29/12/2017
1 recensioniHo ascoltato a manetta questa canzone durante la stesura ;)
We’ll bleed and fight for you, we’ll make it right for you
If we lay a strong enough foundation
We’ll pass it on to you, we’ll give the world to you
And you’ll blow us all away
Era la prima volta che vedeva Dea Atena reincarnata così vicina. Aveva pochi giorni di vita, ne erano passati pochi da quando il sommo Shion l’aveva presentata ai Gold Saint sotto la statua.
Era piccina. Faticava a credere che quella fosse la possente divinità destinata a condurre lunghe e difficili guerre, eppure era lì nella culla davanti a lui. Era sveglia, lo osservava attenta da quando era entrato.
Lui aveva già tanti fardelli e responsabilità. Doveva sicuramente essere altrove, a svolgere qualche compito o ad approfondire i suoi studi, ma gli era stato permesso di fare visita alla dea in quella stanza che sembrava essere diventata una culla tra morbide tende bianche e i sacri ulivi. Il sole filtrava attraverso il tessuto e rendeva l’atmosfera quasi come quella di un sogno, una realtà morbida e ovattata tanto diversa dalla realtà grezza e spietata del Santuario.
Aiolos si avvicina ancora di più alla culla, appoggia la mano sul bordo. Atena era così piccola e così all’apparenza fragile, così bisognosa di protezione da fargli stringere il cuore. Lui era a sua volta giovane, aveva un fratello di cui prendersi cura, comprendeva perfettamente che la dea aveva una legione intera a sua protezione. Nessuno le avrebbe fatto del male, di quello non doveva preoccuparsi.
Doveva limitarsi a onorarla, a proteggerla come tutti i Saint. Era quello il suo compito, eppure più la osservava e più aveva il desiderio di prenderla tra le braccia e cullarla fino a farla addormentare. Un pensiero indegno, che non doveva neppure concepire. C’erano le ancelle ad occuparsi di lei, non era un qualcosa che spettava a lui. C’era il divino Shion, il diretto responsabile della futura educazione di Atena, una carica a cui lui aveva deciso di rinunciare.
Atena lo guarda, continua a guardarlo con quei suoi grandi occhi blu, gli tende a fatica la piccola mano. Sembra voler afferrare qualcosa che pare abbia attirato la sua attenzione, la sua mano sul bordo della culla. Esita, ma decide di porgergliela. La neonata esulta nell’afferrare il suo indice che a malapena riesce a tenere con la sua morbida manina, ma sembra parecchio compiaciuta della sua piccola conquista. Gli viene spontaneo sorridere nel vederla quasi analizzare la sua mano, più grande e già più callosa della sua. Così piccola ma così piena di iniziativa, una vera dea della strategia bellica.
Si sente tirare la mano e asseconda il suo desiderio, Atena avvicina la mano a sé e la prende tra le sue manine, continuando senza fermarsi lo studio di quella cosa che non aveva mai visto. Le donne che la circondavano non avevano mani così, erano lisce e bianche, non sapevano di fatica e di sole. Era un qualcosa di nuovo, inaspettato.
Aiolos la vede sorridere di nuovo, quasi come se stesse tirando le somme della sua considerazione, e tornare a guardarlo. Gli sorride, stringendo un poco la presa alla mano. Gli si stringe il cuore, non vorrebbe più andarsene. Una parte del suo cuore rimarrà sempre lì, accanto a quella culla insieme ad Atena.
Era piccina. Faticava a credere che quella fosse la possente divinità destinata a condurre lunghe e difficili guerre, eppure era lì nella culla davanti a lui. Era sveglia, lo osservava attenta da quando era entrato.
Lui aveva già tanti fardelli e responsabilità. Doveva sicuramente essere altrove, a svolgere qualche compito o ad approfondire i suoi studi, ma gli era stato permesso di fare visita alla dea in quella stanza che sembrava essere diventata una culla tra morbide tende bianche e i sacri ulivi. Il sole filtrava attraverso il tessuto e rendeva l’atmosfera quasi come quella di un sogno, una realtà morbida e ovattata tanto diversa dalla realtà grezza e spietata del Santuario.
Aiolos si avvicina ancora di più alla culla, appoggia la mano sul bordo. Atena era così piccola e così all’apparenza fragile, così bisognosa di protezione da fargli stringere il cuore. Lui era a sua volta giovane, aveva un fratello di cui prendersi cura, comprendeva perfettamente che la dea aveva una legione intera a sua protezione. Nessuno le avrebbe fatto del male, di quello non doveva preoccuparsi.
Doveva limitarsi a onorarla, a proteggerla come tutti i Saint. Era quello il suo compito, eppure più la osservava e più aveva il desiderio di prenderla tra le braccia e cullarla fino a farla addormentare. Un pensiero indegno, che non doveva neppure concepire. C’erano le ancelle ad occuparsi di lei, non era un qualcosa che spettava a lui. C’era il divino Shion, il diretto responsabile della futura educazione di Atena, una carica a cui lui aveva deciso di rinunciare.
Atena lo guarda, continua a guardarlo con quei suoi grandi occhi blu, gli tende a fatica la piccola mano. Sembra voler afferrare qualcosa che pare abbia attirato la sua attenzione, la sua mano sul bordo della culla. Esita, ma decide di porgergliela. La neonata esulta nell’afferrare il suo indice che a malapena riesce a tenere con la sua morbida manina, ma sembra parecchio compiaciuta della sua piccola conquista. Gli viene spontaneo sorridere nel vederla quasi analizzare la sua mano, più grande e già più callosa della sua. Così piccola ma così piena di iniziativa, una vera dea della strategia bellica.
Si sente tirare la mano e asseconda il suo desiderio, Atena avvicina la mano a sé e la prende tra le sue manine, continuando senza fermarsi lo studio di quella cosa che non aveva mai visto. Le donne che la circondavano non avevano mani così, erano lisce e bianche, non sapevano di fatica e di sole. Era un qualcosa di nuovo, inaspettato.
Aiolos la vede sorridere di nuovo, quasi come se stesse tirando le somme della sua considerazione, e tornare a guardarlo. Gli sorride, stringendo un poco la presa alla mano. Gli si stringe il cuore, non vorrebbe più andarsene. Una parte del suo cuore rimarrà sempre lì, accanto a quella culla insieme ad Atena.