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Autore: Echocide    25/12/2017    2 recensioni
{Questa storia fa parte della Quantum Universe Saga}
25 capitoli in attesa del Natale.
25 momenti per i personaggi di Miraculous Heroes.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Quantum Universe'
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Titolo: Miraculous Christmas
Personaggi: Un po' tutti
Genere: slice of life, generale
Rating: G
Avvertimenti: oneshot, what if...?, raccolta
Wordcount: 612 (Fidipù)
Note: Buon Natale! Ed eccomi qua con il consueto capitolo di Miraculous Christmas: che dire? Inizialmente avevo tutta un'altra cosa in mente per 'Tradizione', ma poi nel corso della raccolta mi sono accorta che c'era una cosa che Alex doveva fare e quindi...eccolo qua, protagonista indiscusso di questo capitolo! E domani ci sarà l'ultimo, che chiuderà questo viaggio che mi ha accompagnato per l'intero mese di dicembre e...beh, ci sentiamo domani per i ringraziamenti finali.
Detto ciò, al solito: la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati e ricevere piccole anteprime dei capitoli e dei miei scleri randomici e anche il gruppo facebook dedicato a Miraculous, gestito con kiaretta_scrittrice92. Per tutti gli altri miei account social vi rimando ai link nel profilo.
Infine vi ringrazio tantissimo tutti per il fatto che leggete, commentate e inserite le mie storie in una delle vostre liste.
Grazie mille!

 

Osservò il proprio riflesso, storcendo la bocca e cercando di decidere se essere soddisfatto oppure schifato della sua opera d’arte: si chinò, tirando leggermente su i calzini con la renna che scivolavano sulla pelle nuda e tornò eretto, continuando a rimirare la sua opera d’arte.
O il delirio più assoluto.
Ancora doveva decidere.
I pantaloncini rossi, che gli aveva prestato Sarah, rasentavano la lunghezza dei boxer e le sue gambe erano completamente scoperte, questo aveva portato a un dubbio amletico: radersi o non radersi? Alla fine aveva optato per la seconda opzione, rendendosi conto che trovare suo figlio in quelle condizioni, con le gambe completamente depilate, sarebbe stato un po’ troppo per il caro, vecchio, sergente Simmons.
Voleva scandalizzarlo, non ucciderlo.
Si strattonò la maglia con la renna ubriaca e sorrise poi al cappello da elfo, che aveva recuperato durante un giro per negozi con Xiang: doveva ammettere con se stesso che si era veramente divertito nel creare quella tenuta, tanto che stava pensando di renderla una tradizione natalizia.
Ogni anno, per Natale, avrebbe dovuto cercare le cose più imbarazzanti da indossare durante la chiamata con i suoi genitori: ormai aveva compreso che non sarebbe tornato a New York, troppo legato alla capitale francese, quindi perché non iniziare a gettare le basi per qualche tradizione nuova? Magari qualcosa da passare poi ai propri figli e nipoti?
La suoneria del programma di chiamate del computer lo riscosse, facendolo voltare verso il monitor dove l’intera schermata era dominata dalla chat; scivolò a sedere, posando le gambe sul tavolo e recuperando la tazza rossa e con la faccia di Babbo Natale dipinta sopra – un piccolo regalo dei compagni di corso, che aveva anche un comodo coperchio a forma di cappello –, prima di accettare la videochiamata: «Non ti vedo» la voce di suo padre risuonò nelle sue orecchie e Alex sorseggiò un po’ del the, che Fu aveva fatto poco prima, in attesa che la linea facesse il suo lavoro.
Doveva solo attendere.
«Io ti vedo, papà» dichiarò, osservando l’uomo dal volto segnato dal tempo e dalla vita dura del militare, mentre alle sue spalle sua madre si muoveva quasi come se stesse cercando qualcosa nello schermo del pc: indossava ancora il grembiule e poteva vedere qualche macchia qua e là sugli abiti.
«Buon dio! Come ti sei vestito?»
«Ti piaccio? Abbiamo una festa stasera e questo è quello che indosserò!» si fermò, osservando l’uomo aprire e richiudere la bocca più e più volte, mentre alle sue spalle sua madre si portava una mano alla bocca e reprimeva una risatina: «Sai, qui a Parigi sono abituati a uno stile simile: è la città…»
«Tu! Che cosa ho fatto di male per meritare un figlio simile?»
Alex sorrise, ascoltando la filippica di suo padre che ben conosceva: aveva smesso da tempo di cercare di essere accettato da lui e iniziando a fare tutto il contrario di ciò che l’uomo voleva. Perché perdere tempo e fatica con quell’uomo? Perché voler per forza venire riconosciuto da lui?
Perché era suo padre? Non era una motivazione adatta e aveva capito che i legami di sangue, da soli, non bastavano a definire gli individui una famiglia.
Una famiglia erano persone che si volevano bene, con le quali instaurare tradizioni e abitudini.
Una famiglia era quella che, adesso, aveva a Parigi: con supereroi con problemi vari, gente millenaria, sergenti tsunderoni – da quando aveva imparato il termine, lo usava sempre riferito al caro sergente Norton –, babbione dal cuore grande grande e individui di ogni specie.
Ecco la famiglia con quale avrebbe creato tradizioni come quella che aveva in mente.
Ecco la famiglia con la quale, l’indomani, avrebbe passato un Natale fantastico.

 

   
 
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