Si sentiva un mostro, ma una parte di lui era segretamente sollevata.
Camille gli aveva garantito che sarebbe andato tutto bene, ma Alec aveva un groppo alla gola che non riusciva a spiegarsi.
Suonò e gli aprì Magnus, e subito il suo ragazzo gli apparve più spento, meno euforico del solito nonostante la vestaglia giallo canarino e il glitter spalmato abbondatemente sul viso.
Alec corse ad abbracciarlo, ma non ricevette altro che una stretta fredda, e sedendosi avvertì lo il rancore negli occhi da gatto dello stregone, la cui pelle stava diventando gradualmente grigiastra.
Il giovane cenò velocemente, e si diresse in camera aspettando che lo stregone lo raggiungesse. Magnus arrivò di soppiatto, e strinse Alec con le poche forze che gli erano rimaste. Tutto stava invecchiando in lui, anche gli occhi non esprimevano la minima vitalità e il viso aveva ormai un aspetto cinereo.
Prima che Alec potesse aprire bocca, Magnus disse “Mi dispiace Alexander, ma pensavo sapessi già le conseguenze”, e un attimo prima di dissolversi sussurrò “Aku cinta Kamu”, e in pochi secondi, polverizzandosi, sparì nel nulla.