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Autore: HunnyBees    25/12/2017    2 recensioni
Salve a tutti.
Colgo, intanto, questa occasione per fare gli auguri a tutti voi del fandom.
Buon Natale a tutti!
Riguardo la storia, non devo dire niente! Solo che sono stata colta da un lampo e ho scritta questa cosina che non ritengo ASSOLUTAMENTE il mio massimo, ma va bè.
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Dal testo:
Sembrava strano, è vero, tuttavia nel momento in cui lei stessa si era dedicata alla realizzazione di quei doni, non era riuscita a non pensarlo, ad escluderlo. Lui, il suo partnere, colui che giornalmente la sostiene e che non la lascia mai sola, facendosi anche ferire piuttosto che lasciare che le succeda qualcosa, sempre pronto a perdere il pelo per lei, per così dire.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ancora....
Era successo ancora...
Di nuovo Natale, di nuovo da solo perchè suo padre non si degnava di stare accanto a lui per anche solo quel magico giorno di Natale!
-Adrien...- lo chiamò il suo kwami, posandosi accanto al suo viso poggiato contro il cuscino.
-Ogni Natale è sempre la stessa cosa! Com'è possibile? Non ha un briciolo di cuore...- esclamò, battendo un pugno furiosamente contro il muro:-Ci fosse un solo giorno in tutta la sua vita da dedicare a me!-
-Quanto vorrei, in questo momento, la mia lady al mio fianco" sospirò, poggiando la mano contro la fredda parete lasciando che un altro respiro sfocato si mescolasse con l'aria.
Si alzò, mantenendo lo sguardo basso e deluso, dirigendosi furioso alla sua scrivania dove vi erano diversi pacchetti, tra cui, in particolare, uno rosso.
Uno rosso per la sua lady.
-Non penso... di riuscire a darglielo veramente, ma...- sospirò lui, afferrando il piccolo dono e stringendolo con forza.
Si, non ci credeva molto, lei aveva i suoi amici e la sua famiglia, quindi era difficile poterla incontrare nei panni da eroina quella sera; eppure, qualcosa gli diceva che doveva almeno tentare.
Così, lo portò con sè, saltando giù dalle scale e raggiungendo la porta di casa sotto gli occhi attenti di Nathalie che lo scrutava seria.
-Signorino, dove vuole andare?- esclamò la donna con la solita impassibilità.
-Ti prego, almeno oggi, lasciatemi in pace!- disse, alternando lo sguardo dalla segretaria di suo padre alla sua guardia del corpo.
-Vi prego- mormorò una seconda volta, prima di sparire dietro la porta della villa.
Corse fuori, scappando il più velocemente possibile da quella gabbia e osservando in tutti i negozzi, le luci spente, segno che tutti stavano passando la festività accanto alle persone a loro più care, invece lui era lì, correndo sotto quel freddo tempestivo da solo, senza nessuno accanto con cui parlare, chiaccerare, ridere e riscaldarsi.
Sorrise, un sorriso falso che solo a vederlo faceva venire da piangere, nonostante lui sembrasse sopportare tutto quello. Una corazza di ferro, tale e quale al suo cuore.
Ma prima o poi, qualcuno l'avrebbe rotta quella corazza e sarebbe stato il suo pianto di sfogo a segnalargli la guerra persa.
Odiava quella vita. Ricco, famoso, figlio noto, tutto questo portava ad una sola cosa: solitudine e delusione continua. E chi, meglio di lui, poteva dirlo?
-Plagg...- sospirò, trovando riparo nel vicolo più vicino, per assicurarsi che nessuno lo vedesse:-Trasformami!-

-Arrivederci e Buon Natale!- le sorrise la corvina, attendendo di sentire che l'ultimo cliente della giornata uscisse da quella porta. Sospirò di sollievo quando sentì sua madre dirigersi all'uscio per ruotare il cartellino, segnalando l'immediata chiusura della boulangerie.
-Finalmente, possiamo uscire!- esclamò suo padre contento, stirandosi lievemente mentre si slegava il grembiule di dosso.
-Andiamo allora!- esultò la madre, alternando lo sguardo dal marito alla figlia.
Quel Natale l'avrebbero passato girando tra i negozzi fino ad una certa ora- mezzanotte- tornando poi a casa per cenare insieme e aprire i doni.
Si prospettava proprio una bella serata.
Solo che Marinette aveva uno strano presentimento! Sentiva che c'era qualcosa che non andava, quella sera, qualcosa che era nel posto sbagliato.
Portò lo sguardo ai regali, squadrandoli attentamente distinguendo quelli realizzati da lei dagli altri che non conosceva: pacchetto rosso per papà e rosa per mamma, arancione per Alya, azzurro per Nino, giallo per Adrien e... un pacchetto verde per Chat Noir.
Sembrava strano, è vero, tuttavia nel momento in cui lei stessa si era dedicata alla realizzazione di quei doni, non era riuscita a non pensarlo, ad escluderlo. Lui, il suo partnere,  colui che giornalmente la sostiene e che non la lascia mai sola, facendosi anche ferire piuttosto che lasciare che le succeda  qualcosa, sempre pronto a perdere il pelo per lei, per così dire.
Così, gli aveva fatto un piccolo pensiero, in cambio di tutto ciò che lui faceva pur di saperla al sicuro: un cappello nero con su ricamata in verde una zampa di gatto, simbolo del suo miraculous, in cui erano inclusi anche due buchi per le orecchie da gatto che si ritrovava nel suo costume.
Era il minimo che poteva fare!
-Mari, andiamo?- le chiese gentilmente la madre, attirando la sua attenzione.
-Si si, arrivo- sorrise, abbassandosi per poter prendere quel pacchetto ed infilarselo in borsa, giusto in caso di emergenza.

Dopo poco, erano già fuori, marciando tra banchi, stend e varie attrazioni.
La madre correva in giro per tutte le bancarelle e il padre la seguiva constantemente: ciò nonostante, diversamente dagli altri anni, Marinette non era molto attiva; sorrideva dispersiva ogni qual volta le veniva rivolta la parola e per il resto teneva lo sguardo basso.
Più volte le era stato chiesto se si sentiva bene e lei, sforzandosi, aveva rialzato lo sguardo puntandolo su qualche oggetto grazioso giusto per non farli preoccupare.
Stava rovinando tutto, come al solito!
Poi, ad un certo punto, le sue gambe si fermarono automaticamente, mancava qualcosa.
Il suo viso si congelò all'istante, dandosi uno schiaffo da solo quando riconobbe il problema. Ecco cosa mancava, ciò per cui stava male in quel momento, o meglio, ciò che la rendeva pensierosa quella magica sera di dicembre in cui solitamente regnava l'allegria: Chat Noir.
Alcuni giorni prima, ricordava di aver scherzosamente chiesto al suo partnere come avrebbe passato il Natale, esultando e sorridendo al solo pensiero di come l'avrebbe trascorso lei.
Si immaginava la stessa reazione, o quasi, da parte del compagnio, invece quando si era voltata verso di lui, con il sorriso stampato sulle labbra, le era caduta la faccia a terra: lui era triste, si notava dai suoi occhi, dalle sue labbra, da tutto.
Era solo lì, immobile, mentre fissava il maestoso albero di Natale con un falsissimo sorriso stampato sulle labbra.
Più volte lei stessa, gli aveva rivolto la parola, chiedendo come mai stesse in quel modo, e solo alla... decima volta?
Beh, solo molto tempo dopo lui si era degnato di rispondere dicendo che alla sua famiglia non importava proprio nulla di lui, tanto che passava ogni festa, ogni compleanno a casa, rinchiuso in stanza, da solo.
Lei lo aveva guardato dispiaciuta, mimando uno "scusa" con le labbra quando lui si era voltato verso di lei, sorridendo apprensivo: un'anima dolce, triste e stanca della mancanza del giusto affetto, ecco cosa aveva visto in quel momento.
A vederlo in quel modo, le sarebbe piaciuto dire qualcosa, invece era rimasta lì, immobile e silenziosa cercando di slegare quel fastidioso nodo alla gola che si risucchiava tutte le parole che tentavano invano di uscire.
Poi lui se n'era andato, lasciandola lì tra i suoi pensieri mentre il buio della sera la avvolgeva.
Poteva veramente sopportare tutto quello? La sua famiglia, come potevano non calcolarlo o preoccuparsi per lui? E nonostante quello... poteva realmente definirla "famiglia"?
Senza neanche accorgersene, una lacrima le rigò il viso, scivolando lungo le sue guance e costringendola a tenere lo sguardo basso: cosa aveva fatto lei, per lui? Non si meritava di stare al suo fianco, dopo tutte quelle volte in cui lui l'aveva salvata dai maggiori pericoli!!
Era una persona orribile, ecco cosa! Ed ora, probabilmente, lui era da qualche parte, in giro per Parigi da solo, mentre lei era lì a divertirsi come tutta Parigi dovrebbe fare.
Era una persona orribile, davvero orribile.
Sorrise, un altro di quelli stupidi e ridicoli che la caratterizzavano.
Così, raccogliendo forza e coraggio, si asciugò la lacrima solitaria e si diresse a testa alta dai suoi genitori, sperando che loro acconsentissero:-Credo di, cioè... ho visto un mio amico e, beh... l'ho visto solo quindi... pensavo di stare un pò con lui e... beh...-
-D'accordo Mari, ci vediamo a casa dopo ma non tornare troppo tardi- le sorrise sua madre, afferrando il braccio del marito e stringendolo a sè, come per convincerlo ad annuire.
-Grazie grazie, siete fantastici!- disse, correndo via con il sorriso sulle labbra.
Già, fantastici. Lei aveva persino una famiglia meravigliosa composta dai suoi genitori apprensivi e dolci e lei che non era nemmeno capace di far sorridere qualcuno.
Mentre lui, lui non aveva niente.
Ora che ci pensava, nemmeno Adrien era molto fortunato riguardo a quest'argomento e si stupì che il suo pensiero si era riversato su Chat Noir, invece che su quello che lei definiva come "l'amore della sua vita".
Passò velocemente l'incrociò di una strada, sospirando contro l'aria pesante di quella serata: probabilmente il partnere starà persino morendo di freddo adesso.
Corse verso casa, ormai a corto di fiato, inserì la chiave di scorta che teneva sempre in borsa ed entrò, respirando l'ossigeno e l'aria calda che vi regnavano.
-Forza Marinette!-
Risalì le scale, dirigendosi in camera sua e sorridendo quando vide Tikki spuntare dalla tasca del suo giubbotto mentre le sorrideva apprensiva:-Ti stai preoccupando non poco per lui!- le disse sorridendole maliziosamente, provocando il colorito leggermente più rosso sulle guance della corvina che sospirò di rimando.
-Lui è... è il mio compagnio, non posso abbandonarlo dopo tutto quello che lui fa per me!-
-Ti sei persino messa a piangere e...-
-Non ho pianto!-
-Mari, sei corsa qui con il suo regalo in borsa ed ora... mi vuoi dire che non tieni a lui in modo particolare?- 
-Noi... siamo solo amici e basta, Tikki, non farti filmini mentali!-
Entrambe scoppiarono a ridere, senza un motivo preciso e lasciando che la stanza si riempisse di respiri freddi, simili a nuvolette bianche che si disperdevano nell'aria. Si scambiarono dei sorrisi colpevoli e in quel momento Marinette si domandò se anche il kwami di Chat Noir fosse così dolce e amichevole come lo era il suo.
In fondo, per lei quel piccolo esserino rosso a pois neri non era solo lo "strumento" che le serviva per trasformarsi in Ladybug, ma ora la definiva un amica, un membro della sua famiglia.
Così, il più velocemente possibile, finì di recuperare le cose strettamente necessarie -biscotti per Tikki e un plaid grande e pesante- per partire alla ricerca del gatto.
-Sei pronta?- le chiese Marinette, finenendo di sistemare una borsa con all'interno coperta, cibo e regalo per poi scambiare uno sguardo con la compagnia.
-Sempre- le sorrise la kwami, prima di venire risucchiata all'interno del miraculous.
Si lanciò dal terrazzino, vibrando ogni qual volta sentiva una ventata d'aria venirle contro.
E i suoi pensieri, andavano sempre a lui, sotto le freddi nottate invernali.
Da solo, nel giorno più bello dell'anno.
Ma tra poco, lei sarebbe stata al suo fianco, facendo tutto il possibile per vederlo sorridere veramente, uno di quei sorrisi sinceri che lei amava vedergli stampato sul volto.
Aspettami, Chaton, sto arrivando.

Un altro sospiro.
Un altro minuto passato da solo.
Un altro brivido di freddo lungo le costole.
La notte si stava lentamente illuminando, sempre di più, in attesa dello schiocco delle campane per segnalare il suo rientro in casa poichè c'era troppo freddo per rimanere talmente a lungo fuori, privato del calore di camera sua.
Neanche lui sapeva cosa ci stava a fare lì, appure i suoi muscoli non volevano saperne di muoversi. Nonostante fosse da solo, in sola compagnia delle chiacchere lontane e dei frusci violenti di quella fredda serata, non voleva andarsene.
Ma si era convinto che, per evitare domande e troppi occhi curiosi, mezzanotte fosse l'orario perfetto per rientrare, precipitandosi nel suo letto e festeggiando con la sua coperta, con una bella cioccolata calda e con la puzza del camambert di Plagg.
Un altro brivido lo scosse, percorrendo l'intera colonna vertebrale, seguito dall'ennesima ventata d'aria fredda. Era pazzo lo ammetteva, pazzo malato se aveva deciso di rimanere fuori in una simile nottata con un simile tempo.
Il suo cervello non aveva neanche programmato di portarsi una qualche protezione contro quell'aria invernale, troppo occupato a ringhiarsi contro e a maledire quel giorno, suo padre, la sua vita e...
Qualcosa lo distolse dai suoi pensieri.
Stranamente, adesso, sentiva quel calore che gli mancava, sia in senso di aria calda, per riscaldarsi, sia quel caratteristico senso di piacere che si prova quando si sta al fianco di chi si ama e che lui sentiva in presenza delle persone per cui nutriva affetto sincero e forti sentimenti, quel calore simbolico che provava maggiormente solo con lei.
-Sei matto, micetto- gli sorrise l'eroina, provocando un sussulto in lui che, sorpreso, si voltò di scatto mentre la corvina poggiava dolcemente la coperta sul suo fianco e prendeva posto accanto a lui, sotto la pesante coperta rossa.
-My lady, che ci fai qui?- disse lui, nascondendo quanto fosse in realtà felice di vederla.
-Io, sentivo... di dover venire qui!- sorrise, con non poco imbarazzo mentre distoglieva lo sguardo dal compagnio per puntarlo verso il panorama di cui godevano.
-Davvero?- esclamò lui, sorpreso.
Lei annuì, lasciando che la loro conversione ricadesse in un lungo e spaventoso silenzio, accompagnato dal fruscio del vento che sbatteva contro le loro schiene.
Nessuno dei due riusciva a disfare lo sguardo dai loro piedi, dalla visuale che quella posizione, sopra la torre Eiffel, offriva loro.
Lentamente, Ladybug si strinse a lui, aumentando il loro contatto fino a poggiare la sua testa sulla sua spalla, stringendosi nel calore della coperta. Ciò provocò uno strano formicolio ad Adrien che si diffuse in tutto il corpo, riscaldandolo maggiormente. Più di quanto quella stessa coperta che ora stringeva entrambi potesse fare.
Ecco, adesso si, che andava tutto per il verso giusto.
Nonostante l'aria e il tempo movimentato, lei non sentiva più freddo, perchè il calore della coperta la stava finalmente riscaldando e, forse... non solo quello...
-Ti ringrazio- disse ad un certo punto lui, alzando lo sguardo e portandolo verso di lei, osservando i suoi occhi abbandonare le luci di Natale e soffermarsi sui suoi.
Era bellissima.
Quella notte ancor di più di quanto già non fosse, era stupenda, per non parlare del meraviglioso effetto che le luci di Natale provocavano nei suoi occhi.
Qualcosa di molto simile al paradiso, pensò lui.
Guardandola, il suo cuore perdeva sempre un battito, accellerrando poi d'improvviso e in quel momento si sentì stringere maggiormente da quel calore che tanto amava e che gli mancava da morire, quello che solo LEI riusciva a dargli.
Quella notte di Natale stava finalmente rivelando tutta la sua magia.
-Ah, prima che mi dimentichi!- esclamò lei all'improvviso, afferrando la borsa abbandonata lì vicino e estraendovi un pacco nero, sorridendo apprensiva e porgendolo al biondo che, sorpreso, le sorrise d'istinto, afferrando dolcemente il dono.
Accarezzò la carta liscia nera, decorata a mano da fiocchi e auguri di natale che, sicuramente, aveva aggiunto lei, cosa che lo fece star meglio, più di quanto già non fosse.
-AH, anch'io ho una cosa per te!- disse anche lui qualche attimo dopo, portandosi la mano dietro la schiena e tirando un pacchetto rosso, simile ad una scatolina, che teneva avvolto dalla cintura per poi porgerlo a lei, in attesa che lo scartasse, sperando che le piacesse.
Ma conoscendola, anche se non le fosse piaciuto, non avrebbe detto niente, limitandosi a ringraziarlo e a sorridergli, accettandolo con quel suo sorriso che ti rubbava mille battiti.
Questo era uno dei tanti motivi per cui l'amava. Uno de tanti e numerosi motivi che l'avevamo portato a scoprire quel sentimento che tutti o nessuno provavano realmente.
Scartarono i regali all'unisolo, osservando meravigliati ciò che contenevano: lui un cappello nero fatto a mano con sopra una zampa verde e lei una collana meravigliosa che rappresentava proprio loro due, gli eroi di Parigi.
-Io, wow è meravigliosa Chaton!- sorrise entusiasta, rivolgendosi a lui:-Io... non so come ringraziarti, davvero!-
-Non devi dire nulla, tu mi hai salvato dalla solitudine, sono io quello che non sa come ringraziarti e...- disse tutto d'un fiato, talmente era tanta l'emozione e il cuore che batteva all'impazzata:- ...comunque, l'hai fatto tu?- disse, illuminandosi quando pronunciò le ultime parole e alzando il dono che aveva ricevuto, osservando la ragazza annuire.
-Sei bravissima cioè... è stupendo!- esclamò, indossandolo subito.
In realtà, solo il fatto che lei avesse pensato a lui, realizzando qualcosa con le sue mani, era già un dono meraviglioso per lui.
-Ti sta davvero bene!- esclamò lei, sorridendogli affettuosamente.
-Solo perchè me lo hai fatto tu!-
Si sorrisero, finalmente uno di quelli sinceri e dolci che solo tra loro potevano realmente comprendere, perchè loro erano amici, compagni, partner di avventure e pericoli.
Loro erano una squadra, sempre insieme, qualunque cosa accadesse e, come tale, dovevano supportarsi, aiutarsi a vicenda ma naturalmente nessuno li privava di quei momenti più intimi tra loro, quelli di cui nessuno sarebbe venuto a conoscienza.
Finalmente dopo qualche secondo, la campana suonò, annunciando finalmente la tanto attesa notte di Natale.
-Buona Natale, my lady!-
-Buona Natale, micetto!-
   
 
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