Fumetti/Cartoni americani > Batman
Segui la storia  |       
Autore: Dragon gio    25/12/2017    0 recensioni
Una raccolta di One Shot, Flashfiction e Drabble sulla coppia TimKon. Spazierò in molti generi e universi, man mano che aggiorno aggiungerò i tag.
#Heroes ~ Personaggi: Tim Drake (Robin) – Conner Kent (Superboy)
Età: Tim 15 anni ~ Conner 16 anni
Universo: Teen Titans comics
Triplo aggiornamento oggi, in occasione del Natale! ♥ Auguri a tutti quanti!
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Bat Family, Batman, Dick Grayson, Jason Todd, Tim Drake
Note: Lemon, Otherverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
# Have yourself a Merry little Christmas

Non era una cosa insolita, che a villa Wayne il pranzo di Natale si festeggiasse in tarda mattinata, praticamente quando era quasi pomeriggio, a causa della movimentata vita notturna dei suoi residenti.
Era anche l’unica occasione in cui tutti venivano richiamati nel luogo che potevano definire “casa”. Dick giungeva direttamente da Bludheaven, Jason dai bassifondi di Gotham e Tim da San Francisco, ma non era solo quest’anno. Difatti, si era portato dietro il suo ragazzo Conner Kent, meglio conosciuto come Superboy.
 
Quando aveva dato la notizia, tutti erano rimasti abbastanza sorpresi e, nonostante le previsioni, fu relativamente semplice convincere Bruce ad accogliere il giovane mezzo Kriptoniano ai loro festeggiamenti. Conner in un primo momento si era rifiutato di lasciare da soli i Kents, che così tanto gentilmente lo avevano accolto alla fattoria e sostenuto nei momenti bui dell’ultimo periodo, ma la promessa di trascorrere la giornata al maniero e la sera a Smallville, sembrò soddisfare entrambe le parti.
 
Quando Bruce scese le scale, la mattina del venticinque, venne accolto da voci famigliari che gli giunsero direttamente dalla cucina.
« Dai Alfie, solo uno! »
« Per l’ultima volta no, signorino Dick. Questi sono per il pranzo. »
« Ma io sto svenendo dalla fame! »
« Piantala di fare la donnicciola, sei davvero patetico! »
« Tu fatti gli affari tuoi Jay! »
« Tsk, sei che me ne importa. Io nemmeno sarei qui se non fosse per la promessa di mangiare a sbafo. »
« E tutti noi siamo grati della sua presenza, signorino Jason. »
Come sempre, la diplomazia di Alfred vinse, mettendo a tacere i due giovani, ma non poté impedire loro di allontanarsi dalle pietanze che stava preparando. Per uno che amava la tranquillità e il silenzio come Bruce, era sempre strano che si trovasse a proprio agio con l’allegra confusione che portavano i suoi figlioli quando erano in visita.
« C’è veramente un buon profumino Alfred, anche io non vedo l’ora di assaggiare i tuoi piatti. »
Non appena fece la sua entrata in scena, Dick gli corse incontro abbracciandolo tutto felice, mentre Jason lo ignorò fingendo di aiutare l’anziano maggiordomo. Le cose fra loro non erano più tese come qualche tempo fa, ma non si potevano dire nemmeno tornati in “buoni rapporti”. Ci stavano lavorando su, ma occorreva tempo per ripristinare la fiducia perduta, ovviamente.
« Buon Natale Bruce! »
« Buon Natale a te Dick. » Si guardò intorno per qualche istante, ispezionando attentamente la cucina « Tim e Conner non sono ancora scesi? »
« No, staranno dormendo. »
« See, dormendo. Secondo me il sostituto se lo sta facendo mettere nel culo da Superboy! »
Dopo la colorita affermazione, Bruce incenerì il povero ragazzo con un solo sguardo, mentre Dick al suo fianco mostrò un espressione altrettanto preoccupata. Tutti stavano per aprire nuovamente bocca per dire qualcosa, ma vennero preceduti abilmente da Alfred, che si preoccupò di riportare l’ordine.
« Signorino Jason, per favore moderi il linguaggio, o sarò costretto a non servirle il dolce. Signorino Dick, potrebbe gentilmente salire di sopra e svegliare il signorino Timothy e il nostro ospite? »
« Certo! »
« No lascia Dick, ci penso io. » Decretò austero il capofamiglia, imboccando l’uscita talmente velocemente da lasciare indietro il suo ex Robin.
 
Mentre si dirigeva al piano superiore, la mente di Bruce elaborava attentamente le proprie emozioni nei confronti di Tim. Non era trascorso molto da quando il giovane Drake aveva perso suo padre e, ovviamente, da allora tutto quanto era cambiato nella sua vita.
Il fidanzamento improvviso di Tim con Superboy, era stato colto inizialmente da Bruce come “una fase passeggera, nulla di più. La perdita del padre lo aveva reso vulnerabile e bisognoso di affetto, e questo l’aveva spinto ad accettare la corte di Superboy, un ragazzo con cui condivideva già un profondo legame d’amicizia. Dopo un inizio stentato la relazione fra i due giovani era decollata, e nemmeno l’aggressione di Superboy ai danni di Robin, era stata in grado di dividerli.
Bruce viveva nell’ansia da allora, e non si dava pace al pensiero di permettere al suo giovane partner, di stare assieme ad un tipo classificato come altamente pericoloso. Anche quando aveva tentato di intavolare il discorso con il diretto interessato, Tim aveva sviato abilmente le domande, come se non desiderasse condividere i propri pensieri in merito. Avrebbe volentieri chiesto l’aiuto di Dick, ma sapeva quanto quest’ultimo rispettasse la privacy del fratellino acquisito, per cui aveva scartato l’idea sul nascere.
 
Era ormai dinanzi la porta della camera degli ospiti ove Tim aveva deciso, arbitrariamente, di alloggiare per la notte assieme al proprio ragazzo. Per un attimo Bruce esitò, ripensò alle parole sprezzanti di Jason di poc’anzi su quale fosse il motivo per cui nessuno dei due si fosse ancora visto. Preoccupato forse più di trovare Conner che cercava di strozzare Tim, piuttosto che impegnati a far sesso.
Si rese conto di avere le mani sudate, scioccamente in ansia per lo spettacolo che lo avrebbe accolto non appena varcata la soglia. Si fece comunque coraggio e bussò.
Non dovette insistere, perché una voce da dentro gli disse di entrare, solo che non apparteneva a Tim, bensì a Conner.
L’uomo aprì la porta con una lentezza esasperante, e la prima cosa che vide fu una camera disordinata avvolta nella penombra. E due figure una appiccicata all’altra, coricate nel letto a mezza piazza. Tim, ancora profondamente addormentato, riposava su un fianco, dietro di lui la mole imponente di Superboy che lo cingeva in un abbraccio, le loro mani intrecciate dolcemente posate sul cuscino.
Bruce si stupì nel vedere Tim così, rare erano le occasioni in cui lo aveva sorpreso a dormire rilassato fino a tal punto. Il volto, normalmente serio e concentrato, totalmente abbandonato ad un espressione piena di pace. Rannicchiato tutto contro Conner, senza la sua armatura in Kevlar, o la cintura, esposto e indifeso, questo bastava a dimostrare l’enorme fiducia che provava verso il clone. Fiducia, che Bruce non era certo fosse ben riposta.
 
Lo sguardo perplesso di Conner era puntato in quello severo del miliardario, che tentava ancora di dare un senso alla scena a cui stava assistendo.
« Umh… devo svegliare Tim? » Domandò timidamente dopo un tempo indefinito. Anche se non invecchiava, i tratti somatici erano identici a quelli di Clark ogni giorno di più. E, chissà, forse questa era una delle tante cose che disturbavano Bruce.
« Sì, fra mezz’ora ci siederemo a tavola. »
Così come era comparso, svanì, senza lasciare il tempo a Conner di replicare. Subito dopo, da Tim provennero mugugni incomprensibili, senza riaprire gli occhi si voltò, nascondendo il viso nel petto marmoreo del ragazzo d’acciaio. Conner sorrise intenerito al suo gesto, gli piaceva che la prima cosa che facesse non appena si destava, fosse cercare istintivamente il contatto fisico con lui.
« Ehi, buongiorno. E Buon Natale. »
« Mh… » Fu la prima sillaba che riuscì a masticare, seguita da un'altra scandita vagamente meglio « Bagno… »
Iniziò a strisciare lentamente fuori dal confortevole calore di Conner, le palpebre ancora calate. Era sempre sorprendente vedere come riuscisse a muoversi in un ambiente senza inciampare o scontrarsi con i mobili, pur nel suo stato di dormiveglia totale.
Pochi minuti dopo ricomparve, due fessure strette al posto degli occhi, capelli indomabili, e indosso unicamente la t-shirt di Superboy. Bastò questa adorabile visione per riaccendere il desiderio in Conner, e se non fosse per Bruce che gli aveva messo soggezione, avrebbe sbattuto Tim su quel letto per del sano sesso mattutino.
« Era Bruce, prima? »
« Sì, è venuto ad avvisarci che fra poco si mangia. Dovremmo vestirci mi sa… »
« Che noia… fosse per me, andrei giù così… »
« Vuoi dire, senza mutande? »
Tim parve realizzare solo in quel preciso istante che non le indossava, e tutto quello che fu in grado di esclamare fu un innocente « Ops, non me ne ero accorto. »
Le cercò tentando di rammentare dove le avesse lanciate la sera prima, anche se l’impresa si sarebbe potuta rivelare ardua dato la confusione che regnava attorno a loro.
« Trovate! Sono sopra l’armadio! »
« Grazie. E’ davvero utile la tua vista a raggi X. »
Mentre Conner si preoccupava di recuperare la preziosa biancheria intima, Tim afferrò i restanti abiti che si era preparato la sera prima e tornò in bagno per farsi la doccia. Vedendo il completo che avrebbe indossato il suo ragazzo, Conner si sentì immediatamente a disagio. Lui non possedeva certo capi d’abbigliamento d’alta moda, il massimo che aveva potuto rimediare era una vecchia camicia elegante di Clark e la cravatta migliore di Pa Jonathan. Ma i pantaloni erano dei semplici jeans, e le scarpe comuni anfibi dall’aria vissuta.
 
Quando Tim ebbe ultimato di prepararsi uscì dal bagno, e a Conner si fermò il respiro in gola. I pantaloni gli fasciavano alla perfezione le gambe, mettendo in risalto il suo bel sedere, poi la camicia bianco avorio gli donava immensamente. Il maglioncino di cashmere con scollo a V di colore bordeaux, creava un contrasto intenso con la sua pelle pallida. Cravatta finemente decorata e scarpe in mocassino scuro, completavano l’opera.
« Wow… »
« Cosa?! » Balbettò nel panico Tim, detestava venir osservato a quel modo, aveva sempre l’impressione che qualcosa in lui fosse fuori posto e la cosa non gli piaceva.
« Sei bellissimo! »
« Oh. Uh, grazie… »
« Hai anche un buon odore… »
Se Conner desiderava farlo arrossire, ci stava riuscendo davvero bene, poiché le gote gli si colorirono di un bel rosso brillante.
« Kon… » Esalò un respiro pesante mentre egli si faceva sempre più vicino a lui, fu dura ricacciare indietro i propri istinti e sentenziare invece « E’ tardi, vai a lavarti e poi vestiti, io ti aspetto fuori! »
 
Nonostante la delusione evidente nello sguardo di Conner, obbedì sgusciando silenziosamente nel bagno della stanza. Tim dovette letteralmente fuggire da lì, doveva calmarsi e ricomporsi per non presentarsi al resto della famiglia in uno stato vergognoso.
Non appena fu fuori imboccò il lungo corridoio che portava alla scalinata principale, fece una sosta giusto davanti lo specchio del bagno per gli ospiti presente in quell’ala, per sistemarsi i capelli e poi scese al piano inferiore.
 
« Ehi, alla buon ora Timbo! »
« Scusatemi, ho dormito troppo. »
Si lasciò abbracciare forte da Dick, che si divertì a scompigliare i suoi capelli pettinati con dovizia.
« Buon Natale, Tim. »
Disse Bruce facendosi avanti, in mano stringeva un paio di calici contenenti un aperitivo analcolico, e ne passò uno al giovane.
« Grazie. Buon Natale anche a te, Bruce. »
« Dove hai lasciato il tuo superboyfriend? »  Chiese incalzante Dick, desideroso di stuzzicare Tim che ben sapeva quanto detestasse che chiamassero così il suo ragazzo.
« Piantala! Si sta finendo di preparare. »
« Digli di sbrigarsi, voglio aprire i regali! »
Non importava quanti anni fossero trascorsi, Dick non aveva mai perso quella sua caratteristica fanciullesca gioia verso il Natale. Aveva già supplicato più volte Bruce di poter aprire qualche regalo, ma lui gli aveva negato questo piacere, rendendolo ancora più agitato del solito.
« Va bene, stai calmo! Credo sia un po’ nervoso di trovarsi qui con noi, quindi vi prego siate carini con lui. »
« Vuoi dire che non posso fare domande su argomenti come il sesso? Perché sono certo che qui tutti siano curiosi di sapere se lo fate in modo sicuro e diligente! »
Fu esilarante a dir poco osservare le reazioni dei presenti: Bruce per poco non soffocò, Alfred scosse la testa sconsolato, mentre Jason arricciò le labbra con aria disgustata.
« Io non ci tengo a sapere proprio niente. » Si scolò il suo cocktail tutto d’un fiato, reclamandone subito un altro che il buon Alfred gli porse gentilmente.
« Non temere Jason, quel che faccio con il mio ragazzo sono affari nostri e di nessun altro. »
« Sì, ma tu sei il mio fratellino e non posso fare a meno di preoccuparmi per te! Dovrò fare un discorsetto a Conner… »
« Dick, no. Prova a tormentare Kon e giuro che scatenerò un virus nel tuo computer talmente devastante che dovrai tornare a compilare i rapporti missione a mano! »
Fra tutte le minacce che poteva ostentare il giovane Robin, quella era sicuramente la più efficace, dato che non faceva mistero delle sue doti di Hacker. Dick doveva temerlo, soprattutto perché Tim era un ragazzo di parola.
« Ok, ok! Me ne starò almeno a tre metri di distanza da lui, promesso! »
« Bene. Vado a prenderlo, torno subito. »
 
Tim percorse nuovamente le scale e il corridoio che lo divideva dalla camera ove aveva lasciato Conner, sicuro di trovarlo già vestito e pronto. Invece rimase assai deluso non appena spalancò la porta.
« Kon, che stai facendo?! »
Il ragazzo era accovacciato per terra, con indosso solo i jeans e la canotta. Si voltò, l’aria sconsolata mentre stringeva fra le mani un pezzo di stoffa bruciacchiata.
« Ho combinato un casino, Tim! Ero così nervoso e… ho accidentalmente usato la visione calorifica… »
Mostrò quel che rimaneva della camicia che avrebbe dovuto indossare, ormai irrimediabilmente rovinata.
« Cosa faccio adesso?! Non ho portato niente altro! Non posso presentarmi alla tua famiglia conciato così!! »
« Va bene, stai calmo! Penso di poterti rimediare qualcosa, aspettami qui. »
Corse via e si diresse a passo spedito verso la stanza di Bruce e, più precisamente, al suo grande armadio. Esaminò rapidamente i vari vestiti, optando per una fine camicia bianca e un blazer blu scuro come giacca. Per abbinare il tutto al meglio, pensò di fare un ulteriore capatina nella stanza di Dick, per prendere in prestito le sue scarpe sportive della Nike, che si sarebbero abbinate alla perfezione con il look casual che aveva in mente.
 
Tornò celermente consegnando il bottino nella mani di Conner, che lo guardò per qualche istante totalmente stranito. Per poco non svenne quando scorse l’etichetta della giacca e le lettere ricamate a mano “B.W.”
« Sono di Bruce?! »
« Sì, hai le spalle larghe come lui dovrebbe andarti bene. »
Tentando di mantenere la calma - nonostante stesse indossando costosissimi abiti appartenenti al tutore miliardario del suo ragazzo -  Conner finì di vestirsi.
« Come sto? »
« Perfetto. Manca solo una cosa… »
Tim prese la cravatta, miracolosamente scampata all’incendio doloso di Kon, e si avvicinò a lui per mettergliela. Istintivamente, lui si chinò per permettere a Tim di fare il nodo comodamente. I suoi gesti erano sicuri e delicati, segno che era abituato a farlo. Conner invece si era ridotto a farselo insegnare da Jonathan la sera prima, ma il risultato era stato pessimo.
« Ecco fatto. » Tim si distanziò da lui, ammirando il risultato finale. In una parola? Magnifico.
 
 
Con il cuore in gola, Conner seguì il suo fidanzato e, finalmente, raggiunsero gli altri. Si sentì immediatamente gli occhi di tutti puntati addosso. Rimestò più volte la saliva in bocca, ma si rese conto che era arsa e, non appena Bruce si fece avanti allungando una mano verso lui, si trovò a esitare.
« E’ un piacere averti qui, Conner. »
Il ragazzo strofinò rapidamente la mano sui jeans, ma anche così era certo che fosse rimasta sudata in modo vergognoso.
« A…anche per me… »
Il maldestro tentativo di risultare rilassato, era appena andato a farsi fottere. Ogni singolo individuo presente nella sala – compreso Tim - lo stava scrutando con attenzione maniacale come solo un detective poteva fare, facendolo sentire quasi “violato”. Per sua fortuna, un certo maggiordomo comparve spezzando quel circolo vizioso di sguardi ed elucubrazioni mentali.
« Ora che ci siamo tutti, inviterei i signori a spostarsi nella sala da pranzo. »
« No, un momento! E i regali?! »
« Li apriamo dopo Dick. »
Nonostante l’infantile broncio che Dick mise su seguì mesto il resto della combriccola, e mentre raggiungevano il salone, si fece vicino a Tim, sussurrandogli all’orecchio « Hai rubato dei vestiti a Bruce? »
« Storia lunga. Spero non ti dispiaccia, gli ho dato le tue scarpe. »
« Tranquillo, nessun problema. E poi gli donano! »
« Già… »
Dal punto di vista di Tim, Conner stava benissimo anche nudo, ma non era sicuramente il caso di farlo presenziare al pranzo di Natale con nulla altro addosso se non la propria pelle.
                                                                           
La sala da pranzo di villa Wayne, era grande quasi quanto la fattoria dei Kent, Conner non aveva mai visto così tanto sfarzo in vita sua. Deglutì rumorosamente, mentre prendeva posto alla lunga tavolata, apparecchiata per accogliere i pochi intimi membri della cerchia di Bruce. Inutile dire, che Conner si sentiva come un intruso in quella casa. Era così nervoso che si torturava di continuo la cravatta con cui si sentiva impiccato a dir poco. E si muoveva in modo strano, come se temesse che con un gesto brusco, avrebbe potuto strappare la giacca che indossava. Il suo stato emotivo venne colto rapidamente dai presenti, e Tim che gli era seduto accanto, cercò di calmarlo. Posò una mano sulla sua, massaggiando piano con il pollice la superficie liscia e calda. Continuava a chiacchierare come nulla fosse con la famiglia, ma la sua mano non si staccò un istante da quella di Kon.
 
Confidò, per un glorioso momento, che il pranzo si sarebbe svolto con serenità. Almeno fino a quando Jason iniziò a porre domande davvero sgradevoli.
« Allora Superboy, toglimi una curiosità: come diavolo fai a scopare Tim? Voglio dire, rischi ogni volta di stritolarlo a morte, o di sfondargli il cul… »
« Jason!! » Gridò indignato Tim, se avesse potuto lanciare fiamme dalla bocca ora al posto di Jason ci sarebbe un mucchietto di cenere fumante.
« Cosa? Non possiamo fare conversazione? »
« Jason, modera il linguaggio per cortesia. » Ribatté con tono greve Bruce, lanciando anche egli occhiatacce al giovane ribelle.
« Qui non siamo nella Bat-caverna, per cui non dare ordini. »  
La tensione iniziava ad essere palpabile, per cui Dick intervenne tempestivamente prima che sfociasse nell’ennesimo litigio fra i due.
« Tim, ho sentito dire che hai sviluppato un nuovo sistema di sicurezza per la torre dei Titans! »
« Sì… mi ha aiutato Victor. E’ davvero in gamba. »
Vedendo come veniva ignorato, Jason sbuffò teatralmente, detestava questi “siparietti” volti a salvare le apparenze. Conner iniziò ad agitarsi e pregò perché tutto questo finisse prima di subito.
 
Alfred cominciò a servire gli antipasti, che tutti consumarono in un religioso silenzio. Poi Jason tornò alla carica.
« Che preservativi usate quando fate sesso? Alla Kriptonite? »
« Credevo non ti importasse della nostra vita sessuale! Sono cose private! » Ci tenne a sottolineare il termine “private”, perché a quanto pare il concetto non era per nulla chiaro a Jason.
« Hai ragione, non mi frega. Sto solo facendo le domande che nessuno a questa tavola oserà mai farti perché è un ipocrita vigliacco. » Lanciò degli sguardi eloquenti verso Bruce, che stringeva convulsamente la forchetta fra le dita, pronto per esplodere.
« Jay, dai smettila… »
« Ok, ok! Solo un ultima domanda: Tim, non hai paura che Superboy dia di nuovo di matto e ti attacchi? Questa volta potrebbe ucciderti, e non romperti solo un braccio. »
 
Il peso di quella terribile colpa ripiombò come un macigno nell’animo di Conner. Non riusciva nemmeno a guardare in faccia le persone a tavola, divorato dall’imbarazzo e la costernazione. La ferita che Lex Luthor era riuscito a provocare quel terribile giorno, non si era ancora rimarginata a dovere. L’istinto prese il sopravvento sul ragazzo d’acciaio.
« Scusatemi. » Scappò letteralmente abbandonando il primo a metà. Tim gli corse dietro, ma non prima di aver guardato Jason dritto negli occhi con tutto l’odio di cui era capace.
« Non potevi proprio fare a meno di stare zitto?! »
Ringhiò Dick, questa volta non nascondendo una certa rabbia dietro le sue parole. Jason a quel punto sbottò letteralmente.
« Oh andiamo, fatela finita! Morivate anche voi dalla voglia di sapere queste cose! Fingete di approvare la scelta di Tim di essersi fidanzato con Superboy, ma la verità è che ve la state facendo sotto perché temete che possa fargli del male prima o poi! »
Dick si morse la lingua, odiava ammetterlo ma Jason non aveva tutti i torti. Una parte di lui, era spaventata a morte ogni volta che vedeva Conner stringere in un abbraccio Tim.
« Non sono un idiota, ho visto come lo guardate! Luthor ha giocato con la mente di Superboy e potrebbe rifarlo se lo volesse! Per cui capirete che sono rimasto davvero sorpreso, quando Bruce “sono paranoico per natura” ha deciso di fargli mettere piede in casa sua! Ma poi ho capito… »
« Ma di cosa stai parlando?! »
Le labbra di Jason si piegarono in un pericoloso sorrisetto denigratorio.
« Alla faccia… e tu saresti un detective?! » Puntò poi lo sguardo verso quello di Bruce, che ancora non aveva pronunciato una sillaba « Voleva spiarlo. Scommetto che sta riprendendo tutto quanto in questo momento, per potersi rivedere i video in un secondo momento. Per studiarlo, e carpire ogni minima debolezza, ogni fragilità emotiva. »
« Bruce… è vero?! E ‘questo il vero motivo per cui lo hai invitato a passare il Natale con noi?! »
 
L’uomo, visibilmente rigido, socchiuse gli occhi inspirando profondamente. Il linguaggio del corpo, parlò da sé e Dick sbarrò gli occhi sconvolto.
« Non posso crederci… c’è un solo dannato, fottuto momento in cui riesci a lasciare la maschera di Batman da parte?! »
« Dick, qui è in gioco la sicurezza di Tim. Dopo quanto è accaduto l’ultima volta, non posso correre rischi. Jason ha ragione, Tim se l’è cavata con un braccio rotto e qualche contusione, ma se dovesse ricapitare potrebbe morire. Ed ora che si frequentano, Tim rimane per lunghi periodi di tempo totalmente disarmato accanto a lui. Questo non va bene. »
« Fammi capire bene: quindi tu vorresti che Tim se ne andasse, che so, al cinema e al ristorante vestito da Robin e armato fino ai denti? Sei serio?! »
« No, sto pensando a delle alternative, ma il punto è che non permetterò a Superboy di minare ancora la sua sicurezza. »
« Giusto, così Tim sarà al sicuro. Ma ti odierà per l’eternità. » Senza aggiungere altro, Dick scattò in piedi, lanciando il tovagliolo sul tavolo stizzito. Mentre usciva dal salone, incrociò Alfred che gli indicò la direzione in cui Conner e Tim erano scappati poc’anzi.
 
 
Si trovavano entrambi in fondo alle scale che davano all’ingresso, Dick rimase in disparte, cercando di celare totalmente la propria presenza. Conner era seduto sull’ultimo gradino, e Tim al suo fianco, che gli stringeva comprensivo una mano. Non era certo di riuscire a leggergli le labbra da dove si trovava, ma il tenero bacio che si scambiarono fece scordare a Dick il motivo per cui li aveva seguiti. Si  trattenne dall’esclamare un “ooh”ad alta voce, perché in fondo lui rimaneva un romantico, e quando assisteva a certe manifestazioni d’affetto spontanee, si sentiva sempre felice.
Doveva essersi emozionato troppo, perché vide Conner che sollevò tutto un tratto la testa, guardandosi attorno per un istante e poi osservando proprio nella sua direzione. Tim parve cogliere i suoi pensieri e, con un profondo sospiro, disse « Vieni fuori, Dick… »
« Ops, beccato. » Fece qualche passo verso i due ragazzi, le mani in tasca con aria innocente. Be’, in un certo senso lo era, al contrario di Jason, che aveva fatto saltare i nervi a tutti.
« Mi dispiace per Jason, lui è… bè, diciamo che è unico nel suo genere. Non voleva essere sgarbato, sul serio, è solo che non riesce a relazionarsi pacificamente con gli altri di recente. »
Il modo in cui Tim contrasse la mascella, la disse lunga su quanto dissentisse con le sue argomentazioni, ma preferì non indagare per il momento.
« Non importa Dick… tanto prima o poi quel discorso sarebbe saltato fuori.
« Sì, ma non oggi, maledizione! E’ troppo chiedere di passare una semplice, noiosa giornata in famiglia?! »
« Timbo, dovresti saperlo che noi siamo tutto fuorché “normali”. E’ già tanto che il tuo superboyfriend non abbia dato fuoco a Jason, riteniamoci fortunati! »
« Non tentarmi, Dick! Potrei ancora farlo. »
Risero tutti e tre, beandosi di quel piccolo momento di complicità collettiva, quasi come se fossero davvero parte di un'unica grande famiglia. Ma la realtà, era un bel po’ differente, purtroppo.
« Pensate di rientrare di là? Alfie si è impegnato così tanto a cucinare, che sarebbe un peccato sprecare tutte quelle pietanze squisite. »
Tim si rivolse a Conner, sempre stringendogli una mano, guardandolo intensamente « Te la senti? »
« Sì. Ho troppa fame per lasciare a metà il pasto! »
« Questo è il mo clone boy. »
« Sempre, Wonder boy! »
« Ooooh, come siete carini! Vi siete dati anche i soprannomi! »
La faccia che fece Dick fece quasi rotolare dal ridere Conner, ci mancava poco che gli spuntassero dei cuoricini al posto degli occhi.
« E piantala, Dick! »
Tim invece era arrossito in modo imbarazzante, la sua faccia aveva assunto il medesimo colore del casco di Red Hood.
 
Rincuorati dalla ventata di allegria che Dick aveva portato loro, rientrarono nella sala da pranzo. Fortunatamente, Bruce non aveva – ancora – cacciato via Jason, ma a giudicare dalla sua espressione cupa si dovevano essere scambiati qualche parolina.
Non appena tornarono a sedersi, Alfred comparve con in mano un vassoio pieno di ottimi crostini appena sfornati.
« Mi sono permesso di riscaldarle la zuppa di pesce, signorino Conner, era divenuta fredda. »
« Grazie Alfred, non era necessario… » Restituì al maggiordomo un sorriso disteso, forse il primo da quando si era seduto a quella maledetta tavola.
« Ehi Tim… »
« Cosa vuoi, Jason? » Aveva ringhiato letteralmente fuori dai denti il suo nome, pronto a sbranarlo se avesse ancora osato dire ancora qualcosa di storto nei confronti del suo ragazzo.
« Scusa… per prima… »
« Non è a me che devi chiedere scusa. »
Conner si sentì un po’ tirato nel mezzo di questa discussione, ma non negò di provare un moto di orgoglio nel vedere il modo in cui Tim lo difendeva. Si sentì in dovere di restituire il favore.
« Scusami, Superboy. »
Non fu molto convincente, ma quello era il massimo che potevano ottenere da un tipo rude come Jason, anche Conner lo comprese e si adeguò di conseguenza.
« Scuse accettate. Comunque tu… hai ragione. Io potrei diventare ancora pericoloso. Ho rischiato di cadere in un oscurità da cui non sarei mai più riemerso, ma ho la fortuna di avere al mio fianco degli amici favolosi, fra cui Tim. » I suoi occhi azzurri si spostarono da Jason a Bruce, mostrando una risolutezza incredibile « Io lo amo, e farò tutto quanto è mio potere per far sì che incidenti come quello non si ripetano ancora. »
Il  messaggio era chiaro, anzi, cristallino a dir poco. Tim non riuscì a nascondere il ghigno soddisfatto che premeva per essere mostrato sfacciatamente. Perfino Jason parve provare rispetto per le parole appena pronunciate da Conner.
« Superboy… Conner. Non volevamo rovinare questa giornata, oggi è Natale e si suppone che tutti siano in pace gli uni con gli altri. Perciò, per oggi non toccheremo più simili argomenti, te lo prometto. Però devo chiedere ad entrambi, un giorno in cui avremo un lungo colloquio in merito, per la pace della mia mente e quella di Superman. »
Non appena nominò Superman, Conner sussultò dalla sorpresa e, comprese, quanto il suo fidanzamento con Tim avesse sconvolto i loro rispettivi tutori.
« Va bene… se va bene anche a Tim. »
« Ok… ma decideremo noi il luogo e il giorno, va bene Bruce? »
« D’accordo. Ed ora voglio che brindiamo e festeggiamo a dovere il Natale. » Sollevò il proprio calice, e i ragazzi lo imitarono.
« Buon Natale figlioli. »
« Buon Natale! » Esclamarono in coro, e a Conner non sfuggì quel “Buon Natale, papà” sussurrato sotto voce da parte di Jason. Tutto sommato, forse non era lo stronzo che voleva apparire.
 
 
Il resto del pranzo si svolse serenamente e, per qualche ora, Conner provò la gioia di far parte della famiglia di Tim. Ci furono anche momenti esilaranti durante lo scambio dei regali, Conner giurò di non aver mai visto un adulto esultare così tanto per aver ricevuto un paio di Escrima nuovi. Scorse negli occhi di Bruce e dei suoi protetti, una serenità che non aveva mai colto prima d’ora.
Verso il tardo pomeriggio il magico incanto si sciolse, quando tutti si prepararono per rientrare nelle loro rispettive abitazioni.
Jason fu il primo a partire, imboccando silenziosamente l’uscita a testa bassa, salutando calorosamente solo Alfred per l’ottimo pasto. Più tardi, i membri di casa Wayne avrebbero trovato alcuni regali che Jason aveva portato per loro, ma che stranamente aveva deciso di nascondere sotto l’albero senza dire nulla a nessuno.
Il secondo che se ne andò fu Dick, voleva trascorrere la serata in compagnia di Barbara, con cui aveva ripreso a vedersi di recente. Lui, al contrario di Jason, abbracciò a lungo sia Bruce che Tim, prima di stritolare a dovere anche Alfred. Gli ultimi a lasciare villa Wayne, furono proprio Tim e Conner.
 
Stavano scendendo le scale, Conner si era preoccupato di restituire abiti e scarpe ai loro proprietari, ma per non farlo tornare a casa mezzo nudo, Alfred gli aveva procurato una felpa di Bruce.
Si trovavano proprio dinanzi all’ingresso principale, e Tim stava indossando il cappotto, quando Bruce gli venne incontro.
« Grazie per la visita, mi ha fatto piacere passare questo giorno con te e gli altri ragazzi. »
« Anche a me Bruce ha fatto piacere. A parte la bocca larga di Jason, è stata una bella giornata, sul serio. »
 
Anche se erano praticamente tutore e – quasi - figlio adottivo, si vedevano sempre poco all’infuori dei loro mantelli. Tim stava ancora cercando i propri spazi dopo la morte del padre, e Bruce tentava di dargli supporto come poteva senza soffocarlo troppo. Ma la sua natura di Batman, tornava sempre a galla, anche contro la propria volontà. Tutta la faccenda con Conner, ne era una chiara dimostrazione.
 
« Grazie di tutto signor Wayne! E grazie mille anche per la torta, Ma e Pa ne saranno felici! »
Alfred ne aveva sfornata una in più, come dono da portare alla famiglia Kent per la cena Natalizia che si apprestavano a trascorrere fra poche ore a Smallville.
« Accidenti, sono già così pieno che non so quanto riuscirò a mangiare dai tuoi, Kon… »
Tim si teneva drammaticamente la pancia, suscitando le risate da parte di entrambi.
« Come direbbe Ma, non ti farebbe male mettere su un po di carne su quelle ossa! »
« Ehi, io sono Robin il ragazzo meraviglia! Non Robin, “l’uccellino troppo grasso per ondeggiare da un palazzo all’altro”! »
« Io ti troverei carino, anche con un po’ di pancetta! »
« Non dirlo nemmeno per scherzo. »
« Vogliate scusare l’interruzione, ma devo avvisarvi che sta iniziando a nevicare fuori. Siete sicuri di voler rientrare volando? »
E per “volare”, Alfred si stava riferendo a Conner. Non fra i trasporti più comodi, ma sicuramente molto veloce.
« Puoi prendere una delle mie auto se vuoi, me la riporti quando rientri nei prossimi giorni. »
« Grazie Bruce, ma ci metteremmo troppo. Ci vorrà meno di un ora volando, ho cronometrato il percorso all’andata. »
« Va bene, come preferisci. »
Sembrava deluso della risposta di Tim e, anche se avrebbe voluto insistere, evitò onde evitare di discutere nuovamente.
« Signorino Tim mi permetta di consigliare guanti e sciarpa per il viaggio, fa molto freddo. »
Dalle mani dell’anziano, spuntarono magicamente entrambi i capi d’abbigliamento; previdente come era, li aveva già prelevati dall’armadio prima.
« Grazie Alfred, sei sempre il migliore! »
« Mi raccomando Tim, quando arrivate scrivimi. »
« Tranquillo Bruce, a meno che non incrociamo un invasione aliena andando a Smallville arriveremo sani e salvi. »
Tentò di risultare scherzoso, ma era perfettamente conscio che uno scenario simile poteva palesarsi tranquillamente.
 
Non appena il grande portone fu aperto, una ventata gelida investì in pieno i due giovani. Conner tirò vicino Tim, una mano saldamente premuta al suo fianco magro. Lo avrebbe preso in braccio stile sposa, ma Tim detestava terribilmente farsi portare così.
I piedi si staccarono da terra facilmente, e Tim stava avvinghiato al ragazzo d’acciaio, gli ci volevano sempre un paio di minuti prima di abituarsi alla sensazione dei piedi penzoloni sostenuti dal nulla.
 
Il viaggio durò più del previsto, a causa della tempesta di neve che si stava scatenando per bene nelle campagne del Kansas. Tardarono di mezz’ora buona. Non erano ancora atterrati, che subito Tim stava scrivendo un sms a Bruce che, come previsto, lo aveva già chiamato due volte.
« Gesù, non lo avrei mai detto che Batman fosse così iperprotettivo con te! »
« Lui è così con tutti, Kon. »
Aveva i suoi dubbi in merito, ma pensò bene di lasciar cadere l’argomento, almeno per adesso.
 
Finalmente toccarono il suolo – ricoperto di neve – della fattoria Kent. Non si erano nemmeno avvicinati ancora alla porta, che Clark gli stava volando incontro.
« Ragazzi finalmente! Ci stavamo preoccupando! »
« Scusa Clark, ma con questo tempo ho preferito non andare troppo forte! Non volevo che il mio fidanzato diventasse un ghiacciolo! »
Esclamò divertito Conner, posando un braccio sulle spalle di Tim, che ribatté con uno sbuffo stizzito.
« Non usare me come scusa per il nostro ritardo! Sei tu che hai voluto fare una sosta per andare in bagno, mentre eravamo per strada. »
« Ehi, fa un freddo assurdo, è normale che mi scappasse! »
« Penso che la prossima volta prenderò una altra linea aerea… »
« Sei spietato! »
La risata genuina di Clark si intromise nel piccolo litigio dei due amanti « Che ne dite di continuare dentro, al caldo magari? »
Nonostante proseguissero con il loro piccolo alterco, i due ragazzi si tenevano per mano e Clark non poté fare a meno di sorridere intenerito.
« Ben arrivati! »
Martha fu la prima ad accoglierli, allargando le braccia più che poteva per stringerli tutti e due nello stesso momento. Vennero fatti accomodare in sala, ove Loise e Jon stavano chiacchierando dinanzi il camino scoppiettante.
« Fratellone!! » Il bambino volò ad abbracciare Conner, un sorrisone a adornargli il visino.
« Ciao, Jonno! Mi sei mancato! »
« Anche tu, tanto! »
Dalla porta sul retro entrò anche Jonathan, sotto braccio alcuni tronchi di legna.
« Pa, ti avevo detto che ci pensavo io! »
Clark gli fu subito accanto e sfilò il pesante carico dalle mani dell’anziano padre.
« Rilassati Clark, ce la faccio ancora a fare questi lavori! »
« Vai a scaldarti, sei tutto infreddolito! »
 
Ogni volta che Tim veniva in visita alla fattoria, si incantava a osservare la famiglia Kent. Un tempo avrebbe pensato che non poteva esistere una famiglia così felice e “perfetta”, eppure loro parevano essere la famosa eccezione alla regola. Era sinceramente grato a queste persone meravigliose, non solo perché si prendevano cura del suo Kon, ma anche perché lo accoglievano sempre fra di loro facendolo sentire a casa.
 
« Andate tutti a lavarvi le mani, fra poco si mangia! » Decretò Martha, catturando l’attenzione di tutta la famiglia.
« E tu Conner, devi indossare questo! » La donna tirò fuori un maglione – di dubbio gusto – a tema Natalizio, identico a quelli indossati da loro.
« Uh… devo proprio? »
« Suvvia Kon, ti starà d’incanto! Ti scatterò una bella foto da mandare a Bart e Cassie! »
Non si sforzò nemmeno di trattenere la sua subdola risata, non vedeva davvero l’ora di vedere Superboy con indosso quel coso.
« Oh Tim, c’è uno anche per te caro! »
« Cosa?! »
Questa volta fu il turno di Conner di sogghignare, beandosi dell’espressione sconvolta di Tim mentre afferrava il terribile maglione rosso con pois verdi, e una buffa renna ricamata sopra.
« Ti starà benissimo caro, ti scatterò una foto da mandare a Bart e Cassie! »
La risatina saccente fu immediatamente sedata dall’occhiataccia in tralice che gli restituì Tim.
« Kon, ricorda sempre che io ho della Kriptonite e non ho paura di usarla! »
« Questo è un colpo basso!! »
« Basta fare storie voi due, sarete entrambi bellissimi! Dai, indossateli! »
Incalzati da Clark, dovettero arrendersi e mettere quei capi “d’alta moda”, e venire immortalati nella consueta foto di rito della famiglia Kent. Tim già pensava a come sottrarre la macchina fotografica di Clark e a cancellare l’imbarazzante scatto.
                   
 
La cena si svolse molto serenamente, con Jon che raccontava tutto allegro dei suoi progressi a scuola e dei poteri Kriptoniani che stava pian piano sviluppando. Il piccolo Kent rubò tutta l’attenzione di Conner, ma a Tim non seccava, e poi era sempre bello vedere la gioia sul viso del suo ragazzo ogni qual volta giocava con il fratellino.
Finito l’abbondante pasto, si riunirono tutti attorno l’albero, per lo scambio dei doni. Ci fu un momento di profonda commozione, quando Conner scartò il regalo di Clark e Loise: un mantello cremisi con il simbolo della casata degli El. Anche Tim fu estremamente felice del regalo di Kon, che consisteva in un orologio sportivo. Conosceva il prezzo di quel particolare articolo, e intuì che per permetterselo Conner doveva aver dato fondo a tutti i propri risparmi. Tim non era il tipo che potevi impressionare con regali costosi, ma questo veniva da Kon – il suo clone boy – quindi si sentì profondamente onorato che si fosse sforzato così tanto per farlo contento.
Ma la reazione più bella fu quella di Conner non appena aprì il regalo di Tim; un videogioco che desiderava da molti mesi. Era così entusiasta che catturò Tim in un abbraccio sollevandolo da terra e baciandolo con passione.
 
Tutta la tensione accumulata durante il pranzo a villa Wayne, era scemata totalmente, lasciando i due fidanzati esausti ma felici.
Verso mezzanotte si congedarono dagli altri, dirigendosi verso la camera di Kon, anche se a metà strada sulle scale, si fermarono per concedersi qualche bacio sotto il vischio.
La notte stessa poi, fecero l’amore a lungo, cullati dal tepore delle luci sfavillanti provenienti dall’alberello sgangherato che Kon teneva sulla scrivania.
Poco prima di crollare, Tim si sporse verso un assonnato Kon, baciandogli la fronte con dolcezza.
« Buon Natale, Kon… il regalo più bello che potessi ricevere, sei tu… »
Il ragazzo d’acciaio stava già praticamente dormendo, ma si strinse a lui, facendo riposare il capo sul petto di Tim. I capelli corti solleticavano il mento di Tim, e lui ne approfittò per inspirarne a fondo il profumo mascolino. Gli ricordava l’odore del sole, e dei campi di grano in piena estate.
Per un momento, ripensò ai Natali passati, prima di incontrare Bruce e tutti loro, quando restava solo a casa a fissare un enorme albero scintillante e una marea di regali, ma nessuno con cui condividere tutto questo.
Abbassò lo sguardo sulla figura dormiente di Conner e sorrise, perché quel Tim triste e solo non esisteva più se non nei suoi ricordi.
 
Adesso i suoi Natali erano pieni di amore, caos e maglioni brutti. E Tim non poteva essere più felice di così.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Batman / Vai alla pagina dell'autore: Dragon gio