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Autore: GaiaFalba    30/12/2017    2 recensioni
Stoick II è un bambino molto curioso, con quei capelli ramati e gli occhi glaciali amava ascoltare le storia che i suoi genitori gli raccontavano e, una volta trovato un vecchio disegno che raffigurava i suoi genitori insieme gli chiese di raccontargli come si fossero messi insieme.
Così i due genitori: Hiccup e Astrid gli raccontano questa storia che riporta tanti ricordi a galla.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sole stava tramontando dietro le grandi coste che delineavano Berk.
Stoik II correva in giro per la casa mentre la madre gli chiedeva di stare fermo, almeno mentre sistemava le armi.

Quel bambino tanto vivace aveva compiuto da poco sei anni, un bambino assai sveglio, dai capelli ramati e gli occhi glaciali.
"Papà!" Il bambino si fermò e corse verso la porta dove Hiccup lo prese in braccio.

 "Che ha combinato il mio draghetto, hai fatto arrabbiare la mamma?" Astrid si alzò.


 "No!” Sorrise innocente, ma Hiccup lo guardò con un cipiglio. Il bambino in risposta si mise un dito in bocca: “Uhm,… forse!” e ridendo assieme, abbracciò il padre.
 

 "Bene ora vai a letto che domani dovrai svegliarti presto, passerai la giornata con nonna Valka.” disse l'uomo al figlio, che sbuffando, si diresse nella camerata.


Astrid e Hiccup si avvicinarono l'uno all'altra. 

 
"Sei stata la madre migliore del mondo e ultimamente non si può dire lo stesso di me.” Hiccup si grattò la nuca.
Le labbra di Astrid si posarono su quelle del marito per poi accoccolarsi sul suo petto.
"Hai ragione, ma stai facendo un ottimo lavoro con il villaggio, anzi, con tutto l'arcipelago, nonostante il tuo migliore cavaliere debba rimanere a casa con tuo figlio.” rise per poi avviarsi verso la stanza quando Hiccup le afferrò il polso e con una giravolta se la strinse al petto. 

 
"Cosa farei senza di te?” le posò un bacio sul naso.

"Mamma, papà!” il piccolo Stoik spuntò dalla porta con in mano un foglio.

"Questi chi sono?" Astrid prese in mano il foglio, era un ritratto di lei e Hiccup alla giovane età di ventun anni. 

 
Hiccup rise per poi far sedere il piccolo Stoik sulle sue ginocchia.
"Quelli erano i tuoi genitori quando tu ancora non c'eri, quando ancora non sapevamo di amarci."

 
"In verità lo sapevamo e come, solo che ancora non ce lo eravamo detto." Lo corresse accarezzando la tintura un po' sbiadita di quel disegno. 

 
"Vuoi sapere come è successo, come abbiamo avuto il coraggio di metterci insieme e di fidarci l'uno dell'altra?" Solleticò la pancia del figlio che rispose allegramente, non volendone sapere di andare a dormire. 

 
"Da dove iniziare? Beh, tua madre era una bellissima e potente donna vichinga, la migliore del villaggio ed io, beh io ero…” esitò un attimo, picchiettando l’indice sulle labbra.

 “…Una lisca di pesce!” E fece un passo indietro, come ad indicare tutto se stesso. “Poi conobbi la potente furia buia e..."

 "Ma papà già la conosco quella storia, me la racconti sempre! Io parlo di te e la mamma" disse indispettito.

 "Bene -prese quindi parola Astrid- te lo racconterò io.” Si schiarì la voce. “Entrambi facevamo parte del gruppo dei cavalieri dei draghi, dopo la disfatta del cattivo Drago Bludvist la pace regnava sul villaggio e mansioni più responsabili e meno pericolose, rispetto a quelle della guerra, toccavano a me, a tuo padre e ovviamente a tutti i tuoi zii: come la gestione dell'arcipelago, la cura dei draghi, l'istruzione dei nuovi cavalieri…”

“Non essere tanto diplomatica." Intervenne il marito, vendendo Stoick annoiato. “Certo, il governo del regno era importante, ma c’era una cosa che premeva il mio cuore -lo sguardo dolce dell’uomo si rivolse ad Astrid- tua madre.”

 

 

"Sono forti i nuovi cavalieri.” disse Bruta all'amica, poggiata al suo fianco sugli spalti per dare istruzioni alle nuove leve, osservando quei ragazzini che le ricordavano la sua gioventù.

"Allora come va l'esplorazione di Hiccup? Si vocifera che si sia divertito nella sua ultima escursione.” poi fece una smorfia “Ma te lo immagini, che schifo.” 
 

Astrid leggermente a disagio, ma mai scomposta, fece spallucce.
"Perché dovrei saperne più di te? Lo sai come la penso delle chiacchiere e le voci.” Bruta alzò gli occhi al cielo.

"Meglio arrivare dritta al punto, quando me ne vorrai parlare?" L'amica la guardò confusa. 

 
"Credi che sia stupida? Non è la prima volta che quando si parla di Hiccup cambi espressione, insomma tra voi c'è qualcosa, ormai Hiccup è il capo e c'è un posto vagante accanto a lui, eppure nessuna ragazza si fa avanti, neanche ci provano, sai perché? Perché hanno tutte paura della tua furia, sanno che quel posto è destinato a te, quindi perché non ufficializzate la cosa!” Astrid abbassò lo sguardo.

 "Ufficializzare cosa? Io e lui siamo compagni di squadra e nient’altro.” si strinse tra le spalle. 

 
"Allora ci provo io.” A quell’affermazione Astrid alzò lo sguardo con uno scatto, rendendosi conto dal sorriso vittorioso di Bruta di averle dato la conferma di cui aveva bisogno.


"Lui adesso è impegnato e pieno di responsabilità, il tempo che dedicherebbe a me, lo sottrarrei a chi ne avrebbe bisogno.” 


 "Tutte scuse, averti accanto lo aiuterà. Diamine Astrid! Sei la vichinga coraggiosa e forte che tutte vogliamo essere, quelle ragazze laggiù -Indicò le tre undicenni che stavano combattendo nell'arena- aspirano ad essere come te, perché sanno che non ti fai spaventare, sei impavida, temeraria e poi inventi stupide scuse per evitare un impegno sentimentale? Che sì, è più grande di te, ma ti regalerà gioie infinite."


A volte Astrid si dimenticava della saggezza di Bruta, vero che la ragazza faceva spesso delle uscite superflue, a volte sembrava solo una testa calda, ma altrettante volte aveva dato prova della sua umiltà e della sua saggezza, così la ringraziò per poi montare su Tempestosa.

 "Che dici bella, andiamo a raggiungere Hiccup?" Sospirò, il coraggio c’era, dopotutto non doveva dirgli per forza che lo amava, solo due chiacchiere e magari chiedere di vedersi di più. La sua testa stava macchinando stupidi pensieri e vari scenari, l'unica cosa che sapeva è che lo avrebbe raggiunto perché, dichiarazione o meno, voleva vederlo.
 

 

"Allora Sdentato, credi sia arrivato il momento?" Hiccup si rivolse al suo drago che storse la testa.
Lui e Sdentato si trovavano su una collina, finita l'esplorazione di quel mese, come gli aveva detto Astrid, la mappa avrebbe dovuto aspettare ora che era il capo villaggio, così aveva ristretto i suoi viaggi a una volta al mese, partiva per circa tre giorni alla ricerca di nuove terre; ma in questa esplorazione non era stato fortunato. La concentrazione non era dalla sua parte, insomma ora aveva grandi responsabilità, ma soprattutto ogni grande capo aveva una spalla, o meglio più che una spalla una compagna: come Astrid.
Come era sicuro del fatto che Astrid sarebbe stata una compagna perfetta, lo era altrettanto il fatto che non avrebbe saputo come dirle la verità sui suoi sentimenti.

 "Riproviamo per la quindicesima volta il discorso.” Mentre stava per segnare l’ennesima stecca sul taccuino, il drago gli lanciò un sasso guardandolo accigliato. "Okay, basta discorsi. Le dovrei regalare qualcosa!” si guardò intorno quando Sdentato strappò dei fiori dal prato, Hiccup gli sorrise.

 "Perfetto, grazie amico." Poi si sedette, sarebbe tornato al villaggio e le avrebbe parlato, sperando che i segnali che aveva percepito non fossero sbagliati.
Così dopo aver fissato il vuoto a lungo e aver fatto un bel respiro, si alzò per salire su Sdentato quando il centro dei suoi pensieri si materializzò davanti a lui.

 "Buongiorno Hiccup.” disse sorridente.
 

 "Che bel sorriso milady, come mai tanto felice?" La ragazza arrossì, era tanto felice di rivederlo dopo quei tre giorni di lontananza. 


"Mi piace questo posto, tutto qui.” e si sedette sul prato aspettando che lui la raggiungesse.
 

 "Che bei fiori" raccolse il mazzo da terra.
 

 "Sono per te!" Si affrettò Hiccup, grattandosi poi la nuca. Doveva dirglielo. Subito.

 "Hiccup." 


 "Astrid."

 
Si chiamarono all'unisono, passarono alcuni secondi che sembrarono un'eternità. Secondi che delineavano il tempo come il loro battito cardiaco che aumentava, nonostante non si stessero neanche sfiorando.

 
"Comincia prima tu" Astrid sfiorò la mano di Hiccup, guardando per terra.
 

 "Non sono brava in queste cose, ma…” sospirò, cercando di trovare le parole esatte. "Sai, quando avevo cinque anni mi presi la prima cotta per un ragazzo e lo picchiai, era per dimostrare il mio affetto.” rise, nascondendo il disagio crescente. ”Ecco…” Fece un respiro profondo e poi lo guardò dritto negli occhi. ”Mi hai rubato il cuore, Hiccup Horrendus Haddok II.” Senza attendere risposta si avvicinò e baciò sulle labbra il ragazzo. Un bacio puro, leggero, speranzoso.


 "Ed io che mi ero anche preparato i discorsi.” rise Hiccup stringendo la mano di Astrid. "Anche tu mi hai rubato il cuore.” Si osservarono  attentamente, in silenzio.
 

 "Tu sei unica Astrid.” riprese parola. "Oltre ad essere follemente innamorato di te…” La ragazza sorrise. La naturalezza con cui Hiccup aveva pronunciato quelle parole le fece un effetto particolare. "Ed oltre anche ad essere un ragazzo così fortunato da essere ricambiato, vorrei che tu fossi la mia spalla a comando del villaggio. Ovviamente se vorrai! Insomma è vero che sei… ehm… bellissima, veramente, voglio dire: sei un gran pezzo di vichinga! ma, ehm… sei soprattutto astuta come poche, intelligente e hai mille virtù.” si fermò un attimo per riprendere fiato. Chiuse gli occhi per poi immergersi nuovamente nelle iridi cristalline della ragazza. "Astrid Hofferson vuoi essere ufficialmente la mia fidanzata e vorresti occupare un ruolo d'eccezione nel consiglio come mia spalla, oltre ad un posto d'eccezione nel mio cuore?” Astrid annuì, baciandolo ancora.
"Però l'ultima frase era un po' melensa" storse il labbro, e senza aspettare una sua risposta, riprese ciò che aveva interrotto sulle labbra dell’altro.
 

 

 

"E poi?" Il piccolo Stoik II si era ormai accoccolato tra le braccia del padre che lo cullava dolcemente, rimandando indietro gli sbadigli pur di continuare a sentire la sua mamma raccontare quella storia. 

 
"E po vai a dormire.” gli diede un bacio sulla fronte.

"Ma prima che io arrivassi, non è successo nient’altro?” Astrid scosse il capo divertita dalla curiosità del figlio. 


 "Ti prometto che ti racconteremo tutto.” Intervenne Hiccup, baciandogli la fronte. 

"Ma dobbiamo farlo un altro giorno.” finì la frase la donna prendendo la mano al piccolo Stoik.
Lo accompagnarono al letto e, dopo aver sistemato quel disegno sul comodino del piccolo, si avviarono in camera loro.

"Quel piccoletto ti assomiglia ogni giorno di più.” disse Astrid.

 "Perché non si sta mai zitto e sprizza curiosità da tutti i pori?” rise. 

 "Esattamente." 

 
“E a proposito di ricordi… Ti ricordi la nostra prima volta?" Hiccup si tolse la casacca e la moglie osservò compiaciuta quei muscoli che conosceva bene, si avvicinò da dietro e gli accarezzò il petto, poggiando il mento sulla spalla. 

 "Come potrei dimenticare.” si spogliò anche lei rimanendo con la fascia che le reggeva il seno. "Sempre su quella collina speciale, io e te…” poi si sdraiò sul letto. 

 "Certo che, ricordarmelo non sarebbe male" e invitò il marito a seguirla.

 

Passarono anche quella notte ad amarsi, grati di tutto ciò che avevano e estremamente sicuri che di quel ricordo non ne avrebbero mai parlato con il piccolo e curioso Stoik II.

 

 

 

Angolo di Gaia:

Salve a tutti, questa è la prima storia che pubblico, dopo tanto tempo e la prima su Dragon Trainer. Questa piccola one shot l'ho scritta in questi giorni, spero di non aver commesso troppi errori.

Volevo dirvi che gli aggiornamenti non saranno regolari ma spero mi seguirete lo stesso.

(Se vuoi lascia un commento, per sapere cosa ne pensi e potermi migliorare sempre, Grazie.) Gaia.

   
 
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