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Autore: phenomenonXm    24/12/2017    0 recensioni
Perchè alla fine le foglie diventano foglie cadute, danno fastidio, non sono più utili, vanno buttate.
- SuLay
- Exo
- Oneshot
- 24/12/2017
- presente su wattpad
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lay, Lay, Sehun, Sehun, Suho, Suho, Un po' tutti, Xiumin, Xiumin
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Foglie cadute;


 

“Spesso guardo alla mia vita come ad una foglia. Nasce e si forma, quando è verde vive il momento di massimo splendore, ma ad un certo punto inizia ad appassire, a cadere, e così è la vita. Quando sentiamo di non servire più, di essere caduti dall’albero e l’unica cosa a cui si riesce a pensare, quel singolo pensiero che riempie la tua mente è come verrai inevitabilmente, dolorosamente calpestato, o raccolto e buttato. Quando non vedi nulla se non il nero, come quando la foglia è caduta e le persone la calpestano, ci passano sopra, la frantumano perché rinsecchita. Ed anche se sei nel fiore degli anni, se apparentemente sembri essere ancora appeso a quell’albero, nel pieno della vita, ed internamente senti di essere già caduto, è li che capisci di non avere più via d’uscita. Nessuno può raccoglierti e farti tornare su quell’albero, quel legame si è oramai spezzato. Alcuni hanno la fortuna di essere raccolti e riutilizzati, rinascono di una nuova vita, come se una piccola bambina raccogliesse quelle foglie per farci un quadro, inserirle in un libro e conservarle, ma non tutti sono abbastanza fortunati, il grido di qualcuno spesso non viene sentito, colto, ignorato, o semplicemente è troppo profondo. Tu, come la foglia, sei troppo lontano dall’albero, le persone non riescono ad aiutarti.”

 

Queste le parole che Junmyeon ha lasciato scritte, questa la sua lettera d’addio, questo il suo modo di far cambiare qualcosa, di far capire il suo pensiero. Lascia queste parole in una busta, bianca, con un nome scritto a penna.

E non ha idea di quel che sta facendo, ha paura, è completamente terrorizzato ma lascia quella busta sul tavolino, in salotto, e stringe quella lama, un taglierino, con la mano destra, mentre la sinistra trema, sa di doverlo fare, sa di non riuscire a resistere un giorno in più, non vorrebbe farlo ma nello stesso istante la sua mente mormora quello che vuole, grida parole, frasi, che per altri sarebbero insignificanti.

Poi Junmyeon decide di cadere, come quelle foglie che tanto ama descrivere.

 

-

 

Yixing stringe il pugno, nascosto nella tasca del giaccone, mentre ascolta le parole di quello che dovrebbe essere suo padre, al telefono.

“Digli solo di tacere” mormora in coreano, con un forte accento cinese. Ha passato l’ultimo anno in cina, a lavorare nascosto in studio, allontanandosi dalla corea un po’ per problemi famigliari, un po’ per alcuni rumors che lo riguardavano.

Decide di non ascoltare quello che la sua guardia del corpo, Mike, gli sta riferendo e guarda fuori dal finestrino; tornare in corea per andare al funerale di uno dei tuoi più cari amici non è proprio il massimo, tornare in corea sapendo che forse la persona fondamentale, che ricopriva quel ruolo, si è tolto la vita per motivi ed in circostanze sconosciute è il peggiore dei modi.

È riuscito a scambiarsi alcuni messaggi distratti con suo fratello, nulla di davvero serio, parlando di nulla di così importante, è venuto a sapere della lettera d’addio di Junmyeon ma non ne ha voluto sapere il contenuto, anche perché indirizzata a lui. Trattiene le lacrime da quando è stato avvisato, ricorderà per sempre la chiamata di Minseok, ricorderà il suo tono duro affievolirsi dopo una sola parola, quel ciao sussurrato prima di scoppiare in lacrime, quelle parole, quelle tre singole parole che hanno distrutto il suo mondo. Ed è complicato spiegare come si sia sentito, come sia riuscito a pensare lucidamente mentre avvisava di voler tornare in corea, come abbia cercato di consolare quelli che lo chiamavano perché tutti, tutti quelli che avevano conosciuto Junmyeon sapevano del loro legame, spesso travisato, spesso visto male.

Ed ora, mentre alla radio passano vecchie canzoni tristi, Yixing stringe entrambi i pugni e si odia, le lacrime iniziano a scendere e le uniche cose a cui riesce a pensare sono a Junmyeon, all’ultima volta che l’ha visto, a quel sorriso che forse, alla fine, non era poi così sincero.

 

Perchè non gli ha mai detto che stava ancora così male, perché non è corso da lui, perché ha preferito nascondere il dolore nel profondo? Perché ha deciso di mostrare a tutti quella fasulla parte felice della sua anima, Yixing sapeva quanto fosse stato male, gli è sempre restato accanto, dal debutto al ritiro, anche quel giorno, in cui ha annunciato di non voler più fare regolarmente comeback, di volersi dedicare a se stesso, lo ha aiutato e sostenuto mentre aiutava ed istruiva altri ragazzi, mentre formava gruppi che ora erano sulla bocca di tutti, perché non ha semplicemente chiesto aiuto? Perché ha voluto fare di testa sua? Queste domande riempiono la mente di Yixing, gli riempiono il cuore, gridano nella sua testa, si stringe la maglia all’altezza del cuore perché fa male, fa male pensare, quella frase che dicono tutti “Non c’è più fisicamente ma continuerà ad esserci” è una grandissima cazzata, pensa Yixing, gli occhi pieni di lacrime, perché il suo Junmyeon è fottutamente morto e nulla potrà farlo tornare indietro, come si può dire una cosa del genere? Come si può sostituire l’assenza, il vuoto che qualcuno lascia. Perché bisogna usare frasi di circostanza, soprattutto non sapendo il rapporto che lega due persone? Perché mentire a se stessi? Agli altri? Lui non c’è, è andato, è dannatamente andato via e nessuno può incolparlo per aver scelto questa strada, per aver smesso di soffrire. Yixing si china su se stesso, e lascia che il dolore prenda possesso di lui, è lacerante, una voragine che ti squarcia, ti spezza, perché pur rendendoti conto che dovrai abituartici continui a sperare che sia tutta una menzogna, che non sia la realtà.

 

Urla, la voce gli esce praticamente da sola, ma urla per affrontare questa realtà che sembra finta. Quasi fossero in una bolla di vetro, il tempo scorre ma lui o vive a rallentatore, e ricorda, immagina, non riesce a non pensarci. E la lacrime rigano il suo viso, scendono mentre la voce esce rotta.

 

-

 

Sembra passato un secolo da quando ha ricevuto quella chiamata, un secolo da quando il suo mondo è crollato, ed ora che si trova di fronte la stanza, la sua foto sul fondo della sala, i fiori a riempire la parete, i singhiozzi provenienti da ogni lato, realizza che sono passate poche ore. Il fiato si fa subito corto, quasi bloccato all’interno, attaccato a ricordi che non vuole abbandonare, stringe la maglia, all’altezza del cuore, perché strapparselo non può. Minseok lo raggiunge e lo sorregge mentre le gambe gli cedono, le lacrime ricominciano a scendere e quello che vorrebbe fare Yixing è scappare, lontano da tutti, vorrebbe svegliarsi in un altro posto, con Junmyeon, vorrebbe, vorrebbe ma sa di non poter avere. La realtà non è davvero questa, la verità non è davvero quella che lo circonda. E grida, Yixing grida ancora, più forte di prima, senza rendersi conto delle telecamere, delle persone, delle fan che dal piano inferiore potrebbero sentire. Grida e stringe il braccio di Minseok, perché non riesce, non può credere a quella realtà. Passano alcuni brevi istanti, il mondo sembra essersi fermato dal suo arrivo. Tutti guardano, piangono in silenzio, ma non si muovono. Nessuno eccetto la famiglia è ancora andato a salutare Junmyeon, hanno silenziosamente aspettato il suo arrivo perché era risaluto, era conosciuta la loro relazione, non detta, non ufficializzata, non eroticizzata, ma era li, ed ora esce prepotente, in quelle urla.

 

Minseok riesce a far alzare Yixing, a portarlo dentro, lontano un minimo dalle telecamere.

“Yixing, ti prego” sussurra, ma sa bene quanto siano parole dette al vento. Non si stupisce più di tanto se Yixing torna a terra, senza forze, senza voler reagire, singhiozzando più forte di prima.

 

È un dolore lancinante, lo sta quasi spaccando in pezzi, lo sta distruggendo internamente. Non vorrebbe reagire così, sa quanto Junmyeon si potrebbe preoccupare, quasi lo riesce a sentire mentre incrocia le braccia e lo fissa. Ed ecco che lo vede, una frazione di secondo, di fronte a lui, alza lo sguardo e lui è li in quella posizione, scuotendo la testa deluso.

“Vaffanculo” esclama guardando il nulla, si volta ed incrocia lo sguardo della foto, quella foto che qualche settimana prima gli aveva scattato in Cina, sorride amareggiato e si alza, posa la mano sul pavimento e si fa forza per alzarsi in piedi, raggiunge quella foto traballante, lui sente di esserlo, destabilizzato, fissa quella foto e sospira.

“Perchè? -” mormora “- Io ricordo tutto, mi farai vivere tutta la vita, ricordo la gioia, ricordo quanto stavamo bene, quando stavi male di notte, gli attacchi di panico, il tuo ritiro dalle scene, il tuo voler ancora cantare, le notti passate a scrivere singoli, il dolore, i pianti, ricordo la tua vita, ricordo la nostra vita, ricordo ogni minima sensazione e tu hai deciso di lasciarmi qua. Perché Junmyeon? Perché mi hai fatto questo?” e mentre sussurrava la voce era di un tono basso, piena di dolore ma senza nessun risentimento, senza rimpianti.

“Sai che ti ho amato alla follia, anche se volessi odiarti sai che non potrei ma sei stato un codardo. Hai lottato da solo, perché non hai mai chiesto aiuto?” stringe il pugno, mentre con l’altra mano va a sfiorare la sua figura, il suo sorriso “Eri così felice, fingevi? Mi hai spezzato, sai di averlo fatto, sai di dovermi ridare il sorriso. Torna da me, ti prego Myeon, torna da me” sussurra, così piano da faticare di sentirsi lui stesso, lacrime scendono a rigargli il viso.

 

Resta li, a salutare tutti gli artisti che arrivano, saluta calorosamente, cercando di fare forza, i ragazzi che Junmyeon ha seguito negli anni di training, quelli che hanno già debuttato. Nel farlo stringe la lettera che lui gli ha lasciato, vuole leggerla ma sa di non averne la forza in quel momento, sa di dover raggruppare le poche forze rimastegli per consolare gli altri, lui per tirarsi su ne ha di tempo. Minseok gli resta sempre accanto, come Jongdae, come tutti i loro amici. Nonostante quest’azione abbia colpito tutti, ogni singola persona accanto a lui sta dando coraggio agli altri, come fossero una sola persona. E Junmyeon un po’ lo sapeva, che sarebbero riusciti a farsi forza, uniti.

 

E passarono alcune settimane, il lutto aveva cambiato radicalmente la loro vita, vivere in una realtà così differente, quasi onirica, ha pesato sull’essere di ogni singola persona. Sehun è quello che ha preso peggio l’intero accaduto, nonostante sembri strano Sehun ha reagito peggio di Yixing. Ora, seduto in una scomoda poltroncina, aspettando che Sehun si svegli dopo lo svenimento dovuto alla malnutrizione, decide di leggere quella lettera, la sua lettera, che ha sempre portato con se. E quelle ultime parole, strascicate, bagnate di lacrime, quella confessione a cuore aperto, quello sguardo sulla sua anima, danno un minimo di pace a Yixing, che comprende un po’ di più i motivi di quel gesto, così assurdo ma nello stesso momento così giusto, se visto da un altra prospettiva. 

   
 
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