Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Segui la storia  |       
Autore: DameVonRosen    26/12/2017    3 recensioni
Un Sandor Clegane crudele e spietato, ma anche incoerente, sofferente e combattuto, che mai vorrebbe fare i conti col proprio passato e con le proprie paure, ma che col tempo si renderà conto dell'inevitabilità di questo scontro.
Storia ambientata nel contesto di GOT, con personaggi nuovi e completamente scollegati rispetto ai libri o alla serie TV; solo alcuni sono stati estrapolati, cercando di farlo nel modo più fedele possibile, mantenendo inalterato il loro Background, la loro storia e il loro carattere.
Amo le storie in stile SanSan, ma in giro ce ne sono davvero molte e il rischio di ripetere quanto già prodotto da altri, o anche scadere nel banale e nel "già letto" era alto. Ho quindi optato per qualcosa di differente :) adoro il personaggio del Mastino, adoro quella sua profonda complessità che ogni tanto emerge.
Non temete se all'inizio il nostro amato Sandrone è apparentemente posto in secondo piano rispetto alla storia, non sarà sempre così ;)
Attenzione: possibile (probabile) linguaggio volgare, scene violente o contenuti forti.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Bronn, Nuovo personaggio, Sandor Clegane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Eccomi tornata, cari lettori :)
Vi avviso che quanto state per leggere è l'ultimo capitolo di questa storia :'( ad esclusione dell'epilogo che pubblicherò tra qualche giorno. 
Non so perché ma ho un senso di tristezza all'idea che a breve finirà tutto, infatti vorrei scrivere un'altra storia con ancora protagonista il nostro amato Sandor, ma di cui ne parlerò a "Redemption" conclusa.
Bando alle ciance: per scrivere questo capitolo ho dapprima ripreso l'ultimo tratto del capitolo precedente, per dare maggior continuità alla storia; inotlre ho mutato nuovamente stile narrativo (sperando di non farvi venire mal di mare :D )
Non vi tedio oltre, ci risentiamo in fondo alla pagina, buona lettura <3


Ormai era un mese che Sandor veniva nutrito tramite strane sonde, senza che ci fosse il benché minimo mutamento. Nymeria iniziò a pensare a quanto egli potesse o meno essere lucido o consapevole in quei momenti, nonostante lo stato di coma.
Si ritrovò a domandarsi se poteva sentirla, se poteva udire o sentire i profumi vicino a sé.

<< È improbabile, mia signora. Più passa il tempo più ser Sandor perde le forze, non c’è molta speranza ormai. Non più. >>

Il maestro non brillava certo per ottimismo, ma anche Nymeria ormai iniziò a prendere consapevolezza che forse quella situazione potesse non mutare più. Chinò lo sguardo verso di lui e lo osservò meglio: non era rimasto molto del possente corpo muscoloso e forte che sin dall’inizio aveva catturato le sue fantasie e la sua immaginazione; il viso era scavato, spento, pallido e triste.

Si sedette sul suo letto, prendendogli la mano e avvicinando il viso al suo orecchio; lo abbracciò mentre gli diede un piccolo bacio sulla guancia ustionata.

<< Sandor, è tutto ok, va tutto bene. Gregor è morto, Qoren è morto, è stata fatta giustizia per vostra sorella, per Bronn, per chiunque. Ma ora devi svegliarti, ti prego, devi aprire gli occhi e sorridermi di nuovo come hai fatto quando abbiamo parlato l’ultima volta. Ho bisogno di te, Sandor: non posso andare avanti senza di te. >>

Una lacrima solcò il suo viso e si scontrò contro la guancia di lui, che restò immobile.

<< Sandor. >> gli prese il viso tra le mani e appoggiò le labbra sulle sue, delicatamente ma in modo deciso e involontariamente iniziò a piangere.

<< Sandor tornate da me, non posso sopportare un mondo senza di voi. >>
 


 



SANDOR


Vedo Gregor, lo vedo ridere mentre preme il mio viso contro i carboni ardenti. Sento la mia faccia mentre viene schiacciata e distrutta.

Poi sento umido sul viso, sento lamenti.

Sono i miei? Non lo so.

Non so dove sono, sento dolore ovunque, gli incubi si susseguono e niente mi è chiaro.

Sogno Nymeria, sogno la sera in cui mi ha baciato e mi ha stretto il viso tra le mani. Sogno i suoi sospiri sul mio viso, sogno le sue mani sul mio viso.

Sogno la sua voce.

La sento, la sento davvero. Non capisco se è un sogno o se mi sta davvero parlando, non la vedo ma la sento, la sento sussurrare il mio nome. La sento piangere, l’ho fatta soffrire io.

Vedo mia sorella che viene bastonata da Gregor e io non riesco a correre in suo soccorso: è come se fossi uno spettatore con le gambe incastrate nel terreno. È straziante.
La vedo disperarsi e di colpo sento un profumo strano, lontano. È un profumo che mi ricorda la giovinezza, la serra e Nymeria.

Rosa.

Sento il profumo di quella rosa che mi regalò prima di fuggire, prima di non vedermi mai più; quella rosa che ho conservato per tanto tempo e che ora non so dove sia.

Non so dov’è la rosa perché non so dove sono io.

Mi rendo conto che quello che sto vedendo non è reale probabilmente, forse sto sognando. Dovrei svegliarmi, ma non so come fare.

Mi gira la testa, il dolore al mio corpo è insopportabile; sento una pressione nella mia mano destra: qualcuno me la sta stringendo. Sento delle labbra sulla mia mano, ma non riesco a vedere niente. Voglio muoverla, ma non so se lo sto facendo, non riesco a vederla, ma solo a sentirla.

Inizio a sentire delle voci nitide, riconosco quella di Nymeria. Sta parlando con me? Dove è? Dove sono?

Il dolore al mio corpo è sempre più forte, le voci sono sempre più forti. Non vedo nulla ma riconosco una luce molto chiara che mi porta ad aprire gli occhi. Non so quanto cazzo di tempo ci ho impiegato per farlo, ma tutti i rumori che sentivo ora non ci sono più.

Faccio fatica a orientarmi ma capisco che sono sdraiato: chino la testa per vedere cosa minchia ho alla mano e vedo Nymeria, intenta a stringerla e sbaciucchiarla. Ho cercato di stringerla a mia volta e forse ci sono riuscito, perché di colpo si è arrestata, guardandola e alzando poi lo sguardo verso di me.

Nel momento in cui i suoi occhi incrociano i miei vedo quello straordinario sguardo color ametista e mi sorride in un modo che non ha mai fatto e piange, che cazzo piange? Perché ride e piange? Credo di non averla mai vista così felice.

<< Sandor! >>

Si avvicina e mi abbraccia delicatamente, poggiando il viso nell’incavo del mio collo e singhiozzando, lasciando che possa sentire il profumo della sua pelle e dei suoi capelli. È qualcosa di celestiale, mi sembra di vedere la luce dopo tanti anni di ombra.

Se non fosse per il dolore che provo in tutto il corpo.

<< Rompiscatole… >> la vedo staccarsi e guardarmi, a pochi centimetri da me e non posso fare a meno di sorriderle, la sua assoluta incapacità di controllare le emozioni è divertente per me.

<< Sei vivo! Sei vivo! >>

Senza alcun preavviso mi bacia a lungo, ancora col sorriso sulle labbra. Continuo a non capire cosa diamine stia succedendo: perché mi bacia? Perché sono sdraiato e sento dolore ovunque, cazzo? Quando si stacca non sorride più, è ancora rilassata ma più seria.

<< Maestro, presto! Sandor Clegane si è svegliato! >>

Il vecchio arriva di corsa, col fiatone e lo sguardo più incredulo che mai.

<< Mio signore… sono felice di rivedervi. Lady Dayne, dovrei controllare la pressione cardiaca del mio signore. >>
Nymeria è praticamente appiccicata ad ogni mio centimetro di pelle e probabilmente se ne è accorta. La vedo arrossire, spostandosi velocemente.

<< Oh, scusate. >>

Si alza velocemente ma non lascia la mia mano, sono grato di questo.

<< Ora devo farvi alcune domande per capire se le capacità mentali e la memoria sono intatte. Sapete chi siete? >>

Ho un momento di vuoto. Nella mia testa ho solo rumore e non riesco a proferire parola. Chi sono? È come se dentro di me avessi tutte le risposte ma non riesco a trovarle. È snervante, cazzo: sento di sapere chi sono, ce l’ho sulla punta della lingua, ma non me lo ricordo.

<< Io… >>

<< Prendetevi tutto il tempo che volete, mio signore. >>

<< Grazie al cazzo. >>

<< Sapete chi sono io? >> mi volto a guardare la rompiscatole. Come potrei dimenticarmi di lei? Ma quando devo dire ad alta voce il suo nome, di nuovo mi blocco: so come si chiama, l’ho sempre saputo, ma non riesco a dirlo. Un senso di ansia mi pervade: cosa cazzo sta succedendo?

<< Lo so cazzo! Siete… >> le parole mi muoiono in bocca e vedo il viso di lei velarsi di paura.

<< Ehm maestro, potreste lasciarci soli un attimo? >>
Non so se mi va di restare solo con lei, questa situazione mi fa incazzare. La vedo prendere una sedia e sedersi accanto al mio letto, guardandomi.

<< Non preoccuparti, ci sono io. Non c’è fretta. >>

Cerca di calmarmi, ma questo non fa che aumentare il mio nervosismo: perché cazzo non ricordo niente? Perché non riesco a parlare normalmente e fare ordine nella mia testa?
La vedo prendere qualcosa dal comodino accanto a me, una rosa secca. La riconosco quella rosa, so per certo che è mia, ma non riesco a capacitarmi di come possa essere mio un oggetto del genere. Quando l’ho preso?

Me lo avvicina al naso e lo annuso, chiudendo gli occhi. Ricordo lei che mi sorride, ricordo che mi ha dato la rosa, ma non ricordo il contesto, ancora tutto fottutamente confuso, continuo a non capire che cazzo ci faccio seduto a letto, soffrendo come un cane.

“Cane”

“Clegane”

“Mastino”

So chi sono.

<< Sandor Clegane. Sono il mastino, Sandor Clegane. >>
Lo sguardo di lei muta, è felice e sorride, prendendomi istintivamente la mano.

<< Si, sei Sandor. >>

Un momento di silenzio imbarazzante si crea tra noi e la vedo ritrarre lentamente la mano, imbarazzata.

<< Dimmi l’ultima cosa che ricordi. >>

Mi metto a riflettere e chiudo gli occhi: oltre a quanto accaduto dopo che mi sono svegliato ho solo confusione, tanti frammenti di cose che non sembrano avere un senso e un filo logico. So chi sono e cerco di andare a ritroso nella mia mente, cercando qualcosa di sensato. Ricordo mia madre, mio padre, vedo Elinor e Gregor, vedo le feste e i banchetti che facevamo quando ero un ragazzino, vedo mio fratello che mi brucia il viso. Lentamente la vita mi passa davanti e di colpo mi viene in mente tutto quello che è accaduto: ricordo lo scontro con Gregor, lei che mi ha salvato la vita.
Lei, Nymeria Dayne, la rompicoglioni che prima mi ha baciato come se non mi vedesse da vent’anni, lei che è ancora qui, nonostante tutto, nonostante me. Ricordo le parole che mi ha detto mentre credevo di morire da un momento all’altro: le più belle che potesse mai dirmi. Non credo di meritare parole del genere, sentimenti del genere. Come può essere ancora qui? Come può pensare di poter essere felice con me? Cosa potrei darle io?

<< Ricordo tutto. Ricordo ogni cosa, Nymeria. >>
Mi sforzo di sorriderle ma quello che mi esce è un ghigno imbarazzante, il dolore inizia ad essere insopportabile e probabilmente se ne è accorta perché è andata a chiamare il dannato maestro.

<< Avete recuperato la memoria? Sapete chi siete ora? >> chiede mentre si accinge a imbottirmi di latte di papavero.

<< Sandor Clegane. Secondogenito di casa Clegane, casata con 3 mastini sullo stemma. Ora siamo a Clegane’s Keep e sento più dolore adesso che in tutte le cazzo di battaglie che ho combattuto. >>

<< Mmmh, molto bene. Sapete perché sentite dolore? >>

<< Gregor mi ha ferito più volte, mi sorprende di non aver ancora tirato le cuoia in effetti. Lui dov’è? >>

<< Morto. >>

È la voce di Nymeria quella che sento, mi volto verso di lei e la guardo a lungo. Uno sguardo serio, consapevole.

<< Grazie. Per avermi salvato la vita. >> non trovo altre parole che queste. La vedo chinare lo sguardo in segno di riconoscenza e sorridermi.

<< Ehm ehm, proseguiamo. >>
Il maestro continua a fare domandine del cazzo per vedere se ancora ragiono e, appurato che la mia testa funziona, si accinge a medicarmi e se ne va. Resto di nuovo solo con la rompiscatole e per la prima volta penso davvero a quello che mi ha detto sotto la pioggia e il sangue, mentre entrambi soffrivamo le pene dell’inferno.
Non so cosa dirle, o meglio forse lo saprei, ma è dannatamente complicato, cazzo.

<< Quanto ho dormito? >> le chiedo, cercando di deviare il discorso.

<< Trentotto giorni e trentotto notti, Sandor. >>

Credo di aver sentito male. Un mese? Un mese a dormire? E lei è stata qui tutto il tempo? A casa mia?

<< Sei molto debole, hai perso quasi trenta chili e ora devi recuperare le forze. Le ferite inferte da Gregor erano molto profonde ed è un miracolo che tu ti sia salvato. >>

<< Miracolo? Forse non hai capito con chi hai a che fare. Sono un figlio di puttana duro a morire io, non una di quelle fighette di corte. >>

<< Non c’è bisogno di usare questo linguaggio! >>

<< Io uso il linguaggio che mi pare. >>

<< Sei insopportabile! >>

<< E tu una rompicoglioni. >>

La guardo, mi guarda. Il suo sguardo è duro, ma non è arrabbiata. Mi prende di nuovo la mano, sfiorandomi la spalla con l’altra.

<< Mi sei mancato. >>

<< Anche tu, non sai quanto. >>
 


 
… un mese dopo…
 



<< Andare a cavallo fa ancora fottutamente male, porco cazzo. >>

<< Credo che sia normale, hai riacquisito buona parte del tono muscolare e dell’elasticità, ma ci vorrà ancora del tempo per tornare ad essere uguale a prima. >>

<< Già, c’ero arrivato. >>
Mi guarda con astio, come sempre. Ma so che non è astio vero. Non abbiamo più affrontato l’argomento, quell’argomento, perché entrambi siamo stato troppo impegnati con la mia riabilitazione. Siamo stati giornate intere a lavorarci su e ora sto finalmente bene, ma non facevamo nient’altro. Non c’è stato tempo per parlare di noi, della situazione. Però è rimasta, forse perché aspetta che io abbia le palle di affrontare la cosa, ma cosa dovrei dirle?

Si è creata una strana situazione: stiamo sempre vicini ma non ci sfioriamo mai, non c’è mai una vera intimità tra di noi. Mi fa piacere che sia qui, più di quanto non vorrei e l’idea che possa, da un momento all’altro, andarsene mi fa male. È un’ipotesi per altro abbastanza plausibile, visto che ormai ho recuperato le forze. Forse è stata qui fino ad ora perché stavo male e le scocciava piantarmi in asso. È pur sempre una lady da strapazzo, bisogna farci i conti.

Beh, stando a quanto mi ha detto quando stavo morendo non è mai stata una cosa dettata dalle formalità, tuttavia è anche una donna che ha molti sensi di colpa e non vorrebbe mai aggiungerne uno alla lista. Ci tiene a me, glielo leggo negli occhi, ma vorrei capire fino a che punto. Adesso, che non sto più morendo, prova le stesse cose che mi ha detto quel pomeriggio nel fango? È facile dire parole carine sul letto di morte, il difficile è avere le palle di farlo quando le cose vanno bene.
Forse dovrei chiederglielo, dovrei smetterla di dubitare di ogni cazzo di persona, almeno di Nymeria. Ma è più forte di me, non riesco a capire cosa diamine le passa per la testa, perché cazzo è ancora qui quando avrebbe potuto andarsene già da un pezzo.

Solo un giorno, stavo salendo da cavallo ma una fitta alla gamba mi ha fatto mettere male il piede nella sella e stavo cadendo, se non fosse per Nymeria che mi ha aiutato a non inciampare. La sua mano è finita sulla mia e per la prima volta dopo settimane ho sentito nuovamente il tocco di seta della sua pelle. In quel momento mi sono reso conto che la cosa che più mi manca al mondo è il suo tocco, le sue mani su di me che mi sfiorano senza paura, con la delicatezza di un fiore. Siamo rimasti interdetti entrambi da quel tocco e per un istante ho pensato che le cose fossero cambiate, ma poi ci siamo staccati e tutto è tornato normale.

Non ce l’ha su con me, questo lo so, è la situazione del cazzo che fa schifo, e più passa il tempo più mi pesa, i giorni passati insieme diventano via via insostenibili, non ce la faccio più ad averla vicino e a non consumarla di baci, a non toccarla, a non parlarle. Mi ha insegnato a ridere cazzo, voglio farlo di nuovo. E poi voglio capire cosa minchia ha in quella testa, cosa diamine pensa lei di tutto questo.

Finiamo di cenare e ce ne andiamo nelle stanze, ma prima di lasciarla mi volto verso di lei e la guardo: credo sia la donna più forte e bella che abbia mai visto, riesce a rendere luminosa qualsiasi cosa con cui entra in contatto, qualsiasi ambiente. Rende viva ogni cosa, mi scalda il cuore. Però, come al solito, non riesco a comprenderla a pieno, non capisco alcuni suoi comportamenti; non è piatta e scontata come le altre persone, non è prevedibile.

<< Perché sei qui? >> le chiedo senza troppi preamboli. Mi guarda a lungo, con un’espressione accigliata e sorpresa.

<< Non c’è nessun altro posto dove potrei stare. >>
Me lo dice tranquillamente, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

<< Hai la tua ridicola Stelle al Tramonto, hai già una casa. Hai una famiglia che ti aspetta e quel coglione di Qoren è
morto. >>

Si avvicina a me, i suoi occhi mi guardano, penetranti come fulmini; è seria e rilassata, le sue mani si intrecciano nelle mie senza che nemmeno me ne renda conto.

<< Vuoi che me ne vada? >>

Me lo chiede con un tono che mi fa indebolire di colpo le gambe e mi fa vacillare. La prendo e la sollevo come quando l’ho baciata la prima volta, sentendo le sue gambe che mi avvolgono la vita e le mani appoggiate sulle mie spalle. È una sensazione meravigliosa, la sento di nuovo accanto a me, realmente vicina.

<< Tu non vai da nessuna parte stanotte. >>
Con un calcio apro la porta della sua stanza e ci entro, chiudendola alla stessa maniera. Ci guardiamo per un tempo interminabile.

<< Hai gli occhi del colore del vino, lo sai? >>

Mi sorride e mi accarezza i capelli.

<< Cambiano colore, ogni tanto. >>

Altro momento di silenzio. È ancora stretta a me, sollevata a due metri di altezza, ma non ce ne rendiamo conto, non riesco a distogliere lo sguardo da quel sorriso, cazzo. La porto fino al letto sedendomi al bordo e tenendola a cavalcioni su di me: i suoi fianchi aderiscono perfettamente ai miei e il cazzo mi sta scoppiando nei pantaloni, non so quanto riuscirò a resistere.

<< Tienimi con te, Sandor Clegane. >>

Ci metto un attimo a comprendere quanto ho appena sentito e quando le sue labbra finiscono sulle mie realizzo quanto avevo bisogno di quel contatto, di quel gesto semplice, da ragazzini, che poche volte ho riservato alle puttane con cui sono stato. Non gli ho mai dato peso, non era una cosa che mi eccitava, ma adesso è tutta un’altra storia: qualsiasi cosa di questa donna mi eccita terribilmente. Come può una donna del genere pensare che io possa meritare anche solo un suo bacio, una sua carezza, un suo sorriso?

Gioco con la sua lingua e le succhio il labbro inferiore, mentre la stringo a me, sfiorandole la schiena e i fianchi stretti. Non ce la faccio più, le scopro la coscia con la mano, accarezzando la pelle diafana e immacolata che si ritrova: non indietreggia come l’altra volta, non ha paura. Per un secondo mi viene in mente quello che ha subito da quel testa di cazzo di Qoren Cassel e il fatto che sia morto tra atroci sofferenze mi genera un brivido di piacere che va a mescolarsi con quanto già sto provando. Mi aiuta a sollevare il vestito e se lo toglie, lanciandolo da qualche parte nella stanza e restando solo con la sottoveste.

Le bacio le mani, i polsi, le braccia, le spalle e il collo e la sento gemere e sospirare al mio tocco, provocandomi un senso di appagamento mai visto; quando anche quel pezzo di tessuto se ne va la vedo in tutta la sua immensità.

La guardo, ma quel che vedo mi fa arrestare di colpo: è bianca come un cencio, cerca di coprirsi, si vergogna terribilmente di sé. Capisco a cosa sia dovuto quel comportamento: non è la prima volta che vedo il suo corpo, ci sono ancora molte cicatrici che non se ne andranno mai, ma credo che non potrebbe mai essere più perfetta di così. Questo corpo è la rappresentazione di tutto quello che la vita le ha riservato, tutto quello che ha dovuto passare per poter essere la donna meravigliosa che è. Eppure si vergogna e forse ha anche paura di quello che sta per accadere e, in qualche modo, la capisco. Sarebbe come per me camminare sui carboni ardenti. Le prendo il viso tra le mani, cercando di essere il più delicato e gentile possibile.

<< Non devi avere paura di me, per nessuna ragione al mondo ti farei del male. >>

<< Io... lo so. >>

La vedo sorridermi e la bacio lentamente, cercando di rilassarla e pian piano credo di esserci riuscito. Mi ritrovo davanti i suoi seni prosperosi ma incredibilmente sodi e subito mi attacco ad uno di essi, stuzzicando il capezzolo dell’altro con le dita e provocandole delle scosse di piacere. Nymeria inarca la schiena per farmi aderire meglio e io ne approfitto per prenderla e appoggiarla delicatamente sul letto. Mi levo la camicia e il desiderio che leggo nei suoi occhi mi fa uscire di testa: mi prende i fianchi e inizia a baciarmi il petto e il corpo, per poi sfiorarmi il collo e l’orecchio. La rimetto sdraiata e lentamente le dilato le gambe: mi sembra irrigidirsi e cerco il più possibile di farla calmare, cerca di sorridermi ma vedo che è tesa e nervosa, ha paura che possa farle del male.

<< Non ti farò del male, te lo prometto. Questa cosa ti piacerà. >>

E scendo col viso tra le sue cosce, baciando dapprima le gambe e poi focalizzandomi sulla sua intimità: mi muovo lentamente, più di quanto mi sia umanamente possibile cazzo, visto che se fosse per me la sfonderei a colpi di minchia, ma vederla godere è qualcosa che mi appaga più di ogni chiavata possibile immaginabile.
Mi concentro su un particolare fascio di nervi che le provoca più piacere rispetto che altrove, come è giusto che sia, e ci gioco con la lingua e con le dita, dilatandole meglio le gambe per avere più spazio.
Nymeria ansima, il suo bacino segue i movimenti della mia lingua e i gemiti si fanno sempre più forti; sento una delle sue mani che si intreccia alla mia, mentre con l’altra mi stringe i capelli senza farmi male. La cosa che più amo di questa situazione è che sta gemendo come una dannata ma non è solo sesso, i gesti che fa sono dolci e romantici; è molto diverso rispetto a quando stavo con le puttane: non c’erano sorrisi, mani intrecciate, coccole; c’era solo sesso e violenza.

Mi rendo conto che sta per venire, ma non voglio che avvenga in questo modo. Mi stacco e la guardo: come cazzo è possibile che sto per scoparmi qualcosa di così bello? Come fa a voler scopare con me?
Non è il momento di porsi domande esistenziali: mi levo i pantaloni e la mia virilità spunta fuori, rigida come un segugio sull’attenti. Mi avvicino a lei, stendendomi sopra e baciandole l’orecchio.

<< Sei certa che sia quello che vuoi? >>

Scosta il viso e mi guarda, gli occhi languidi e passionali come mai li ho visti.

<< Non voglio essere di nessun altro che tua, Sandor. >>

Dal modo in cui me lo dice non ci penso due volte: le dilato ulteriormente le gambe e prendo la mira, avvicinandomi alla sua intimità; sono in procinto di entrare quando sento la sua mano sul mento che mi fa alzare lo sguardo su di lei.

<< Guardami. >>

E così faccio. Temevo di non riuscire al primo colpo ma entro in lei, lentamente, dolcemente, più di quanto pensassi; il viso di Nymeria si contrae in una smorfia di dolore, nonostante fosse ben bagnata.

<< Piano. >>

E la ascolto, non vorrei mai farle del male. Per la prima volta mi rendo conto che mi preoccupo che non senta male, che stia bene e che sia felice in questo momento, con me; è una gentilezza che non ho mai riservato a nessuna donna. Mi muovo lentamente mentre sono dentro di lei, finché la smorfia di dolore non cessa e ricominciano i gemiti; solo gli Dei sanno quanto mi fanno impazzire i suoi cazzo di versetti di piacere. Il ritmo diventa più veloce, spingo più forte, vado più in profondità: Nymeria tiene una mano sulla mia nuca e una sulla mia spalla, come per puntellarsi; le sollevo una gamba facendola aderire alla mia schiena e la vedo godere di più. Anche io sto godendo cazzo, vorrei che questo momento non finisse mai, le unghie che mi pianta nella pelle dovrebbero farmi male, ma non fanno altro che eccitarmi di più. Mi tira verso di sé e mi bacia, leccandomi mentre la sbatto ormai con violenza, facendo tremare le mura del palazzo.

<< Sandor… >> sollevo lo sguardo su di lei, senza fermarmi. Ma non dice altro, mi aspetto altre parole che non arrivano.
Mi viene da sorridere.

<< Finalmente ho trovato il modo di zittirti una volta per tutte. >>

Ridiamo insieme e raggiungiamo il culmine poco dopo, a pochi istanti l’uno dall’altro.

Mi stravacco accanto a lei, a pancia in su, rilassato come non mi capitava da anni, e vedo Nymeria raggomitolarsi vicino a me: mi rendo conto di quanto sia piccina, non è tanto più giovane di me ma è bassa e delicata come un fiore appena colto. Le cingo un braccio attorno alle spalle, mi sorride mentre mi guarda, sistemandomi i capelli attorno alla cicatrice: credo di non aver mai visto una cosa tanto bella.

Restiamo in silenzio a guardarci per un po’, ma poi distolgo lo sguardo. Sono felice, contento e appagato, ma una strana morsa mi prende allo stomaco; mi rendo conto di essermi forse lasciando andare troppo con lei, mi sono rammollito troppo. Non è una con cui ho fatto una scopata e via, è molto di più per me: capisco che non voglio che se ne vada, che l’idea di perderci di vista mi fa male, la sua assenza mi fa male.

<< Sandor, è tutto ok? >>

Eccola, immancabile. Come stracazzo fa a sapere sempre quando è il momento più inopportuno per parlare? Mi volto e cerco di sorriderle sinceramente.

<< Certo, perché? >>

<< Menti. >>
La guardo sorpreso.

<< Scusa? >>

<< Cosa c’è che non va, te lo leggo in faccia. >>
Sbuffo spazientito.

<< Sei irritante quando fai così. >>

<< Così cosa? >>

<< Quando parli a sproposito e pensi di sapere le cose, tu non sai proprio un cazzo. >>

Mi alzo di scatto e mi siedo a bordo del letto, dandole le spalle. Non ho voglia di affrontare il suo sguardo di disapprovazione, non voglio affrontare l’argomento, non voglio parlare. Sarebbe stato tutto più facile se di lei non me ne fregasse un cazzo. Invece no, sono stato capace di complicare anche questo. Mi prenderei a calci da solo.
Sento Nymeria muoversi nel letto, si avvicina a me e si appoggia alla mia schiena, senza abbracciandomi o baciarmi, ma semplicemente restando appoggiata a me. Respiriamo all’unisono per un po’ senza guardarci o parlarci.

<< Voglio solo che tu sappia che puoi fidarti di me, puoi dirmi se qualcosa non va. >>

<< A che scopo, a che scopo fidarmi di te? >>
E sta zitta. L’ho zittita di nuovo, cazzo.

<< Quale è il tuo problema, Sandor Clegane?! >>

Mi volto di scatto a guardarla, sorpreso dal tono arrabbiato nella sua voce.

<< Ti ho detto che sono sempre stata sincera con te, che non ho mai fatto niente per pura cortesia ma è sempre stato tutto autentico; ti ho detto che per me sei qualcosa di più di una nuvola di passaggio, ti ho detto che mi sei entrato nel cuore! Ti ho detto che non voglio stare senza di te, ma a te non basta!
Ti ho aperto il cuore e non ti basta! Cosa devo fare con te? Perché non ti basto? >>

La guardo atterrito.   

<< Non mi basti?! >>

Ma che cazzo ha capito di me?

<< Nymeria, tu sei l’unica cosa bella della mia vita, l’unica cosa che non voglio perdere, l’unica cosa per la quale ho voglia di sorridere e di essere migliore di quello che sono. Non hai la più pallida idea di quanto tu mi renda migliore, di quanto io mi senta migliore con te. Sei dentro di me Nymeria, sei la parte migliore di me.
Bastarmi?! Sei molto più di quanto io non potrei mai meritare in una vita intera. E non capisco come tu possa stare con uno come me; se solo sapessi le cose orribili che ho fatto nella mia vita. >>

<< Abbiamo tutti delle parti di noi che non ci piacciono, che ci fanno desiderare di essere diversi. Io non giudico una persona in base a quanti errori ha commesso, ma a come si comporta in relazione a quegli errori, a quanto voglia rimediare, a quanto desideri non ripeterli. Tu hai fatto degli errori nel tuo passato, come chiunque, ma ora sei diverso: sei una persona con un grande cuore, ed è tutto quello che riesco a vedere quando ti guardo. >>
Mi colpisce quello che mi dice e, ovviamente, non so che risponderle.

<< Di cosa hai paura, Sandor? >>

<< Che sia un’altra illusione del cazzo, che prima o poi ti romperai i coglioni di me, che guarderai in faccia la realtà e capirai di volere di meglio. >>
Butto fuori tutto senza guardarla, al che mi prende il mento con le mani e lo gira duramente verso di sé, arrabbiata.

<< Io sto guardando in faccia la realtà. Sei tu la mia realtà e voglio che tu lo sia ancora per molto tempo. E so anche che lo vuoi pure tu, quindi piantala di fare il mastino e inizia a comportarti da uomo, prendi in mano la tua vita e affronta i tuoi sentimenti! >>
 


Mi giro completamente verso di lei: sono atterrito dalla durezza delle sue parole, ma mentre in altre occasioni mi avrebbe fatto incazzare, ora sono calmo, so perfettamente cosa fare. La prendo e me la metto sulle gambe, restando seduto sul letto e guardandola a lungo.

<< Mi sono innamorato di te, Nymeria. >>

Le sue mani finiscono sul mio viso: non c’è niente al mondo che mi calmi più di quel gesto così semplice e così delicato.

<< Allora posso restare ancora un po’, prima di tornare a Starfall. >>

Mi dice sorridendomi, intanto che mi accarezza.

<< Resterai finché le rose smetteranno di fiorire e i tuoi occhi non saranno più del colore del vino. Questo palazzo sarà sempre anche il tuo. >>

Mi bacia delicatamente, assaporando ogni istante e staccandosi lentamente, restando vicina al mio viso.

<< Questo potrebbe essere più di un palazzo, Sandor. >>

La guardo confuso ed ella mi sorride di rimando.

<< Potrebbe essere la tua casa. >>



 
NOTE DELL'AUTRICE
Ed eccoci alla "quasi-fine" della storia, che tristezza :(

Ho voluto dare enfasi alla mancanza di fiducia di Sandor nei confronti di tutti, di Nymeria ma anche di sé stesso, come se avesse fatto fatica ad ammettere i propri sentimenti. Inoltre, nel finale, ho pensato che sarebbe stato carino parlare di Clegane's Keep come una nuova casa, una VERA casa stavolta, non più un ammasso di sassi dove si annidano brutti ricordi, ma qualcosa di più. Credo che sia un finale che dia molta speranza, sebbene non sia quel genere di conclusione stile Disney rose e fiori; in ogni caso il vero finale lo vedrete nel prossimo capitolo.
Lo farò meglio nell'epilogo, ma ci tengo a ringraziare, come sempre, tutti coloro che hanno letto, seguito e recensito questa storia, così come ringrazio tutti coloro che recensiranno anche stavolta (siate numerosiiii). 
Alla prossima :)
M
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: DameVonRosen