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Autore: Alley    25/12/2017    4 recensioni
[alle mie compagne di fangirling ed affrantezza]
Digitando il termine, scopre che Natale è “una ricorrenza cristiana che celebra la nascita di Gesù” (uno dei suoi zii paterni, stando a quanto è scritto nella Bibbia; chissà se c’è un modo per recapitargli gli auguri di compleanno), che viene festeggiato il 25 Dicembre in buona parte del mondo (manca soltanto una settimana; dev’essere per questo che Sam lo ha menzionato) e che è connotato da una serie di usanze e tradizioni in parte universalmente diffuse, in parte diverse a seconda del paese di riferimento.
Su una cosa, però, le fonti di ogni provenienza sembrano concordare: il Natale rende felici le persone.
E Dean ha chiaramente bisogno di essere felice.

[X-Mas fic; mainly Jack-centric]
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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«(...) you know, a virtual family, online community?
We're all pretty tight, though we don't know each other. 
Well, that's not true. In some ways, they know more about me than anybody

(Sense8: A Christmas Special)

Buon Natale per il quarto anno di fila e, spero, per tanti altri ancora.
.



















Dean ha qualcosa che non va.

Dopo giorni di osservazione, Jack sente di poterlo affermare con certezza.

Non è come quando Castiel era morto. Allora, Dean sputava fuori parole dure e affilate che lo ferivano o lo spaventavano a seconda delle circostanze. Adesso, è prevalentemente silenzioso. Jack sa che è anomalo perché, tornato Castiel, Dean si è rivelato loquace in una maniera che mai avrebbe creduto possibile, dopo il primo periodo trascorso al bunker. Passata quella fase, Jack ha scoperto che Dean, al mattino, rivolge agli altri un buongiorno pieno di energia; che ha l’abitudine di commentare ad alta voce i programmi trasmessi dalla televisione (li etichetta quasi tutti come spazzatura, salvo poi guardarli ugualmente); che, quando Sam gli sottopone notizie di cronaca scovate in rete, formula ipotesi e congetture su quelle dietro cui sembrano nascondersi possibili casi. 

Ora, non fa più niente di tutto questo; per gran parte del tempo, si esprime solo se necessario o dopo esser stato interpellato.

Mentre Castiel era morto, Dean non sorrideva. Jack ricorda d’aver quasi faticato a riconoscere il suo volto, la prima volta che glielo ha visto fare. Adesso Dean sorride, anche se non particolarmente spesso. Il fatto è che i suoi sorrisi sono diversi da quelli che Jack si era abituato a vederlo dispensare; in qualche modo è come se, anziché sbocciare, gli morissero sulle labbra. I sorrisi di Dean, ora, non arrivano mai agli occhi. La volta in cui ha sorriso a Castiel, dopo averlo riportato al bunker, i suoi occhi brillavano come stelle del firmamento.

Quando Castiel non c’era, Dean era arrabbiato; ora, invece, è triste. Pur avendo difficoltà a riconoscerli e a classificarli, Jack sa che i sentimenti sono complicati e che il confine tra l’uno e l’altro non è così definito; una notte, una di quelle in cui Castiel era ancora imprigionato nel Vuoto, ha sentito Dean piangere attraverso le pareti della sua stanza, ed ha avuto l’istintiva consapevolezza che quelle lacrime non avessero nulla a che vedere con la rabbia.

Forse, è più esatto dire che la tristezza che lo attanaglia non è contaminata da nessun’altra emozione: è una tristezza pura, profonda come l’oceano, che lo avvolge come una bolla e non lo lascia mai andare.

Jack non crede che la cosa abbia a che fare con lui. Da quando Castiel è tornato in vita, il suo rapporto con Dean è notevolmente migliorato. Non sa se sia per la possibilità che abbia contribuito al suo ritorno o perché la presenza di Castiel gli arreca abbastanza buonumore da renderlo bendisposto verso chiunque lo circondi, ma sa che è così.

Dean gli parla, lo chiama per nome, gli propone di guardare insieme vecchi film western; Jack non si arrischia a dire che gli voglia bene, ma pensa che forse, con il tempo, potrebbe arrivare addirittura a quel punto.

Certo, non è stato contento quando Jack ha fatto esplodere la televisione nel tentativo di cambiare canale senza usare il telecomando, ma dopo averlo rimproverato (ed essersi calmato grazie all’intervento di Castiel) Dean ha ripreso a comportarsi come al solito, pertanto è improbabile che l’incidente sia la causa del suo stato d’animo.

Malgrado la questione lo assilli, Jack non pone alcuna domanda al riguardo. Non è sicuro che sarebbe opportuno e, in ogni caso, dubita che a Dean piacerebbe parlarne. Valuta l’ipotesi di chiedere spiegazioni a Castiel, ma, alla fine, desiste. Una parte di lui ritiene che i problemi di Dean non siano affar suo, eppure - Dean ha messo da parte il rancore che nutriva nei suoi confronti e lo ha accolto nella sua famiglia.

A Jack piacerebbe ricambiare, ma non sa come.

Non lo sa fino a quando, un giorno, non sente Sam pronunciare una parola sconosciuta che, per qualche motivo, attira la sua attenzione: Natale.

A quel punto, fa quello che i Winchester gli hanno insegnato a fare per reperire informazioni: si mette al computer a fare ricerche.

Digitando il termine, scopre che Natale è “una ricorrenza cristiana che celebra la nascita di Gesù” (uno dei suoi zii paterni, stando a quanto è scritto nella Bibbia; chissà se c’è un modo per recapitargli gli auguri di compleanno), che viene festeggiato il 25 Dicembre in buona parte del mondo (manca soltanto una settimana; dev’essere per questo che Sam lo ha menzionato) e che è connotato da una serie di usanze e tradizioni in parte universalmente diffuse, in parte diverse a seconda del paese di riferimento.

Su una cosa, però, le fonti di ogni provenienza sembrano concordare: il Natale rende felici le persone.

E Dean ha chiaramente bisogno di essere felice.

*

A Natale ci si scambia regali. I regali più apprezzati, seconda la guida che sta consultando (Idee regalo fantastiche e dove trovarle: scopri con noi cosa mettere sotto l’albero!), sono quelli scelti in base ai gusti e alle preferenze del destinatario.

Jack non conosce Sam, Dean e Castiel da troppo tempo, ma pensa che, riflettendo, sarebbe in grado di trovare qualcosa adatto a ciascuno di loro.

Sam passa molte ore in biblioteca e gli ha suggerito diverse letture, quindi potrebbe prendergli un libro (assicurandosi che non sia già tra i titoli che figurano sugli scaffali); a Dean piace la musica, pertanto, per quanto riguarda lui, opterebbe per un disco e chiederebbe consiglio a Castiel su quale scegliere (Castiel conosce un sacco di cose su Dean; saprebbe senza dubbio indirizzarlo), mentre per Castiel…

In effetti, con lui non sarebbe altrettanto semplice.

Una volta, Castiel gli ha confidato di sentire la mancanza delle sue ali. Jack non sa come abbia fatto a perderle (Castiel gli ha riservato la storia completa per un’altra volta), ma vorrebbe fare in modo che le riavesse. Non è certo che restituire le ali ad un angelo rientri tra le sue facoltà, ma ha intenzione di mettersi d’impegno a provare. Una settimana, però, non gli pare un tempo sufficiente; ne ha impiegate due per riuscire a spostare una matita senza provocare effetti collaterali nel processo e questo, come compito, gli sembra decisamente più arduo.

Spera di trovare un modo entro un anno, in modo da potergliele regalare per il Natale successivo.

Il vero problema è che Jack non ha soldi per fare acquisti, né sa come guadagnarsene in così poco tempo. Se li chiedesse a Sam e Dean non sarebbe più una sorpresa (per la guida, è necessario che i regali lo siano) e, inoltre, non è sicuro che un regalo comprato a spese del destinatario sia valido.

Preso atto della difficoltà, Jack scarta l’ipotesi e riprende la sua ricerca.

Al Natale è legata una serie di piatti tipici. Internet lo informa che quelli più comuni negli Stati Uniti sono tacchino al forno, salsa di mirtilli, purè di patate dolci, eggnog, pudding e tanti altri, tutti dall’aspetto estremamente invitante, stando alle immagini che campeggiano sullo schermo. Peccato che Jack non sia in grado di cucinare nulla di tutto ciò – in verità, non è in grado di cucinare in generale.

Deciso a non ripetere con i fornelli quanto accaduto col televisore, esclude anche quest’opzione. Se volesse prendere dei cibi pronti, si ripresenterebbe il problema del denaro.

Jack continua a scavare nei meandri del web fino a quando, finalmente, non trova l’idea che fa al caso suo.

*

A corto di preamboli con cui introdurre il discorso, Jack decide di andare dritto al sodo. “Sam.” Dall’altra parte del tavolo, Sam distoglie lo sguardo dal laptop per concedergli la sua attenzione. “Per caso tu e Dean avete ucciso Babbo Natale?”

Sam aggrotta la fronte, un misto di perplessità e sorpresa annidato nella ruga tracciata dal gesto. “No” risponde “Non abbiamo ucciso Babbo Natale.”

“E non gli avete nemmeno dato la caccia?”

“Dato la caccia?” ripete Sam, e il solco si fa ancor più profondo “Non gli abbiamo—Jack, Babbo Natale non esiste.”

“Oh.”

Jack depenna mentalmente la voce lasciare latte e biscotti a Babbo Natale dalla sua lista e, nel frattempo, Sam torna a dedicarsi alla ricerca lasciata in sospeso, le dita che battono decise sulla tastiera. Non passa molto tempo prima che il ticchettio si spenga e torni ad essere rimpiazzato dalla sua voce. “Perché me lo hai chiesto?”

“Ho letto di lui su Internet” replica Jack, stringendosi nelle spalle.

“E non c’era scritto che è un personaggio di fantasia?”

“Secondo Internet, anche streghe, fantasmi e vampiri sono personaggi di fantasia.”

“Ottima argomentazione.”

 Questa volta, è Jack ad interrompere la cacofonia dei tasti. “Sam?”

“Sì?”

“Tu e Dean facevate l’albero di Natale da bambini?” gli chiede, sforzandosi di imprimere alla domanda un tono assolutamente casuale.

“No, Jack: non facevamo l’albero.”

“No?”

Sam si stira lungo la spalliera della sedia, sgranchendo i muscoli della schiena. Quando parla, lo fa tenendo lo sguardo lontano da quello di Jack. “Nostro padre non era esattamente un tipo da albero di Natale” si limita a dire, e Jack realizza che quella è la prima volta che lo sente nominare suo padre.

Qualcosa gli suggerisce che non è un argomento semplice da affrontare, per lui, e Jack lo aggiunge al novero di cose che li accomuna.

“E vostra madre?”

“La mamma non c’era, quando eravamo piccoli.”

“E dov’era?”

“Era—morta.” Jack spalanca gli occhi, sorpreso, e Sam risponde alla domanda formatasi nella sua mente senza che ci sia bisogno di darle voce. “Anche lei è stata riportata in vita. Come Castiel. Non è accaduto molto tempo fa.” L’espressione di Sam si rabbuia, diventa una maschera simile a quella indossata ultimamente da Dean. “Un demone la uccise quando io ero soltanto un neonato. Quello dello scorso anno era il primo Natale che avrei condiviso con lei, ma io e Dean lo abbiamo passato in prigione. Speravamo di poter recuperare, quest’anno, ma--”

“È per questo che Dean è triste?”

“Sì” Sam tira un lungo sospiro, e Jack vede il proposito diligentemente coltivato fino a quel momento frantumarsi davanti ai propri occhi “È per questo.”

*

“Jack?” La voce di Castiel lo raggiunge mentre è fermo sulla soglia del bunker, in procinto di superarla. “Cosa c’è lì dentro?” gli domanda, indicando il sacco che giace davanti alla porta d’ingresso.

 “Un albero di Natale. Devo buttarlo prima che Dean lo veda.”

“Da dove lo hai preso?”

“Ho cercato su Google il bosco più vicino in cui trovarne, mi sono teletrasportato lì e ho usato i poteri per sradicarlo. Era l’unica tradizione a non richiedere soldi.”

“Tradizione natalizia, intendi?”

Jack assente con un cenno del capo. “A quanto pare, il Natale rende felice la gente: pensavo che potesse fare lo stesso anche con Dean. Lui però è triste perché non può passarlo con sua madre; l’albero peggiorerebbe soltanto la situazione.”

“Volevi che si sentisse meglio?”

Jack abbassa lo sguardo, a disagio. Quando risponde, continua a tenerlo ancorato al pavimento. “Anche.”

“C’è un altro motivo?”

Jack scende le scale e si dirige in cucina, senza portare l’albero con sé. I passi di Castiel si levano subito dopo i suoi.

Il computer è già acceso. Jack lo occupa e clicca due volte sull’icona della cartella in cui ha stipato tutte le immagini di sua madre reperite su Internet; quando individua quella che cercava, la seleziona e la apre.

Un albero di Natale fasciato d’oro riempie la schermata.

“Era sul profilo Instagram della mamma” spiega, passando in rassegna gli addobbi per l’ennesima volta; giunto all’angelo posizionato in cima, allontana lo sguardo dallo schermo per posarlo su Castiel. “Volevo-- farlo anche per lei, credo.” Mentre la fotografia torna a ridursi ad un’icona, una tristezza amara gli invade il petto. “Era un’idea stupida.”

“No.” Castiel gli poggia una mano sulla spalla, stringe appena attraverso il tessuto della t-shirt. “Non lo era.”

Il gesto dissolve parte del malessere, sostituendolo con una sensazione calda e rassicurante; Jack vi coglie un’eco dell’effetto che la presenza di Castiel sortiva su di lui quand’era ancora nel grembo di sua madre. In qualche modo, anche adesso che dispone di un nome ed un volto da associargli, nel suo immaginario Castiel continua ad essere primariamente quella bolla di sicurezza e protezione.

“Non buttare l’albero, okay? Come hai detto tu, il Natale rende felici le persone: non è detto che Dean faccia eccezione.”

Jack non ne è convinto, ma decide di accogliere il consiglio; in fondo, Castiel conosce Dean meglio di chiunque altro.

*

Jack era sicuro di aver trasportato il sacco in camera in attesa di decidere sul da farsi, ma, stando allo scenario che gli si para davanti, deve averlo lasciato incustodito e in bella vista; è l’unico modo in cui riesce a spiegarsi il fatto che Dean, le mani strette attorno ai lembi a tenerlo aperto, stia guardando al suo interno.

Ha il capo chino e, pertanto, Jack non riesce ad afferrare la sua espressione; si aspetta di vedergliene una mesta o contrariata e invece, quando solleva la testa, Dean non ha nulla di simile in viso.

“Gli addobbi?”

Jack è preso totalmente alla sprovvista. “Non me li ero ancora procura--”

“Sam!” chiama Dean e, per la prima volta dopo settimane, l’aura grigia attorno a lui sembra essersi diradata “Tira fuori le decorazioni: abbiamo un albero da allestire.”  

*

Castiel è adagiato contro il bracciolo del divano, lungo disteso sui cuscini, e Dean, sistemato tra le sue gambe, ricalca la sua posizione, facendo aderire la schiena al suo petto.

Attorno a loro, il bunker è avvolto dal silenzio piatto della notte.

“Avevamo già anche l’albero.”

“Non lo sapeva.”

“Poteva chiedere, prima di improvvisarsi taglialegna.”

“Voleva farti una sorpresa.”

Castiel gli ha spiegato da cosa Jack sia stato spinto: captato il suo malumore, si era messo in testa di combatterlo usando lo spirito del Natale come arma.

Pochi mesi prima, quando Jack era alla ricerca della propria identità, smarrito e spaventato all’idea di quel che sarebbe potuto diventare, Dean non ha agito in maniera altrettanto altruistica nei suoi riguardi.

Non merita le sue attenzioni né la sua compassione: non si merita nulla. “Non doveva.”

Castiel lo tira più vicino, premendolo contro il proprio corpo; anziché ritrarle, lascia le braccia strette attorno alla sua vita. “Lascia che sia lui a decidere quello che deve o non deve fare.”

Dean ingoia le obiezione che gli frullano nella testa e, per scostare l’attenzione dal senso di colpa, la concentra sull’albero ritto di fronte a loro. Il manto di luci da cui è rivestito si accende e si spegne ad intermittenza, emanando un bagliore rosseggiante che rischiara il buio tutt’intorno.

“Lo scorso anno ho comprato tutto con un mese di anticipo.” Dean abbandona il capo all’indietro, appoggiandolo alla spalla di Castiel. “Ero così stupidamente entusiasta.”

Un bacio leggero gli viene schioccato all’altezza della tempia. “Preferivi non prepararlo?”

“No, va bene. Il ragazzo ci teneva.” Dean reclina il capo fino ad incrociare gli occhi di Castiel; l’abitudine non ha reso l’osservarli così da vicino un’esperienza meno incredibile. Quando ha visto il fuoco divorare la sua salma ha creduto che non l’avrebbe mai più rivissuta, e il ricordo basta a serrargli la gola in un nodo d’acciaio.

“E poi---” Nell’esatto momento in cui le fiamme erano divampate, si era rassegnato all’idea che il Natale avrebbe avuto la forma di due vuoti incolmabili. Quello scavato dall’assenza della mamma è ancora lì, ampio e profondo, un baratro che minaccia costantemente di inghiottirlo; l’altro, però, è stato riempito da un ritorno in cui, davanti alla pira accesa, aveva smesso di sperare. “---tu sei qui.”

Castiel solleva gli angoli della bocca, in una piega morbida che distende ogni tratto del suo viso, e si sporge in avanti; mentre sono sul punto di baciarsi, la manciata di foglie che pende dalla parete entra nel campo visivo di Dean. “Lo ha messo Sam quello?”

Castiel insegue la traiettoria del suo sguardo fino ad incontrare il vischio appeso alle sue spalle. “È stato Jack” dice “Credo che lo abbia raccolto personalmente.”

“Hai detto che si è informato sulle tradizioni natalizie.”

“Quindi?”

Quindi lo ha fatto con cognizione di causa.”

“Oppure voleva soltanto rispettare l’usanza.”

“Gli hai detto qualcosa?”

“Dean, per favore.”

“Chi altri avrebbe potuto credere che si sarebbe baciato sotto il vischio oltre a noi du--?”

Sulla parete, l’orologio a muro segna la mezzanotte e, con le labbra di Castiel premute contro le sue, quello che Jack potrebbe o non potrebbe sapere non appare più così rilevante.

“Buon Natale, Dean.”

A ben pensarci, non ha proprio nessuna importanza.

“Buon Natale, Cas.” 
 
  
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