gattona fino a
sporgersi oltre il bordo, occhieggiando verso il suo partner con uno sguardo
preoccupato. –Terra chiama Dazai?-
Nessuna risposta.
-…cazzo.-
mormora, impallidendo. –L’ho ucciso.-
Con un balzo è in piedi vicino al
partner ancora privo di sensi mentre lo studia e pensa cosa fare. –E ora? Che
faccio? Chiamo Kouyou? Hirotsu?
Che faccio?!-
Sta quasi iperventilando,
quando si sente afferrare per i fianchi e sollevare da terra come un sacco di
patate. Strilla e scalcia per lo spavento prima che Dazai
– stronzo, aveva solo fatto finta – lo immobilizzi contro il materasso e inizi
a fagli il solletico.
Chuuya
si agita ancora di più e scalcia e ridono insieme. –Non respiro, Dazai! Smet-!-
-Ti arrendi, Chibi?- Dazai non smette di ghignare e
fargli il solletico, fino a quando Chuuya ormai senza
fiato esala la sua resa: rimangono così, a cercare di riprendere fiato, le
gambe nude di Chuuya strette intorno ai fianchi di Dazai e le mani di quest’ultimo sotto la sua maglia dei
Metallica.
-Allora?-
mormora il giovane Esecutivo senza osare muoversi. –Ti arrendi?-
Chuuya
sbuffa fintamente irritato mentre le mani corrono a intrecciarsi nei capelli
scuri del suo partner e poi oltre il collo della maglia, sfiorando dolcemente
la pelle delle spalle e della schiena lasciata raramente libera dalle bende.
–Questo è barare, signor Esecutivo.-
-Senti da che pulpito.-
-Dazai.- questa volta Chuuya sbuffa veramente irritato, mentre lo spinge verso di
sé facendo forza sulla sua nuca. –Zitto e baciami.-
Dazai
ha sempre le labbra screpolate, ma non gli interessa minimamente.
[Chuuya capisce
troppo tardi che quello sarebbe stato l’ultimo Natale passato insieme.]
Non si vede un fiocco di neve da
più di cinquant’anni, a Yokohama, ma ovviamente proprio oggi che è il suo
giorno libero nevica così tanto da quasi paralizzare il traffico se non
l’intera città.
Chuuya,
a volte, pensa di essere nato sotto una cattiva stella: negli ultimi tempi sembra
non gliene vada dritta una – prima la Guild, poi
Dostoevskij e dopo ancora Shibusawa. Per non parlare
di quella costante nella sua vita che gli provoca delle terribili emicranie un
giorno sì e l’alto pure che è Dazai, che anche se
continua a dirsi che è uscito dalla sua vita lo perseguita ovunque.
Sospira sconsolato e trema
leggermente per tutto il tragitto che dai palazzi della Port Mafia lo avrebbe
portato a casa propria, già pregustando quella bottiglia di vino italiano che
un cliente di Kouyou aveva portato qualche giorno
prima e che lei aveva gentilmente lasciato a lui, stringendosi di più nel
cappotto blu e nella sciarpa verde – perché con quella neve col cazzo che tira fuori dal garage la
macchina, e men che meno la moto, ed è quindi costretto ad andare a piedi.
Non si sente quasi più i piedi e ha
le mani gelide nonostante i guanti, quando svoltando l’angolo sbatte conto
qualcuno ed è costretto a barcollare goffamente per non cadere nella neve che
era caduta fino a qualche ora prima.
-Ah, chiedo scusa, non stavo
guardando dove stavo an…- un cappotto beige e una sciarpa color crema sono la
pima cosa che nota, di quella persona. Ulp. -dan… do…-
Poi alza piano lo sguardo, sperando
di sbagliarsi…
-…Chibi?- Dazai si volta appena, gli
occhi leggermente sgranati per la sorpresa e il viso leggermente arrossato dal
freddo.
-Ugh,
anche la vigilia di Natale devo vedere la tua stupida faccia?-
Dazai
nemmeno si scompone, si limita a ridacchiare. –Così mi ferisci, Chuuya. Sono una gioia per gli occhi, io.-
Il rosso incrocia le braccia con un
verso stizzito. Non cambia mai. –Seh, come no.-
Dazai
si volta meglio verso di lui e solo in quel momento Chuuya
nota i guanti – Dazai non ha mai portato i guanti…
Ah, già, in quattro anni le cose cambiano. Inconsciamente stringe i pugni, la
pelle dei suoi guanti che protesta pe lo sforzo.
-Oh.- il
tono stupito del suo ex partner lo riporta alla realtà. Alza gli occhi. –Ha
ricominciato… -
Piccoli fiocchi di neve iniziano di
nuovo a cadere sulla città, insieme agli sbuffi scocciati degli adulti e alle
risate divertite dei più piccoli. Dazai osserva il
cielo e i fiocchi che si posano sul palmo della mano con lo stesso stupore dei
bambini – perché, che siano disposti ad ammetterlo o no, non sono mai stati
bambini come gli altri che potevano giocare nella neve…
Non si rende nemmeno conto di avere
stretto quella mano nelle proprie; Dazai lo guarda
perplesso, ma gli permette di sfilagli il guanto nonostante un’iniziale
ritrosia: la mano e il polso sono completamente liberi dalle solite bende, in
modo che quei tagli sottili che percorrono l’interno del braccio siano in parte
visibili – non che Chuya abbia bisogno di vederli per
sapere che sono lì; si sorprende di vedere che sono tutti dei segni
cicatrizzati e vecchi, sembrano tante piccole pennellate ormai secche sulla sua
pelle pallida.
-…sotto i guanti si arrotolavano e
mi davano fastidio.- ceca di giustificarsi e di
ritirare la mano. Gli dà ancora fastidio che vedano le sue cicatrici? Per un
attimo, Chuuya si chiede se qualcuno, all’Agenzia, le
abbia mai viste tutte e per un attimo gli sale nel petto una strana sensazione
d’orgoglio a pensare di essere l’unica persona di cui Dazai
si è mai fidato abbastanza da mostrarsi ferito e spaventato.
Continua a tenergli il polso in
quella presa morbida e delicata. E lo sente, sotto le dita, il polso troppo
sottile e le ossa del braccio in evidenza come spuntoni contro la pelle e pensa
che gli basterebbe un minimo di forza in più per fratturarle…
Lo sta ancora tenendo per il polso,
quando lo vede chinarsi piano verso di sé. Sobbalza appena, arretrando, ma un
braccio gli stringe gentilmente la vita e glielo impedisce mentre Dazai mormora un lieve “Scusa.” contro le se labbra prima
di baciarlo. Chuuya riesce solo a pensare quella è foese la prima volta da quando lo conosce in cui sente Dazai scusarsi e crederci davvero – non quelle scuse senza
sentimento che rifilava a Mori o a Kouyou, scuse
vere, scuse sentite.
…per cosa, Chuuya
non ha il coraggio di chiederglielo, non ora mentre gli circonda il collo con
le braccia e si solleva un poco sulle punte per averlo più vicino.
Nemmeno il loro primo bacio era
stato così dolce.
Si accorge forse con qualche
secondo di ritardo che nonostante gli anni passati ci sono ancora tutti quei
piccoli dettagli che gli ricordano i suoi inverni da adolescente, quei Natali
passati insieme a ridere senza un apparente motivo e finire quasi sempre a fare
una battaglia di cuscini.
Gli viene da sorridere, Dazai lo nota subito: lo osserva con il suo solito sguardo
indagatore senza però la pretesa di ottenere una risposta, ma Chuuya non sa resistere ai suoi occhi – che a primo acchito
sembrano quasi neri ma in realtà hanno lo stesso colore della cioccolata calda.
-…hai le labbra screpolate.-
sussurra e ride ancora ma lo bacia di nuovo, perché in fondo quella è una di
quelle piccole caratteristiche dell’altro che gli piacciono da impazzire. Si
alza di più sulle punte dei piedi e le braccia di Dazai
si stringono di più intorno alla sua vita, incuranti degli sguardi che possono
attirare – proprio come i ragazzi di Prévert, Chuuya ha sempre adorato quei versi perché è sempre stato
un inguaribile romantico.
-Ho del Chianti, a casa.- mormora a un soffio dalle labbra di Dazai. Ha notato solo ora che la neve ha iniziato a
fermarsi, per terra e sulle loro teste.
Dazai
ride. –Lo sai che il vino non mi piace… -
-Ho anche dello Scotch.-
lo interrompe. –Regalo di Hirotsu. Scozzese. Puro
malto. Invecchiato undici anni.-
Il sorriso di Dazai
non ha prezzo e gli fa scattare qualcosa dentro e vorrebbe baciarlo ancora fino
a fargli mancare il fiato. –Mi vizi, così.-
-Ma chi ti vuole viziare.-
sbuffa mentre lo trascina dietro di sé per il polso. –Lo sai che a me i liquori
non piacciono. Mi dispiaceva lasciarlo lì a diventare cattivo, tutto qui.-
Lo sente ridere e mormorare
qualcosa che non comprende. Sa solo che ha impiegato pochissimo tempo a
raggiungere casa propria.
Che si sia messo a volare senza
accorgersene?
[Chuuya si ritrova a sorridere, quando nota che questo è il
primo Natale passato di nuovo insieme. E spera il primo di tanti altri…]
D.P.P.:
Deliri post Partum
…il titolo non ha molto senso, ma mi piaceva
come suonava(??)
Alla fine l’aria natalizia ha contagiato anche
questo ibrido tra il Grinch e il signor Scrooge che è l’autrice.
Yeh.
Questa – hum – cosa
doveva essere soltanto una cosuccia semplicissima ispirata a quella meraviglia
di art ufficiale per Morinaga, ma la situazione mi è
sfuggita di mano a causa dei troppi mokaccini e a uno
studio matto e disperatissimo e si è trasformata in questo. Nemmeno io so come
definirla – la Sere propone la definizione “libera ispirazione a A Christmas
Carol” ma non so quanto possa essere adeguata.
Insomma.
Vogliamo davvero parlare dello Spirito del
Natale Futuro? Io ho ancora un trauma per colpa sua, non avrei il coraggio di
fare passare lo stesso a uno di loro due infatti passano di peggio in alte ff, Giulia e la coerenza.
…mannaggia quanto sono inconcludente.
Maki
P.S.: non interessa a nessuno, ma la maglia
dei Metallica è un mio headcanon, perché per qualche
ragione la intro della character song
di Chuuya mi ricorda quella di The Unforgiven.
P.P.S.: per Natale regalate a questa povera
autrice una recensione! Se lo fate, vi regalo una fetta di panettone.