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Autore: AcquaSaponePaperella    29/12/2017    1 recensioni
Tra gli spiragli dei rami del cespuglio riesce a scorgere la sua figura.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Comincia a concentrarsi su un punto fisso, in tal caso una fogliolina appena caduta dall'albero e posatasi al suo fianco, in modo da ricordare a se stesso di averne molte altre sotto di sé da non dover in alcun modo far scricchiolare.
Si ritiene fortunato nell'aver trovato rifugio dietro un cespuglio dai rami pungenti: almeno il pensiero del dolore che gli avrebbero procurato le spine se solo avesse osato il minimo movimento lo costringe a rimanere fermo.
È abituato da tempo immemore ormai a scovare i nascondigli più disparati e mantenere posizioni sempre più rigide e stancanti.
Ciò che lo preoccupa non è il controllo del movimento del corpo, bensì del respiro.
Non tanto per paura di essere scoperto -dubita che possa venire sentito- quanto per la paura di non avere più fiato in seguito.
Il freddo poi non aiuta di certo, anzi, forse il problema deriva proprio dal continuo inalare troppa aria fredda che lo rende ancora più spossato.
La testa, senza che possa rendersene conto, comincia a dondolare avanti e indietro, la ghiaia scivolosa che gli si appiccica addosso -anche se non se ne cura più di tanto- le palpebre pesanti per il grande forzo di assottigliare lo sguardo sulla foglia.
Sono riusciti a rendergli insopportabile anche quella stagione e quel freddo che tutto sommato non gli sono mai dispiaciuti poi così tanto.
Molti anni dopo sarebbero riusciti a fargli odiare persino la stagione opposta e il caldo, che come il freddo in quel momento, gli avrebbe ugualmente smorzato il respiro: correre da un bosco in fiamme avvolto dal fumo non è di certo una passeggiata.
Ma quello che sarebbe successo da lì a molti anni dopo ancora non può saperlo; in questo momento quello che sa è che ne è passato di tempo da quando si è nascosto dietro quel cespuglio, ma non riesce a capire se è più prudente rimanere ancora lì o se è libero di andare.
I cinque sensi all'erta, decide di mettere in pratica la sua specialità, quella tattica che avrebbe insegnato più avanti anche a qualche altra sua conoscenza: senti la foresta.
Un leggero venticello si libra tra i rami spogli e ghiacciati che si intrecciano l'un l'altro, il muschio che dall'alto percorre il tronco congelandosi pian piano fino ad arrivare alle radici, che sembrano sprofondare ancora di più nel terreno. Una sottile nebbia avvolge nel suo abbraccio, uno ad uno, tutti gli alberi, che sembrano sussurrargli di aspettare.
Sobbalza leggermente, quando percepisce una presenza.
Lo scricchiolare forte delle foglie gli provoca fastidio per non avere la possibilità di fare lo stesso anche lui con quella fogliolina che rimane sempre lì, al suo fianco.
Tra gli spiragli dei rami del cespuglio riesce a scorgere la sua figura.
Non si era mai trovato così vicino, prima di allora.
Si sta allontanando lentamente lungo il sentiero, la nebbia fitta rende la sua immagine ancora più vaga e indefinita. Un effimero sollievo quando capisce che è da solo: se ci fossero stati anche loro, l'avrebbero fiutato e l'avrebbero scovato prima che potesse anche solo tentare una via di fuga.
Aguzzando ancora di più la vista, nota che ha qualcosa che non riesce ad identificare, con cui produce uno strano rumore, che si ripete più volte e gli urta l'udito.
Il rumore è simile al continuo scricchiolare delle foglie, questa è la sua prima impressione, ma diverso. Molto meno naturale.
Forse, osa pensare, è ancora peggio dell'altro più familiare rumore, quello forte e secco, che ormai si sente in parti diverse del bosco, in giorni e momenti diversi, senza conoscere come viene prodotto -ha il breve guizzo di una strana sensazione quando immagina che forse, chissà, la fonte di ciò è proprio quella strana cosa che la figura ha in suo possesso-, ma conoscendo purtroppo quello che provoca, quello che si trova dopo, quando la foresta ritorna nel più completo e assoluto silenzio.
Aveva sentito quel familiare rumore, poco fa, prima di riuscire a nascondersi, e ricordare questo particolare lo scuote ancora più di quanto non faccia il venticello con i rami.
Mentre la figura prosegue nel solitario cammino, il nuovo e strano rumore continua a riecheggiare fino a quando non si placa del tutto.
La nebbia ancora non si dirada, tuttavia adesso gli alberi sembrano sussurrargli di essere libero di uscire dal nascondiglio.
Non se la sente di calpestare la fogliolina, né tutte quelle che sono rimaste sotto di lui -il loro scricchiolare gli avrebbe ricordato troppo il rumore udito prima-, perciò si alza piano, senza compiere movimenti troppo bruschi.
Mentre si scrolla di dosso il fango, cercando di recuperare anche sensibilità al corpo, avverte all'improvviso posarsi su di lui un freddo diverso.
Comincia ad emettere vari sospiri che si tramutano in nuvolette di vapore: adesso sì che può riprendere a respirare come si deve.
I fiocchi di neve continuano a scendere, mentre la nebbia si mescola con loro, creando un'atmosfera di sospensione dello spazio e del tempo.
I suoi ricordi lo portano a lei. Lei che quel giorno tanto lo decantava come una guida.
Di cosa, poi? Dove sono tutti? Sono riusciti a mettersi in salvo anche senza di lui?
E lei? Lei è riuscita a proteggere se stessa e...
Il pensiero questa volta va a quella piccola figura che stava vicino a lei quel giorno, quella piccola figura a cui lui veniva presentato da lei con quell'importante titolo che, oggi più che mai, sente di non meritare.
Lo ricorda ancora il loro fugace incontro. Loro avevano guardato lui e lui aveva guardato loro.
La distesa adesso è completamente bianca, così come gli alberi sembrano ancora continuare a sussurrargli, questa volta, una parola, che non riesce a captare subito.
Un sussurro in lontananza, appena accennato, che gli sembra così lontano, per poi sentirlo avvicinarsi sempre di più. Si risveglia all'improvviso dal suo momentaneo torpore.
Possono gli alberi gridare in questo modo?
L'ha sentita. In mezzo al bosco. Una vocina.
<< Mamma! Mamma! Ma... >>
Si ferma di colpo, non appena lo vede, trattenendo il fiato.
Vorrebbe tanto dirgli di non trattenerlo, al ricordo della sua appena passata vicenda.
È cresciuto. È come se lo ricordava quando l'aveva visto per la prima volta, ma è cresciuto.
Subito gli viene in mente di paragonare la sua espressione di stupore di quel giorno a quella che ha adesso: oltre alla sorpresa di quella volta, coglie adesso nel suo sguardo anche la confusione.
Sembra che sia un altro loro primo incontro.
Solo loro due però.
Ritorna con il pensiero indietro di qualche istante, a quando era nascosto dietro il cespuglio, a quando si era ricordato per un momento di aver udito l'odiato e familiare rumore, poco prima di riuscire a trovare riparo.
Ad un tratto gli sembra di non sentire più il freddo della neve, ma di nuovo quello pungente, più pungente delle spine, provato poco fa, dietro il cespuglio.
Però questa volta non può più nascondersi. Non da lui.
Lui, che molti anni dopo avrebbe meritato il suo importante titolo -il motivo per cui lo guardava allora e lo guarda tutt'ora con ammirazione e rispetto-, molto più di lui.
Lui, che molti anni dopo avrebbe salvato tutti da un bosco in fiamme avvolto dal fumo.
Ma quello che sarebbe successo da lì a molti anni dopo ancora non può saperlo; in questo momento quello che sa è che gli avrebbe insegnato a sentire la foresta.
<< La tua mamma non tornerà mai più. >>
Segue solo un breve silenzio, durante il quale aleggiano ancora le parole appena dette.
La tiepida lacrima che scende dall'occhietto del cerbiatto gela il Grande Principe della Foresta ancora più della bianca neve che scende dal cielo.
Dopodiché, finalmente, il calore della neve si fa nuovamente sentire, piano piano.
Il silenzio viene sciolto da un sussurro: << Vieni, figlio mio. >>

   
 
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