Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Fujiko_Matsui97    25/12/2017    5 recensioni
[SPECIALE/SPIN-OFF “Need you like a Drug”]
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Natale è il giorno più felice dell'anno, ma non per tutti.
Ciel Phantomhive, cinico leader del Blue Ring, lo detesta infatti con tutte le sue forze per la sua ipocrisia ed eccessiva gioia... tanto da arrivare a sabotarlo ogni volta, e con tutti i mezzi possibili!
Stanco dei suoi continui dispetti che allontanano i clienti, il proprietario della discoteca, l'eccentrico Grell Sutcliff, ricorre ad un trucco dal successo assicurato per risolvere il problema: durante le festività, Ciel sarà costretto a dire “Sì” a qualunque proposta gli venga fatta... anche se a compierla è un tenebroso poliziotto, che non vede l'ora che il suo indagato compia un passo falso!
Riuscirà il problematico ragazzino a sopravvivere a delle condizioni... inevitabilmente romantiche?
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[Sebastian x Ciel]
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Ciel Phantomhive, Grell Sutcliff, Sebastian Michaelis, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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[ YES, CHRISTMAS! ]


 

(P.S. dato che è una cosa altamente poetica (pff) e disagiante:
il yes è scritto in blu perchè ricorda Ciel ed è appunto cancellato da quest'ultimo perchè si oppone TOTALMENTE a questo disagio che starete per leggere.
Buona lettura XD)



 

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(( https://www.youtube.com/watch?v=2xKPPi3-A_M ))

 

 

 

-Come, prego?-

La voce basita e pericolosamente minacciosa di Ciel Phantomhive, fermo al bar del Blue Ring, non scompose minimamente Grell che, scostandosi indietro i lunghi capelli, si accomodò dietro al bancone come se quell'intera faccenda non lo riguardasse affatto.

-Hai capito bene.- chiarificò: -Ho avuto modo di parlare con la maggior parte dei ragazzi che abitano qui, e anche coi clienti abituali, e pare proprio che il tuo pessimismo perenne rovini le feste natalizie... motivo per cui questa è l'unica soluzione.-

Il ragazzino sollevò un sopracciglio, a dir poco nervoso per l'atteggiamento irritante del più grande, e desideroso fino all'osso di mollargli un pugno: come ogni anno, era arrivato l'inverno, con le sue innumerevoli feste ed eventi ipocriti, in cui tutto quello che si doveva fare era sorridere come ebeti, far finta di credere all'esistenza di Babbo Natale e divorare in quantità industriale caramelle e cioccolata... non che quest'ultimo dovere lo infastidisse, ovviamente.

Tuttavia, in piena coerenza con il suo animo da adolescente tormentato, Ciel aveva sempre detestato il Natale, e non era mica colpa sua se, nonostante tutti gli altri lo vivessero con gioia e spensieratezza, non riusciva proprio a farselo piacere!

-Ammesso che io sia pessimista e non voglia festeggiarlo come gli altri, non ho mai dato nessun fastidio.- ribattè, piccato, alle accuse del rosso.

-È qui che ti sbagli.-

Grell picchiettò dubbioso le unghie sul legno:

-Ti ricordo che sei il leader qui dentro e, purtroppo per tutti noi...- sospirò melodrammatico, e stavolta Ciel pregò il cielo di dargli la forza necessaria per trattenersi dal defenestrarlo, proprio come Sieglinde Sullivan: -... proprio per chi sei qui dentro, ogni tua azione o parola influenza tutti i tuoi sottoposti.-

-E in che modo questa stupida punizione dovrebbe risolvere il problema?!-

-Non chiamarla stupida!- lo riprese furente Grell, sbuffando dalle narici alla stregua di un toro, prima di imporsi la calma e risedersi al suo posto: -...e nemmeno punizione. Diciamo che è... beh, un'innocua conseguenza del tuo caratteraccio.-

-Per tua informazione, il mio carattere è magnifico, proprio come me!- si difese, in modo quasi ridicolo, Ciel, ponendosi capricciosamente con le braccia conserte: Grell non rispose, limitandosi a corrugare la fronte in modo talmente comico ed eloquente da farlo diventare violaceo dall'imbarazzo.

Il leader non aveva affatto gradito quella presa in giro silenziosa, e lo fulminò con lo sguardo, sussurrando stizzito fra i denti: -Chiudi quella bocca.-

-Ma se non ho parlato!-

-Ho comunque un carattere migliore del tuo, e ora lasciami deprimere in pace!- abbaiò, fiero di quell'aggressività e infelicità che stava difendendo con le unghie e con i denti, dato che ormai, a quanto pareva, era diventata un suo tratto distintivo.

-Non ci penso neanche.- gongolò Grell, divertito all'idea di cosa quel nanetto impossibile avrebbe potuto combinare con quella penitenza: -Questo Natale non sarò presente al Blue Ring: la responsabilità di come si passeranno le feste ce l'avrai tu, e non ho intenzione di subire ancora lamentele dai clienti al mio ritorno!-

-Ora, ascoltami bene, tu...- tirò un profondo respiro l'altro, mantenendo con molta difficoltà i suoi brutali istinti: sentiva che stava per esplodere, e che non sarebbe stato affatto piacevole, per gli spettatori presenti, vedere un pazzo sterminare senza pietà l'intero locale.

-... non so che cazzo di problemi abbiano i clienti, ma io non ho intenzione di passare l'intera settimana di Natale a dire “” come un babbeo a qualunque cosa!-

-Sopravviverai.- lo liquidò con un gesto della mano l'adulto, per niente colpito dalla sua isterica disperazione: -Si tratta solo di pochi giorni, e non hai scelta se non obbedirmi, pidocchio.-

-E perchè, sentiamo?!- lo sfidò, sicuro del suo potere, Ciel, ma quella volta gli era andata decisamente male.

-Perchè, se vengo a sapere che qualcosa è andato storto, puoi anche iniziare a fare le valigie.- commentò disinteressato Grell, non notando quanto il ragazzino avesse sgranato l'iride blu a quelle parole. Mentre Ciel apriva allarmato e scioccato la bocca, il rosso si specchiava in quella lastra di vetro portatile e si incipriava il naso, in attesa che la sua auto privata fosse pronta per prelevarlo.

-Non vorrai davvero cacciarmi dal Blue Ring?!-

-Non dovrei?- richiuse con uno scatto deciso lo specchietto, ghignando divertito: -Dopotutto, aspetto quel momento da sempre...-

Pezzo di merda.

Ciel indurì lo sguardo, mordendosi la lingua che, altrimenti, avrebbe fatto uscire dalla sua bocca i peggiori insulti mai rivolti ad una checca modaiola come quello lì: sapeva che non aveva scelta se non fare come quello psicopatico aveva ordinato.

Nonostante il suo fortissimo orgoglio, nonché odio per il mondo circostante con tutte le sue creature viventi e non, egli non avrebbe permesso che una stupida penitenza distruggesse tutto ciò per cui aveva lavorato negli ultimi due anni.

Un posto in cui vivere e in cui indagare, il ruolo di leader... e la possibilità di vendicare la morte dei suoi genitori, e quella di Sieglinde.

Non rispose, quindi, abbassando in un sospiro seccato la testa, e Grell dedusse da quella silenziosa remissione che aveva vinto quell'ardua battaglia:

-Bene, vedo che siamo d'accordo.- trillò, soddisfatto: -Per sette giorni, a qualunque proposta, invito o idea che ti verranno dati, tu risponderai sempre di sì, con felicità e gioia di vivere: la penitenza finirà nel momento in cui sentirai alla Vigilia l'ultimo rintocco delle campane della chiesa. Intesi?-

-Mi ammazzo.- commentò neutro Ciel, cogliendo immediatamente il succo del discorso: specialmente per la parte dell'ultimo rintocco, si chiese se l'uomo non l'avesse scambiato per una Cenerentola un po' punk e decisamente meno dolce rispetto alla fiaba originale.

-Potrai farlo...- sbattè languidamente le ciglia Grell, sorridendogli angelico: -...dopo queste feste. Giuro sulla mia perfetta messa in piega che non ti salverò.-

-Considerando quanto la tua piega in realtà faccia schifo, non ci giurerei.- grugnì a bassa voce il problematico ragazzino, non volendo che lo sentisse e osservando Grell con astio mentre sollevava da terra i suoi enormi borsoni da viaggio.

-Mi ci voleva proprio una vacanza circondato da cubani tutti muscoli...- saltellò emozionato come una ragazzina, trattenendosi dallo sbavare al pensiero di essere circondato da tanti fusti tutti insieme... ma soprattutto al pensiero che, in qualche modo, il Generale William T. Spears avrebbe potuto fargli una ramanzina per la sua incontrollabile gelosia.

-... meglio che vada adesso! Bon voyage!- concluse da vera diva, correndo velocemente verso l'uscita del locale, impaziente di lasciarsi indietro tutto quel mondo corrotto... e decisamente poco scintillante rispetto al limpido oceano che lo aspettava.

-Bon voyage in faccia a 'sto c...!- borbottò Ciel, interrompendosi per non essere troppo volgare, una volta che il più grande se ne fu rumorosamente andato, sbattendo il portone in metallo con noncuranza.

L'umore nero come la pece, il ragazzino pensò che la vita doveva essere davvero ingiusta se quello lì, senza nemmeno sorbirsi tutto lo stress a differenza sua, poteva permettersi una vacanza... e dire che a Ciel sarebbe bastato potersi rinchiudere nella sua stanza e liberarsi una volta per tutte delle urla strepitanti dei suoi amici sempre presenti, per potersi definire in paradiso!

Si fermò sui suoi passi, sbattendo riflessivo le ciglia: magari, sarebbe stato interessante poter rivedere il tenente Michaelis... almeno per scacciare via la noia e la routine di quei giorni pieni di fiocchi di neve.

Leggermente rosso in viso, si affrettò a scacciare via quei pensieri ridicoli, tornando con la mente ai suoi doveri: sospirò e, ormai arrendendosi a dover passare l'ennesima Vigilia di merda, gettò dispettosamente un festone che troneggiava sul lampadario nella spazzatura, dato che aveva riempito, in pochi minuti, di scaglie dorate il suo drink.

Tanto, pensò cinico, era tanto osceno quanto Grell che lo aveva comprato.

 

 

 

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Grell correva spensierato sui pavimenti affollati dell'areoporto, l'espressione beatamente rilassata.

Aveva enorme fiducia nel piano di vacanza che si era creato, e soprattutto che, con quella minaccia che incombeva su Ciel, quest'ultimo avrebbe fatto il bravo bambino, non creandogli seccature come suo solito: era stata una bastardata e Grell lo sapeva, ma era certo che gli avrebbe riservato, al suo ritorno, non poco divertimento.

E poi, pensò, lontano da Los Angeles voleva dire lontano dagli occhi... e lontano dal cuore, ma non di certo dal relax!

-Signor Sutcliff.-

Una voce profonda e melliflua, che ben aveva imparato a conoscere durante quei mesi legati al caso Sullivan, lo frenò dalla sua folle corsa verso il suo obiettivo: gli occhi scintillanti, Grell frenò violentemente i suoi passi, come la frizione di un'auto vivente, incontrando i lineamenti di uno degli uomini più affascinanti che avesse mai visto.

-Tenente Michaelis!- esclamò, fiondandosi immediatamente davanti a lui con le gote scarlatte d'emozione; sotto lo sguardo perplesso, e anche divertito, del corvino, allargò le braccia per stritolarlo in una morsa passionale.

-Che bella sorpresa! Ma che ci fa qui?!-

-Torno da un viaggio di lavoro...- sintetizzò, scontandosi educato ma con decisione, per non permettergli di riempirgli le guance di baci al sapore di lucidalabbra.

Non volendogli dare altre informazioni per mantenere la solita riservatezza professionale, occhieggiò i suoi numerosi bagagli: -... lei, invece, vedo che sta partendo.-

-Vede bene!- saltellò allegro: -Mi prendo di vacanza la settimana di Natale e affido il Blue Ring a Ciel. Di solito non mi fido di quel nanetto, ma questa volta...-

Abbassò languidamente la voce, mascherando con le dita il sorrisetto malizioso che increspò le sue labbra: -... questa volta, ho un incentivo per farlo.-

Sebastian Michaelis, che già dinanzi al nome del suo indagato aveva rizzato le orecchie, interessato, lo osservò sospettoso per qualche istante, sbattendo confuso le ciglia dinanzi al cambio d'atteggiamento di Grell: -Un incentivo..?-

-Proprio così!- allargò emozionato le braccia: -Quel moccioso mi crea sempre problemi con le sue proteste, e le feste di Natale non sono escluse. Sa, lui detesta il Natale...-

Proprio come un Grinch, mi verrebbe da dire” pensò divertito l'uomo, trattenendo le risate all'idea di un Ciel tutto verde e vestito da Babbo Natale, che sparava insulti a qualsiasi cosa gli capitasse a tiro, un po' come le vecchiette scorbutiche dei paesini.

Intuendo che il dialogo dovesse andare per le lunghe, Sebastian posizionò ai suoi piedi la valigia nera, pronto ad ascoltarlo.

-... motivo per cui, mi sono regolato di conseguenza. Non posso permettermi, specialmente in un periodo simile, di perdere dei clienti, quindi ho imposto a Ciel di dire sempre di sì a qualunque cosa gli venga chiesta, fino a quando non sentirà l'ultimo rintocco delle campane, alla Vigilia.-

Sebastian s'immobilizzò, estremamente interessato.

Se il pensiero sul Grinch lo aveva fatto sorridere, quello che leggeva nella sua mente ora era decisamente più intrigante: quella situazione era per Ciel talmente fuori dal suo personaggio che si chiese se, per caso, non fosse tutto uno scherzo di dubbio gusto.

-E Ciel avrebbe accettato una violenza simile?- domandò a Grell, senza mezze misure, e questi rise annuendo: -Non ha scelta se non vuole perdere l'alloggio, quindi direi di sì.-

Che bastardo.

Sebastian, tuttavia, nonostante quell'ovvio insulto mentale riservato al proprietario della discoteca, sorrise sornione senza poterselo impedire: -Capisco.- commentò semplicemente, allungando la mano per stringere quella di Grell in un distaccato saluto.

-La saluto, signor Sutcliff, e le auguro buone vacanze... non vorrei che perdesse l'aereo.-

specialmente quando restare solo con Ciel al Blue Ring poteva essere così divertente.

Di tutte le sorprese che Sebastian poteva avere durante il Natale, quella era senza dubbio la migliore, e la più inaspettata: sentiva che poteva avere l'occasione di vedere Ciel in panni diversi, più adorabilmente remissivi, e la cosa lo interessava parecchio.

-La ringrazio...- sbattè le palpebre Grell, estasiato da tanta finta gentilezza e non immaginando minimamente i veri pensieri del poliziotto: -... ma lei non partirà più per Natale?-

-Direi proprio di no...- sorrise angelico, inclinando il capo per ispirare tutta la fiducia possibile al rosso, e riuscendo come sempre nel suo intento.

Era da un mese che lui e Mey Rin si erano lasciati, e da molto più tempo che lui e Ciel facevano mille giochetti, proprio come il gatto col topo... ma senza mai chiarire per davvero la loro strana situazione.

Forse, era arrivato il momento, e l'occasione, di cambiare le cose.

-... ho programmi migliori, qui.-

 

 

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Ciel si frizionò i capelli bagnati con l'asciugamano, infilandosi a fatica i calzini per rivestirsi dopo quella doccia bollente; osservò il suo viso perennemente imbronciato nello specchio, godendosi quella solitudine.

Sospirò con l'iride serrata, rilassato: se stare assieme agli altri voleva dire mettere a rischio la realizzazione della sua penitenza, tanto valeva restare solo il più possibile.

Peccato che, ovviamente, aveva fatto male i suoi calcoli.

Improvvisamente, un colpo fortissimo, somigliante più ad un terremoto che a qualche gesto umano, giunse dalla porta d'ingresso della sua stanza, facendogli quasi prendere un infarto:

-Ma che cazz..?!-

Nell'istante in cui si voltò, il terrore dipinto in volto e bianco come un fantasma, comprese che era stata sfondata: -CieEEEELLLL!!!-

L'intruso sorrise radioso a trentadue denti, le guance arrossate dall'entusiasmo mentre volava letteralmente dal suo principe azzurro, stritolandolo in un abbraccio che gli tolse il respiro, e anche ogni speranza di potersi finalmente rilassare.

-Elizabeth?!-

-Ciel, Ciel, Ciel, come sono felice di vederti!- ripetè più volte il suo nome, nel caso l'altro se lo fosse dimenticato per qualche oscuro motivo, e strusciò la guancia contro la sua, ridendo estasiata.

-Ma sono solo due ore che non ci vediamo e... LIZZY PIANTALA DI METTERE LE MANI OVUNQUE, SONO MEZZO NUDO!- abbaiò, la faccia di un discutibile color porpora, profondamente imbarazzato, ma non riuscendo comunque a liberarsi della cugina che, a quanto pare, si era portata dietro una coda di psicopatici.

-Ti vergogni a mettere in mostra la tua merce? Questa mi è nuova, capo.- Alois sorrise appoggiato alla porta ormai rotta, dirigendosi poi, assieme a tutti gli altri, verso il diretto interessato: si sostenne col viso sulla spalla di Ciel, dandogli modo di notare la sua espressione maliziosa riflessa nello specchio.

-Perchè non chiediamo a “Mister-Sguardo-Di-Fuoco” se sei davvero così pudico?-

-Chi è questo Mister?- domandò, la voce adorabilmente curiosa, la cugina, mettendosi l'indice sulle labbra.

-Insomma, la pianti?! Tra me e Sebastian non c'è nulla!-

-Certo, infatti è proprio perchè non c'è nulla che lui ha lasciato all'improvviso la sua ochetta personal..!-

Ciel piazzò una mano sulla bocca di Alois, infuriato e imbarazzato con la stessa identica intensità: mentre il biondino sbatteva le ciglia perplesso, il leader si avvicinò di parecchio al suo viso, ignorando i suoi mugugni stizziti, soffocati dal palmo.

-Non è un'oca e lui non si chiama “Sguardo di Fuoco”.- sibilò fra i denti, esaurito, nonostante fosse poco d'accordo sul primo punto del discorso: aveva sempre detestato quella donna, ed era quasi certo che l'antipatia fosse reciproca.

Tuttavia, non avrebbe dato soddisfazione al migliore amico nemmeno da morto.

-Avevano problemi già da prima e io non c'entro niente, piantala di fare la comare di paese.-

-Va bene, se lo dici tu...- allargò le mani Snake, non credendoci neanche un attimo e spalleggiando l'eccentrico migliore amico: -... ma possiamo almeno sperare che questo Natale consumerete oppure ci conviene arrenderci?-

-“Consumerete”?! E poi da quando avete fatto squadra, voi due?!- quasi gridò il leader, che non gradiva affatto quell'unione, dato che sembrava nata apposta per infastidirlo:

-Noi siamo una squadra da sempre.- Alois precisò, e sorrise luminoso, liberandosi finalmente dal suo palmo per strizzare l'occhio a Snake: -Grazie, carrarmato.- allungò un braccio per stringerlo a sé, ridendo a crepapelle quando l'altro lo attirò fra le sue braccia, imprigionandolo in una gabbia di solletico mortale.

-Sempre con te, sirenetta.-

-Voi due...- sollevò seccato un sopracciglio Ciel, pronto a sciorinare i peggiori insulti mai uditi; tuttavia, l'espressione ferita nel profondo, degna di un cucciolo bastonato, di Lizzy, interruppe i suoi piani, facendogli assumere un'espressione inquietata.

-Ciel... tu mi hai tradito?-

-Ma in che senso...- biascicò, non riuscendo a continuare la domanda, rosso fino alle punte dei capelli.

-Lo lasciate respirare? Credo che ci serva ancora vivo...- ammiccò Wendy, la migliore amica della povera vittima, avanzando fino a raggiungere l'uscio della stanza, seguita dal suo fidato gemello Peter.

-... piuttosto, Ciel, poiché ami tanto il Natale, perchè non ci aiuti a costruire le decorazioni?- concluse, sorridendogli sfacciata e divertita.

Ovviamente, come il resto della gang, tutto ciò che si aspettava dopo una proposta così indecente era che come minimo il leader del Blue Ring si mettesse ad urlare, o ad insultarli, o ad imprecare qualcosa del tipo “Morite tutti” oppure “Potete ficcarvelo in culo il vostro amato Natale”.

Tuttavia, rimase oltremodo stupita quando Ciel, in seguito a vari cambi di espressione confusi, e mostrati in successione, sembrò pietrificarsi sul posto, come posseduto.

L'intera gang interruppe il suo chiacchiericcio per osservarlo, incuriosita da quella reazione, ed egli sfoderò il sorriso più luminoso ed isterico che tutti loro avessero mai visto.

Ad occhi chiusi, la sua voce era sinistramente squillante: -Perchè no?!-

Dinanzi a quella risposta, un brivido terrificato corse lungo la spina dorsale del resto dei ragazzini: -Come scusa?- domandò spontaneamente Wendy, basita.

-Ho detto...- Ciel trattenne gli istinti omicidi che lo stavano violentando dall'interno, sbattendo innocentemente le ciglia: -... che vi aiuto volentieri.-

In silenzio, tutti loro elaborarono la risposta di Ciel, lanciandosi delle occhiate preoccupate: poiché era escluso che avessero capito male, si domandarono mentalmente se non fosse arrivato sulla Terra qualche alieno a rapire il loro leader, e a sostituirlo con una sua bella copia.

Come se quell'ipotesi potesse essere possibile, gli sguardi di tutti si concentrarono sul cordless, in bella vista sul mobile della stanza, e rimasero là per alcuni minuti:

-Perchè stiamo fissando quell'affare..?!- bisbigliò poi Luka, il più piccolo, ma di certo anche il più intelligente fra i restanti membri.

-E te lo chiedi anche?- sollevò un sopracciglio Alois, esaminando il telefono come se fosse una cosa normale: -Aspettiamo la richiesta del riscatto, ovviamente.-

-Pensate forse che io non possa offendermi..?- osservò Ciel che aveva ovviamente sentito tutto, l'espressione truce: stava facendo il possibile per trattenersi dall'ucciderli, ma dovette ammettere che quella penitenza si stava rivelando, alla presenza di simili imbecilli, più difficile del previsto.

-Quindi...-

La gemella Wilson sollevò un sopracciglio, studiandolo come una bestia rara da rinchiudere: l'unica cosa da fare, arrivati a quel punto critico della situazione, era metterlo alla prova per vedere quanto sarebbe durato.

-... dato che a Natale siamo tutti più buoni, suppongo che mi regalerai tutta la tua scorta di dolci, dico bene?- domandò tronfia, ben sapendo che era la cosa a cui l'amico teneva di più.

Quest'ultimo strinse i pugni dentro le tasche della felpa, con così tanta forza da farli diventare violacei di rabbia: -... Va bene.- concluse poi, il tono ipocritamente felice.

Wendy strabuzzò gli occhi, spaventata, e dischiuse le labbra per la sorpresa, senza commentare oltre: a quel punto, però, fu il resto della gang, intuito l'andazzo, ad approfittarne, mettendolo a loro volta alla prova.

-Allora smettila di darmi ordini...- concluse, stizzito, Peter, seguito a ruota da Luka:

-... e ammetti che ai videogiochi ti batto sempre!-

-Mi presti la tua stanza per ospitare qui le mie fan?- sorrise smagliante Snake, sfacciato.

-Ehm... potrei tenere la felpa che mi hai prestato ancora per un po'..?- avanzò Doll con la voce piccola piccola, le guance rosse.

-Sposiamoci adesso!- comandò Elizabeth saltellando dalla gioia, non ammettendo repliche.

-Mi dai un bacio, Ciel?- sbattè le ciglia divertito Alois, sfidando il suo leader con lo sguardo, e Snake gli lanciò un'occhiataccia più veloce della luce, decidendo per lui: -No.-

-Troppo banale, dici?- domandò ignaro di tutto il biondo, ammettendo che non aveva tutti i torti: -Va bene, allora vediamo un porno assieme!-

Lo ammazzo, lo ammazzo, lo ammazzo.” pensò interiormente il leader, divorato letteralmente dalla voglia che aveva di afferrare un coltello qualunque di una cucina qualunque e assassinarlo.

Invece, all'esterno apparve felice come una Pasqua: -Certo!- rispose a tutti, facendosi il segno della croce, mentalmente, per le torture che lo aspettavano.

Wendy rimase in silenzio durante quello spettacolino, prima di concordare quella tesi assieme agli altri, scioccati tanto quanto lei: -Arrivati a questo punto, io chiamerei un'ambulanza.-

Ciel sospirò, quasi implorandola con lo sguardo di farlo per davvero, e impedirgli così di passare le feste con quel branco di idioti.

Quello si prospettava senza dubbio come il Natale peggiore della sua vita.

 

 

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Quattro ore dopo di estenuanti torture a ritmo di canzoni natalizie, Ciel approdò finalmente, e nuovamente, in camera sua, quasi strisciando sul pavimento per la stanchezza.

Per tutto il tempo, aveva dovuto accontentare ogni singola folle idea dei suoi amici, che non solo lo avevano coinvolto, ma lo avevano praticamente reso il fulcro principale dei loro piani: e ora era lì, dopo una giornata che gli era sembrata infinita, con delle stupide corna da renna e di peluche in testa, vestito col panciotto di Babbo Natale, con la faccia ricoperta del lucidalabbra di Alois e con fra le mani il bouquet da sposa di Lizzy.

Grugnì, gettandolo nel water e pronto anche a farlo risucchiare via con lo scarico.

Perlomeno, quella pazza psicopatica non aveva organizzato un matrimonio legale, essendo entrambi ancora minorenni.

L'unica nota positiva, pensò osservando perplesso la fede da maritino che Elizabeth lo aveva costretto a mettere al dito, era che finalmente tutti erano partiti per le vacanze, ed era salvo da quell'incubo: Lizzy, Wendy e Peter sarebbero tornati dalle rispettive famiglie, e la bionda aveva voluto trascinarsi dietro anche la migliore amica Doll; Alois e Luka sarebbero stati ospiti, invece, in una delle residenze di Snake.

Liberandosi poco alla volta di quei ridicoli costumi che prudevano sulla pelle alla stregua di migliaia di spine, Ciel sospirò, dirigendosi verso l'armadio per metterli via: si fermò davanti alle ante spalancate, assorto, e il suo pensiero corse alla figura di Sebastian Michealis.

Immerso nella penombra e nel silenzio della sua stanza, egli si mordicchiò le labbra, il volto leggermente accaldato: tutto ciò che aveva desiderato fino a quel momento era la pace totale eppure, ora che finalmente l'aveva ottenuta, si disse che non sarebbe stato male poterlo incontrare per le feste.

Chissà cosa stava facendo il tenente? Magari, ora che si era liberato del resto dei suoi amici, avrebbe potuto invitarlo a trascorrere con lui le feste...

Sbuffò poi, tornando alla dura realtà: -Si, come no. E che scusa mi invento?- tossicchiò per trasformare la sua voce profonda e scorbutica in una melliflua e romantica da fangirl, sbattendo le ciglia per recitare quella parte:

-“Caro mio amato poliziotto, non faccio altro che pensarti alla stregua di una ragazzina alla prima cotta, quindi cosa dici di guarire il mio mal d'amore in questo Natal..?”-

-Chi è che avrebbe mal d'amore?- domandò una voce a lui ben conosciuta, proveniente dalle sue spalle, e Ciel per poco non si prese un infarto alla soglia dei suoi quattordici anni.

-MA CHE CAZZO?!- gridò con tono agghiacciante, schizzando lontano dalla figura dietro di lui e acquattandosi, terrorizzato, contro il legno dell'armadio.

-T...t... Tu cosa diamine ci fai qui?!- balbettò col respiro affaticato, l'iride sgranata dalla paura e il volto totalmente in fiamme, temendo uno svenimento; Sebastian Michealis, che lo osservava curioso, rilassò i suoi tratti in un sorriso divertito e indicò lo spazio alle sue spalle.

-Hai lasciato la porta d'ingresso aperta.-

-Ah.- commentò basito il ragazzino, calmandosi un istante solo per abbaiargli, poi, contro con ancora più rabbia di prima: -Non crederai di distrarmi così?! Non saresti comunque dovuto entrare! Brutto maniaco, potrei denunciarti per violazione di domicilio!-

-Per prima cosa, vivi qui abusivamente...- cominciò l'uomo, avanzando lentamente verso l'altro, che iniziò a tremare dall'aspettativa: Ciel sfiorò con le dita il legno per darsi un sostegno, rendendosi conto solo all'ultimo che quell'attaccamento all'armadio, invece che salvarlo, lo aveva messo irrimediabilmente in gabbia.

Sebastian, infatti, colmò i centimetri che lo separavano da lui, impedendogli di fuggire e dandogli modo di riempire le narici con il profumo pungente e delizioso della sua acqua di colonia; quando le dita dell'uomo accarezzarono distrattamente i suoi fianchi stretti, Ciel dovette fare forza su sé stesso per non abbassare lo sguardo, intimidito, e dargliela così vinta.

-... e seconda cosa, sei il mio indagato.- sottolineò con voce bassa e roca, sorridendogli mellifluo e facendo correre un brivido di pura estasi lungo la schiena di Ciel: -Posso controllarti quanto voglio.-

Quest'ultimo dischiuse le labbra umide, rapito dal modo in cui Sebastian le esaminava, con una calma predatrice, quasi famelica, che non lasciava sfuggire alcun dettaglio alla sua attenzione; erano giorni che non aveva il poliziotto così vicino, e la cosa peggiore era che, complice il silenzio tombale in cui stava sprofondando il Blue Ring, desiderava ardentemente che lo baciasse fino a divorargli anche l'anima.

-Stronzate.- si limitò invece a commentare, in un filo di voce, e tentando di mantenere un'espressione truce e infastidita. L'uomo non sembrò cascarci e, abbassando le palpebre, smise divertito di studiare la sua bocca invitante e segnata dal piercing ad anello: -Se lo sono, perchè staresti soffrendo d'amore?-

-Non... non parlavo di me, razza di idiota. Amore, pfft, come no... cos'è, si mangia? Io stavo solo...- trattenne il fiato il ragazzino, l'espressione omicida e le guance più rosse della lava dell'inferno: ogni volta che lui e Sebastian erano soli, gli sembrava che quest'ultimo giocasse ogni volta, e sempre di più, con i suoi sentimenti.

Non gliel'avrebbe più permesso, nemmeno morto!

-...imitando Alois. Già, quello là non fa altro che raccontarmi dei suoi intrighi sessuali.- si giustificò, un sorrisone determinato sul volto, che altro non fece che far sghignazzare Sebastian.

-Piuttosto, c'è troppa pace qui. Dove sono finiti i tuoi amici?-

-Grazie al cielo sono partiti tutti per le feste.- il ragazzino allontanò la questione con un gesto della mano, seccato: -Per quanto mi riguarda, se ne possono anche andare al diavolo.-

Il tenente rimase ad osservarlo con una punta di tenerezza nello sguardo, che s'impegnò per non far notare all'altro: anche in quelle situazioni di festa e allegria, Ciel si doveva sempre far riconoscere per la sua rabbia e solitudine.

Nonostante questo, l'uomo lesse in quell'atteggiamento scontroso un gran bisogno d'amore, che sicuramente il suo indagato faceva di tutto per non far trapelare: magari, un po' di compagnia non gli sarebbe dispiaciuta.

-Se sei rimasto solo a festeggiare, direi che la mia richiesta potrebbe interessarti.-

Ciel si voltò verso il tenente, corrugando senza fiato la fronte quando incontrò il colore fiammeggiante e rassicurante dei suoi occhi: non gli capitava spesso di poterlo guardare in volto a così poca distanza, e la sola sua presenza gli faceva attorcigliare lo stomaco, come se qualcuno lo stesse stritolando nel proprio pugno fino a soffocarlo.

Non era una bella sensazione, ma non era nemmeno brutta... era solo diversa da tutto ciò che avesse mai provato in precedenza, e con chiunque.

Da quando Sebastian Michaelis aveva detto addio alla propria fidanzata con cui aveva condiviso anni di serena e gioiosa relazione, il ragazzino era sprofondato in un turbinìo di emozioni ancora più profonde rispetto a quando l'aveva incontrato, e affrontato, la prima volta: avvertiva una tensione costante collegare i loro corpi fino all'ultima fibra ogni volta che erano lontani, come se bramassero di annullare la distanza.

Come spesso gli accadeva, Ciel si domandò se fosse l'unico, fra i due, a sentirsi in quel modo.

-E sarebbe?-

-C'è una fiera di Natale, appena fuori dalla città, dove vorrei andare. Che ne pensi di venire con me?-

Il ragazzino s'irrigidì esattamente davanti all'uomo, pregando perchè l'altro non se ne fosse accorto e sentendosi come se il cuore avesse potuto esplodergli, da un momento all'altro, nel petto: cercò di fronteggiare il suo sguardo senza abbassarlo, con la solita decisione e presunzione, ma fallì miseramente.

Sebastian gli stava chiedendo forse un appuntamento?

Quello si domandò, ma gli mancò il coraggio di chiederglielo per davvero: avvertiva le orecchie bollenti, e si chiese se, per caso, le sue guance non fossero da meno, poiché gli sembravano talmente calde da poterci friggere delle patatine.

-... Se proprio insisti.- rispose infine, celando la propria voce tremante, e convincendosi di star accettando solo per via della penitenza.

-Perfetto.-

Sebastian gli sorrise in risposta, abbassando le ciglia in un'espressione seducente e divertita, intuendo perfettamente i pensieri che il ragazzino aveva tentato, invano, di nascondergli: nonostante ciò, da vero bastardo qual era, non volle dargli le certezze di cui, forse, l'indagato avrebbe avuto bisogno.

Dopotutto, avevano davanti l'intera giornata perchè il vero divertimento avesse inizio.

-Ho l'auto parcheggiata qui fuori, possiamo partire anche subito.-

Si voltò senza attendere risposta, invitando tacitamente Ciel a seguirlo nel garage del Blue Ring: quest'ultimo gonfiò capricciosamente le guance, dannandosi di aver fatto, ancora una volta, vincere quell'uomo; non riuscendo ad accettare che primeggiasse in qualcos altro, fosse anche solo l'arrivare per primo alla macchina, il ragazzino si strinse nel giubbotto scuro, e accelerò il proprio passo.

Una volta che lo ebbe affiancato, e poi superato anche solo di un millimetro, si ritenne infantilmente soddisfatto:

-Che genere di fiera è?- gli chiese con nonchalance, e l'uomo distese le labbra, soddisfatto, domandandosi se Ciel avrebbe potuto nascondere ancora a lungo l'imbarazzo, una volta udita la sua risposta.

-Una fiera di coppia.-

 

 

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Ciel Phantomhive aveva sempre avuto basse aspettative, da quando lui e Sebastian avevano iniziato quel breve viaggio.

Tuttavia, dovette ammettere che lo spettacolo che si presentò davanti ai suoi occhi, quando uscì dalla portiera, fu qualcosa di mai visto prima di quel momento: le luminarie erano luminose e pari ad un arcobaleno notturno, ed erano ovunque, tracciando le strade affollatissime di quel paese immerso fra i monti.

Si rispecchiarono nella sua iride blu sgranata quando egli le osservò assorto, mettendo poi a fuoco la gente sorridente e allegra che sostava davanti ai banconi dei prodotti tipici, o che osservava i propri figli rotolarsi, fra le risate, sull'erba umida di rugiada.

L'uomo lo guardò di nascosto, intenerito, mentre il ragazzino non sapeva dove posare la propria attenzione che volteggiava, confusa, proprio come il volo leggiadro di una farfalla.

-Ti piace?- gli domandò, interrompendo il flusso dei suoi pensieri.

Ciel sbattè le ciglia, focalizzandosi sui mangiatori di fuoco, e sulle donne agghindate in eccentrici abiti di paese, che ballavano fra la folla:

-Non male.- rispose telegrafico, voltandosi per sorridergli, ormai chiaro che non gli avrebbe mai dato la soddisfazione che l'uomo ricercava: -Da qualcuno di così ordinato come te, non mi sarei mai aspettato che mi portassi in un posto così casinista.-

Sebastian esaminò le sfumature dei suoi ciuffi color della notte scivolare lungo la sua fronte, e colorarla di un blu più caldo di mille stelle: era raro che si trovasse solo con Ciel, ed era altrettanto raro che una piazza così piena di rumore svanisse non appena gli era accanto, come se fossero soli in un deserto pieno di neve.

Mai come in quel momento si disse che era stata un'ottima idea portarlo lì, e poterlo finalmente conoscerlo al di là dell'ambito delle indagini, sempre invece colme di ricordi, dolore, battaglie, e fatica.

-Sono pieno di sorprese, dovresti saperlo, ormai.- gli rispose, ma quella volta non gli sorrise.

Il ragazzino lo notò e distolse, a fatica, lo sguardo, avvertendo ancora una volta quella sensazione bruciante annidarsi nel proprio petto: per un istante, quella risposta gli sembrò riferita all'addio, improvviso e che di certo Ciel non si sarebbe mai aspettato, che l'uomo aveva dato a Mey Rin.

In quel caso, sì che il tenente lo aveva sorpreso.

Ai tempi, quando quell'evento era accaduto, aveva potuto negare le sue emozioni travolgenti ad Alois e al resto dei suoi amici, ma non a sé stesso: tra lui e Sebastian c'era qualcosa che non sapeva spiegare.

E Ciel, da quando era nato, aveva sempre saputo spiegare tutto.

-Questa l'hai presa dai Baci Perugina?- scherzò infine, smorzando l'atmosfera di dolce imbarazzo che si era creata, e Sebastian gli sorrise a trentadue denti, divertito, facendogli mancare il fiato.

-Mi credi così scontato?- gli strizzò l'occhio, precedendolo fra la folla: -So bene che le frasi dei cioccolatini non funzionano per quelli acidi come te.-

-Chi avresti chiamato acido, tu?!- borbottò seccato il ragazzino in risposta, non offendendosi per davvero e seguendo l'uomo, distinguendo la sua voce profonda dalle chiacchiere dei passanti.

Non appena questi non potè più vederlo, Ciel sorrise liberamente, mordicchiandosi felice il metallo del piercing che portava sul labbro inferiore e trascinandovi la sciarpa che Sebastian gli aveva prestato, sfiorandola con la bocca dischiusa.

Quella stoffa calda e pulita era impregnata della sua acqua di colonia, e del profumo inebriante della sua pelle, e Ciel decise di farsene una scorpacciata il più possibile, finchè ne avrebbe avuto la possibilità.

Dopotutto, quell'esperienza si stava rivelando più interessante del previsto.

Non fece in tempo a completare la sua riflessione che, nello svoltare l'angolo dopo la piazza, un bimbo in corsa verso la madre lo urtò violentemente, facendogli sgranare l'iride blu: in quell'attimo, perdendo l'equilibrio, Ciel afferrò l'unica cosa che avrebbe potuto proteggerlo dal prendere una bella caduta e farsi male.

Senza nemmeno realizzare ciò che stava facendo, egli sfiorò il palmo di Sebastian, afferrandolo e prendendogli la mano.

Ciel si pietrificò sul posto, senza fiato quando notò che l'uomo si era fermato sui suoi passi, e che probabilmente si era voltato a guardarlo: la sua pelle era calda nonostante il gelo invernale, e il ragazzino, nonostante il forte imbarazzo, ebbe l'istinto di tenergliela per tutto il tempo.

-Ehm... no, scusa, non è per te...- biascicò nervoso, le gote dal colore vagamente simile a quello di un pomodoro maturo: -... un bambino mi ha urtato.- spiegò, sperando che se la bevesse.

Sebastian, che a quel gesto lo aveva osservato sorpreso, esaminò i suoi lineamenti contratti in una smorfia imbronciata, rilassando poi i suoi tratti.

-Quindi ti fai salvare ancora da me, mh?- gli sussurrò con voce profonda e, incrociando il suo sguardo con occhi roventi di fascino, voltò la mano fino a sfiorare le dita smaltate di nero del ragazzino: non appena egli le fece combaciare con le sue per tenergli la mano per davvero, Ciel credette di poter andare a fuoco, proprio come Villa Phantomhive quando tutto era iniziato.

-Forza, proseguiamo.- comunicò, in un tono che non ammetteva repliche.

Il ragazzino si sentì trascinare dietro di lui, totalmente paralizzato da quel gesto così intimo che non solo Sebastian non aveva mai mostrato, ma che lui stesso non aveva mai condiviso con nessuno in tutta la sua vita: -Ma... uhm... ehi, lasciami la mano...- provò a resistergli, ma con voce talmente debole che l'altro non lo udì, o forse non volle udirlo.

Ciel alzò lo sguardo al cielo, esasperato da quanto il suo viso scottasse, e semplicemente per la presa protettiva e decisa di Sebastian, che aveva il palmo talmente grande rispetto al suo da accogliere tutte le sue dita e preservarle dal freddo invernale di quella notte stellata.

Voglio morire, voglio morire, voglio morire” ripetè, come un mantra, nella sua testa, ma non credendolo davvero.

Morire dall'imbarazzo, quello si, e sentire il cuore che bramava di poter schizzare fuori dal suo corpo, anche.

Ma perchè devo sembrare una ragazzina alla sua prima cotta?! Io non ho nessuna cotta, per giunta!” sbuffò silenziosamente, perplesso, e assottigliò omicida le labbra quando la risatina di scherno di Alois, unita alle sue parole su 'Mister Sguardo-Di-Fuoco' gli tornarono in mente: nonostante la voglia pressante e perenne di strangolare il migliore amico, dovette ammettere che quel soprannome calzava alla perfezione con quello che provava non appena Sebastian lo guardava.

Un incendio divampava ogni volta in ogni fibra del suo corpo, dandogli l'impressione di svenire.

Devo calmarmi, io sono il capo del Blue Ring, e non posso permettermi di mostrare tanto disagio. Io sono crudele, glaciale e str...!

-Ciel?- la voce perplessa e stranamente lontana del tenente lo richiamò alla realtà.

-Siii..?-

Il ragazzino mostrò all'ambiente circostante un sorriso enorme e un po' troppo isterico che, invece di rassicurare l'uomo, non fece altro che accrescere la sua già alta preoccupazione:

-Stai calpestando i regali di Natale dei bambini.- gli fece notare e Ciel, pietrificato, finalmente guardò sotto di sé.

Preso dai suoi monologhi mentali, aveva continuato a camminare senza una meta, e non accorgendosi di dove stava proseguendo: in quel momento, le scarpe da ginnastica pressate su un povero peluche ormai rovinato, un bimbo innocente lo stava fissando con gli occhi sgranati, il puro terrore dipinto in volto per quello che, nella sua mente, appariva come uno sterminatore oscuro, dallo sguardo crudele e la risata diabolica, nemico di Babbo Natale.

L'indagato si voltò alle sue spalle, notando che effettivamente aveva calpestato e, spesso, rotto tutti i giochi disposti a terra dei bambini, che stavano aprendo con entusiasmo i loro pacchi: una scia di distruzione era alle sue spalle, che culminava con l'espressione perplessa di Sebastian, a cui aveva lasciato, senza accorgersene, la mano per proseguire per conto suo.

Passarono secondi di silenzio in quello spazio, appena dopo la piazza principale che ospitava la fiera, in cui Ciel era osservato con disappunto e disgusto da tutte le madri dei pargoletti con la candela al naso: poi, lentamente, l'ultima piccola vittima dello sterminatore mostrò una smorfia talmente contratta da risultare innaturale, e i suoi occhioni si riempirono di lacrime.

-... Ah.-

L'urlo che prevenne il suo pianto fu agghiacciante e quasi ruppe a Ciel un timpano, spingendolo a saltare via dal peluche che stava calpestando, imbarazzatissimo: -Ehm, scusa, non volevo...-

Si affrettò a prendere il pupazzo per porgerglielo, cercando di consolarlo come poteva e fissando perplesso quell'orso dallo sguardo sinistramente vacuo, come se lo stesse giudicando: il bimbo s'interruppe dal piangere, mettendolo alla prova col dito fra le labbra, ma Ciel fallì miseramente.

-Tutte queste storie per un giocattolo... è anche brutto.- commentò, sincero, ma il suo modo di approcciarsi così originale non piacque affatto al pargolo che, furioso, scoppiò a piangere ancora più forte, facendo tappare a Ciel le orecchie in un mugugno stizzito.

-Dannazione..!- s'interruppe per non peggiorare la situazione, sforzandosi di essere educato in quella tragedia.

Se sperava di gestire la situazione con almeno un solo esserino, si dovette ricredere: dopo di lui, tutti gli altri bimbi gridarono alla ribellione, alzando in coro il loro dolore e creando un'orchestra di pianti, proteste, urla e strepiti.

-... eddai, mocciosi, non fate così..!- pregò, esasperato, facendo loro segno di abbassare la voce, impallidendo davanti alle espressioni omicide delle loro madri: -Era solo una battuta, non conoscete la parola “sarcasmo”?!- sbuffò, le mani nei capelli, realizzando che, effettivamente, come potevano conoscerla se avevano massimo due anni?

Non appena incrociò lo sguardo divertito di Sebastian che, la mano davanti alla bocca, tremava per lo sforzo di trattenere le risate incontrollabili alla scena, gli lanciò un'occhiataccia.

-B... beh...- tossicchiò, seccato, intuendo che doveva svignarsela da quella situazione irrisolvibile; sollevò l'indice davanti al naso bagnato di lacrime del moccioso, sottolineando la sua tesi: -... in ogni caso, in mia difesa ho sempre detestato il Natale. Addio.- si congedò, diretto.

Si voltò per correre via di lì, sperando con tutto il cuore che la mandria di madri ferite nel profondo non gli corressero dietro con torce e forconi: afferrò rapidamente la mano di Sebastian, fuggendo assieme a lui per confondersi fra la folla, prima che fosse troppo tardi.

Durante il folle tragitto, l'uomo non smise di sorridere nemmeno per un istante e, proprio come in precedenza, afferrò la mano di Ciel per seguirlo dovunque lo volesse trascinare: superarono in corsa altri bambini e altre madri ignari della scena comica di poco prima, coppie abbracciate e venditori ambulanti.

Quando finalmente si reputarono in salvo, udendo il chiacchiericcio dei passanti ormai lontano, Ciel si fermò, posando le mani sulle ginocchia, preda di un fiatone incontrollabile: -Dio Santo, non respiro...- commentò fra i sospiri e Sebastian, decisamente meno stanco di lui, mantenne il suo sorriso a trentadue denti anche in quel caso.

-Se magari vivessi in modo più sano...-

-Non cominciare, tu.- lo ammonì seccato Ciel, sbuffando; l'ultima cosa di cui aveva bisogno era che quello lì gli facesse la paternale: -E smettila di ridere!- abbaiò, rosso in volto, quando l'altro finalmente mostrò tutto il suo divertimento.

Si rilassò quando Sebastian non poteva guardarlo, combattendo contro l'istinto che aveva di sorridere a sua volta:

-Sei incredibile.- scosse il capo l'uomo, facendogli sollevare un sopracciglio.

-Non suona esattamente come un complimento.-

-Rimarrai col dubbio fino alla fine.-

Entrambi sorrisero, osservandosi complici, nonostante tutto.

-Come mai hai disprezzato tanto quel peluche?- gli domandò Sebastian con tono scherzoso, ricordando quel giocattolo distrutto del bimbo, e pulendosi la giacca scura da alcuni fiocchi di neve: -Ne hai visti di più carini?-

-So cosa stai pensando e no, non mi riferisco a quelli orribili con cui dorme Elizabeth.- sbuffò Ciel, prima di distogliere lo sguardo, pensieroso:

-Ne avevo uno quando i miei genitori erano ancora vivi, che mi regalarono per Natale...-

Alle sue spalle, il ragazzino si concentrò su una delle bancarelle costruite con assi di legno dal colore caldo e accogliente, laddove alcuni bimbi si sporgevano, con fatica, verso il bancone.

Una fila di peluche di animali si trovava davanti alla negoziante, coperta da alcuni pezzetti di grandine, ed egli ne indicò uno al poliziotto.

-... era molto simile a quello.-

-Un cane?- Sebastian mise a fuoco l'oggetto del suo desiderio, ma lo fece con tono talmente restìo che Ciel soffocò una risatina: -Scommetto dalla tua voce che non li ami particolarmente.-

-Scommetti bene, ma quello non è male.- ammise divertito l'altro.

-Ne avevo uno vero, e quando morì mi mancava tantissimo, così i miei mi regalarono quel peluche per non sentirne la mancanza.- spiegò l'indagato, mantenendo le mani unite dietro la schiena, dondolando appena col corpo, quasi a mostrare timidezza: -Era uno dei pochi ricordi della mia infanzia, ma con l'incendio è andato distrutto.-

Mentre parlava, a stento si era accorto che l'uomo si era allontanato da lui, in silenzio, diretto verso la piccola struttura all'aperto: se ne accorse solo quando pestò con le scarpe un rametto, e Ciel non potè più fermarlo.

-Sebastian.- lo riprese, quasi senza voce, e il suo cuore mancò un battito quando lo vide indicare alla commessa il peluche interessato: -Dai, non scherzare.-

L'uomo tirò fuori dalla tasca il portafoglio, scuotendo la testa mentre porgeva alla simpatica donna di mezz'età le banconote:

-Non scherzo, e poi mi sembra di non averti fatto ancora il regalo di Natale, sbaglio?-

Ciel rimase senza parole dinanzi a quell'azione, e il suo corpo, prima di quell'istante freddo attorno alla neve, sembrò sciogliersi come un gelato sotto al sole: abbassando le palpebre mentre l'uomo si dirigeva col suo regalo verso di lui, la sua mente immaginò un Natale più bello del solito.

Un focolare scoppiettante di un fuoco che non lo avrebbe ferito, a differenza di quello che aveva distrutto la sua famiglia.

Sebastian seduto su una poltrona, concentrato sulla lettura delle ultime notizie di cronaca ma che, nonostante questo, mai avrebbe mancato di riservare a lui, l'indagato addormentato fra le sue braccia, un'espressione intenerita e un languido bacio sulla fronte.

E poi ci sarebbero stati i sogni di Ciel, finalmente belli dopo troppo tempo trascorso a compiere incubi.

Tornando alla realtà, il ragazzino sfiorò le dita dell'uomo, emozionato, prendendo il peluche fra le mani: -Ma... cosa me ne faccio di qualcosa del genere?-

-Puoi iniziare col rivivere i tuoi ricordi, Ciel.-

Quest'ultimo lo osservò con lo sguardo lucido e, senza una parola di più, accarezzò i lineamenti morbidi e pelosi del peluche con le dita smaltate di nero.

Il poliziotto, contento di vederlo stranamente felice, avvertì un calore piacevole annidarsi nel fondo del suo petto: -Come lo chiamerai?-

Ciel ghignò, da vero fetente: -Sebastian.-

-Anche se è un cane, qualcosa mi dice che dovrei esserne lusingato.-

-Rimarrai col dubbio fino alla fine.- il ragazzino scimmiottò la sua battuta di poco prima, dirigendosi assieme a lui lontano da quel sentiero; ricordandosi che avevano qualcosa da fare, la sua mente partorì un dubbio: -Ma questa non era una fiera di coppia? Dov'è la nostra attività da fare?-

-Oh, sei impaziente?- gli strizzò l'occhio l'altro, facendolo sbuffare e nascondere metà viso nel morbidissimo pupazzo:

-Tsk. Era solo una domanda, figuriamoci che mi frega di passare del tempo con te!-

Sebastian trattenne le risate, lottando contro l'istinto di accarezzare le spalle dell'altro con il suo braccio, e attrarlo di più a sé durante il tragitto, proprio come tutte le altre coppie che si aggiravano alla fiera.

Tuttavia, intuendo l'imbarazzo del ragazzino, si disse che potergli sfiorare casualmente le nocche con le sue poteva essere sufficiente, per il momento.

-A proposito... ma perchè il completo nero?- gli domandò, curioso, Sebastian, mentre si avviavano all'entrata della fiera, chiedendosi se per caso il ragazzino non volesse apparire ancora più magro di quanto già non fosse.

Nonostante quella penitenza sempre presente, Ciel doveva ammettere che quel panorama coperto da montagne innevate era a dir poco meraviglioso... e anche accanto a sé, riconobbe che ne aveva uno niente male da poter osservare.

Nascose un sorrisetto dispettoso, liberandosi i ciuffi dal berretto di lana per togliervi la neve.

-Per evidenziare il mio umore, ovviamente.-

Sebastian sospirò rilassato, osservando il suo stesso respiro condensarsi nell'atmosfera gelida di quella giornata incantata.

Era da tanto tempo che non riusciva a trascorrere col suo indagato un po' di tempo da soli... ed era anche tanto tempo che non si sentiva così rilassato e di buonumore.

Diresse la sua attenzione, di sottecchi, alle labbra rosse e morbide di Ciel, inumidite ad intervalli irregolari dalla sua lingua: stava perdendo la testa all'idea di baciarlo, di viziare quella bocca che doveva essere più calda dell'inferno e più soave del canto del paradiso.

Quando il ragazzino stava per voltarsi in sua direzione e incrociare la traiettoria del suo sguardo, Sebastian s'impose di tornare con l'attenzione al tragitto, ancora scosso per quei pensieri così dolci e passionali, che mai aveva provato per qualcuno in vita sua.

Quel Natale, s'impose, sarebbe stato quello decisivo, e lui e Ciel avrebbero chiarito finalmente quell'incresciosa situazione sentimentale.

 

 

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-UN'INTERA PISTA DA SCI DA PERCORRERE?!-

Pochi minuti dopo, l'urlo terrorizzato e rabbioso di Ciel risuonò in vari echi per tutto il paesaggio innevato, raggiungendo le orecchie dei poveri sciatori che incappavano nella sua strada.

Il ragazzino quasi tremava, in bilico sopra quelle ristrette tavolette, i piedi ingabbiati in degli stivali che erano il triplo del suo intero corpo: -Non pensavo che la cosa fosse un problema...- riflettè divertito Sebastian, le dita sul mento, mentre il ragazzino avrebbe pregato tutti i santi pur di cavarsela in una simile situazione.

-MI PRENDI IN GIRO?! Io non...- abbassò volutamente la voce prima di allora stridula e acuta, imbarazzato da morire per quella confessione: -... non so sciare!-

-Sei sempre in tempo per imparare...- la buttò lì, come se fosse qualcosa di estremamente semplice, Sebastian, consultando pensieroso il fascicolo del percorso che gli avevano fornito all'ingresso dell' “Arco dell'Amore: Come Vincere Assieme!”... altrimenti definito dall'indagato, fine ed elegante come sempre, quale “Arco del Grinch: Come Prenderla Nel Culo Assieme!”.

-... e poi ricordati che dovremo seguire la regola di tenerci per mano per tutto il percorso.-

-Te la puoi ficcare anche dove non batte il sole, la tua cara manina!- imprecò Ciel, dandogli cocciutamente le spalle mentre cercava di sollevare quei pezzi di piombo che aveva attorno ai piedi: -Come se sciare da soli non fosse già abbastanza difficile, poi!-

-Oh, ma che bella coppietta abbiamo qui!- esclamò una radiosa signorina vestita in giacca e cravatta colorate, così come voleva la divisa degli animatori della fiera: -Conoscete già le regole del gioco?-

-Mandala via prima che le lanci una valanga di neve addosso.- commentò a bassa voce il ragazzino, già piuttosto irritato da quel completo più grosso del suo corpo.

Si sentiva umiliato e molto somigliante ad un palloncino blu, o ad una versione corvina dell'omino della Michelin, e non era per niente intenzionato a trattare con una cretinetta dal sorriso particolarmente bianco e scintillante; Sebastian sbuffò in una risatina a quelle parole, abbozzando un leggero inchino per giungere a compromessi:

-Lei è molto gentile. Sa per caso dirci dove si trova il termine della pista?-

-C'è un nastro rosso che è stato annodato fra due tronchi d'albero, verso la baita.- rispose gentile lei, ricambiandogli poi l'inchino, mostrandogli un'espressione particolarmente sfacciata: quel ragazzino che accompagnava quell'uomo così affascinante dava tutta l'idea di essere un parente, come un cuginetto che sicuramente non vedeva l'ora di togliersi dai piedi.

Era da quella mattina che la ragazza lavorava senza sosta... senza mai trovare qualcuno di così interessante e soprattutto, probabilmente, single.

Per questo motivo, al vedere la bellezza quasi soprannaturale di Sebastian Michealis, nonché quel nanetto che aveva accanto lottare maldestramente con i suoi sci, decise di approfittarne.

-Se vuole potrei mostrarglielo da più vicino.- sbattè languidamente le ciglia, le gote leggermente rosse: -Gentiluomini come lei non capitano spesso da queste parti, e potremmo lasciare il bambino qui a giocare...-

Dinanzi a quelle parole, Ciel si fermò sui suoi passi, continuando a dare le spalle alla scena.

Immediatamente un sopracciglio di Sebastian scattò perplesso verso l'alto, e quando poi il ragazzino si decise a collaborare, lo fece voltandosi verso la ragazza con un'espressione talmente terrificante da farla ammutolire.

-Come, scusa?- sibilò Ciel fra i denti, affrontandola con l'iride dipinta del colore dell'inferno, in netto contrasto con la pelle ormai di un grigio moribondo della povera vittima, che sgranò gli occhi, presa in contropiede.

-Io sono certo che sia tu a non sapere le regole, qui.-

-Uhm... ma io lavoro alla fiera, e le so tut...- provò a balbettare lei, sudando freddo.

-Dimentichi la prima regola, barbie ossigenata.-

Il ragazzino avanzò come potè fino a fronteggiarla fisicamente, imprecando mentalmente contro le tavole che portava al posto dei piedi, ma non arrendendosi finchè non riuscì ad incuterle timore: per quanto riguardava lei, ebbe la prova che si trovava davanti ad un vero e proprio guardiano del diavolo, considerando il disgusto e la violenza con cui la stava esaminando, quasi come se fosse un rifiuto inorganico difficile da smaltire.

-Questa è una fiera dell'Amore...- le sorrise cinico, mettendo in mostra le labbra piene e maliziose che tanto avevano fatto perdere la testa al tenente Michaelis: -... e, di conseguenza, tu non sei invitata. Lui è mio.-

Prima ancora che la diretta interessata arrossisse violentemente dall'umiliazione, Ciel si voltò verso Sebastian, ancora incredulo per la scena appena vista e che si stava mordendo le labbra per non scoppiare a ridere, e gli afferrò con decisione la mano.

-Ora si parte per questo fottuto traguardo.- comandò l'indagato, riprendendo la stoffa da leader che gli era sempre appartenuta: strattonando Sebastian per porlo al suo stesso livello con gli sci, egli sollevò fiducioso la testa verso la pista in discesa.

-Ciel, aspetta...- provò ad intromettersi il poliziotto, seppur non gli dispiacesse avvertire il palmo guantato del ragazzino a stretto contatto col suo: -... guarda che la neve qua è fragil..!-

Nemmeno a prevederlo, quel manto bianco su cui si stavano appoggiando per darsi la spinta necessaria per partire, cedette sotto i loro piedi: entrambi sgranarono gli occhi, pietrificati, ed ebbero appena il tempo di rivolgersi un'occhiata allarmata che cadettero in avanti violentemente.

Sebastian aveva tentato di sorreggersi all'in piedi come poteva, non essendo di certo la prima volta che sciava, ma Ciel non ebbe decisamente scampo: cacciando fuori un urlo più acuto ed agghiacciante della vittima di un film horror, affondò totalmente nella grandine del percorso, iniziando a scivolare via a causa della ripidità.

-OH MADRE DEL DIAVOLOOO!-

Nemmeno in punto di estrema morte Ciel avrebbe potuto credere in una salvezza divina e non infernale; tuttavia, quell'eco così originale risuonò fra i sensi degli stormi degli uccelli in volo, scosse le fronde dei rami rinsecchiti e le coscienze di ogni singolo sciatore e concorrente di quella fiera maledetta, ma nulla potè impedire al cinico leader del Blue Ring di rotolare sempre più rapidamente, accumulando attorno a sé, proprio come un fagotto gelido, tutta la neve possibile.

-CIEL!- gridò allarmato Sebastian, spingendosi in avanti per farsi trascinare da quella moderata valanga, e raggiungerlo: si frenò come potè con l'ausilio degli sci, mirando ad una direzione ben precisa.

Non appena riuscì a giungere allo stesso livello del suo corpicino in corsa, l'uomo lo avvolse fra le sue braccia, nonostante ormai di lui fosse visibile a stento qualche ciuffo tinto di blu: la neve li avvolse entrambi durante quella corsa che sembrava infinita, ma nella quale Sebastian non smise di tenergli la mano nemmeno per un istante, proteggendolo da qualsiasi ferita data da impatti violenti.

Poi, finalmente, come una rivelazione, un tronco sottile apparve davanti agli occhi socchiusi per il vento del poliziotto: in lontananza vi erano seduti dei poveri vecchietti, pronti ad assistere alla peripezie dei loro nipotini, ed egli vide il terrore di essere investiti dipinto nei loro occhi.

Cogliendo l'attimo, si afferrò con tutte le sue forze alla base dell'albero, abbastanza per virare la direzione della corsa sua e di Ciel: ci riuscì, seppur facendosi male il palmo, ma finalmente quella frenata li aiutò.

Lentamente, il corpo del ragazzino sembrò rallentare nella neve, fino ad arrestarsi del tutto: i ciuffi gelidi e dalla sistemazione ultraterrena, praticamente ritti sulla testa e l'espressione allucinata, Ciel tremava dal freddo, completamente traumatizzato.

Respirò pesantemente, osservando finalmente Sebastian sopra di sé, che si reggeva sui gomiti per non pesargli troppo: arrossì appena per quella posa così involontariamente intima, sospirando a contatto col suo corpo prestante.

Nel silenzio delle montagne e dell'aria fresca, esaminarono i reciproci volti, senza parole dopo quell'avventura, da film comico ed horror fusi assieme: Ciel si rese conto solo in quel momento di stare ancora stringendo forte la sua mano, e di non averla lasciata nemmeno per un secondo da quando erano caduti in quell'enorme scivolata.

Anche a quel punto Sebastian parve realizzarlo e, l'espressione seria e profonda, il suo sguardo infuocato scese fra le loro dita intrecciate: il ragazzino deglutì a disagio ma, senza poterselo impedire, sfiorò la mano libera, e leggermente graffiata per la presa compiuta attorno a legno, di Sebastian.

Con una dolcezza che di certo non gli era abituale, ma che in quell'istante era decisamente desiderata, se la portò sulla guancia calda e arrossata, posandola in una leggera carezza.

L'uomo dischiuse le labbra, rapito dai suoi movimenti intimiditi, e teneri come mai prima di allora aveva avuto modo di vedere: la pelle di Ciel profumava di vaniglia e cannella, era calda come una coperta di lana, arrossata come il colore del Natale.

Quanto ancora sarebbe stato in grado di resistergli?

Socchiuse le iridi scure, avvicinando il volto al suo senza nemmeno accorgersene, tanto era il desiderio di baciarlo, di gustare finalmente che sapore avessero le sue labbra, e quanto bene esso si sarebbe fuso con quello della sua bocca: il cuore del ragazzino batteva sempre più velocemente, impaziente di assaggiare quel contatto così bruciante... ma, nel momento in cui i loro nasi arrivarono a sfiorarsi, una voce gioiosa li interruppe.

-ABBIAMO I NOSTRI VINCITORI!-

-...eh?- domandò in un filo di voce, e cadendo totalmente dalle nuvole, Ciel, sbattendo le ciglia appena in tempo perchè un entusiasta omaccione con i baffi lunghi e scuri saltellasse esaltato in loro direzione, bloccando i loro movimenti.

-Ho detto che voi due, signori, siete i vincitori della prima prova di questa giornata!- ripetè lui, ed entrambi i concorrenti sollevarono il capo al cielo, notando che erano atterrati esattamente due millimetri oltre... il nastro rosso del traguardo.

-Non ci siamo lasciati la mano per tutto il tempo...- riflettè in un sussurro Ciel, scambiando con l'uomo un lungo sguardo d'intesa, che sfociò in un sorriso sincero.

-Grazie, accettiamo volentieri il premio.- scherzò Sebastian con voce profonda, rotolando di fianco per sollevarsi da quel manto bianco, e aiutando Ciel a fare lo stesso.

L'uomo scosse il capo, allegro come pochi: -Non ancora, piccioncini, vi ricordo che questo è solo il primo di una lunga serie di step che vi porterà a..!-

-Sebastian?-

Una voce stupita, e purtroppo per entrambi ben conosciuta, interruppe il monologo del presentatore, catturando la loro attenzione: il cuore di Ciel fece un salto sgradito nel petto quando, concentrandosi sulla proprietaria di quel richiamo, egli non vide altro che... l'odiosa ex del tenente.

-Mey Rin!-

Sebastian, sorpreso dalla sua presenza, ma decisamente più composto di lui, si limitò a sorridere cordialmente: -Che sorpresa vederti qui! Non ti facevo tipo da certi eventi.- osservò, avvicinando il volto al suo per salutarla gentilmente con un frettoloso bacio sulla guancia.

Ma non mi dire...” sbuffò dal naso Ciel, riflettendo su quelle parole e nascondendo il suo malumore e la sua gelosia.

-Nemmeno io, in realtà!- ridacchiò lei, stando al gioco: -Però, dei colleghi del nuovo distretto mi hanno proposto di accompagnarli, e quindi eccomi qua!-

-Ne sono lieto.- annuì soddisfatto il tenente, per niente conscio di tutte le imprecazioni che stavano colorando di un rosso rabbia le guance e la mente di Ciel, che si posizionò a braccia conserte, capricciosamente: “Già, che piacere, brutta oca pidocchiosa e insopportabilmente inopportun..!”

-Oh, ma c'è anche Ciel con te!- prima ancora che potesse terminare quel lungo e colorito insulto, la donna si sporse sinceramente allegra oltre il corpo di Sebastian, accorgendosi finalmente della sua presenza: -È bello rivederti, ti stai divertendo qui?-

-Da morire.- sottolineò con un'ipocrisia particolarmente solare, sorridendo sinistramente ad occhi chiusi e fingendosi tranquillo e innocente, mentre la sua mente già gridava furibonda: “L'unica a morire qui sarai tu!”

-Vi trovo bene... entrambi.- riflettè contenta la donna, sottolineando quel complimento mentre osservava con la coda nell'occhio il suo ex fidanzato: -Se la fiera ci concede un po' di pausa questa notte, perchè non venite a festeggiare la Vigilia a casa mia? Ci sarà una bella festa.- li invitò, e il ragazzino abbassò lo sguardo, contrariato, ma non potendo fare nulla per evitare quella decisione.

Sebastian si trovava davanti a lui e non aveva, per questo, notato minimamente il suo malumore, né tantomeno la sua palese gelosia: portandosi le dita ad accarezzarsi il mento liscio, quella proposta non gli sembrò affatto male.

-Perchè no? Voglio dire...- distese le labbra in un sorriso mellifluo, divertito: -... non abbiamo programmi per il cenone, e anche se nella prossima prova ci saremmo dovuti imboccare l'un l'altro con i cibi più impensabili, io credo che...-

-Io passo.- annunciò il ragazzino con tono atono, tagliando corto quella fastidiosa conversazione, e attirando finalmente l'attenzione dell'ex coppietta: -Mi sono ricordato di avere un altro impegno.- mentì.

Senza una parola di più, si accovacciò a terra fino a slacciare le fibbie degli scarponi da sci, sotto lo sguardo sorpreso del tenente e quello perplesso per la sua scontrosità della donna, che non aveva mai compreso da quando si erano incontrati... e per la prima volta scontrati.

Il ragazzino mollò tutta la pila di sci, stivali e giacca imbottiti fra le mani di un confuso Sebastian e, dopo essersi rimesso i propri anfibi, si allontanò dal gruppetto di persone presenti.

-Ci becchiamo in giro.- li salutò, congedandosi.

Non appena gli diede le spalle per accendersi una sigaretta e tornare verso la piazza, sicuramente obbligato a cercare un pullman disponibile che lo riaccompagnasse a Los Angeles, Sebastian socchiuse le palpebre, iniziando a comprendere.

Tutte le attenzioni a cui Ciel si era ritratto solo debolmente, tutti gli sguardi remissivi e le proteste pronunciate a fior di labbra... gli sguardi d'intesa e, a tratti, di desiderio che si erano rivolti... non potevano essere un'ennesima, e fra le tante, casualità.

-Noto che il suo caratteraccio non è cambiato col tempo...- riflettè offesa Mey Rin, scuotendo il capo per quel trattamento, e l'uomo nemmeno la guardò: lei, così come tanti altri, non si erano mai nemmeno sforzati di capire Ciel.

-La colpa è mia.- tagliò corto con voce seria, mantenendo il solito tono cordiale, ma più distaccato: -Non avrei dovuto trascinarlo in un posto simile senza prima dargli il mio regalo.-

Prima ancora che sia lei che l'organizzatore dell'evento potessero sollevare il sopracciglio e chiedere ulteriori spiegazioni, Sebastian posò una mano sulla spalla della sua ex, sorridendole divertito.

-Ti ringrazio dell'invito, ma Ciel merita di meglio per il suo primo, vero Natale.-

Mey Rin dischiuse sorpresa le labbra e, avendo appena il tempo di sfiorargli il palmo, lo vide dirigersi spedito, quasi in corsa, verso l'uscita della fiera, laddove Ciel era fuggito via.

Sollevò costernata un sopracciglio, prima di voltarsi verso l'allegro organizzatore; quest'ultimo fece spallucce e, alzando le mani grassocce, diede ragione al suo silenzio nel migliore dei modi: spalleggiando il genere femminile.

-Gli uomini... tutti uguali!-

 

 

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(( https://www.youtube.com/watch?v=CWG-GDfejmY ))

 

 

Ciel Phantomhive aprì piano la porta a vetri del bar, appena fuori la piazza principale, incapace di resistere a tutto quel gelo esterno: nonostante non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, rimpiangeva i minuti precedenti, in cui aveva potuto indossare quell'inguardabile giaccone super imbottito... ma che perlomeno gli donava calore e protezione sotto la neve.

Per uno stupido istante, aveva creduto che l'abbraccio possessivo di Sebastian Michaelis avrebbe potuto sostituire qualsiasi coperta, o focolare.

Il campanellino appena sopra l'ingresso tintinnò, segnalando l'arrivo di un nuovo cliente, ed egli si fece avanti, diretto verso il bancone in mogano; si sedette sullo sgabello rotabile sospirando, sfilandosi il berretto per lanciarlo davanti al barista, e segnalargli la sua presenza.

-Una cioccolata calda.- ordinò, dicendosi che anche se non poteva darsi all'alcool per la disperazione, almeno i dolci gli avrebbero fatto passare i brutti pensieri:

-E mettici dentro tutte le schifezze caloriche del mondo.- precisò poi, rendendosi conto della grave situazione, e nel dubbio che i grassi contenuti nel semplice cacao non fossero sufficienti a soddisfarlo.

Rilassò gli arti lungo il ripiano mentre osservava il ragazzo al lavoro dietro al bancone e, cullato dalla musica jazz che proveniva dalla radio locale, non potè evitare che i momenti intimi trascorsi con Sebastian, durante l'arco di quella serata, attraversassero la sua mente.

Se si concentrava, poteva ancora sentire la consistenza della sua presa protettiva, quando gli aveva stretto la mano la prima volta... e anche la seconda...

Sapeva di essere scappato via come un ladro, e che probabilmente l'uomo, in quel momento, lo stava reputando come un ragazzino viziato e capriccioso, fuori di testa: Ciel si stupì quando lo assalì il desiderio, nonostante tutto, di far cambiare a Sebastian l'opinione che, oramai, doveva avere di lui.

-Hai intenzione di sfuggirmi ancora a lungo?-

 

 

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Ciel sgranò l'iride blu, attratto da quella voce quasi divertita, che purtroppo per lui conosceva molto bene: deglutendo mentre il suo cuore ricominciava a compiere capriole nel petto, una fitta di piacere colse il suo diaframma.

Sebastian lo osservava dall'ingresso del bar, una mano nella tasca e l'altra a reggere il cappotto, quasi come se avesse deciso di sfilarselo di dosso apposta con l'intenzione di rimanere lì con lui; Ciel si sforzò di distogliere lo sguardo dal suo volto, illuminando di una calda luce, data dalle lanterne di quel posto.

-Tsk. Chi ti credi di essere?- commentò, non riuscendo però a nascondere il tono di voce leggermente emozionato: -Sono fuggito solo dalla tua cena: conoscendoti, avresti trasformato persino quella in una dieta perenne.-

L'uomo abbassò mellifluo le palpebre, sorridendo amaro, nonostante quel sarcasmo poco incline ad offenderlo per davvero: era stato un idiota ad aspettare, e solo in quel momento, nella tranquillità di quelle quattro mura pubbliche, stava iniziando a capire quanto Ciel fosse speciale.

Per quanto problematico e cinico fosse, quel ragazzino lo faceva stare bene come nessuno prima d'ora era stato in grado: camminare al suo fianco sarebbe stata una tempesta quotidiana, piena di alti e bassi, di guerre dall'esito poco scontato, di dolcezza e di passione con la stessa... discontinua intensità.

Tuttavia, tutto ciò... se vissuto al suo fianco, sembrava a Sebastian come qualcosa di così... semplice.

-Per quanto riguarda quello... mi dispiace, non era previsto.- rispose sincero, avanzando verso di lui e avvertendo la sua pelle vibrare quasi dall'aspettativa, dal desiderio di toccarlo ancora, e non lasciarlo più andare.

-Ci mancava solo che lo fosse.- borbottò, piccato, il ragazzino.

-Non mi aspettavo nemmeno di rincontrare Mey Rin.- continuò, teso perchè Ciel gli credesse, e perchè ascoltasse ogni sua singola parola, senza scappare:

-Da quando ci siamo lasciati, non l'ho più né vista né sentita, ed è probabile che sia stato Finnian ad invitarla ad un simile evento... dopotutto, ha sempre avuto una cotta per lei.-

-Allora siete in due, no?- sbottò l'indagato, sibilando quella frase fra i denti, con la palese intenzione di metterlo in difficoltà: tuttavia, l'unico a rimanere ferito fu proprio lui.

Il solo pensiero di quella donna fra le braccia e le labbra di Sebastian, infatti, era come una coltellata piantata dritta nel cuore, e il pensiero di ciò che avevano vissuto assieme... di tutti i Natali che avevano trascorso stringendosi la mano in stupidi paesini come quello, o a riempire le mani di acquisti, o a fare l'amore davanti ad un camino acceso, gli facevano venire voglia di piangere.

-Ciel, ascolta...-

-NO!- gridò con voce rotta lui, sbattendo le mani sul bancone mentre si alzava in piedi: -Non voglio ascoltarti, non mi interessa niente!-

Con le dita tremanti di rabbia, afferrò il suo giaccone e corse verso l'uscita del bar, lasciando lì la cioccolata ancora fumante: dinanzi all'espressione sbigottita del barista, Sebastian si limitò a lasciargli una banconota sotto gli occhi.

-Me la conservi al caldo, passerò a riprenderla.- si raccomandò, sapendo che il ragazzino ne andava ghiotto, e che avrebbe potuto pentirsi di quel gesto così impulsivo: seguendo la scia di quest'ultimo, raccolse le sue cose, correndo all'esterno.

Fortunatamente, egli non era andato molto lontano.

L'ultimo, deciso rintocco delle campane segnò la mezzanotte, e la fine di quella giornata.

Sebastian socchiuse le palpebre per il forte vento che lo assalì, facendo strada alla notte più profonda: in mezzo alla neve che cadeva impetuosa, il ragazzino manteneva il cappuccio sollevato sulla testa, dandogli cocciutamente le spalle anche se tutto ciò che desiderava era un suo abbraccio.

-Ciel.- lo chiamò con determinazione, avanzando nei fiocchi di neve: -Ciel, lascia che ti spieghi.-

-No! Piuttosto, spiegami cosa cavolo è stato quello che abbiamo fatto oggi, avanti!-

Si voltò con aggressività, stringendo i pugni lungo i fianchi e lottando contro il desiderio di mollargli un ceffone: tirò fuori dalla tasca il volantino della fiera, sventolandoglielo sotto il naso e leggendo le varie prove ad alta voce.

-“Arrivare al traguardo della pista”, “imboccare il partner fino a terminare le porzioni”, “Maratona portandolo in braccio”...- alzò lo sguardo verso l'uomo, che lo fissava serio.

-... abbiamo superato la prima prova per miracolo, e ora ci siamo ritirati. Abbiamo perso, Sebastian, e io non faccio queste cose. E sai perchè?-

Dinanzi al silenzio eloquente di Sebastian, che lo osservava con dolcezza, nonostante quel momento così delicato, Ciel rilassò il suo corpo, guardandolo a sua volta.

-Perchè io odio tutto questo: odio sciare, odio essere imboccato come un fottuto bambino, e soprattutto odio farmi trasportare in braccio, dato che ce la faccio benissimo a reggermi sulle mie gambe.-

Sebastian non resistette oltre, allungando le dita per sfiorare la guancia morbida del ragazzino, arrossata dal vento e dall'imbarazzo; la sua voce mesta lo incantava come un incantesimo, lo riscaldava più di mille camini: Ciel, però, si ritrasse appena, proseguendo.

-E perchè sì, lo ammetto, sono scorbutico e sono uno stronzo, e mi piace stare da solo. Ma questo non vuol dire... che io voglia starci sempre, capisci? E il fatto che tu sia la mia eccezione...- per un attimo gli mancò il respiro e, nello sforzo che stava compiendo per trattenere le lacrime di furia, si disse che l'altro meritava almeno di essere guardato in faccia fra quelle parole.

Così, sollevò il volto verso quello dell'altro, e quando si specchiò nel colore dei suoi occhi, così caldo e passionale, gli sembrò di potervi bruciare: -... mi fa incazzare da morire, Sebastian.-

Quest'ultimo abbassò il capo, tentando invano di celare a Ciel il sorriso di pura tenerezza che sbocciò sulle sue labbra, mentre tutto attorno a sé appariva immobile, quasi fatato.

Ogni singolo dettaglio di quella sera, la luce dei lampioni, quella lieve delle stelle e quella di un caldo rossiccio dei pochi locali aperti... non erano niente, se confrontati con la bellezza dell'iride blu di Ciel.

Questi tirò su col naso, umiliato dalla sua stessa confessione, chiedendosi cosa gli fosse preso per esporsi così, gettando in piazza i suoi sentimenti per quell'uomo con cui aveva sempre e solo giocato: tuttavia, Sebastian doveva saperlo.

Doveva sapere che tutto ciò che lui voleva fargli fare era contro la sua natura, che quel Natale era diverso su tanti fronti, e che lui sarebbe stato molto meglio con una persona meno capricciosa al suo fianco, meno permalosa e meno cinica... forse, con qualcuno come Mey Rin.

-Quindi... perchè dovrei essere la persona adatta a...-

Prima che potesse proseguire, la voce infastidita e spezzata dalla sofferenza, avvertì due mani guantate circondare, senza controllo, il suo viso: sgranò l'unico occhio visibile, incontrando l'espressione protettiva di Sebastian Michaelis.

Questi si perse nelle sue ciglia umide di neve e di lacrime mal trattenute, e sospirò deliziato da quella visione: gli sembrava di essere ritornato ragazzino, con i battiti del cuore a mille, e con il desiderio bruciante di scacciar via tutti i brutti pensieri di colui che aveva rapito tutte le sue attenzioni.

Gli sorrise, trascinando dolcemente la pelle nera dei guanti lungo le sue gote morbide:

-Non hai capito proprio perchè ti ho voluto trascinare qui, con me, a tutti i costi... vero?-

Il ragazzino dischiuse le labbra gonfie e leggermente secche, sorpreso e imbarazzato:

-... per passare con me la Vigilia?-

-Non solo quella, Ciel.-

Mentre il cuore del ragazzino si fermava per un attimo, Sebastian realizzò di voler trascorrere ogni secondo di ogni stupida festa con lui.

Voleva portarlo ovunque e lasciarsi condurre dappertutto, voleva visitare ogni singolo posto del mondo solo per paragonarlo, alla fine di ogni giorno, all'accoglienza delle sue labbra... solo per scoprire quanto i baci di Ciel fossero dei mappamondi decisamente migliori, per lui.

-C'è una cosa che vorrei chiederti da quando ci siamo rivisti.- sfiorò il naso del ragazzino con il suo, scostando una delle mani per adagiarla attorno al suo fianco gracile, e realizzando quanto tremasse.

Credette che fosse il freddo, ma si sbagliava: -Mi permetti di baciarti..?-

Le ginocchia di Ciel quasi cedettero sotto il sussurro serio di quelle parole così gentili e, rilassando i suoi arti, si chiese come fosse possibile che proprio lui, che aveva sempre creduto che l'amore non esistesse... aveva ora ottenuto l'amore che aveva sempre sognato.

-... .-

Dinanzi a quel tono quasi implorante, Sebastian lo strinse forte contro la sua figura, fondendo le loro anime in un fragile fiocco di neve.

Spostò le labbra dall'angolo delle labbra di Ciel per conquistarle, finalmente, come aveva sempre desiderato: lo tenne ingabbiato fra le sue calde braccia per tutto il tempo mentre lo baciava, chiedendosi se l'amore, per un adulto e con precedenti esperienze come lui, potesse mai essere così.

Così rovente e tiepido allo stesso tempo, come il respiro agitato del ragazzino e come i ciuffi umidi dal freddo che gli ricadevano sulla fronte; così dolce ma anche così salato, come il sapore delle sue labbra e quello, invece, che aveva la sua pelle bagnata di lacrime, trattenute fino a quel momento.

Ciel sospirò in estasi e, mentre allacciava le mani dietro la nuca dell'uomo per ricambiare quell'abbraccio, dischiuse le labbra fra le sue: gli donò il Regalo di natale più ambito, l'accesso al paradiso più proibito, e Sebastian temette di perdere la testa solo per quel gesto.

Come poteva dimostrare quello che stava provando con sole parole?

Era impossibile, era incredibile, era... il suo miracolo di Natale.

Quando si staccarono dolcemente, guardandosi negli occhi come se avessero appena assistito ad una benedizione, la neve aveva ricoperto i loro cappotti, ma non i loro cuori... che bruciavano, finalmente, vivi e all'unisono.

-Ciel... ma tu...- Sebastian lo osservò serio, esaminando le sue guance arrossate, la sua espressione smarrita che mostrava come, forse, solo ora Ciel si stesse rendendo conto di quello che aveva fatto.

Improvvisamente, proprio quando il ragazzino stava iniziando a rilassarsi sotto il suo tocco, il tenente realizzò qualcosa e, senza preavviso, le sue labbra si distesero in un sorriso malizioso.

-... non avresti dovuto terminare la penitenza all'ultimo rintocco?-

Il ragazzino assunse uno sguardo confuso ma, quando subito dopo si ricordò delle parole di Grell, nonché delle condizioni di quelle feste natalizie, sbiancò in volto, terrorizzato.

Non solo l'ultimo rintocco delle campane era avvenuto prima di dichiararsi a Sebastian, e prima che accettasse di baciarlo... ma quelle parole dell'uomo volevano anche dire che...

-TU SAPEVI DI QUESTA STORIA FIN DALL'INIZIO?!- gridò con voce strozzata, realizzando il tutto: Sebastian l'aveva ingannato per tutto il tempo, approfittando di quelle condizioni per fargli fare tutto ciò che voleva, e la cosa peggiore era che lui c'era cascato come un idiota!

Il suo urlo furioso rimbombò fra le montagne ormai quasi disabitate, ed egli divenne completamente paonazzo in volto, la bocca talmente aperta che quasi toccava terra; l'uomo si trattenne dallo scoppiare a ridere, voltandosi per incamminarsi all'hotel dove avrebbero alloggiato.

-Tutto quello che so è che con questa neve sarà impossibile tornare a Los Angeles prima di domani mattina. Per cui, Ciel...- lo informò, sfacciato, Sebastian, voltandosi con un sorriso malizioso in sua direzione:

-... direi che hai tutta la notte a disposizione per mostrarmi questo tuo lato remissivo in modo decisamente più interessante.-

Dire che il ragazzino fosse arrossito furiosamente a quella frase non avrebbe effettivamente reso l'idea di ciò che accadde: si sentì letteralmente andare a fuoco, alla stregua di una febbre oltre i quaranta gradi, e una rabbia atroce prese possesso del suo intero corpo.

-L'unico modo interessante che vedrai è quello con cui ti ammazzerò nel sonno, mi hai sentito, brutto maniaco?!- gli gridò dalla sua cocciuta posizione, mentre Sebastian gli dava le spalle e proseguiva, palesemente ignorandolo e sorridendo sotto i baffi per quelle parole; dopotutto, se quella era la minaccia che gli spettava, poteva stare tranquillo: con Ciel nel suo stesso letto, avrebbe fatto di tutto fuorchè addormentarsi.

-Ehi, non far finta di non aver sentito!- gridò ancora mentre muoveva i suoi primi passi, tremando dall'imbarazzo ma non potendo fare a meno, ben nascosto dallo sguardo di Sebastian Michaelis, di far fiorire un sorriso felice sul suo volto.

-Sebastian!-

Era tutto così perfetto e, anche se Ciel si sarebbe tagliato la lingua pur di non rivelarlo a Grell al suo ritorno, quella punizione era stata per lui il regalo più inaspettato che avesse mai potuto ricevere.

Così, corse incontro al tenente, spintonandolo dispettosamente fra le risate, solo per essere ingabbiato fra le sue braccia, e sollevato da terra, alla sua altezza, verso un bacio mozzafiato che era solo il preludio di tutti quelli che si sarebbero scambiati nelle feste natalizie.

-Buon Natale, Ciel.- gli sussurrò contro la sua bocca, facendogli accelerare i battiti cardiaci.

Era sempre stato un ragazzino troppo cresciuto che viveva di violenza e rancore, senza alcuna speranza verso il futuro e la tenerezza... eppure tutto ciò che il suo cuore gli comunicava, mentre trascinava i denti sul labbro inferiore del poliziotto e le mani fra le sue ciocche corvine, era semplice e puro amore.

Era il Natale più bello della sua vita, e Ciel sperò solo, in una dolcezza infantile che non era mai stata da lui, che non sarebbe finito mai.

-Buone stupide feste a te... Sebastian.-

 

 

 

 

 

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Note dell'Autrice

 

Buone feste a tutti voi, Kurofriends! :3

Auguri a grandi e piccini, ai più fortunati e ai meno felici... perchè Natale è pregare perchè chi non lo è, perchè chi si sente un Ciel scorbutico e Grinch dentro, possa trovare la gioia!

Grazie a chi mi segue e mi incoraggia, a chi attende i miei aggiornamenti, a coloro che mi vogliono bene come persona e chi come account... alla mia anima gemella, che mi ama e mi dà forza e felicità. :)

Sono soddisfatta di quest'anno trascorso insieme in questo fandom, e che questa festività sia solo la prima di mille altre condivise con voi!

Un abbraccio stritolante da me e dai miei personaggi,

 

 

-FM. <3

   
 
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