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Autore: Pittrice88    23/12/2017    3 recensioni
Sherlock decide di affrontare un caso da solo, ma qualcosa va storto. Freddo, buio, paura. La morte è forse ormai sopraggiunta? Verrà qualcuno in suo aiuto?
-happyending-johnlock-
Genere: Angst, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Introduzione:
Questa fanfiction è decisamente diversa dalle mie precedenti. Spero vi piaccia comunque. Sappiate che ho un animo molto più dark di quanto sia fino ad ora trapelato e prossimamente darò il peggio di me in più di uno scritto. Il fatto che sia, nonstante tutto, Johnlock mi pare sottinteso.
Buona lettura
 
 
La fine
Freddo e buio. Solo una goccia d’umidità dal soffitto a scandire il tempo. E’ fine maggio, oggi era una splendida giornata di sole, il cielo terso, non un filo d’aria. Non può essere così freddo pensi, ma hai il corpo percorso da brividi. Buio. Che ore saranno? Forse le 23. Da una finestra, così piccola da sembrare una feritoia, sbarrata da una triste inferiata, hai visto la luce man mano calare e lasciar spazio alla notte. Era l’ora di pranzo quando hai iniziato uno dei tuoi soliti pedinamenti in giro per la città. Doveva essere una cosa tranquilla in centro. Nemmeno avevi avvisato Watson; perché scomodarlo in ambulatorio per una cosa così banale? E adesso, invece, ti ritrovi disteso a terra in un corridoio che divide due capannoni industriali nella periferia est della città. La camicia zuppa di sangue. Durante il pedinamento, sicuramente, uno dei due uomini che seguivi si era accorto di te e alla prima occasione, quando meno te l’aspettavi, ti ha colpito. Una coltellata avevi pensato subito. Era stato un rasoio da barbiere invece. Una ferita all’addome non letale sul momento, ma abbastanza da farti crollare a terra. Trascinandoti a fatica eri riuscito a percorrere tutto il primo edificio, ora però le forze ti hanno abbandonato. Sei giusto riuscito a girarti sulla schiena e ad appoggiare le spalle alla parete di quel angusto corridoio; non è dignitoso morire prono in una pozza di sangue su di un lurido pavimento in cemento. Perché è questo che sta accadando, stai morendo dissanguato. Lo sai. Ne sei assolutamente consapevole. Non puoi chiamare nessuno per aiutarti, il tuo cellulare è finito chissà dove dall’altro capo del secondo capannone. E’ la fine. E chi glie lo dirà a John? Chi avrà lo spiacevole compito di informarlo del tuo trapasso? Hai paura, non tanto di morire, anche ovviamante, ma ora che ne sarà di John? Già una volta sei morto, non realmente, ma è stata comunque una catastrofe. E adesso? Gli avevi promesso di stare attento, di non correre rischi inutili, di dirgli tutto, tenerlo sempre al corrente, farti aiutare. E invece sei solo. Gli hai mentito, per l’ennesima volta. Una delle innumerevoli volte pensi. O per lo meno gli hai omesso la situazione. L’ennesima scusa. Le tue azioni hanno sempre una valida scusa. Una lacrima scende lenta dai tuoi meravigliosi occhi ormai appannati. Hai paura, troppa paura di deluderlo, paura di tutto il dolore che proverà. Perché è il suo dolore il tuo problema. Ormai il tuo non lo senti più, sei troppo debole e poi, in fondo, di te non ti importa. Senti solo freddo. Freddo e buio…e già ti vedi abbracciare la Nera Signora, che ti avvolgerà nel suo mantello, per portarti nel sonno eterno.
Cosa starà facendo Watson? Probabilmente è sulla sua poltrona, nascosto dietro un libro e un bicchiere di buon whisky. Non verrà a cercarti, lo sai. Si fida di te e se non l’hai chiamato, se non l’hai coinvolto, è perché non c’è nulla da temere. Nulla di importante. Una mera formalità da sbrigare. Bugia. Questa volta ti eri sbagliato, i malavitosi erano molto più scaltri del previsto e ora ne stai pagando le conseguenze. Irrimediabili conseguenze. Non è che non volessi disturbare John sul lavoro, lo hai fatto mille volte, hai mentito anche a te stesso, è che vuoi proteggerlo. E adesso grazie alla tua superficialità chi lo farà? Chiudi gli occhi mentre le lacrime continuano a solcare il tuo candido viso. Ti stai lasciando andare, la fine è giunta. Chi troverà il tuo cadavere? Tra quanto? Sarai ancora presentabile al tuo ritrovamento o la Morte avrà già portato via ogni parvenza di umalità dal tuo corpo? Sei solo, come per la maggior parte della tua vita. Nessuno verrà a cercarti, pensi. Lo hai voluto tu.
Senti i battiti del tuo cuore accellerare, come in una corsa verso l’oblio. E’ la fine. Ti desti per un’istante, come se qualcuno avesse improvvisamente acceso, per una frazione di secondo, una luce flebile tipo un fiammifero scosso dal vento. Lo senti ancora, non è il tuo cuore, ma sono passi veloci, passi che conosci. I passi dei tuo angelo custode. Caldo. Ti sta abbracciando.
Diamine, riesce sempre a stupirti!
Deduci che con tutta probabilità avrà tracciato il tuo telefono. Già una volta ti aveva trovato, e salvato, con quel sistema e John è uno metodico, lo sai. Lo hai sottovalutato, ancora. Non era a casa tranquillo, tutto il contrario, era in pena per te. Ti stava cercando. E adesso ti abbraccia cercando di rassicurarti con mille parole calde sussurrate all’orecchio. Quante volte ti ha salvato? Ne hai perso il conto. Appoggi le tue labbra ormai fredde al suo collo e John se ne accoge, lo senti irrigidirsi. Avrai tempo per spiegargli quel gesto, ne sei sicuro, quelli non saranno i tuoi ultimi respiri. Non sei più solo, il tuo dottore si occuperà della tua ferita, e John Watson, il tuo John, si prenderà cura di te. Hai deciso che non lo lascerai più indietro. Non sarete più soli, nemmeno per un istante e, ciò che è più bello, è che finalmente hai deciso che glie lo dirai. Buio. Hai chiuso gli occhi, ti riposi, sicuro che ce la farai, abbandonato tra le braccia di chì veglierà su di te per il resto dei tuoi giorni
 
 
Note:
Sappiate che le mie ff sono sempre a lieto fine. Il mondo è già abbastanza un miscuglio di dolore e ingiustizie, che di certo non voglio infierire pure io. Per oggi vi ho fatto sicuramente soffrire abbastanza
   
 
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