Lost souls
Leaving his dreams and family
Leaving the life behind
Searching his will and searching his hope
searching the peace of mind
off to the valley off
to the shore
off to the seven seas
wandering man and wandering
soul
wander in land of
dreams.
(“Lost
soul” – Amberian Dawn)
Il
primo osso di Inadu era stato finalmente trovato: Vincent aveva scoperto che
era stato usato per creare la lama di Papa Tunde,
pertanto era già in possesso dei Mikaelson senza che loro nemmeno lo sapessero.
Adesso, però, non si poteva più fingere di non sapere.
Era
giunta l’ora, per uno dei custodi, di prendere il malefico oggetto e lasciare
New Orleans. Si doveva decidere chi sarebbe stato il primo custode e per questo
si stava tenendo una riunione nel patio di villa Mikaelson, in presenza di
tutta la famiglia e di Vincent, Marcel, Tristan e Davina.
Chi
sarebbe stato il primo a sacrificarsi e a partire?
Come
sempre a sproposito e con voce insolente e pungente, intervenne Hayley.
“Tristan
De Martel si è offerto volontario per essere uno dei custodi, no? E voi avete
applaudito la sua generosità” disse,
brusca. “Dunque ritengo che dovrebbe essere lui il primo custode, per dare alla
famiglia Mikaelson il tempo e il modo di organizzarsi e cercare le altre ossa.”
Elijah
si irrigidì, innervosito dalle parole della ragazza. Negli ultimi tempi gli
atteggiamenti e il modo di fare di Hayley lo irritavano sempre di più e si
chiedeva come avesse potuto non accorgersi prima di quanto fosse inopportuna,
petulante e presuntuosa.
E
lui che aveva creduto che potesse essere la persona giusta, la donna che lo
avrebbe salvato e che gli avrebbe offerto una vita normale e serena! Come aveva
potuto, anche solo per qualche istante, metterla sullo stesso piano di Tatia o di Gia? Era giunta l’ora
di rimetterla al suo posto e di farle capire che, per quanto fosse una
Mikaelson in quanto madre di Hope, non poteva permettersi di dare certi
suggerimenti.
Stava
già per alzarsi dalla poltrona e far presente alla giovane donna che non spettava
certo a lei prendere simili decisioni quando qualcuno, a sorpresa, lo
precedette.
“Io
e Davina ne abbiamo parlato” intervenne Kol. “Voglio essere io il primo dei
custodi: prenderò la lama di Papa Tunde e partirò con
la mia ragazza per San Francisco.”
Il
giovane vampiro si voltò verso la fidanzata, le prese la mano e i due si
sorrisero, in pieno accordo.
“Sei
sicuro di ciò che dici?” gli domandò Vincent.
“Come
ho detto, ne ho parlato a lungo con Davina e avevamo deciso già da tempo che
saremmo stati noi i primi a partire” rispose deciso Kol. “Del resto viviamo per
conto nostro da più di un anno e allontanarci da New Orleans non sarà un
problema per noi, ciò che conta è che possiamo stare insieme.”
“Penso
che la tua decisione sia molto saggia e generosa e mi fa piacere vedere che sei
finalmente cresciuto e pronto a prenderti le tue responsabilità” commentò Freya
con un sorriso. “Questa separazione causerà molto dolore a tutta la nostra
famiglia e l’unico modo per sopportare un simile sacrificio è… non essere soli
a compierlo. Non sappiamo per quanto tempo dovremo stare lontani, forse perfino
anni. Sarà meno difficile affrontare questa lontananza se ognuno avrà accanto
qualcuno che ama, com’è per te e Davina.”
Gli
altri annuirono in silenzio. Rebekah, non vista, lanciò un’occhiata a Marcel:
il suo segreto desiderio era che lui si dichiarasse disposto a seguirla quando
fosse toccato a lei essere la custode, ma non poteva chiederglielo sapendo
quanto avesse lottato e sofferto per la sua città. Se, però, lui lo avesse
detto spontaneamente…
Klaus
non aprì bocca, ma il suo volto si fece ancora più truce: le parole di Freya
erano giuste, certo, ma cosa ne sarebbe stato di uno come lui, che non aveva
nessuno accanto e che si sarebbe dovuto separare dalla famiglia e da sua figlia
per un tempo infinito? Ancora una volta sarebbe toccato a lui un destino di
solitudine, dolore e rimpianti, come sempre…
“Molto
bene” disse Vincent, dopo aver osservato i presenti uno dopo l’altro. “Kol
prenderà la lama di Papa Tunde e partirà con Davina
per San Francisco. Devo ammettere che non mi aspettavo tanta disponibilità da
parte tua, Kol, evidentemente la vicinanza di Davina ti sta davvero cambiando.”
Kol
sorrise, stringendo la mano della ragazza. In realtà per lui non era affatto un
sacrificio, aveva subito troppe delusioni e rifiuti da parte dei suoi fratelli
e, già da molto tempo ormai, considerava Davina la sua vera famiglia.
“Spero
che anche gli altri si stiano preparando allo stesso modo al loro ruolo di
custodi” concluse poi lo sciamano. “Ho ricevuto informazioni riguardo ai luoghi
in cui dovrebbero trovarsi almeno due delle tre ossa rimanenti e nei prossimi
giorni ci organizzeremo per andare a cercarle. Pertanto, è necessario che
almeno due dei tre custodi siano pronti a una partenza imminente così come lo è
stato Kol.”
“Io
sono pronto, in effetti” rivelò Tristan, lanciando un veloce sguardo di sfida a
Hayley. Quella cagnetta rognosa credeva
davvero di averlo preso in contropiede, prima, con la sua proposta fuori luogo?
Ancora una volta le avrebbe fatto fare la figura della bambina sciocca e
capricciosa che era in realtà… “Io e mia sorella abbiamo acquistato una villa a
Marsiglia e ci trasferiremo là con l’osso di Inadu non appena sarà ritrovato.”
Elijah
trasalì. Certo, sapeva che quel momento sarebbe arrivato, prima o poi. Lui
stesso aveva partecipato alle ricerche delle ossa insieme a Freya, Vincent e
Marcel.
Eppure
non si sentiva pronto a lasciar partire Tristan, non ancora…
Sapeva
che sarebbe potuto andare a trovarlo ogni volta che avesse voluto, ma sapeva
altrettanto bene che i suoi doveri a New Orleans non lo avrebbero lasciato
libero di muoversi tanto facilmente. Se Tristan fosse partito, chissà per
quanto tempo non avrebbe avuto occasione di andare da lui.
Non
voleva che Tristan fosse il prossimo custode, ma non poteva nemmeno dirlo
davanti a tutti.
“Questa
è una buona cosa” commentò Vincent, soddisfatto. “Come ho detto, altre due ossa
potrebbero essere ritrovate nei prossimi giorni ed è un bene che ci sia già un
altro custode pronto alla partenza. Adesso io e Marcel torneremo in città e ci
informeremo più dettagliatamente, poi vi faremo sapere quando sarà il momento di
organizzare una nuova ricerca.”
Detto
ciò, lo sciamano e il vampiro lasciarono il palazzo. Kol prese la lama di Papa Tunde e, dopo che lui e Davina si furono congedati da tutti
gli amici e i familiari, se ne andarono per organizzare i preparativi per la
partenza.
Freya
si accorse della delusione di Rebekah e le si avvicinò, parlandole a bassa
voce. Udite le parole della sorella, la giovane vampira parve illuminarsi e la
seguì nelle sue stanze, evidentemente motivata da ciò che la donna le aveva
detto.
Klaus
appariva irritato e nervoso.
“Molto
bene” disse, caustico. “Visto che il mio destino sarà quello di un esilio in
solitudine, poiché non ho nessuna persona cara che potrà accompagnarmi nei
luoghi dove dovrò recarmi, posso perlomeno usare questi ultimi giorni per
trascorrere più tempo con mia figlia?”
Hayley
era rimasta silenziosa e imbronciata per l’esito della riunione e ancora di più
si era risentita perché, di nuovo, Tristan aveva dimostrato di essere un passo
avanti a lei, dichiarandosi pronto a partire come secondo custode. Alle parole
di Klaus, però, si riscosse.
“Ma
certo, Klaus. Anzi, avevo pensato che potremmo passare il resto del pomeriggio
con Hope, magari al cinema e poi a mangiare qualcosa tutti e tre insieme”
propose. “E’ giusto anche per lei trascorrere più tempo possibile con te.”
Le
parole di Hayley parvero avere un buon effetto su Klaus, che si rischiarò in
volto e si alzò dalla poltrona con un sorriso, rasserenato dalla prospettiva di
passare un’intera serata insieme a Hope.
Nel
patio rimasero soltanto Tristan e Elijah.
Il
sole stava tramontando e la sua luce color miele accendeva di riflessi
malinconici il grande spazio aperto.
Elijah
non aveva aperto bocca per tutta la durata della riunione e anche allora
restava in silenzio, immerso nelle sue cupe riflessioni. Non poteva esprimere
quello che realmente avrebbe voluto dire e per questo preferiva il silenzio.
Fu
Tristan il primo a riscuotersi. Si alzò dal suo posto e rivolse lo sguardo
verso i piani superiori del palazzo, dove si trovava il suo piccolo
appartamento.
“Secondo
quanto ha detto il signor Griffith, sembra proprio che dovrò iniziare anch’io a
preparare le mie cose” disse.
Elijah
non rispose e non si mosse.
Il
giovane Conte si strinse nelle spalle e iniziò a salire le scale che lo
avrebbero condotto al suo appartamento. Entrandovi, si guardò intorno con fare
malinconico. Il salottino e la camera che gli erano stati riservati erano
luminosi, eleganti e arredati con gusto e lui sarebbe stato felice di potervi
restare per sempre. Quelle stanze erano state un dono di Elijah per lui, per
farlo vivere a villa Mikaelson mantenendo comunque la sua privacy. In fondo al cuore, Tristan aveva sempre saputo che ciò non
sarebbe potuto durare e adesso scopriva di aver ragione, come al solito.
Quanto
gli seccava avere sempre ragione…
In
realtà non aveva molto da preparare, le sue cose erano solo in parte
nell’appartamento e altre ne aveva lasciate a Davilla Estate. Era stata solo
una scusa perché non riusciva più a stare nel patio, da solo con un Elijah
silenzioso e cupo che, ancora una volta, non aveva intenzione di difenderlo, di
scegliere lui, di dichiarare davanti a tutta la famiglia che lo avrebbe seguito
a Marsiglia.
Che
sciocco era, dopo tanti secoli non aveva ancora capito?
Elijah
non avrebbe mai scelto lui, non lo
avrebbe mai messo prima del legame
che aveva con la sua famiglia. I fratelli, le sorelle, Hope e anche l’odiosa
Hayley sarebbero sempre venuti prima di lui.
Quando
il vampiro Originale lo raggiunse nel piccolo appartamento, lo trovò seduto sul
letto. Non aveva fatto la valigia, non aveva neppure raccolto i suoi libri o i
suoi vinili.
Non
sembrava affatto qualcuno pronto a partire da un giorno all’altro.
Elijah
chiuse la porta e si avvicinò a lui.
“Non
sei costretto, Tristan” gli disse. “Nessuno ti obbliga a diventare uno dei
custodi.”
Il
giovane scrollò il capo.
“Non
è questo il problema, mi sono offerto di farlo spontaneamente e non me ne
pento” replicò.
“Allora
cos’è che ti turba?”
“Niente…
o meglio, niente a cui si possa porre rimedio” ribatté Tristan con un
sorrisetto amaro. “Non stavo pensando a ciò che succederà nei prossimi giorni,
quanto a quello che ho già perso e che non potrà più ritornare. Ma erano solo
sciocchezze…”
“Non
credo proprio” affermò il vampiro Originale, sedendosi sul letto accanto alla
sua creatura. “Se non è il pensiero di partire a rattristarti, allora cos’è?”
Tristan
cercò di assumere un tono leggero, ma non riusciva a guardare in faccia il suo
Sire e continuava a fissarsi la punta delle scarpe.
“A
volte mi chiedo come sarebbe stata la mia esistenza se tu… se tu avessi fatto
ciò che ci si aspettava da te” rispose. “E’ soltanto una futile curiosità, però
mi capita di domandarmelo. Se mi avessi portato con te dopo avermi trasformato,
se fossi stato davvero il mio Creatore, educandomi e guidandomi a diventare il
vampiro che sarei potuto essere… come sarebbe stata la mia esistenza?”
Il
tono del ragazzo cercava di essere colloquiale, ma Elijah ne sentì tutta l’amarezza
e la tristezza.
Non
era difficile sentirle, perché era esattamente ciò che aveva provato lui udendo
le parole di Tristan.
Come
sarebbe stata l’esistenza di entrambi
se lui avesse preso una decisione diversa, se avesse sacrificato qualcun altro
come esca per Mikael e avesse portato con sé la sua prima creatura, un ragazzo
corrotto e malvagio, sì, ma dalle immense potenzialità, coraggioso, astuto,
ambizioso, colto e raffinato? Che cosa mai sarebbe potuto diventare Tristan De
Martel, un diamante grezzo, educato e guidato da lui? Che cosa sarebbe stata la
Strix se avesse avuto come leader quel giovane prodigio senza le efferatezze e
le perversioni che lo avevano contraddistinto per secoli? E… come sarebbe stata
la vita di Elijah con la sua creatura accanto, facendo di lui il compagno
perfetto, addestrandolo e guidandolo così come aveva fatto con Gia e rinsaldando ancora di più il loro legame?
Tristan
non sarebbe mai diventato una minaccia per i Mikaelson, ma anzi ne sarebbe
stato il più valido e affidabile alleato. Sarebbe stato il suo amante fin dal
principio ed Elijah non avrebbe mai provato quel vuoto, quella solitudine che
lo aveva spinto a cercare rapporti improbabili come quello con Hayley.
Avrebbero imparato insieme a vivere la vita di vampiri colti, potenti ed
eleganti, godendo di tutto ciò che il mondo poteva offrire loro e creando una
stirpe di vampiri superiori, una vera Strix elitaria come Elijah l’aveva
sognata.
In
un lungo momento Elijah si vide scorrere davanti agli occhi mille immagini di
un’esistenza completa, serena, appagata, in cui nulla sarebbe mancato né a loro
due né alla sua famiglia. Un’esistenza in cui lui non sarebbe mai stato
chiamato a scegliere tra la famiglia e Tristan.
Un’esistenza
in cui non si sarebbero mai dovuti separare, in cui non ci sarebbero stati il
dolore, l’angoscia, lo strazio della condanna di Tristan, le infinite
difficoltà che adesso li allontanavano.
Un’esistenza
che lui aveva rifiutato mille anni prima e che, qualunque cosa facesse adesso,
non avrebbe mai potuto recuperare.
Mentre
una morsa gelida e dolorosa gli stringeva il cuore, Elijah comprese che
nessuno, mai, avrebbe potuto restituire loro i secoli che avevano perduto per
amarsi e per costruire la loro vita insieme.
E
tutto perché lui, quella notte, aveva fatto una scelta…
Una
scelta di cui ancora adesso, dopo mille anni, entrambi pagavano il prezzo.
Addolorato
e sconvolto, Elijah si buttò addosso al giovane Conte, baciandolo con
disperazione e avidità, divorando la sua bocca morbida e accogliente mentre si
spogliava frenetico e strappava i vestiti di dosso alla sua creatura. Niente e
nessuno avrebbe mai restituito loro tutto ciò che avevano perso e il vampiro
Originale sentiva ancora più impellente l’urgenza di non sprecare nemmeno un
istante di quello che potevano ancora avere. Tristan era lì, c’era per lui, e
lui lo voleva come non aveva mai desiderato nulla in tutta la sua esistenza.
Baciare e divorare la bocca e il corpo liscio del ragazzo, riempirsi del suo
sapore e del suo odore, entrare in lui fino ad annullare completamente ogni
confine tra i loro corpi e diventare uno, perdere ogni coscienza dello spazio e
del tempo aderendo totalmente a Tristan, fondendo le loro carni, questo era
tutto ciò che Elijah bramava ardentemente. Nei lunghi e ripetuti amplessi con
il suo giovane amante, nei baci infiniti e profondi, nelle spinte sempre più
intense accompagnate da ondate di piacere senza fine, tra gli ansiti e i gemiti
confusi e le frasi spezzate di entrambi, Elijah si perse e si ritrovò mille e
mille volte ancora, comprendendo una volta di più che soltanto in Tristan
avrebbe trovato pace, serenità, la completezza del suo essere.
Adesso
e per l’eternità, contro ogni ostacolo.
FINE