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Autore: ChrisAndreini    23/12/2017    4 recensioni
Hiccup, Merida, Rapunzel e Jack sono maghi, e frequentano la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.
Ma nemici tramano nell'ombra grandi maghi oscuri cercheranno di dividerli, controllarli e usarli per i propri piani malefici, e impedire che la profezia die quattro possa essere portata a compimento.
Riusciranno i quattro ragazzi a contrastare il male, e le loro bacchette e la loro amicizia saranno più potenti della terribile setta?
Sta a voi scoprirlo, leggete se volete.
Dal cap.1
Madre Gothel ricorda ogni bacchetta che ha venduto, ha vissuto così tanti anni da assistere anche alla creazione delle quattro bacchette più potenti di tutto il mondo magico.
Sono state create in diverse epoche, con diversi materiali, uno più raro e prezioso dell’altro.
Li conserva come gioielli, nella sua enorme collezione, sperando in cuor suo che mai nessuno glieli porterà mai via.
P.s. Saranno presenti tantissimi riferimenti ad altri film d'animazione, dai minions ai personaggi di Frozen.
Alcune cose dei film sono cambiate per esigenze di trama.
Buona lettura
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La profezia delle quattro bacchette'
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Capitolo 26: Il Legame empatico parte 1

ovvero

Come fare un casino allucinante al ministero 

 

“Drago trovato ad Hogwarts condannato a morte”

Hiccup rimane a fissare quel titolo a bocca aperta, mentre tutto quello che stava pian piano ricostruendo nella sua mente si sgretola nuovamente dentro di lui, una volta e per sempre.

-Hiccup- Rapunzel lo richiama, mettendogli una mano sulla spalla, ma lui non la sente neanche, e con mano tremante prende il giornale per leggerlo.

Lo hanno condannato? Per colpa sua! Pensava Malefica lo avrebbe ripreso e basta, perché permette che lo uccidano? Non era il suo drago preferito? L’ultima furia buia rimasta?

Hiccup non sa proprio cosa pensare.

Era convinto di averlo liberato, di essersi finalmente allontanato da lui, ma invece lo ha solo condannato, e non sa neanche come sentirsi a riguardo.

Tutto, dentro di lui, è completamente scombussolato.

I suoi pensieri, i suoi poteri, le sue certezze sono una matassa aggrovigliata su se stessa e talmente intrecciata che sembra non potersi in alcun modo sbrogliare.

E’ decisamente troppo da sopportare.

Stinge con forza il foglio tra le mani, prende le poche cose che ha con sé, e scappa via dalla biblioteca, il più in fretta possibile, cercando un luogo ancora più silenzioso e solitario dove cercare di fare il punto della situazione, ignorando Rapunzel che lo richiama preoccupata.

Anche se sono giorni che ci prova, e non riesce in alcun modo a riordinare le idee, come se la sua mente avesse un blocco.

Cosa probabile, a ben pensarci.

Vorrebbe così tanto urlare, ma non riesce a parlare, ha la gola completamente bloccata, e anche quando ogni tanto qualche parola esce fuori, nessuno sembra sentirla, ad eccezione di Merida… Merida.

Camminando senza meta, si ritrova senza neanche rendersene conto in infermeria, dove Merida è ricoverata. 

-Hiccup?- chiede Merida vedendolo entrare, confusa, e provando ad alzarsi dal letto senza riuscirci.

L’infermiera ha una passione per quel dannato incantesimo che non le permette di muoversi.

Che seccatura!

-Che succede?- indaga, preoccupata, notando la sua faccia sconvolta.

Hiccup si prende la testa tra le mani. Non aveva la minima intenzione di andare da Merida, ma gli è venuto spontaneo. 

Scuote la testa, e si volta per andarsene via.

-Aspetta!- lo richiama Merida, facendolo fermare.

Hiccup rimane voltato di spalle, a testa bassa.

Non ha quasi il coraggio di guardarla da quando ha rotto la bacchetta. Nella sua testa si fanno la guerra il senso di colpa, la paura di quello che ha provocato, la rabbia verso la setta oscura e soprattutto un grande disgusto per se stesso causato da tutto quello che prova e dalla debolezza che sta mostrando.

Perché se tornasse indietro, è probabile che lo rifarebbe, anche se sa che è la scelta sbagliata. Non riusciva più a sopportare quello che era, e il problema è che neanche ora che non ha più la bacchetta sente il fortissimo potere che gli dava scorrere nelle sue vene pronto ad esplodere, e vani sono i suoi sforzi di contenerlo, o di controllarlo. Vorrebbe solo liberarsene, come un codardo. Forse Tassorosso è davvero la casa giusta per lui, dopotutto.

-Cosa è successo?- chiede nuovamente Merida, sempre più preoccupata.

Per tutta risposta, senza ancora guardarla, Hiccup solleva la mano dove tiene la gazzetta del profeta, che Merida attira a sé con un semplice incantesimo di appello.

Seguono alcuni secondi di silenzio nei quali Merida legge il giornale, e Hiccup la sente emettere un gemito di sorpresa.

-Dobbiamo salvarlo- esclama immediatamente dopo.

Hiccup se lo aspettava, e sospira seccato.

Scuote la testa, quasi impercettibilmente.

-Te l’ho detto, non era lui, era Nacho- insiste lei, guadagnandosi una fitta alla testa.

Hiccup stringe le spalle, non sa ancora se credere o no a queste supposizioni. Lo fanno sentire ancora più in colpa di quanto già non sia. Se davvero Sdentato è buono, e non ha colpe… lo avrebbe condannato a sofferenza eterna e forse anche morte… non sa proprio cosa fare.

-Senti, capisco che tu sia incerto, lo sono anche io, ma… almeno salvalo, mentre ci capisci qualcosa, salvagli la vita, perché se lo uccidono, e avevi torto su di lui… non potrai mai rimediare- gli suggerisce lei.

Hiccup non sa cosa ribattere, il suo ragionamento non fa una piega.

Ma come potrebbe mai riuscire a salvarlo, non ha nemmeno la bacchetta.

Scuote nuovamente la testa, ed esce.

-Diamine!- sente esclamare da Merida appena fuori dalla porta.

Di nuovo l’ha delusa, come sta deludendo tutti quelli che lo circondano. 

Il ragazzo drago, il traditore della memoria di sua madre, pericolo pubblico, tanti sono gli epiteti che gli vengono sussurrati alle spalle, e crede di meritarseli tutti. Anzi, dovrebbe averne di peggiori.

Si avvia nella stanza delle necessità, richiedendo un luogo silenzioso dove riflettere in pace senza essere disturbato, e poi si siede a terra, seppellendo il volto tra le braccia posate sulle ginocchia.

In mano stringe ancora il libro che Rapunzel gli ha consigliato: Racconti al calar del sole.

Era giustappunto arrivato all’inizio della terza storia quando Rapunzel lo aveva interrotto con quella pessima notizia.

In un disperato tentativo di distrarsi, Hiccup cerca il punto dove si era fermato  e legge avidamente la storia.

I due protagonisti, Marco e Star, sono in una complicata situazione nella foresta proibita, nella quale Star ha trascinato Marco nel desiderio di avventura.

Quei due personaggi ricordano a Hiccup molto il rapporto che c’è tra lui e Merida.

È un libro bellissimo, ma odia il modo in cui lo fa sentire.

Legge per un po’ la storia, una delle più lunghe del libro, fino ad arrivare al momento in cui Star rischia di morire, e l’unico modo per salvarla è lanciare un legame empatico tra lei e Marco, che però potrebbe finire per uccidere anche lui.

Legame empatico?

Ha sentito parlare di quell’incantesimo, uno dei più pericolosi al mondo.

È strano che se ne parli in un libro che teoricamente dovrebbe essere adatto anche a dei bambini.

Hiccup interrompe la lettura, pensieroso, e seguendo il flusso dei suoi pensieri la stanza delle necessità gli porge un libro sugli incantesimi leganti.

Lo sfoglia velocemente per raggiungere quello del legame empatico, senza sapere nemmeno il perché di tutto questo interesse improvviso per un incantesimo essenzialmente suicida e proibito.

“Legame empatico (formula vinculensus): uno degli incantesimi di legame più pericolosi e potenti. Lanciare un legame empatico su una persona lega in modo indissolubile la vita e le emozioni di quella persona a colui che lancia l’incantesimo. Una volta lanciato è irremovibile, e le due persone saranno legate per la vita. Se una verrà ferita lo stesso accadrà all’altra, sentiranno le stesse emozioni, avranno pensieri in sintonia e se una dovesse morire, anche all’altra accadrà la stessa sorte.

Un legame empatico può essere lanciato solo se i due soggetti sono in completa sintonia e sono legati da un vincolo indistruttibile. Se lanciato in modo scorretto o a un soggetto che non condivide alcun legame di affetto sincero, i due soggetti potrebbero rischiare entrambi la vita, per questo è molto pericoloso lanciare un incanto per creare un legame empatico”

Hiccup chiude il libro, e subito un altro gli compare tra le mani, senza neanche che lui lo debba richiedere alla stanza delle necessità.

“Processi ad animali fantastici degli ultimi 200 anni”

Lo sfoglia in fretta, cercando eventuali casi di animali e umani legati da vincoli magici di questo genere.

Un paio di casi, quindi è fattibile.

…se si sbaglia, in ogni caso, il peggio che potrebbe accadere è la sua morte, e in queste condizioni la vede quasi come una liberazione.

Il piano che gli si forma in testa è decisamente suicida… forse è il caso di non dire nulla a Merida, Jack o Rapunzel, ma deve agire in fretta.

Non sa neanche perché, ma per la prima volta da quando si è risvegliato, sente una grande forza dentro di sé.

Farà finalmente qualcosa!

Si alza in piedi di scatto pronto a precipitarsi da Sdentato per tentare l’incanto, ma dei problemi gli si presentano immediatamente davanti, mentre la parte razionale di lui inizia a sbloccarsi e a ragionare di nuovo.

Come riuscirà a lanciare l’incantesimo se non ha più la bacchetta. Come arriverà nel luogo dell’esecuzione, se non sa dov’è né come smaterializzarsi ed è uno dei peggiori del gruppo nello stare su una scopa.

Potrebbe usare la metropolvere per andare nel ministero e da lì scoprire il luogo, e questo è stato risolto, ma in quale ufficio dei professori può infilarsi senza che nessuno lo noti, e soprattutto che bacchetta potrebbe usare?

Sconsolato esce dalla stanza delle necessità, dicendosi mentalmente che forse è destino che finisca così, quando per poco non viene fatto cadere a terra da Anna, che arriva nella sua direzione come una furia.

-Oh, scusa Hiccup! Non ti avevo visto- mortificata, Anna controlla le sue condizioni. Hiccup la guarda confuso. Va bene che Anna è una tipa molto solare, allegra e buona, ma Hiccup non riesce a credere che lo stia trattando senza la minima nota di sospetto, ma come se fosse esattamente come prima che il drago venisse scoperto e lui si chiudesse a riccio in questo modo.

Le sorride cercando di ricambiare la normalità, ma Anna si rende comunque conto che qualcosa non va.

-Tutto bene? Spero di non averti colpito troppo forte- scherza, tirandogli una pacca sulla spalla.

Lui scuote la testa, per rassicurarla, proprio non riesce a parlare, e in ogni caso non crede che lei lo sentirebbe.

-Immagino che la situazione sia davvero dura per te in questo momento, ma si risolverà tutto. Sono sicura che tu e i tuoi amici troverete un modo di salvare il drago, ho fiducia in voi- lo rassicura, con un grande sorriso incoraggiante.

Hiccup sgrana gli occhi, ed emette un gemito sorpreso.

Anna è dalla parte di Sdentato?

Anna sembra interpretare il suo sguardo.

-Beh, se il drago è vostro, sono sicura che, nonostante non ci abbia dato una buona prima impressione, è sicuramente buono. Quindi sappi che hai una sostenitrice. Ora scusa ma devo andare. Devo raggiungere Elsa e Fly… Eugene, in biblioteca. Non riuscirò mai a ricordarmi il nuovo nome, mannaggia- e con un rapidissimo abbraccio che Hiccup non ha neanche il tempo di ricambiare, scompare via in tutta fretta, sempre come una furia.

La parte paranoica del cervello di Hiccup si chiede se non sia stata Lilli, e non Anna, a partecipare a quella strana conversazione, perché troppo assurda gli pare l’idea che davvero Anna si fidi così ciecamente di Sdentato solo perché è stato Hiccup ad addestrarlo, ma è un dubbio di pochi secondi, che non troverà mai risposta.

È ancora molto incerto sul da farsi, ma ha ancora due giorni interi dopotutto.

Sdentato verrà giustiziato di Domenica, e oggi è giovedì. Ha il tempo di dormirci sopra e realizzare il suo piano il giorno seguente, o quello successivo. Anche perché con tutto quello che sta accadendo quest’anno i GUFO sono decisamente a rischio, dato che il tempo per studiare è stato relativamente poco e sono quasi arrivate, in tutto il marasma, le vacanze di pasqua.

Mancano ancora alcune settimane, ma da lì in poi l’esame sarà solo una questione di tempo. 

Solo a pensarci gli viene davvero una grande ansia, anche se non è paragonabile alla forza del resto delle sue emozioni.

Respira profondamente, e controlla l’orario. Se si sbriga può ancora partecipare all’ultima ora prima di pranzo.

Ma il pensiero del suo drago lo accompagna per tutta la giornata, e non solo perché Rapunzel, con cui ha due ore di pomeriggio non fa che chiedergli se ha qualche piano o qualche idea per salvarlo e come può aiutare.

Almeno Jack, che sembra aver deciso di lasciargli spazio da quando si è svegliato, cosa che Hiccup apprezza, lo lascia in pace, ma Sdentato rimane onnipresente nei suoi pensieri.

E una volta a letto ha ancora nella testa l’immagine dei suoi occhi verdi che curiosi inseguono una luce da lui creata con uno specchietto per terra, i suoi occhi verdi che si alzano al cielo ogni volta che parla delle sue paranoie per sfogarsi, i suoi occhi verdi che lo guardavano preoccupati quando tutto trafelato era arrivato da lui dopo la prima prova, e confusi quando Merida aveva parlato di sua madre… già, lui era decisamente confuso, e spaventato, ma spaventato perché l’aveva fatto e temeva che Hiccup lo scoprisse o perché temeva di averlo fatto e non lo ricordava?

Hiccup sta addormentandosi, con pensieri vorticosi in testa, quando un’altra immagine, anch’essa ormai comune, dato che la scena della morte della madre gli passa in loop da quando si è svegliato, lo fa riflettere e gli instilla un dubbio nella mente.

Infatti, nell’immagine del ricordo appena avuto, con un primo piano degli occhi del drago che lo fissano e che lui vede come bambino, e non come ha visto la scena da adulto, gli occhi non sono neri, come nel ricordo che ha visto e che gli ha fatto spezzare la bacchetta, ma gialli… e ha le pupille ellittiche.

 

Il giorno dopo si sveglia con quell’immagine in testa, e la prima cosa che fa, prima ancora di fare colazione, dato che al momento non gli sembra molto importante, è avviarsi da Merida, ancora ricoverata in infermeria per un altro giorno, e che è talmente seccata dalla situazione che sta cercando di convincere l’infermiera a lasciarla andare così da poter andare a lezione.

Hiccup non riesce a trattenere un sorrisino quando la vede e la sente litigare con l’infermiera.

Gli manca, gli manca tantissimo, e forse, se davvero avrà il coraggio e la forza di fare quello che ha intenzione di fare, potrebbe non vederla mai più.

Decide di non pensarci, deve prima parlarci, e può per fortuna ancora farlo.

Si avvicina lentamente, cercando di farsi coraggio, e Merida finalmente lo nota, così come Mama Odie.

-Oh, Hiccup, come stai? Ti senti meglio?- chiede lei, squadrandolo da capo a piedi per essere sicura. Lui annuisce, e poi si rivolge a Merida, che capisce dal suo sguardo che finalmente ha in mente qualcosa, e gli sorride sollevata.

Si guardano per qualche secondo, poi entrambi lanciano uno sguardo eloquente all’infermiera, che capisce il messaggio e decide di lasciarli soli.

-Non stare troppo, la signorina Dumbroch ha bisogno di riposare- lo avverte, prima di sparire nel suo ufficio.

Hiccup annuisce una seconda volta, e quando è certo che sono soli nella stanza, si avvicina a Merida, e si siede nella sedia accanto al letto.

-Allora, qual è il piano?! Se quella infermiera rompi scatole non mi tenesse qui a forza potremmo risolvere oggi la faccenda, ma purtroppo non mi vuole liberare. Allora, ne hai già parlato a Rapunzel e Jack? Forse dovresti chiamarli così discutiamo insieme il miglior piano d’azione! Sapevo che saresti rinsavito- Merida inizia a parlare, esaltata, con un sorriso tutto denti davvero meraviglioso che Hiccup ha sempre adorato, e che gli mancherà un sacco. 

Perché qualsiasi sarà l’esito del suo piano, dubita che Merida gli sorriderà di nuovo tanto presto.

Le fa cenno di fermarsi, e Merida si zittisce, pronta ad ascoltarlo.

Lui prova a farle la domanda che gli preme, ma non ci riesce, le corde vocali non sembrano funzionare neanche con lei. 

-Scrivi- lo incoraggia Merida, facendo comparire con la bacchetta che tiene posata sul comodino un foglio di pergamena e una piuma.

In effetti è un’ottima idea. 

Hiccup scrive, e poi mostra il foglio a Merida.

“Di che colore è l’occhio di Nacho?”

Merida guarda la domanda confusa, e il suo sorriso sparisce.

-Cosa? Pensavo fossi qui per Sdentato, perché me lo chiedi?- è normale che non riesca a capire il nesso, neanche Hiccup lo capisce appieno, ma ha davvero bisogno di sapere se il ricordo è stato manomesso, perché inizia a sospettare che sia così.

Insiste a mostrare a Merida la domanda, e sospirando lei risponde.

-È in generale un triangolo giallo, e il suo occhio, non ha un colore, è semplicemente bianco con una pupilla ellittica nera. Anche se forse è interamente giallino chiaro ma non si nota perché è giallo di suo- risponde, ricevendo una grande fitte alla testa.

-Piantala, Nacho!- esclama rabbiosa verso la sua testa.

Hiccup è impallidito.

Quindi è stato davvero lui… almeno crede, è probabile. 

Dovrebbe ritornare nel ricordo, forse riuscirebbe a capire se è stato truccato.

Si alza di scatto e corre fuori dall’infermeria, ma Merida lo interrompe.

-Aspetta, e Sdentato?- chiede, preoccupata.

Hiccup si ferma.

Non può dirle niente, ma non vuole che lei stessa decida di fare qualcosa perché vede che lui non ha intenzione di agire.

Scrive qualcosa sulla pergamena che ha ancora in mano, e la mostra all’amica, con un sorriso incoraggiante.

“Domani agiamo” promette, anche se sa che non succederà. Lui domani sarà già da lui.

O almeno spera.

-Grazie al cielo sei tornato. Ammetto che mi eri mancato, dragone- lo prende in giro, regalandogli un ultimo sorriso.

Lui si volta per lanciarle un’ultima occhiata, e prova a sorriderle a sua volta. 

L’ultimo sorriso che potrebbero scambiarsi.

La saluta, ed esce.

Vorrebbe dirigersi immediatamente nell’aula dell’insegnante di storia della magia, ma viene purtroppo intercettato prima da Jack, che si offre di andare con lui a lezione, dato che hanno insieme le ore.

Hiccup acconsente, anche se è un po’ seccato.

-Amico, non lo farei, ma il grande capo mi ha chiesto di tenerti d’occhio- afferma alzando le mani in segno di scuse.

Hiccup piega la testa, confuso.

-Rapunzel. Teme che tu ti isoli ancora- si spiega meglio Jack, Hiccup fa cenno di aver capito.

Non gli parla per tutto il tragitto fino all’aula di Difesa contro le arti oscure.

In effetti, ora che Hiccup è più razionale, più attivo, e meno concentrato solo su sé stesso, nota che Jack non solo gli lascia più spazio, ma è anche particolarmente freddo.

Effettivamente è appena uscito dalla sua, di conseguenza causata dalla Setta Oscura, e in quel periodo era in generale scontroso con tutti, compreso Hiccup, ma non si aspettava che lo fosse ancora.

Vorrebbe chiedergli se va tutto bene, cercare di consolarlo e di indagare, ma non ha la voce di farlo, e dopotutto non ha neanche molto da dire. Entrambi, in quel momento, hanno il loro demone da affrontare.

E Merida ne ha uno vero in testa.

Decide di andare dall’insegnante di storia della magia a ora di pranzo. Deve sbrigarsi se vuole evitare di perdere tempo, ancora non sa neanche che bacchetta prendere, né che camino usare.

Forse dovrebbe andare a Hogsmeade, sicuramente ci sono meno misure di sicurezza, ma in quel caso deve sbrigarsi prima che diventi notte, altrimenti non potrà usare il passaggio di luce del quinto piano, che infatti funziona solo quando il sole è alto nel cielo.

L’ora di pranzo sarà il momento di agire.

 

Eppure è solo dopo cena, quando sia Rapunzel che Jack che Amy capiscono di averlo tallonato troppo e che è il caso che vada a dormire, che finalmente riesce a dirigersi vero l’ufficio della professoressa di Storia della magia, dove lo attende il pensatoio.

Ha tentato di scrollarsi di dosso Jack a pranzo, ma poi Rapunzel lo ha raggiunto e lo ha obbligato a mangiare anche se non voleva, obiettando che non aveva fatto colazione e doveva mettere qualcosa nello stomaco. 

Poi le lezioni pomeridiane le aveva passate con lei, e anche quelle con i Grifondoro erano state sorvegliate da Amy che aveva abbandonato le sue ricerche per appostarsi davanti alla porta per tenerlo d’occhio.

Forse Rapunzel ha imparato la legilimanzia, perché Hiccup non capisce come possa essere così lungimirante da sapere già che lui vuole fare qualcosa che sicuramente nessuno di loro approverebbe.

Per fortuna ha convinto almeno la gatta a lasciarlo andare da solo in sala comune, e riesce ad entrare silenziosamente nell’ufficio, sperando in cuor suo che Lilli sia in giro ad osservare reazioni della gente o da qualche altra parte a far danni.

Ma le sue preghiere non vengono ascoltate.

Una volta entrato sente la voce gracchiante della professoressa dai mille lavori che parla in tono lamentoso dall’altra parte dell’ufficio.

Per fortuna è di spalle alla porta, perciò probabilmente non lo ha visto.

Hiccup potrebbe prendere il pensatoio e guardare il proprio ricordo da qualche altra parte, oppure distrarla in qualche modo e farla uscire.

Si avvicina lentamente, cercando di non far rumore, e inizia ad ascoltare il discorso, che lo lascia di stucco.

-Uffa, papà, me lo hai già detto. E se anche Hiccup sospettasse qualcosa non credo che possa poi fare molto, e tu?- si lamenta infatti. Tiene l’indice premuto sulla mano come se si stesse sforzando per mantenere la concentrazione necessaria a comunicare. Hiccup rimane fermo ad ascoltarla. Forse potrà scoprire qualcosa sui loro piani, trovare la risposta alla sua importante domanda.

-Puoi piantarla di insultare i miei maglioni?! Sono meglio delle tue giacche dell’ottocento e il farfallino!- esclama lei, allontanandosi un po’ dalla porta sempre più a fondo nell’ufficio, dando completamente le spalle al pensatoio.

Hiccup però non sta più pensando al suo obiettivo primario, e si avvicina lentamente per ascoltare meglio.

Essere silenzioso come un fantasma in questa situazione ha i suoi vantaggi.

Ma Lilli non sembra essere intenzionata a rendergli la vita facile, e proprio mentre inizia ad esclamare un qualche insulto furente contro i cappelli a cilindro, si volta, e guarda fisso Hiccup, smettendo di scatto di parlare.

Si guardano per qualche secondo, poi Lilli distoglie lo sguardo, e finge di non averlo visto.

-Scusa, pensavo stesse per entrare qualcuno- continua a parlare con il padre come se niente fosse, e Hiccup non sa proprio che fare, così si limita a rimanere immobile.

-No, Hiccup non si è visto- afferma la non insegnante, lanciandogli una veloce occhiata divertita.

Il ragazzo è confuso.

-Tranquillo, ti ho già promesso che non gli dirò assolutamente nulla del ricordo, e negherò fino alla morte di averlo modificato. Certamente non ti tradirei mai dicendogli che eri tu a controllare il drago quella notte e che Hiccup lo ha solo… ok, scusa, smetterò di dire le cose ad alta voce, ma sei tu che non potevi aspettare che andassi a dormire- Lilli si rivolta di spalle, Hiccup è semplicemente a bocca aperta.

Davvero Lilli gli ha appena detto tutto… così. Dov’è il trucco?! 

Sempre che ce ne sia uno.

Tante emozioni diverse cercano di prevalere l’una sull’altra.

-Come “devo controllarlo”?! Papà ma dai fammi dormire in pace!- si irrita lei, poi si volta un secondo verso Hiccup e gli indica velocemente un vaso vicino al camino, per poi uscire, sempre parlando con il padre.

-Si, va bene, vado nel suo dormitorio- è l’ultima cosa che Hiccup sente prima che lei scompaia dalla portata delle sue orecchie.

Si avvicina al vaso, e all’interno vede della polvere volante.

Forse Lilli non è del tutto cattiva. Forse, in fondo in fondo, è anche dalla loro parte, e non solo da quella del padre.

Hiccup non crede come possa essere possibile, ma decide, non sa neanche lui perché, di fidarsi, e di andare a salvare Sdentato.

Ma con quale bacchetta?

La sua è distrutta, e dubita che potrebbe riaggiustarla entro Domenica, anche se porta sempre i pezzi con sé nell’inconscia speranza che possa riuscire a rimediare al danno fatto. Non ha nessuna bacchetta di scorta e non ne ha mai usata un’altra, anche se…

-Merida- gli esce un sussurro appena accennato, come se il suo subconscio cerchi di comunicare con lui.

Loro due sono legati da qualcosa di molto più potente della semplice amicizia, non a caso lui aveva trovato la sua perla e lei era stata portata dalla sua, durante la seconda prova.

Se c’è una bacchetta che può prendere in prestito questa è quella di Merida.

Si avvia velocemente verso l’infermeria, pregando che lei stia già dormendo, e per fortuna per una volta le sue preghiere vengono esaudite.

Profondamente addormentata, con il respiro regolare e i capelli sparsi disordinatamente sul cuscino, sorride leggermente e sembra in pace come Hiccup raramente la vede da sveglia.

È questa la Merida che Hiccup preferisce, quella che si nasconde dietro la maschera da dura e menefreghista che si è costruita attorno. Quella fragile e vulnerabile.

Come sentendo la sua presenza Merida sposta la mano e raggiunge quella di Hiccup, che sobbalza, e si affretta a prendere la bacchetta.

Teme quasi che essa si ribelli e lo picchietti in testa con furia svegliando poi la sua padrona, ma la sente obbediente, come se capisse l’importanza del suo scopo e pronta ad aiutarlo a raggiungerlo.

Tira un profondo sospiro, poi, pur sapendo di rischiare moltissimo nel farlo, si china per dare un bacio sulla fronte della sua migliore amica.

Teme possa svegliarsi, ma non può farne a meno. Potrebbe essere l’ultimo saluto che le rivolge.

Il sorriso della rossa si espande leggermente, e con le lacrime agli occhi Hiccup si allontana dal suo letto, diretto verso la porta dell’infermeria.

Sull’uscio, si gira un’ultima volta, e fa uscire fuori due parole nascoste da troppo tempo nel suo cuore, e che per quanto vorrebbe trattenere non riesce proprio a farlo.

-Ti amo- sussurra, così piano che neanche lui riesce a sentirsi, poi torna nell’ufficio dell’insegnante di storia della magia, pronto per usare la metropolvere sul suo camino e raggiungere il ministero.

Lì riuscirà a capire dove hanno messo Sdentato, troverà il luogo e fortunatamente riuscirà a salvarlo prima ancora che arrivi l’alba del giorno designato per la sua esecuzione. 

Per sua fortuna il ministero della magia è quasi deserto, e nessuno sembra notare Hiccup che esce lentamente dal camino guardandosi intorno.

La cenere lo ha coperto quasi del tutto, e cerca di toglierla alla meglio, e di non fare troppo rumore.

Il mantello dell’invisibilità di Jack gli farebbe proprio comodo.

Gli viene un’illuminazione, e solleva la bacchetta di Merida per usare su di sé un incantesimo di disillusione, ma si blocca prima ancora di pronunciare la formula, come bloccato da qualcosa.

Non è la bacchetta, la bacchetta sembra abbastanza servile, anche se è strano considerando che è ricavata da legno di platano picchiatore e che è appartenente oltretutto a Merida.

È lui però ad essere bloccato, e la sua magia.

Ma come farà a lanciare un legame empatico se non riesce neanche a farsi diventare invisibile?

Il suo piano è pieno di buchi, e Hiccup se ne rende sempre più conto, ma decide di non mollare.

Rinuncia a diventare invisibile e intasca la bacchetta. Per prima cosa deve trovare Sdentato, poi può avere tutti i complessi che vuole. Un ostacolo alla volta.

Si dirige il più cautamente possibile verso quello che pensa essere l’ufficio regolazione e controllo delle creature magiche, e per fortuna si imbatte solo una volta nel custode, che però non lo nota, dato che il buio e la cenere lo aiutano a mimetizzarsi.

Il suo cuore batte fin troppo velocemente. Qui non si parla più solo di essere accusato senza prove di aver nascosto un drago nella foresta per un tempo indefinito, sta violando la legge in maniera incontrovertibile. E non sa neanche esattamente perché e se questo sacrificio darà i frutti sperati o sarà solo una condanna per entrambi.

Quando raggiunge con difficoltà l’ufficio è sollevato nello scoprire che è vuoto, o almeno pare tale.

Entra con circospezione, e inizia a cercare qualsiasi cosa che possa ricollegarsi a draghi, a Sdentato o a esecuzioni.

Riesce infine a trovare lo schedario con le informazioni giuste, in fondo ad un corridoio e accanto a un armadio molto conveniente.

Inizia a studiare i vari fascicoli, cercando quello che gli sarà utile, ma proprio in quel momento sente la porta aprirsi, e due uomini entrano, abbastanza affaticati.

-Non potevi dirgli che ci occupiamo di animali, e non di pozioni?!- si sta lamentando uno.

Hiccup, in tutta fretta, si nasconde nell’armadio, cercando di non fare rumore, e per fortuna gli uomini sono troppo impegnati per accorgersi di lui.

-L’ho detto, ma lui ha archiviato il tutto dicendomi che sono quasi tutte pozioni per trasformare in lama parlanti o qualcosa del genere- si spiega l’altro, più affaticato del primo, con una voce rassegnata.

Hiccup, dal suo nascondiglio, aggrotta le sopracciglia. Lama parlanti? Sul serio?!

-Lama parlanti?- il collega da voce alla confusione del ragazzo -A maggior ragione, se è ancora quel trasformatore seriale che ci da rogne da qualche anno è un problema dell’ufficio della regolazione della legge sulla magia!- obietta poi.

-Dicono di essere troppo impegnati a catturare i lama parlanti. Senti, se sei venuto qui per lamentarti faccio io e tu puoi anche tornare a casa- il secondo sembra davvero stufo delle lamentele del collega.

Hiccup, dal canto suo, crede di avere appena capito molte più cose sulla lezione di pozioni.

Quindi Yzma non è del tutto pazza come lui credeva. 

-Lo faresti davvero?- chiede il collega speranzoso.

Il secondo sospira.

-Senti, tu va a preparare la passaporta per l’esecuzione di domani. Sai, quel drago nero. Qui ci penso io- taglia corto.

A Hiccup per poco non viene un colpo.

Come “domani”?! Pensava che l’esecuzione fosse domenica.

-Ma l’esecuzione non è dopodomani?- chiede il collega confuso, dando di nuovo voce ai pensieri di Hiccup, tanto che teme di averlo messo sotto controllo mentale accidentalmente.

-Doveva, ma poi hanno anticipato a Sabato, al tramonto. Marilis teme che qualcuno possa interferire. Bah, valla a capire quella donna! Comunque prendiamo una passaporta a mezzogiorno. Valla a preparare. Tanto lo sai il luogo- lo incoraggia.

-Ok, buona fortuna a catalogare pozioni- gli augura lui prima di uscire.

-Spero solo di non metterci tutta la notte- sospira il tipo rimasto solo nella stanza.

Hiccup si trova d’accordo. Deve trovare un modo di prendere la passaporta, e non può uscire finché il tipo non se ne va.

Rimane ad aspettare, ma il tempo si fa sempre più lungo, e alla lunga il suono meccanico di tante, troppe boccette di vetro che vengono prese, ispezionate e poi posate, è quasi una ninna nanna per lui, al buio, stanco per non aver dormito e bloccato dov’è senza possibilità di uscita o di fare qualsiasi cosa.

Si addormenta senza che riesca a controllarlo, e non fa i migliori dei sogni.

 

È la bacchetta di Merida che lo picchia ferocemente in testa a svegliarlo. La luce del sole filtra dal sotto l’armadio, segno che ormai è già l’alba, o forse piena mattina, e Hiccup ha dormito tutta la notte.

È un miracolo che non l’abbiano scoperto.

Prende in mano la bacchetta fermandola per evitare che faccia troppo rumore, ma sembra che la fortuna che lo ha accompagnato fino a quel momento si stia per esaurire.

Infatti sente dei passi avvicinarsi nella sua direzione, e capisce perché la bacchetta lo ha svegliato, anche se potrebbe benissimo essere stata spinta da Merida che forse si è svegliata e si è vendicata in questo modo a distanza di quello che Hiccup ha fatto.

-Da dove viene tutta questa cenere?- chiede infatti la voce del tipo che ha lavorato tutta la notte, e Hiccup trattiene il fiato, terrorizzato.

Senza che possa farsi venire in mente nessuna idea per evitare che l’inevitabile accada, le ante dell’armadio si aprono, e Hiccup si ritrova faccia a faccia con un signore attempato con occhialetti tondi che circondano due occhi sorpresi.

Ci sono alcuni secondi di silenzio e shock, nei quali Hiccup crede che il suo cuore non reggerà alla tensione e morirà da un momento all’altro, poi la bacchetta di Merida si muove da sola, e, sempre stretta nella presa poco serrata di Hiccup, schianta senza tanti complimenti il malcapitato.

Hiccup sobbalza, e sussurra delle scuse che non riesce a pronunciare, guardando poi sorpreso la bacchetta.

Ma non ha tempo di sorprendersi, deve rimediare alla situazione, e raggiungere la passaporta il prima possibile.

Il sole è sorto da poco, e la stanza è ancora deserta, ma Hiccup sente che non sarà ancora per molto.

Su una scrivania poco distante sono posizionate centinaia di boccette diligentemente classificate con la loro targhetta, e Hiccup supera con un balzo il lavoratore per cercarne una che possa fare al caso suo.

Oltre una quarantina che trasformano in lama parlanti, venti sono filtri d’amore, diciassette sono antidoti a veleni comuni e ci sono altrettanti veleni comuni. Ma sono quattro fiale, quasi nascoste da una manciata di intrugli confondenti, che si rivelano essere la soluzione: pozione polisucco.

Sente dei passi e un vociare di persone avvicinarsi, e si affretta a prendere una fiala e un capello del povero malcapitato svenuto accanto all’armadio, poi la beve senza pensarci due volte.

Mentre si trasforma, cerca un modo di nascondere il corpo incosciente, ma è troppo pesante per lui.

Dopo qualche tentativo a vuoto, la bacchetta di Merida sembra perdere la pazienza e lo solleva in volo facendolo andare a sbattere dentro l’armadio.

Hiccup chiude le ante e ringrazia la bacchetta con un cenno prima di intascarla nuovamente.

Per risultare più credibile decide di prendere anche quella del tipo occhialuto, ma si ripromette di lasciarla lì prima di prendere la passaporta in modo da fare in modo che gli ritorni indietro.

Poi raggiunge la scrivania con le pozioni appena in tempo prima che alcuni uomini e donne venuti lì per lavorare entrano nell’ufficio chiacchierando.

Un altro signore, con prominenti baffi e capelli biondi e corti, gli si avvicina con un bicchiere di burrobirra e una ciotola di zuccotti di zucca che posa sulla scrivania, accanto ad alcune pozioni.

-Sei rimasto qui tutta la notte?- chiede preoccupato, Hiccup accenna un sorriso, cercando di non far vedere che non ha la più pallida idea di chi questo signore sia e di non potergli neanche rispondere. Il non parlare sarà davvero difficile per mantenere segreta la sua vera identità.

-La prossima volta quelli dell’ufficio per l’applicazione della legge sulla magia se la vedranno con me! Non possono farti lavorare così tanto- si lamenta lui, Hiccup alza le spalle rassegnato. Riconosce la voce, è quello incaricato di sistemare la passaporta che era con lo schiantato la notte prima. 

-Tieni, ti ho portato la colazione.- Hiccup prende la burrobirra per non destare sospetti e inizia a sorseggiarla, attento alla conversazione e per avere una scusa per non parlare.

-Ammetto di essermi preso un colpo stamattina quando non ti ho visto a casa. Hai sentito che Haddock è scappato da Hogwarts, stanotte?- continua il collega, mettendosi nella scrivania vicino a quella di Hiccup. Il ragazzo sputa la burrobirra, sorpreso da questo improvviso parlare di lui. Davvero se ne sono accorti così in fretta e la notizia è già arrivata al ministero? Quindi ora è un ricercato? Perfetto, gli ci voleva proprio!

-Lo so, spaventoso. Cioè, so che tu sei pro-draghi, ma questa faccenda è davvero inquietante. Spero proprio che non arrivi qui. Per fortuna ho nascosto bene la passaporta nell’ufficio misteri, e Marilis ha fatto in modo di tenere l’ubicazione del drago del tutto nascosta. Quella donna a volte mi inquieta per quanto è lungimirante- continua a sparlare il tipo, prendendo uno zuccotto di zucca.

Hiccup annuisce, e ne prende uno a sua volta, poi si esibisce in un convincente sbadiglio, e si massaggia gli occhi sotto gli occhiali per dimostrare di essere davvero stanco.

L’amico sembra capire, e gli si rivolge con affetto.

-Hey, perché non ti vai a riposare? Hai lavorato un sacco e avremo bisogno di te questo pomeriggio. Abbiamo ancora sei ore prima di prendere la passaporta, vai un po’ a casa. Ti copro io con il capo- gli fa un occhiolino, e gli tira una pacca sulla spalla.

Hiccup gli sorride riconoscente, e dopo aver preso un altro zuccotto di zucca perché sono i suoi dolci preferiti e non mangia da davvero troppo tempo, esce in tutta fretta dall’ufficio regolazione e controllo delle creature magiche, e raggiunge, cercando di non dare nell’occhio, l’ufficio misteri. 

Prima di entrare tira un profondo respiro per prepararsi, poi getta a terra la bacchetta del tipo che sta impersonando ed entra.

Poche sono le persone a lavoro, e l’ufficio è davvero immenso e caotico esattamente come viene descritto in Harry Potter.

Quando finalmente, dopo ore di ricerche a vuoto e il camuffamento ormai del tutto andato via, riesce a trovare un oggetto abbastanza simile alla concezione che ha lui di una passaporta, ovvero un cappello a cilindro babbano buttato lì a caso, sente la porta dell’ufficio aprirsi, segno che hanno trovato il tipo schiantato, e a giudicare da quanto è legato al collega che ha offerto a Hiccup la colazione, la folla che ora lo sta cercando non ha sicuramente intenzioni amichevoli.

Prende il cilindro cercando di attivarlo, ma lo farà da solo a mezzogiorno.

Hiccup non ha tutto questo tempo.

Si  mette a correre con il cilindro in una mano e prende la bacchetta con l’altra battendo sopra la passaporta cercando in tutti i modi di attivarla.

-Signor Haddock, dovunque tu sia arrenditi immediatamente! Non potrai uscire di qui!- sente una voce che lo chiama, ma lui non demorde, e continua a correre, cercando di fare meno rumore possibile ma fallendo miseramente. Soprattutto quando, giunto alla sezione profezie, urta per sbaglio uno scaffale e molte di esse cadono a terra.

Hiccup tenta di afferrarne quante può, ma questo lo rallenta, e lo fa finalmente scoprire.

-Eccoti, traditore!- lo riprende un signore anziano, puntandogli contro la bacchetta.

Hiccup alza le mani in segno di resa, pur tenendo sempre stretti in mano bacchetta e passaporta.

Una decina di uomini e donne lo circondano, tenendolo sotto tiro.

“Per favore, ascoltatemi” vorrebbe dir loro, ma non riesce a parlare.

Indietreggia lentamente, anche se dietro di sé c’è solo l’ennesimo scaffale di profezie.

-Ora, posa lentamente il cappello e la bacchetta a terra- gli intima l’anziano.

Hiccup, continuando ad indietreggiare, urta di nuovo lo scaffale, facendo cadere un altro paio di profezie, prese al volo dai maghi, che in questo modo si distraggono il tempo sufficiente da permette a Hiccup di scappare in tutta fretta.

Una sola profezia riesce a cadere a terra, e il suo contenuto inizia a echeggiare, mischiandosi ad altre cadute precedentemente, per tutto l’ufficio misteri.

“Le quattro bacchette la luce daranno 

se i quattro ragazzi le impugneranno”

Hiccup sgrana gli occhi? È la filastrocca contenuta in “sonetti di uno stregone”.

“da un cuore giocoso, una vita spezzata

la prima bacchetta verrà conquistata

capace sarà di creare del ghiaccio 

candida neve e volo a casaccio”

Si riprende, e continua a scappare, evitando per un soffio i vari raggi schiantanti della folla che lo insegue.

“nell’anima dolce, solare e aggraziata 

la seconda bacchetta troverà un’alleata

con il potere del sole racchiuso 

capace di curare ogni minimo abuso”

Un raggio di luce quasi lo colpisce in faccia, Hiccup si butta a terra, e inizia a strisciare cercando di non farsi vedere. 

“un ragazzo con immensa lealtà

la terza bacchetta impugnerà

con sicurezza, amore e modestia

potrà controllare ogni singola bestia”

Questo verso lo blocca di scatto, sente i resti della sua bacchetta ancora in tasca che vibrano, e il suo cuore sprofonda pensando a Sdentato.

“da un carattere forte, ribelle e sfrenata

la terza bacchetta verrà agitata

e con precisione quasi allarmante

combatterà in maniera incessante”

Come sentendosi chiamata in causa, proprio quando Hiccup sta per essere preso con la forza da un tipo che si è reso conto della sua apparente crisi interiore, la bacchetta di Merida si solleva in volo e schianta due nemici, per poi mettersi in mano di Hiccup e farlo tornare in piedi.

“Loro soltanto salvarci potranno 

appena compiuto il diciassettesimo anno

Insieme, una squadra saranno vincenti

ma se separati torneranno perdenti”

Questa strofa Hiccup non l’ha mai sentita. Aveva ragione a credere che la filastrocca fosse spezzata e mancasse un pezzo.

Ma non ha tempo di rifletterci. Raggiunge a fatica la porta, ma gli viene sbarrata davanti. Tutti i membri del ministero lo circondano di nuovo.

“senza aiuti, persi nel vuoto 

senza risposte, futuro ignoto

Una strada da soli intraprenderanno

e il nostro avvenire proteggeranno”

Sembra finita, ma Hiccup non ha fatto tutta questa strada per arrendersi. Solleva la bacchetta.

-Non muoverti di un altro passo, Haddock!- lo intima il membro anziano.

-Mi dispiace- sussurra il ragazzo, pur consapevole che nessuno lo riesce a sentire. Poi colpisce forte il cappello, desiderando che la passaporta si attivi.

“E per la pace un sacrificio…” l’ultima strofa viene interrotta di scatto mentre Hiccup scompare dalla stanza delle profezie, e viene trasportato in un campo verde e rigoglioso.

Sacrificio, che sacrificio?

Hiccup fa dei respiri profondi, e lascia andare il cappello, sdraiandosi più comodamente sull’erba, con il cuore che batte fortissimo.

Si solleva lentamente, e intravede un’arena di fortuna costruita a qualche centinaio di metri di distanza.

Sdentato è lì, lo sente, lo percepisce.

Non si era accorto di quanto gli fosse mancato fino a quel momento.

Con un profondo nodo allo stomaco, si alza in piedi, con la bacchetta di Merida che freme nelle sue mani e una grande speranza nel cuore.

È arrivato finalmente a destinazione. Ma sa che è solo l’inizio, e sfide ancora più dure lo attendono.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Ok, non mi regolo.

E non per l’aggiornamento, ma perché sono già 22 pagine e non ho scritto un cavolo di quello che avrei dovuto scrivere davvero.

Se continuavo direttamente qui il resto uscivano almeno 40 pagine, forse anche di più.

E soprattutto un sacco piene.

Insomma, anche se è un capitolo fondamentalmente di passaggio, ci sono un triliardo di cose che succedono anche qui: un sacco di Mericcup feels (aww); tensioni tra Jack e Hiccup che fidatevi saranno importanti; Lilli e il suo strano conflitto con il padre; Backstory di lama parlanti e Yzma; una caratterizzazione per la bacchetta di Merida; pettegolezzi d’ufficio (a proposito, i due tizi comparsi random dalla relazione non definita sono praticamente inventati da me e non saranno molto importanti, ma io li adoro comunque); e soprattutto la profezia si è ampliata, manca solo l’ultimo pezzo.

Insomma, è un capitolo di passaggio anche questo, ma è davvero pieno di cose.

Il prossimo non dovrebbe arrivare tra molto, ne ho già scritto un pezzo perché pensavo di far uscire un capitolo unico e comunque ho progettato tutto.

E con tutto intendo che ho progettato (approfittando di un paio di ore buche a scuola) tutti i capitoli, dal primo all’ultimo. Saranno circa una cinquantina in totale, ma se il contenuto sarà troppo lungo, come accaduto qui, potrebbero aumentare di numero.

E fidatevi se vi dico che non avete ancora visto niente. Succederanno davvero un sacco di cose a questi poveri quattro ragazzi.

Per ora godetevi i casini di Hiccup, e spero che gli altri tre non vi mancheranno troppo nel prossimo capitolo. In quello successivo ritorneranno in grande splendore.

Cercherò di rispondere a tutte le recensioni il prima possibile, ma già vi ringrazio tantissimo per il sostegno e per l’apprezzamento che nonostante gli alti e i bassi continuate a dare a questa storia.

Grazie davvero tantissimo.

Spero che il capitolo vi piaccia, e se avete domande, dubbi, commenti o annotazioni non esitate a farmelo sapere.

Un bacione grandissimo e alla prossima :-*

   
 
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