Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: Il corsaro nero    25/12/2017    0 recensioni
In ogni fiaba si sa già il destino dei personaggi.
I buoni vivono per sempre felici e contenti mentre i cattivi muoiono.
Non ci si può fare niente.
Non si può sperare di cambiarlo... o forse no...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Bulma, Tarble, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 17: IL CALORE DI UNA FAMIGLIA


Per vari minuti, nessuno dei due disse niente.

I grandi occhi blu di Bra si mescolavano in quelli neri di suo nonno.

Alla fine fu lui, a braccia incrociate e con il solito tono seccato e infastidito, a chiederle: “Tu cosa ci fai qui?”

La bimba fece un bel respiro.

Sua madre l'aveva avvisata che suo nonno avrebbe reagito così nel vederla... eppure la paura che lui continuasse a odiarla era forte...

La bambina strinse con forza il piccolo regalo nascosto dietro alla sua schiena.

Non doveva aver paura!

Sono per te!” esclamò la bambina mostrandogli i rami con degli splendidi fiori dai colori viola e azzurro.

Lui non disse niente ma sgranò gli occhi dalla sorpresa.

In completo silenzio, s'inginocchiò e prese il piccolo regalo della nipotina.

Mi fai entrare, nonno?” domandò la bambina con un filo di voce, guardando il pavimento per l'ansia.

Suo nonno la fissò in silenzio, senza dire una sola parola.

Poi si alzò e, mentre apriva di più la porta, le fece cenno di entrare.

Una volta chiusa la porta, suo nonno le domandò: “Tuo padre sa che sei qui?” “No.” “Capisco.”

Bra fissò a lungo l'appartamento di suo nonno.

L'aveva visto soltanto una volta in passato... nella notte di quella tremenda tempesta in cui si era persa... quando lui era solo il suo Lupo Cattivo e lei solo la sua Cappuccetto Rosso.

Ricordò che in quella notte, quando ignoravano di essere nonno e nipote, aveva parlato moltissimo, almeno secondo il livello di chiacchiere del nonno... invece, adesso, non riuscivano nemmeno a salutarsi.

Se vuoi toglierti le scarpe e la giacca...” le disse, ad un tratto, suo nonno.

La bambina si tolse velocemente le scarpe e passò la giacca all'uomo, che la mise su un appendiabiti.

Mentre Bra si accomodava sul divano, suo nonno si tolse il cappotto pesante che indossava.

Da quello che sapeva, la gente indossava il cappotto quando usciva.

Quindi, quand'era arrivata, suo nonno aveva intenzione di andarsene... ma dove?

Una volta che ebbe messo il suo regalo in una caraffa piena d'acqua, suo nonno si sedette sul divano.

Nonno e nipote rimasero in silenzio per molti minuti.

Nessuno dei due sapeva cosa dire.

L'uomo non riusciva proprio a capire perché Bra fosse venuta... credeva che lei l'odiasse per come l'aveva, ingiustamente, trattata al parco... non si era accorto di quello che aveva detto o fatto... gli era venuto così... era stato più forte di lui... era fuori di sé dalla rabbia e dal dolore...

Bra, dal canto suo, non parlava perché temeva di dire qualcosa di sbagliato... qualcosa che lo facesse di nuovo arrabbiare e che la buttasse fuori dal suo appartamento, ordinandole di non farsi mai più vedere.

Eppure, quel silenzio era troppo... doveva dire qualcosa...

Nonno...” riuscì a sussurrare alla fine, sperando di non dire una cosa sbagliata “Perché quando sono arrivata indossavi la giacca?”

Il cuore dell'uomo sobbalzò.

Non poteva di certo raccontarle che si stava recando alla farmacia per comprare una confezione di sonniferi per uccidersi.

Decise di raccontarle una mezza verità...

Cosa succede ai cattivi delle fiabe quando non muoiono?” le domandò, evitando di guardarla negli occhi.

Bra rimase incredula.

Cosa significava quella strana domanda?

Tuttavia, decise di rispondere: “Finiscono in una cella buia e umida per il resto della loro vita... oppure partono e nessuno li vede mai più.” “Esatto. E io sto per andarmene.” le rivelò suo nonno.

COSA?! E PERCHE'?!” urlò Bra, non riuscendo a trattenersi.

Suo nonno... voleva sul serio andarsene?! Ma perché?!

Sentì le lacrime rigarle le guance.

Perché continuava a odiarla e a evitarla?!

Avrebbe dovuto ascoltarlo quando le aveva fatto cenno di restare dov'era mentre affrontava suo padre... ma la curiosità aveva prevalso... e, così, avevano scoperto di essere parenti e, da quel momento, suo nonno la odiava...

Perché non era rimasta lì?!

Suo nonno avrebbe sempre sofferto ma lei sarebbe riuscita subito ad avvicinarsi a lui e ad aiutarlo... adesso, invece, non poteva più...

Dopo un attimo di silenzio, suo nonno le rivelò: “Perché non esiste un posto per me. Non è mai esistito un posto per i cattivi.” “Ma... ci sono io... e, poi, c'è la nostra famiglia...” “Bra... quella è la tua famiglia. Ho smesso di farne parte da quando me ne sono andato.” “Non pensare a quello che ti ha detto il mio papà... era nervoso...” “Bra...”

La voce triste e sofferente di suo nonno la fece zittire di colpo.

Non l'aveva sentito con quel tono di voce... sembrava distrutto... e, inoltre, aveva appoggiato le braccia sul bracciolo del divano e la testa sopra di esse... come fosse triste...

Dopo un sospiro triste, suo nonno continuò: “Io e te abbiamo solo dei geni in comune... ma ti sbagli di grosso se pensi che questo basti per creare una famiglia. Una famiglia... è un luogo dove tutti si vogliono bene e si aiutano a vicenda. Io me ne sono andato. Ho abbandonato la mia famiglia. Tuo padre aveva la tua stessa età quando sono fuggito in una buia e fredda notte. Ho distrutto la mia famiglia con le mie stesse mani. Io non merito assolutamente di riavere la mia famiglia e nemmeno la felicità. Io merito solo una cosa... la solitudine.”

Bra rimase in silenzio, mentre le lacrime le rigavano le piccole guance.

Suo nonno stava male.

Soffriva per il fatto di non avere più la sua famiglia...

Suo nonno... il signor Lupo Cattivo...

Si avvicinò a suo nonno e, con le lacrime che non smettevano di scendere, abbracciò la sua schiena, per fargli sentire il suo affetto e la sua vicinanza, e sussurrò: “Ci sono io, nonno. Tu non sei solo perché... noi due siamo amici.”

L'uomo alzò la testa, guardandola in silenzio.

Perché Bra continuava a considerarlo un amico?

Lui l'aveva fatta soffrire... lui era un mostro... lui era cattivo...

Con un gesto fulmineo, si voltò e mise le sue grandi mani sulle spalle piccole della bimba, allontanandola un po' ma continuando a guardarla nei suoi grandi e immensi occhi azzurri.

Per qualche minuto, tra i due vi fu solo il silenzio ma, alla fine, il nonno di Bra le domandò: “Toglimi una curiosità... perché, nonostante tutti i danni che ho fatto e le orribili parole che ti detto, mi vuoi ancora bene?” “Perché tu sei il mio Lupo Cattivo... e io so che sei buono.” gli spiegò la bambina, sorridendo, prima di abbracciare il più possibile il petto dell'uomo.

Mentre le lacrime ricominciarono a scendere senza fermarsi, Bra lo implorò: “Nonno, ti prego... non andartene! Resta con me! Io ti voglio bene!”

PLING

Una goccia d'acqua cadde, all'improvviso, sulla testa turchina della bambina e la piccola, sorpresa e incredula, alzò la testa, rimanendo senza parole quando capì da dove proveniva la goccia.

Suo nonno stava piangendo.

Grosse lacrime gli uscivano dagli occhi.

Nonno, tu... stai piangendo...” sussurrò Bra e suo nonno parve come risvegliarsi di soprassalto.

Si era lasciato commuovere da quella bambina così pura e innocente... l'unica capace di continuare volergli bene nonostante tutto il male che provocare... l'unica capace di non farlo sentire più solo...

Si sbrigò, rosso in volto per essersi lasciato così trasportare e per essersi messo a piangere davanti a una bambina, a togliersi le lacrime dagli occhi e a dire: “Anche i Lupi Cattivi piangono, Cappuccetto Rosso.”

Bra sgranò gli occhi e, poi, disse: “Nonno... per la prima volta, da quando ho scoperto che sono tua nipote... mi hai chiamato Cappuccetto Rosso...” “E allora?” fece lui, chiudendo gli occhi e incrociando le braccia come al solito, e la bambina, sorridendo gli domandò: “Significa che noi due siamo di nuovo amici?”

Aveva appena finito di dire quelle parole, che suo nonno si avvicinò a lei e l'abbracciò.

Un abbraccio forte... ma allo stesso tempo sicuro.

Bra sorrise.

Quell'abbraccio equivaleva a un sì.

Che importava se a suo nonno non piaceva molto parlare?

Quell'abbraccio, quel gesto... valeva molto di più di mille parole.

Sì...” sussurrò, ad un tratto, suo nonno “Noi due, nonostante la lontananza, saremo sempre amici...” “Vuoi proprio andartene?” gli chiese Bra, con una voce triste, ma suo nonno, invece di rispondere, le domandò a sua volta: “Sai qual'è il significato del fiore che mi hai regalato?”

Bra negò con la testa.

Lo sapeva benissimo, invece, dato che aveva fatto perdere un'ora intera alla commessa dal negozio di fiori, per trovare un fiore col significato dell'amicizia, ma voleva sentire la voce di suo nonno.

Le era sempre piaciuto quando lui raccontava le cose...

Dopo un minuto di silenzio, suo nonno cominciò a raccontare: “Si chiama Glicine... il suo significato è quello dell'affetto tenero e profondo. Serve per indicare una forte e tenera amicizia che dura nel tempo. Perciò, anche se io dovessi andarmene... io non potrei mai dimenticarti...”

I loro occhi s'incrociarono di nuovo e, stavolta, suo nonno sorrise.

Non un sorrisetto divertito... era un vero sorriso, di quelli felici.

Dopo una pausa, suo nonno aggiunse: “Perché tu sei e resterai per sempre la mia Cappuccetto Rosso. Nessun'altra bambina potrà mai sostituirti.”

Bra si sentiva al settimo cielo.

Suo nonno non l'odiava... le voleva ancora bene... per lui, lei era ancora la sua piccola Cappuccetto Rosso...

Davvero non mi dimenticherai mai, nonno?” chiese la piccola, sorridendo, e suo nonno, con un sorrisetto divertito, si mise a grattarle la testolina turchina e a commentare: “Certo! Come potrei dimenticarmi di una piccola peste con i capelli turchini, tutta vestita di rosso, come te?” “AAAHHAHAHA” rise, divertita, la piccola Bra mentre la sua risata cristallina si sentiva in tutte le stanze.

Per la prima volta da anni, l'appartamento e l'anima di un uomo solo, si riempì della risata di un bambino.

L'uomo guardò il soffitto... gli era mancato il suono della risata di un bambino... così pura e innocente... una specie di balsamo per le ferite dell'anima.

Ripensò a Vegeta, il suo primogenito.

Lo ricordò quand'era appena nato, un bambino piccino incredibilmente somigliante a lui, tranne per il colore dei capelli, un bambino di pochi mesi irrequieto e ribelle che urlava a squarciagola quando succedeva una cosa che non gli piaceva, il bagno o, peggio ancora, quando qualcuno nominava il nome Kakaroth, Vegeta non l'aveva mai tollerato e non lo voleva nemmeno sentire nominare, se succedeva strillava a squarciagola per delle ore, tanto che lui ed Echalotte tappavano immediatamente la bocca a quel povero diavolo che stava per nominarlo, non appena avvertivano il pericolo, la sua prima parola, quando faceva quei capitomboli nel disperato tentativo di stare in piedi come gli adulti, quando giocava con le macchinine o i soldatini, immaginando di essere un grande e vittorioso comandante, quando era caduto dalla bicicletta sbucciandosi un ginocchio, la sua prima vacanza al mare, quando aveva raccolto tante di quelle conchiglie da non saper più dove metterle e le aveva messe tutte nella sua valigia, tutte le magliette che mettevano da lavare dopo i pasti, dato che mangiava così di fretta da sporcarsi in continuazione, i capricci, gli enormi buchi nei suoi pantaloni, i dispetti che faceva a tutti quei poveri disgraziati che gli capitavano a tiro, la sua fuga notturna a due anni, le notti in cui, silenzioso, entrava nella sua stanza e, dopo avergli rimboccato le coperte, era vivace anche di notte e faceva sempre cadere per terra le coperte, si sedeva sul pavimento per poi guardarlo in silenzio, le mattine in cui si svegliava trovandolo nel letto, anche se sapeva benissimo che non doveva salirci, i suoi occhi neri che cercavano i suoi per trovare un po' di ammirazione di suo padre per lui...

Quello era il piccolo Vegeta prima che lui se ne andasse e, il giorno prima, l'aveva rivisto completamente cambiato.

I suoi occhi che da bambino lo ammiravano, adesso, nei suoi confronti erano freddi e pieni d'odio... un odio che niente avrebbe mai potuto cancellare.

Inoltre, aveva scoperto, dal nulla, di avere un secondo figlio.

Un figlio che non aveva mai visto nascere, di cui ignorava il carattere, che non aveva mai visto, di cui ignorava la prima parola o con cosa amasse giocare o quali fossero i suoi interessi, con cui non aveva mai fatto una vacanza e nemmeno un regalo di compleanno... di cui non sapeva niente.

Era proprio il peggior padre della storia...

Solo in quel momento, l'uomo si accorse di quanto aveva perso davvero.

In fondo al suo cuore, aveva sempre saputo che la sua famiglia gli mancava troppo... ma solo adesso si era reso conto di quanto aveva perduto.

L'amore dei suoi figli, vederli crescere, con i loro litigi e le loro alleanze, i loro matrimoni, la nascita dei suoi nipoti ma, soprattutto... l'amore di sua moglie.

Della sua Echalotte.

Echalotte era sempre stata un'anima solitaria e complessa e, forse, era proprio per questo che si era innamorato di lei.

Aveva mille sfumature: orgogliosa, testona, irascibile, volgare, imbranata, intelligente, coraggiosa, sensuale, triste, romantica, solitaria, dolce, intraprendente, aggressiva, candida, violenta, innocente...

Come aveva potuto farla soffrire?! E in quel modo, poi...

Se avesse potuto riavvolgere il nastro della sua vita...

Nonno, cos'hai? Stai pensando a papà?”

La voce di sua nipote Bra, lo fece risvegliare dal suo passato, dolce e amaro, proprio come un caffè.

Lui guardò a lungo la piccola testa turchina che teneva stretta tra le sue possenti braccia.

Quando aveva abbandonato la sua famiglia, era stato come se avesse fatto cadere un vaso stupendo, che si era frantumato in tanti piccoli frammenti che si erano sparsi per il mondo.

Lui non aveva mai voluto andare a cercarli, dopotutto quello che aveva fatto, era il minimo che potesse fare, eppure, per puro caso, il giorno prima ne aveva trovato uno... un frammento che, ora, si trovava stretto tra le sue braccia e che non avrebbe mai più perduto.

In quella notte, grazie a Bra, la sua unica e insostituibile Cappuccetto Rosso, aveva capito cosa significava possedere una famiglia e quel poco che era rimasto, non l'avrebbe perso!

Non avrebbe perso di nuovo quel calore che aveva sentito per la prima volta da molti anni!

Sto pensando a com'è stata vuota la mia vita...” le rivelò, mentre si metteva a guardare i fiocchi di neve che scendevano dalle dense e nere nuvole invernali come una misteriosa e carismatica danza dalla finestra “Prima di conoscerti, io ho vissuto la mia vita con noia e trascuratezza... un giorno, per me, era uguale a un altro... poi sei arrivata tu... è stato come risvegliarsi da un lungo sonno... io... volevo ringraziarti per avermi fatto ritrovare, anche solo per una notte... il calore di una famiglia.”

Mentre le diceva quelle parole, le accarezzava con dolcezza i suoi capelli turchini.

Ad un tratto, Bra vide un luccichio negli occhi di suo nonno e due lacrime, grandi e brillanti come due perle, scesero dai suoi occhi.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Il corsaro nero