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Autore: Lady Lara    31/12/2017    4 recensioni
Tratto dall'incipit.
“Mi dispiace … mi dispiace veramente … ma il mio cuore deve restare di ghiaccio!”
La sua mente se ne stava facendo una convinzione e stava alzando dei muri spessi intorno a quel cuore. Ne aveva bisogno perché … perché quegli occhi verdi e quelle labbra di ciliegia, erano riusciti a scalfire quel ghiaccio irrimediabilmente!
Una giovanissima Emma Swan, studentessa universitaria, incontra "casualmente" un giovane che sconvolgerà la sua vita e la condizionerà nelle sue scelte professionali e sentimentali. Il destino è spesso crudele e la vita lascia traumi difficili da superare. L'amore a volte può essere un trauma, specialmente quando ti viene strappato agli albori, quando le speranze sono tante e i sentimenti sono potenti ma, una nuova possibilità fa risorgere la fenice dalle sue ceneri. Emma si chiederà come si è potuta ingannare e innamorare in breve così profondamente. Dovrà lavorare duramente su se stessa per erigere i muri che la proteggeranno, ma se la fenice risorgerà dalle sue ceneri? Sboccerà ancora l'amore? Sarà Emma la fenice? O sarà il bellissimo uomo misterioso che, da un quadro visto in un museo, tormenta i suoi sogni con i suoi magnetici occhi azzurri?
Genere: Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 13

Verità
 
 
1997, sede dell’F.B.I. di Boston. 11 anni prima.
 
Il giovane Tenente Lorna Stone entrò velocemente nella sede bostoniana dell’F.B.I.
 
Era il 19 marzo 1997 e la città era stata completamente ripulita dall’immondizia lasciata in seguito ai bagordi del 17. La festa di San Patrizio lasciava sempre qualche conseguenza e, in quei due giorni, si era verificata una serie di furti eclatanti ai danni dei bancomat dell’intera città. Ne era stata data una tempestiva informazione al telegiornale e la polizia si era mobilitata.
L’ F.B.I. era stata informata già la notte del 17 marzo. Il fenomeno, così come si era verificato, aveva dell’eccezionale. Un pirata informatico geniale si era intrufolato nelle reti bancarie e aveva sottratto ingenti somme di dollari. Nel giro di quei due giorni l’hacker era stato catturato, grazie ad un’auto in incognito della polizia, proprio davanti all’ennesimo bancomat. I complici erano riusciti a fuggire, ma il “geniale pirata” era stato preso; era stato condotto alla sede dell’F.B.I. ma teneva la bocca cucita. Grazie all’Interpol, che aveva diramato una foto segnaletica di un giovane scomparso, si era riusciti a capire di chi si trattasse, ma al momento l’F.B.I. manteneva il riserbo per poter giungere ai “pesci più grossi”.
 
 
Il Tenente Lorna Stone, profiler della sezione speciale “Mindhunters” era stata inviata dal suo Comandante di Quantico alla sede bostoniana per interrogare ed esaminare “l’eccezionale” hacker appena arrestato.
 
– Tenente Stone? Il Detectiv Eastwood l’attende nella sala dello specchio.
 
L’aveva accolta un agente di bell’aspetto. Non l’aveva mai visto prima, doveva essere da poco che si era inserito nell’F.B.I.  Era alto sul metro e ottantotto, fisico atletico, capelli a spazzola bruni e occhi azzurri, un sorriso simpatico e accattivante.
Aveva notato che l’agente l’avesse squadrata dalla testa ai piedi appena messo piede nella stanza e, dalla sua espressione, era chiaro che l’avesse trovata più che attraente. L’uomo aveva spostato lo sguardo dalla sua figura alla sua mano sinistra, stringendo leggermente le labbra quando si era accorto della fede all’anulare. Lorna aveva riso tra sé. L’uomo era deluso di aver scoperto che fosse sposata. Meglio così! Non ci avrebbe provato con lei come sicuramente avrebbe voluto fare dal momento che l’aveva vista. Erano due anni che Lorna era sposata con Federik Victor e lo amava tanto. Lo aveva lasciato a letto quando nel cuore della notte aveva dovuto rispondere alla chiamata del suo Capo.
 
– Ha sempre un tempismo impeccabile il tuo Comandante Shatnyr! Non siamo liberi nemmeno di fare l’amore io e te Lorna!
 
Aveva avuto ragione di lamentarsi suo marito! Quando lei aveva afferrato il cordless dal comodino e visto chi fosse, Federik  si era infastidito togliendosi tra le sue gambe. La magia del momento era finita! Lei si era tirata seduta sul letto, ancora nuda e aveva risposto al “Capo”. Si era vestita velocemente: slip, collant, una camicetta sul seno alto e sodo e una gonna aderente grigia. L’impermeabile chiaro completava la sua mise, insieme ad un paio di décolleté nere con il tacco alto. Aveva preso la sua ampia borsa da lavoro e baciando frettolosamente l’uomo, dicendogli che sarebbe tornata presto, aveva preso la sua automobile e si era diretta alla sede dell’F.B.I.
 
Prima di entrare nella stanza dove l’attendeva il Detectiv Eastwood, Lorna fece per togliersi l’impermeabile. L’agente di bell’aspetto le era ancora vicino e galantemente, in modo del tutto spontaneo, l’aiutò a togliersi dalle spalle l’indumento. Le sfiorò il braccio destro con le nocche delle dita e il contatto inaspettato provocò un impercettibile brivido in Lorna. Si voltò verso l’agente dagli occhi chiari, senza rendersi conto della reazione evidente dei propri capezzoli che si evidenziarono inconfondibili tirando la stoffa tesa della camicetta bianca. Nel vestirsi in fretta Lorna non aveva realizzato di aver chiuso l’abbottonatura fino al punto centrale del seno, ma a quanto pareva l’agente ci stava facendo caso e come! I suoi occhi azzurri stavano puntando proprio all’incavo visibile dalla scollatura e la sua espressione fu di chiaro apprezzamento, notando ciò che la stoffa bianca non poteva celare. Lorna in quel momento provò imbarazzo e si odiò per non aver indossato uno dei suoi reggiseni. Tentò di far finta di niente e puntò gli occhi in quelli del giovane agente. Più o meno aveva la sua stessa età, circa 28 o 29 anni.
 
– Qual è il suo nome agente?
– Jefferson Tenente! Agente scelto Sebastian Jefferson!
– Sezione Marines di Quantico?
- Sissignora!
– Uno dei migliori suppongo! Altrimenti non sarebbe nell’F.B.I. ora!
 
Jefferson sorrise compiaciuto. Conosceva di fama il Tenente Stone. Gliela avevano descritta come la migliore profiler della squadra dei “Cacciatori di cervelli”, ma nessuno gli aveva detto che fosse una donna così affascinante!
Lorna si allontanò dall’agente scelto Jefferson per entrare nella “stanza dello specchio”, sentiva il suo sguardo che le scorreva dalla schiena ai fianchi. Si convinse che non si sarebbe dimenticata di lui.
 
Jefferson la seguì con gli occhi, soppesando la sinuosità di ogni sua curva. Era una donna alta, longilinea, notò le sue belle gambe e le caviglie delicate.
 
“Sei uno schianto Lorna Stone! Peccato tu sia sposata!”
***
 
Il Detectiv Eastwood era un uomo alto e segaligno, sui 58 anni d’età, il viso solcato da rughe d’espressione molto marcate. Aveva uno sguardo duro e severo mentre leggeva il fascicolo giunto per fax.
 
– Detective Eastwood!
– Tenente Stone … grazie per essere venuta! Quello è il nostro uomo!
 
Dal vetro che dava sulla stanza degli interrogatori si vedeva l’hacker che era stato da poco arrestato. Era seduto su una sedia con le rotelline. Giocherellava annoiato andando avanti e indietro con la sedia e ruotando con essa.
 
– Uomo?! Certo è alto, bel fisico sviluppato … ma sono sicura che non ha ancora diciotto anni!
– Vero tenente! Come lo ha capito?
–Dal suo atteggiamento Detectiv, dal suo atteggiamento! Nonostante sia d’intelligenza geniale, ha un atteggiamento adolescenziale.
– Dalle notizie che abbiamo risulta avere appena compiuto diciassette anni. È irlandese, scappato di casa pochi giorni fa. Ha falsificato i documenti per poter prendere l’aereo. Sta per laurearsi in Ingegneria informatica e a quanto pare viene da una buona famiglia. Non ha voluto dire nulla, non sa che conosciamo la sua vera identità!
– Il soggetto è veramente interessante da quello che leggo nel fascicolo … mi dia la sua carta d’identità!
– Un falso che si potrebbe definire da grande artista!
– Mmm! Il ragazzo ha molte doti vedo e anche un aspetto piacevole! Che gli è successo alla guancia?
– Non ne abbiamo idea! Quando è stato arrestato aveva una pezza più vistosa sulla guancia. È stato medicato e si è beccato una decina di punti di sutura. Il medico ha detto che si trattava, a suo parere, di una ferita da lama. Il ragazzo non ha voluto dichiarare nulla in proposito.
– Probabilmente è stato minacciato e ricattato! Se non ha parlato è per paura di ritorsioni! Deve essere stato terrorizzato! Solo … in un ambiente sconosciuto … probabilmente è finito suo malgrado tra gente che lo ha sfruttato! Dal suo curriculum vitae non sembra un violento o un tipo con carattere delinquenziale, anzi! Precisamente il contrario!
– Beh! Dottoressa confidiamo in lei, ha già individuato più di quanto io ne sappia! Il ragazzo è tutto suo!
Lorna prese tra le dita affusolate la carta d’identità del giovane e ne lesse il nome scritto ad alta voce.
 
– Kim Steward …
 
Guardò attraverso il vetro e vide che il giovane stava guardando nella sua direzione. Non poteva vederla realmente, dalla parte del ragazzo il vetro era a specchio, ma sicuramente egli sapeva che fosse osservato. Con il documento falso in mano Lorna si diresse verso la porta che  la separava dal giovane bruno. Girò il pomello dorato della maniglia ed entrò decisa e sicura di sé nella stanza.
Il ragazzo interruppe il movimento della sedia, guardandola dalla testa ai piedi e abbozzando un sorrisetto sghembo.
 
– Il Signor Kim Steward suppongo!
– Non le è difficile supporlo … ha la mia carta d’identità in mano!
 
Lorna ricambiò il sorriso sghembo.
 
– Sono il Tenente Lorna Stone …
- Piacere Lorna! Finalmente mi hanno mandato una bella donna!
 
Il ragazzo si stiracchiò sulla sedia, allungando le gambe e le braccia con noncuranza e sicurezza fisica di sé. Poi si alzò e, con sguardo furbo e seducente, si avvicinò al Tenente.
 
– Sei niente male veramente Lorna!
 
Era passato a darle del tu in un attimo.
 
“Mmm il ragazzino vuole giocare a fare l’adulto! Scommetto che è abituato a trattare con ragazze più grandi di lui! In fin dei conti sta finendo l’università precocemente e le sue compagne sono sicuramente tutte maggiori di lui …”
 
– Allora mia bella Lorna! Cosa hai intenzione di chiedermi?
– Voglio sapere come stai Kim …
 
Anche Lorna aveva iniziato a dargli del tu, cosa che piacque al ragazzo, il quale continuò a guardarla maliziosamente.
 
– So che ti hanno già interrogato e tu non hai detto un fico secco a nessuno. Non credo che lo faresti con me e non me ne importa! Il mio ruolo non è di indagare sui tuoi misfatti!
– No?! Sei uno “strizzacervelli” per caso?
– Se ti piace usare quel termine! Sono una Psicologa in effetti!
– Beh se lo vuoi sapere sto benissimo!
 
Il ragazzo aveva incrociato le braccia e ora il suo sguardo era di sfida.
 
– Sai Kim? Non credo che tu stia bene!
– Non so come tu possa dirlo mia cara Lorna!
– Sei sulle difensive, ti sei tirato indietro quando ti sei sentito toccato sul come ti senti. Sei stato ferito e credo non soltanto al volto. Non sei il tipo del delinquente. Hai preso delle somme iniziali adeguate per procurarti il biglietto aereo, non volevi approfittare oltre, non sei un avido. I furti seguenti probabilmente ti sono stati commissionati sotto ricatto. Credo che quel taglio sul viso sia stato un assaggio di qualcosa di peggio che avrebbero potuto farti …
 
Lorna guardando in viso l’irlandese si accorse di aver colto nel segno. Lo vide impallidire e lentamente sciogliere le braccia, mentre i suoi occhi si incupivano e spariva dal viso l’espressione di sfida e sicurezza di sé. Era il momento giusto per entrare più in profondità nell’emotività del ragazzo.
 
– Credo che inizierò a chiamarti Killian adesso … ti si addice di più!
 
Il  giovane abbassò lo sguardo, aveva capito che ormai sapevano della sua vera identità, sicuramente suo zio Henry aveva denunciato la sua scomparsa.
 
– Kim è il diminutivo con il quale mi chiamava mio fratello da piccolo …
– So che tuo fratello è qui a Boston, studia Ingegneria Meccanica e anche tuo padre è qui. Ho letto il tuo fascicolo velocemente Killian. L’F.B.I. è stata informata tramite l’Interpol della tua fuga dall’Irlanda. La tua famiglia è molto preoccupata per te!
– La mia famiglia?! Sono un branco di bugiardi!
 
Lorna vide gli occhi azzurri del giovane Killian inumidirsi. In quel momento entrò nell’anima dell’adolescente Killian Jones, nella sofferenza di un ragazzo che aveva subito una profonda disillusione sulla sua famiglia, si era sentito tradito, ingannato. Provò un trasporto materno nei suoi confronti che cercò di combattere. Non poteva permettersi quel transfert. Killian era ancora classificato come un pericoloso delinquente. Era convinta che lo fosse suo malgrado. Doveva farlo parlare, doveva arrivare alla verità per poterlo aiutare.
 
– La tua famiglia ancora non è stata informata del fatto che ti abbiamo trovato. Sai che dovrai essere estradato e rimpatriato. Dovremmo chiamare tuo padre per farti riportare in Irlanda …
- No! Non voglio più vederlo! È tutta colpa sua se le cose sono andate così, se mia madre è morta, se … se … se …
 
Questa volta gli occhi umidi di Killian versarono lacrime che cercò di cancellare con un gesto della mano, poi, furioso di essersi mostrato debole davanti a Lorna, si voltò e diede un pugno al muro.
 
Lorna si avvicinò alla sua schiena e gli pose le mani sulle spalle.
 
– Calmati Killian! So che sei un ragazzo geniale … usa la ragione e ascoltami! Io so come aiutarti, posso farlo! Ma tu mi devi dire tutto dall’inizio! Non posso e non voglio obbligarti a farlo, ma se rifletti capirai che è la cosa migliore!
 
Killian si voltò verso di lei, con gli occhi bassi. Lei gli sollevò il viso.
 
– Ti fa male quel taglio?
– Ora un po’ di meno, ma mi tirano i punti …
- Sai che dobbiamo prendere i delinquenti che ti hanno fatto questo Killian! Vanno consegnati alla giustizia e tu sarai sotto protezione in quanto testimone. Entrerai in un programma speciale. Io faccio parte di una “squadra particolare”, cerco persone come te, persone geniali, capaci, gente promettente che potrà fare la differenza, ma devo sapere tutto di te. Sei disposto a fidarti di me Killian? Perché sappi che io sono disposta a fidarmi di te!
 
Il ragazzo annuì e, invitato da Lorna, si rimise seduto iniziando il suo racconto. Fu una lunga notte quella per Il tenente Lorna Stone e non meno lunga fu per il diciassettenne Killian Jones. 
….
 
– Questo viaggio è stato solo un disastro alla fine! Mio Zio Henry voleva proteggermi dalla verità, forse anche mio fratello Liam … non posso crederci che in questi anni sono vissuto nella menzogna! Ho sempre fatto del mio meglio per poter tornare con mio padre, invece lui …
- Killian … la verità non è mai unica! Le sfumature della realtà sono sempre molteplici … dovrai un giorno confrontarti con tuo padre … non potrai sfuggire da questo …
- Un giorno?! Forse sarà anche come dici tu Lorna, ma per ora non voglio vederlo né  sentirlo. Mi dispiace soltanto di aver dato una delusione enorme a mio zio Henry e a zia Janette, sono due zii fantastici, non mi perdoneranno mai!
– I tuoi zii non vedono l’ora di riabbracciarti Killian, quindi penso che non avranno difficoltà a perdonarti!  Tuo zio è anche tuo tutore. Lo chiameremo per dirgli che ti abbiamo trovato. Verrà a prenderti per riportarti a casa. Sei sicuro che non vuoi che chiamiamo tuo padre?
– Non voglio vederlo Lorna! Ancora sono troppo arrabbiato con lui!
– Verrà comunque a sapere la verità lo sai? Di conseguenza anche tuo fratello!
– Finirò in galera?
– Ho un modo per non farti finire in prigione Killian, dovrai passare dall’altra parte della barricata!
 
Forse Killian non capì immediatamente cosa volesse dire Lorna, ma quella lunga notte fu l’inizio del suo futuro di Agente Speciale in incognito.

 
Dopo il colloquio con Lorna collaborò al riconoscimento, tramite foto segnaletiche, degli elementi della banda di Scarmaker, che vennero rintracciati e condannati per direttissima. Suo zio Henry O’Danag fu chiamato dalla polizia di Dublino e messo in contatto con la centrale dell’F.B.I. di Boston. Ovviamente non sporse denuncia nei confronti del nipote, i soldi che gli aveva sottratto facevano parte della sua eredità e quindi, capendo la situazione, non fece particolari rimostranze, soprattutto felice di vedere che suo nipote fosse vivo e vegeto nonostante la brutta esperienza che poteva finir peggio.
Lo stesso Henry avvisò Brennan, raccontandogli l’accaduto e dicendogli di non farsi vedere al momento dal figlio. Quello fu sicuramente un errore però, poiché Brennan desiderava vedere il suo ragazzo e spiegargli la verità, non sapeva che anche Killian, nel profondo del cuore, sperava che suo padre si facesse vivo.
Quell’ ennesimo errore, causato in buona fede da Henry, non fece che incancrenire ulteriormente il rapporto ormai incrinato tra Killian e suo padre. Il ragazzo si sentì definitivamente abbandonato dal genitore.
 
L’F.B.I. fece decadere le accuse su Killian prendendo un segreto accordo con lui e con il suo tutore. Il ragazzo sarebbe tornato in Irlanda e avrebbe completato i suoi studi. Laureatosi in Ingegneria elettronica e informatica, si sarebbe poi iscritto alla facoltà di legge, frequentando il corso di addestramento a Quantico. I suoi talenti sarebbero stati preziosi per combattere il crimine organizzato! 
 
Negli anni seguenti Killian Jones seguì anche i seminari di Lorna Stone. Era importante  una formazione comportamentale specifica. Sarebbe stato un Agente in incognito, freddo e calcolatore. Gli venne dato un incarico nella D.E.A. e nel giro di poco, il suo genio gli valse la possibilità di dirigere una succursale sotto copertura della D.E.A. con sede proprio nella sua Irlanda. Il suo ufficio si trovava in una palazzina che apparentemente sembrava un’agenzia di viaggi ed assicurazioni, lui ne risultava il direttore legale. Viaggiava di continuo tra l’ Europa e gli Stati Uniti. Della sua famiglia soltanto suo zio Henry sapeva la verità sul suo lavoro, suo padre e suo fratello sapevano semplicemente che fosse un consulente legale e finanziario per un’agenzia internazionale di assicurazioni.
 
***
 
In quegli undici anni, da che era stato arrestato dalla Polizia di Boston e in seguito arruolato tra i Federali, Killian Jones aveva condotto brillantemente numerose missioni. Lorna era stata sua mentore nei primi anni di addestramento e in quel periodo era passato nella sezione speciale di Lorna anche Sebastian Jefferson. Tra Killian e Sebastian nacque immediatamente una sorta di complicità e, nonostante la differenza d’età, erano lavorativamente affiatati. Entrambi furono assegnati a missioni sotto copertura. Jefferson, Agente Scelto, passò al grado di Sergente. Killian, per i suoi meriti e per le capacità geniali, diventò il più giovane Capitano della D.E.A. in breve tempo. Nonostante il contatto costante con quella che diventò il Maggiore Lorna Stone, le loro strade si divisero per la diversità di incarichi. Il Capitano Jones costituì il suo gruppo di indagine e ricerca utilizzando tra i suoi collaboratori il Sergente Jefferson. Dovendo mantenere le loro coperture fu necessario coniare dei nickname per ogni agente. Jones continuò ad utilizzare il nomignolo di Captain Hook e Jefferson di Winter Soldier. L’addestramento comportamentale svolto con Lorna era servito a renderli freddi e distaccati emotivamente dalle situazioni che affrontavano. Erano ambedue uomini seducenti e il loro fascino era spesso usato per renderli accattivanti quando dovevano intrufolarsi in situazioni di copertura. Era quello che era capitato con Milah Gold.
 
Non era stato un caso che la bella Milah avesse trovato la gomma della propria auto bucata, la mattina che “casualmente” aveva incontrato l’aiuto dell’affascinante Kim Steward. Erano giorni che la donna veniva seguita da Jefferson. Ogni suo movimento  era stato monitorato. Era molto abitudinaria in effetti e il fatto che il lunedì si recasse sempre, alla stessa ora, dal fioraio, al fine di procurarsi un mazzo di fiori per abbellire il suo elegante ma triste appartamento, aveva consentito a Jefferson di bucarle lo pneumatico e poi a Jones di soccorrerla con i suoi modi gentili e affascinanti.
 
Nei seminari sulla seduzione, svolti da Lorna, Killian aveva imparato che un agente sotto copertura dovesse mantenere i sentimenti fuori dall’azione, anche quando la propria copertura implicava dover intrattenere rapporti sessuali con “l’aggancio” di turno. Milah era stata l’aggancio che serviva alla D.E.A. nell’indagine internazionale che stava conducendo. Jones era il tipo giusto per catturare l’attenzione e la fiducia della Signora Gold. Bello, aitante, colto, gentile e affascinante, per questo era stato chiamato dal suo ufficio di Dublino e coinvolto in prima persona. Con lei era riuscito a costruire un rapporto di amicizia e fiducia che per la donna si era trasformato in amore. Per Jones era il modo per arrivare al Professor Robert Gold, sul quale, da un pezzo, si avevano sospetti di collusione con i “Cartelli” della droga.
 
Conoscendo meglio Milah, “Captain Hook” aveva scoperto una donna dolcissima, di buon carattere e molto fragile. Vittima di violenza domestica da parte del marito da una decina di anni. La relazione con lei era diventata più intima proprio con la scoperta degli abusi che il marito le perpetrava.
 
Lorna diceva sempre, nei suoi corsi, di astenersi il più possibile dall’avere coinvolgimenti emotivi e sessuali, a meno che non fosse indispensabile per creare fiducia maggiore nell’ “aggancio”. Con Milah era capitato proprio così e Killian doveva ammettere a se stesso che la cosa era stata molto piacevole per entrambi. Nonostante la differenza d’età, Milah era molto attraente e desiderarla era stata una reazione spontanea per lui. Aveva frequentato la Signora Gold per sei mesi e avevano fatto l’amore per la prima volta dopo diversi mesi che si conoscevano amichevolmente. Milah non era una donna facile, era una donna ferita nella dignità e nell’amor proprio. Killian l’aveva risvegliata nella sua femminilità e oltre che farle riacquistare fiducia in se stessa le aveva dato i suggerimenti giusti per fuggire da suo marito, ottenendo, lentamente, in cambio le informazioni su di lui che necessitavano alle indagini. Era arrivato poi il momento di chiudere il rapporto con lei e Killian lo aveva fatto preparandola al loro distacco. Aveva iniziato a non volere più far l’amore con lei quando si incontravano e poi, il famoso lunedì, prima della morte ufficiale di Kim Steward, l’aveva salutata nel parco della Città Universitaria, annunciandole che doveva ripartire per Dublino per un lungo periodo e quindi aveva intenzione di interrompere la loro relazione. Non gli era pesato troppo staccarsi da lei, fin dall’inizio per lui era stato solo lavoro, ma non poteva ingannarsi. Sapeva benissimo che negli ultimi due mesi qualcosa stava riuscendo a fargli mantenere un atteggiamento emotivamente distaccato da Milah. Quel qualcosa in realtà era qualcuno e aveva un nome e un cognome: Emma Swan.  
 
2008, studio della Dottoressa Lorna Stone.
 

Lorna guardava intensamente in viso il Capitano Killian Jones. Gli aveva dato quella notizia come una sferzata, come uno schiaffo in piena faccia e stava osservando le sue reazioni. Il giovane uomo era spiazzato ma, contemporaneamente, il suo sguardo aveva preso la luce della gioia. Sì, quella notizia per lui era stata una bella notizia. Quel senso di affetto materno, che aveva invaso Lorna nei confronti di Kim Steward, si ripresentò nuovamente nel suo petto. Nonostante tutto Killian era “felice” che Emma aspettasse un figlio da lui. I suoi occhi erano raggianti e il sorriso si era espanso sul suo volto. Lorna provò per lui quella tenerezza che può provare una madre davanti ad un figlio che ha avuto una bella sorpresa. Gioiva di riflesso per lui, ma contemporaneamente sapeva quanto dolore aveva sofferto Emma a causa di Kim, della sua dipartita drammatica. Tutto era così drammatico e terribilmente assurdo per una persona “normale”, ma loro due non erano persone “normali”, no! Vivevano nell’ombra della menzogna il loro vero ruolo. Agivano all’insaputa anche di chi amavano, senza poter dire la verità.
In un soffio Killian aveva ripetuto interrogativamente la frase detta da Lorna:
 
- Lei aspetta mio figlio?!
– Non credo sia possibile che sia di qualcun altro!
– Come l’ha presa?
– Ha importanza per te Killian?
 
Il giovane non rispose e abbassò il volto ruotando di 90° rispetto a Lorna.
 
– Emma è giovane e ha un percorso di studio da affrontare … un bambino non le renderà facile studiare e lavorare per mantenerlo …
- Ha deciso che … lo vuole perdere?
 
La voce di Killian aveva avuto un tremore nel chiedere di quella possibilità e non aveva rialzato la testa verso Lorna. Lei continuava a scrutarlo e non rispose subito. Killian si passò una mano sugli occhi, mandando leggermente la testa indietro e stringendo le labbra in un’espressione di rammarico. 
 
– No! Non ha nessuna intenzione di ricorrere all’aborto! Lo vuole con tutta se stessa quel bambino!
 
Killian si voltò verso Lorna repentinamente, con un’espressione nuovamente incredula e gioiosa. I suoi occhi avevano ritrovato la luce riflessa dell’oceano.
La verità era lampante davanti agli occhi di Lorna.
 
– Tu la ami … ti sei innamorato di lei veramente … la ami non meno di quanto lei ami il “suo” Kim!
 
Killian non rispose, non era necessario! Non poteva nascondere i suoi sentimenti a Lorna nemmeno volendo. Aveva capito sicuramente da subito il suo interesse per la giovane dalla quale l’aveva fatta inviare la sera della morte di Kim.
 
– Sai che hai commesso un errore madornale innamorandoti di un “aggancio”!
– Lei non è un “aggancio” Lorna!
– No?! Mi ero chiesta come fosse entrata in contatto con te! Non mi sembrava di rilevare nulla che potesse farla considerare invischiata in situazioni di tossicodipendenza o spaccio di stupefacenti! Ti sei semplicemente ritrovato a fare il Buon Samaritano per tirarla fuori dall’ “incidente “ del drink drogato?
– Avrei voluto essere sincero con lei fin dall’inizio … dirle il mio nome vero per cominciare … ma sono in missione!
- Già! Appunto! Non so cosa stai seguendo di preciso,  tra le sezioni dell’F.B.I. la mano destra non sa cosa stia facendo la sinistra, ma ho capito che Emma si è trovata in mezzo ad un caso …
- Non è del tutto così Lorna! Forse ci saremmo trovati comunque quella sera al Rabbit Hole, ma quella sera io ero certo che l’avrei incontrata!
– Come sarebbe?!
– Sapevo che lei vi sarebbe andata! La coincidenza è stata che io dovevo andarci per “lavoro” …
 
Mentre parlava con Lorna, iniziarono a dipanarsi nella mente di Killian Jones tutti i ricordi degli ultimi mesi e rivide nitidamente la scena del suo incontro, veramente casuale, con una bellissima studentessa dai capelli d’oro.
 
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Circa tre mesi prima

Era un giovedì mattina e diversamente dal suo solito Milah si era recata dal suo fiorista di fiducia in un giorno diverso. Ci stava impiegando più del solito però!
Killian l’attendeva con il motore spento del BMW nero, posteggiato lungo il marciapiede. Quello era il luogo del loro appuntamento settimanale. Erano circa quattro mesi che la frequentava, dopo che Winter Soldier gli aveva passato un fascicolo dettagliato di notizie sulle sue abitudini. Da quasi due mesi il loro rapporto “amichevole” aveva preso una piega più “intensa”. Quando Milah sarebbe entrata nella sua macchina lo avrebbe baciato con passione e poi lui, riavviando il motore, l’avrebbe portata nel loro Motel abituale. Avrebbe tirato fuori tutta la sua capacità seduttiva e amatoria, l’avrebbe resa felice e poi, mentre avrebbe continuato ad accarezzarla rassicurante, lei avrebbe raccontato qualche dettaglio utile su suo marito Robert Gold e risposto inconsapevolmente alle sue domande “mirate”…
 
Improvvisamente, dall’ingresso della palazzina attigua al negozio del fioraio, uscirono due belle ragazze tra i 20 e i 23 anni d’età. Quella che sembrava leggermente di età maggiore era una brunetta vestita elegantemente, aveva un cipiglio sicuro di sé e un sorriso smagliante, sottolineato da un rossetto rubino. L’altra era bionda, snella. Indossava un vestitino verde acqua e un paio di ballerine ai piedi. Aveva dei libri che teneva con la mano sinistra stretti al petto.
 
“Una studentessa universitaria probabilmente!” Ipotizzò Killian.
 
La bionda non aveva il fascino della mora, ma aveva qualcosa che Killian considerò speciale. Sembrava l’immagine della purezza e dell’innocenza, un angelo biondo disceso dal Paradiso …
Vide le due ragazze salutarsi con un abbraccio e poi separarsi. La bionda decisa a dirigersi nella direzione della BMW.
 
– Emma?!
 
La moretta sexy aveva richiamato la sua amica e quella si era voltata in un turbinio di onde dorate verso di lei, tornando sui suoi passi.
Killian aveva abbassato di poco il cristallo oscurato del finestrino per sentire cosa stessero dicendo e aveva captato un discorso su bomboniere di laurea … scelta di un vestito …
La “moretta”, come aveva immaginato, era più grande dell’altra e stava per laurearsi!
La curiosità sulla giovane bionda aumentò nel sentire il suo nome, un nome che era legato ad un vecchio ricordo della sua preadolescenza. Killian voleva saperne di più! La osservò con maggior attenzione mentre si riavviava verso di lui e le scattò una foto con il cellulare.
 
Era bella! Veramente bella, nella sua semplicità e innocenza. Notò i suoi occhi verde acqua e perse un battito del cuore. All’altezza del suo finestrino, la giovane chiamata Emma si fermò per cercare il cellulare che squillava nella sua tracolla. Voltò i libri nel movimento che fece e Killian lesse sul primo volume il titolo:
 
“Manuale di Psicologia dell’età evolutiva, seconda annualità”.
 
“Sei una studentessa del secondo anno della Facoltà di Psicologia mia bella Emma … vediamo di saperne qualcosa di te!
 
Mentre la ragazza rispondeva al telefono, Killian tirò fuori dal cruscotto del suo BMW un piccolo portatile. Digitò velocemente sui tasti e comparvero una serie di schermate. Da geniale hacker quale era si introdusse nel sito della Facoltà di Psicologia della vicina Università di Harvard. Trovò l’annuario dell’anno precedente e selezionò le ragazze chiamate Emma, fino a trovare la fotografia e le notizie che cercava. Fu velocissimo nell’operazione, un gioco da ragazzi per lui!
Intanto sentì la conversazione telefonica di Emma, che si era fermata affianco alla sua auto, inconsapevole di essere spiata.
Da quanto Killiam capì, un’amica la stava invitando ad una serata al Rabbit Hole, un locale che la giovane considerava malfamato e dove non aveva nessuna voglia di andare ma, a quanto pareva, l’amica a telefono glielo stava chiedendo come un favore personale. Emma era molto titubante, specialmente per la presenza di un certo Hans, un tipo che a quanto pareva la importunava e che a lei non piaceva affatto.
 
“Quante coincidenze Emma Swan! Eri una bambina deliziosa … un anatroccolo tenero e biondo … sei diventata un cigno splendido! Non credevo che ti avrei mai ritrovata! Domani sera avrò occasione di rivederti se vieni veramente al Rabbit Hole! Certo non è il locale adatto ad una brava ragazza come te Tesoro! Hai ragione a dire che è pieno di spacciatori, io ci vado per quello! Comunque c’è la possibilità di ballare e divertirsi, magari riuscirò ad avvicinarti e a ballare con te!”
 
Emma aveva finito di rispondere al cellulare e lo aveva rimesso nella tracolla, riprendendo il suo cammino. Killian era certo di rivederla la sera dopo, la ragazza infatti aveva accettato di accontentare l’amica che l’aveva chiamata.
 
Continuò a guardala dallo specchietto retrovisore, mentre sul piccolo schermo del suo portatile apparivano le ultime notizie disponibili su di lei. Lesse l’indirizzo, abitava leggermente in periferia, probabilmente con la zia, la bella Signora Ingrid Frosen. Killian ricordava ancora quella donna, altera ed elegante, bionda come sua nipote.
 
Milah uscì dal fioraio sorridendo alla vista del BMW, sapeva che lo avrebbe trovato ad attenderla, come sapeva che piega avrebbe preso il loro incontro.
Killian spense il portatile e lo ripose velocemente nel cruscotto. Pur se incuriosito da Emma doveva smettere di pensarla e dedicarsi al suo lavoro. In quel momento il suo lavoro era Milah …
 
La sera seguente Killian portava con sé una partita di Ecstasy. Era entrato come talpa in un giro di spacciatori e al Rabbit Hole aveva appuntamento con uno studente che smerciava all’Università. Il ragazzo gli era stato indicato proprio da Milah che, inconsapevolmente, gli aveva raccontato che il giovane era stato ricevuto, stranamente a casa, da suo marito. Gli aveva fatto nome e cognome e Killian, con l’aiuto di Jefferson, lo aveva fatto pedinare. Avvicinarlo come fornitore all’ingrosso era una tattica per ottenere informazioni sui “pesci grossi” che lavoravano nell’Università. Lo studente era sicuramente agganciato ad uno dei più grossi “Cartelli” di Boston. La tela che Killian stava tessendo con Jefferson e gli altri collaboratori della D.E.A. lo avrebbe portato presto a Robert Gold e di conseguenza agli altri suoi incogniti complici.
 
L’incontro con lo studente si verificò nel retro del locale e Killian gli passò il “prezioso” pacchetto di pillole colorate. Riuscì anche ad applicargli un microchip sotto la cinghietta di una delle maniche del suo giubbotto in pelle. Jefferson lo avrebbe localizzato in un attimo e ascoltato in ogni sua conversazione. La rete che stavano tessendo si sarebbe presto chiusa sulle persone giuste!
 
Lo studente lo salutò e si diresse all’interno del locale, aveva appuntamento con degli amici e anche Killian fece lo stesso, intenzionato a bere un drink e, soprattutto, a rivedere Emma Swan!
 
Erano le 21,00 precise quando la vide entrare nella sala principale del Night. La ragazza era puntuale! Il fascio di luce del proiettore puntò su di lei casualmente proprio al suo arrivo e il bagliore delle paillettes della sua maglietta lo accecarono. Era bellissima quella sera, si era truccata facendo risaltare quei suoi occhi verde acqua in un modo incredibile. Indossava dei Jeans aderenti che esaltavano le sue gambe da gazzella e le sue forme. Emma era sicuramente inconsapevole dell’interesse che stava destando in parecchi uomini che si voltavano a guardarla al suo passaggio. Killian era attratto da lei non meno degli altri, ma era infastidito dagli sguardi lascivi puntati sulla figura delicata di quel “tenero fiore”.
 
La ragazza aveva visto la sua amica che la chiamava dal banco-bar gesticolando e saltellando. La osservò sorridere e dirigersi spedita verso il gruppetto di giovani.
 
“No! Proprio quello è il tuo gruppo?!”
 
Killian era sgomento, nel gruppo di amici di Emma uno di loro stava sollevando un drink verso di lei a modo di saluto, con un sorriso furbo sulle labbra. Era proprio lo studente al quale aveva appena dato il pacchetto di Ecstasy! Si chiamava Hans. Killian ricordò di aver sentito dire da Emma, mentre era a telefono con l’amica, che il tipo indesiderato che la infastidiva, fosse un certo Hans. Non si aspettava che fosse il delinquente con il quale aveva contatti!
 
Si incamminò tra la gente verso Emma, aveva intenzione di attaccar bottone e portarla via di lì, non voleva che lei si insozzasse con un tipo come quello!
Emma, puntando verso i suoi amici, non si accorse di un veloce cameriere che stava per incrociarla e si urtarono. Il cameriere, abilmente, riuscì a non farsi cadere il contenuto del vassoio, invece ad Emma scivolò dalla spalla la sua pochette rossa. Killian era ormai al suo fianco e si chinò per raccoglierla. Quando si sollevò per guardarla in viso e restituirgliela i loro sguardi si incontrarono. A Killian sembrò di essere tornato indietro nel tempo. Ricordava quegli occhi! Non li aveva dimenticati ed ora, occhi ormai adulti e seducenti, non li avrebbe dimenticati mai più!
 
– Credo sia tua!
 
Era riuscito a dirle solo quelle tre piccole parole e lei non ne ebbe di più di lui, rispondendogli, quasi balbettando, un “grazie”.
Continuò a guardarla da dietro andare verso i suoi amici, temendo di aver perso l’occasione giusta, poi si accorse che lei si voltava ripetutamente nella sua direzione. Le sorrise, sapeva dal modo di fare di Emma che l’aveva comunque colpita. Fece in modo di sedersi all’estremo opposto del banco-bar, in una posizione strategica, dalla quale poteva vederla bene ed essere visto.
Iniziò tra loro un gioco di sguardi. Emma era come una calamita per lui  e sembrava lo stesso lui per lei. All’ennesimo sguardo di Emma si accorse che lo stava soppesando, trattenendo più a lungo lo sguardo su di lui.
 
“ Si! Bingo!”
 
L’aveva incuriosita e stuzzicata! Alzò lo shot che stava bevendo in sua direzione, aspettandosi un sorriso da lei e di conseguenza l’incoraggiamento ad avvicinarsi, ma non fu così! Emma distolse lo sguardo quasi infastidita.
 
“No! Non ci siamo! Non sei una facile e temi che io possa pensarlo! Aspetterò ancora un po’ … magari con la musica giusta riesco ad invitarti a ballare!”
 
Continuò ad osservarla, non sembrava intenzionata a ballare con Hans, gli altri amici erano già sulla pista e il ragazzo le si stava avvicinando insistentemente. La vide scuotere la testa. No! Decisamente non gradiva ballare con Hans, ne averlo così addosso! Poi il pusher si staccò da lei per dirigersi più verso il punto in cui Killian sorseggiava il suo drink. Lo sentì chiedere al barman due cocktails al rum e quello li preparò in un lampo, lanciando le bottiglie e riprendendole come un giocoliere.
Posati i due cocktails davanti ad Hans, lo vide portarsi la mano alla tasca dei Jeans e prendere una delle pillole che lui stesso gli aveva venduto poco prima.
 
“Maledetto bastardo! La vuoi drogare per fare i tuoi porci comodi!
 
Non per nulla l’Ecstasy era definita anche “droga dello stupro”! Parecchie vittime erano passate nell’esperienza che stava per fare Emma! Una pillola calata in un drink all’insaputa e la ragazza si sarebbe ritrovata in men che non si dica con quel “porco”!
 
Killian con Jefferson avrebbero monitorato i movimenti di Hans fuori da quella discoteca, proprio per evitare che le pillole che gli aveva venduto facessero danni e per avere una mappa di chi le acquistava! Ma che la prima a farne uso, anche se suo malgrado, fosse proprio Emma Swan!
Killian non poteva permetterlo! Doveva fare in modo di far cadere quel drink “avvelenato” dalle sudicie mani di Hans!
 
Si diresse verso di lui nel momento in cui il ragazzo portava via i Cocktails. Lo avrebbe urtato “accidentalmente”, era facile tra la ressa no?!
 Il suo piano fallì miseramente! Purtroppo altri due avventori gli passarono davanti per ordinare il loro drink e lui perse l’occasione giusta. Fu costretto a vedere Emma bere il cocktail drogato e a vederne i primi sintomi.
 
Era un agente della D.E.A., conosceva tutti i tipi di droga e i loro effetti. Emma avrebbe iniziato ad aver caldo, la temperatura corporea le sarebbe aumentata con la pressione arteriosa e avrebbe iniziato a diventare più disinibita, sentendo un’energia superiore alla sua normalità. In quelle condizioni, se Hans avesse voluto saltarle addosso lei ci sarebbe stata senza pensarci due volte!
 
Killian continuò ad osservare la ragazza e Hans. Quello la incoraggiava a bere il drink, ma lei lo sorseggiava a piccoli sorsi. Comunque l’effetto della droga non ci mise molto ad evidenziarsi. Primo segnale fu che la ragazza si tolse il giubbino di pelle rossa per il caldo e iniziò ad essere meno musona con Hans e a ridere alle sue battute. Di rimando il ragazzo le si accostava maggiormente, cercando di toccarle le lunghe gambe accavallate, mentre lei era seduta sull’alto sgabello davanti al banco-bar.
La vide ancora voltarsi dalla sua parte rivolgendogli un sorriso seducente …
Killian era ormai livido di rabbia e la sua espressione era parecchio accigliata. Decise che fosse il momento di andare da lei ed invitarla a ballare, la musica era giusta! Avrebbe cercato di convincerla ad uscire da lì e l’avrebbe trattenuta fino a farle passare l’effetto della droga, sempre se non avesse avuto qualcuno degli effetti nefasti che l’Ecstasy poteva comportare o l’avrebbe dovuta portare ad un Pronto Soccorso!
 
Mentre Emma flirtava con Hans, Killian le si avvicinò e le chiese di ballare. Realizzò tardi di aver usato con lei un tono un po’ troppo imperativo, retaggio del suo ruolo di “Comando” nella D.E.A.
Quel “Balla con me!”, detto in quel tono e la mano tesa verso di lei, con la sicurezza che non avrebbe ricevuto un rifiuto, ebbe sulla giovane bionda l’effetto opposto a quello da lui desiderato.
 
– Cosa credi Mister Fascino?! Io non sono ai tuoi ordini! Prova a chiedermelo in un modo più carino!
 
Emma si era voltata dandogli le spalle.
 
“Hai ragione Emma, nessuno deve trattarti come un oggetto! Proverò a fare di meglio con te!”
 
Le si era avvicinato ancora e le aveva preso la mano gentilmente, con lo stesso tocco che aveva usato restituendole la pochette.
 
 
– Mia splendida Principessa … mi faresti l’onore di ballare con me?
 
La guardò intensamente nel farle quella richiesta e mentre lei allacciava lo sguardo al suo, Killian, ancora guardandola maliziosamente, si portò la sua mano alle labbra e vi depose un leggero bacio sulle nocche.  La droga stava facendo veramente effetto alla ragazza, infatti gli rispose in un modo che non si sarebbe aspettato dalla Emma Swan che aveva visto vicino al negozio del fioraio!
 
– Vedi? Se le cose le chiedi così … potresti chiedermi anche di venire a letto con te e lo farei!
– Se questo è il metodo da usare con te mia Principessa!
 
La tenne per mano, quasi temendo che lei ci ripensasse e, mentre continuavano a guardarsi negli occhi, la guidò tra gli altri che ballavano sulla pista.
Le inibizioni di Emma erano sicuramente sparite dal suo cervello. Aveva ballato con lui in un modo estremamente sensuale.
Killian ricordava ancora ogni dettaglio e le sensazioni provate. Era attratto da Emma in un modo che non avrebbe mai creduto. Aveva riso di se stesso, pensando che pur non avendo preso droghe, con quella ragazza sarebbero sparite anche le proprie di inibizioni. Era magnifica, eccitante …
Si erano mossi all’unisono al ritmo della musica martellante, sembrava che i loro corpi fossero completamente complementari. Lei si era strusciata a lui ripetutamente con i glutei, muovendo i fianchi e le spalle in modo lento e sensuale, scendendo leggermente sulle ginocchia e rialzandosi, sollevando i capelli, ruotando davanti a lui e passandosi la punta della lingua sulle labbra, mentre mantenevano il contatto occhi negli occhi, poi gli si era accostata e aveva fatto scorrere le mani sul suo petto.
Il tocco delle mani morbide di Emma su di lui, partendo dal collo e finendo sulla pelle nuda lasciata scoperta dai tre bottoni aperti della camicia, lo aveva eccitato all’inverosimile. L’avrebbe presa di peso e portata via di lì per fare l’amore con lei!
La sua reazione era stata immediata, l’aveva stretta a sé  in un attimo, sollevandole la maglietta sulle natiche e infilando le mani nelle tasche posteriori dei suoi jeans aderenti, accostandosela al bacino. Anche lei era eccitata. Gli aveva portato le mani al viso, mentre lui continuava a tenerla stretta con le sue sui  glutei. Emma aveva iniziato a respirare più velocemente, muovendosi con il seno contro il suo petto. Istintivamente Kilian aveva schiuso le labbra per  accostarsi a quelle di Emma e baciarla appassionatamente e possessivamente.
Stretti in un abbraccio che sprigionava l’elettricità della loro attrazione, Emma lo aveva accolto, rispondendo prontamente alle sue labbra, lasciando che lui l’assaporasse lentamente e voluttuosamente, facendo lo stesso lei con lui.
 
Era stato proprio lui ad interrompere quel bacio. Risvegliato da un barlume di razionalità e lucidità.
 
“ Che mi stai facendo piccola Emma?! Non voglio comportarmi come avrebbe fatto Hans! Devo portarti via da qui e farti passare gli effetti della droga! Non sei veramente tu ora e per quanto mi piacerebbe fare l’amore con te, non sarà questa sera e non sarà così! “
– Vieni via di qui … vieni via con me!
 
Con la fronte appoggiata a quella di Emma e la voce arrochita dall’emozione e dall’eccitazione, le aveva fatto quell’invito quasi come un ordine.
 
 
– No … non posso …
- Perché non puoi?
– Perché lo vorrei troppo e tu … tu sei pericoloso …
- Pensi che io sia pericoloso?
– Si … lo sei …
- Perché?
– Perché ho voglia di aprirti questa camicia e toccarti …
- Mi sembra un programma interessante …
- No … è terribile …
- Cosa ci sarebbe di terribile?
– Che non ti conosco … e io voglio di più … non sarebbe nei miei principi …
- Voglio solo portarti fuori da qui …
- No … no … devo tornare dai miei amici …
 
Emma lo aveva lasciato lì, sulla pista da ballo, ed era tornata al banco-bar. Aveva continuato ad osservarla. Lei aveva finito il cuba libre drogato e dopo poco era andata via con Hans.
 
Ormai la ragazza era completamente sotto l’effetto della droga e Hans avrebbe colto l’occasione per approfittare di lei. Killian lo aveva capito perfettamente e arrabbiato per non essere riuscito a convincerla ad andar via con lui, non poté far altro che seguirli per intervenire nel momento del pericolo.
Nonostante gli effetti della droga Emma manteneva ancora i suoi principi, anche se sempre più labili. Killian li aveva seguiti con la sua auto fino lungo il Mystic. Hans era intenzionato a mettere le mani addosso alla ragazza, ma quella rideva e ballava lungo la sponda del fiume. Killian percepì il pericolo con una scarica di adrenalina che gli provocò un brivido per la colonna vertebrale. Hans aveva cercato di abbracciarla ed Emma, ridendo e rifiutandosi, si era ritrovata sul limite del marciapiede che dava direttamente sull’acqua.
 
Killian aveva frenato l’auto ed era uscito velocemente da essa, togliendosi il giubbotto di pelle nera e gettandolo via. Emma era caduta nel fiume e in quelle condizioni sarebbe annegata sicuramente. Correndo verso il punto della sua caduta, Killian, furioso, diede un colpo in petto ad Hans che era rimasto paralizzato ad osservare i flutti, senza far nulla. Mentre Killian si buttava in acqua lo studente scappò via a gambe levate.
 
Non era stato facile ripescare Emma tra i flutti del fiume. La corrente era forte, ma Killian aveva dalla sua parte le ore di allenamento e nuoto in mare, fatte con suo fratello Liam e suo zio Henry.
Grazie al microchip che egli aveva applicato al giubbino di Hans, Jefferson, dal Suv Maserati, aveva potuto seguire quanto stava accadendo  a poca distanza dal Rabbit Hole, poté intervenire a dare aiuto al suo Capitano.
Non c’era nessun altro in quel momento lungo quel punto della banchina del Mystic.
 
Con Emma priva di sensi tra le sue braccia, Killian, aiutato da Seb, risalì le scalette del marciapiedi e la portò verso la BMW.
 
– Che intenzioni hai ora?
– La porto al mio appartamento! Sta gelando! Vedo di farle smaltire l’effetto della “roba” e poi la riporto a casa sua!
– Sarebbe meglio portarla ad un Pronto Soccorso lo sai!
– Lo so benissimo! Ma non ho intenzione di abbandonarla davanti ad un ospedale come un sacco di patate!
– Non ci possiamo permettere coinvolgimenti emotivi!
 
Killian lo sapeva e per tutta risposta diede un’occhiataccia a Winter Soldier. Per la missione che stava portando avanti aveva dato quelle maledette pastiglie colorate ad Hans ed Emma ci aveva rimesso! Si sentiva responsabile nei suoi confronti, ma forse non era solo quello!
 
L’aveva in fine portata all’appartamento che usava come base lì a Boston. Era l’appartamento che suo padre Brennan aveva acquistato anni prima per Liam. Il fratello lo aveva usato durante la frequenza dell’università. Era situato in un punto strategico. Killian aveva fatto un doppione delle chiavi, all’insaputa sia di suo fratello che di suo padre, e vi aveva preso alloggio. In quella palazzina vi era inoltre un ampio scantinato che l’F.B.I. aveva rilevato e Killian, con i suoi agenti della D.E.A., lo avevano adibito a centrale di comando segreta. In quel quartiere fatiscente abitavano soprattutto studenti universitari che, impegnati tutto il giorno, tra lezioni e studio, non prestavano molta attenzione ai movimenti  che si verificavano nello scantinato.
 
Con Emma in braccio era salito al sesto piano usando il vecchio ascensore. Entrato nell’appartamento l’aveva adagiata sul divano e aveva poi aperto l’acqua calda nella cabina doccia, fino a trasformarla in una sauna vera e propria. Doveva far scaldare la ragazza e farla sudare. Attraverso il sudore avrebbe smaltito prima la dose di Ecstasy.
 
Si spogliò restando con i boxer neri indosso e poi provvide a togliere gli indumenti anche ad Emma. Stava sudando freddo mentre lo faceva e gli tremavano le mani. Si sentiva un perfetto idiota! Non era la prima volta che spogliava una donna! Certo era la prima volta che la donna era esanime e non partecipante, ma quella ragazza gli dava un’emozione che non aveva mai provato con nessuna!
Gli sembrava quasi di farle violenza! Se guardava il suo viso angelico inconsapevole, si sentiva una specie di mostro! Ma doveva farlo, la doveva aiutare, era il minimo che poteva fare per lei!
 
Le lasciò indosso il reggiseno e gli slip. L’avvolse in un asciugamano ed entrò con lei in braccio nella doccia. Fortuna che la cabina era abbastanza grande! Rimase seduto con Emma rannicchiata sulle sue gambe, tenendosela stretta al torace.
Il caldo, all’interno della doccia, era quasi insopportabile e iniziarono a sudare ambedue.
Emma non accennava a riprendersi e dopo quella sauna la lavò con la doccia; coprendola con un altro asciugamano asciutto la mise sul letto e, tenendola così, con tatto le sfilò via i due capi di intimo. Le asciugò i capelli con il phon inserito nella presa vicino al comodino, districandoli con le dita e facendoli scorrere dorati tra di esse. Era affascinato dalla loro lucentezza non meno di quanto fosse affascinato dal dolce viso della ragazza.
 
L’aveva lasciata dormire, mentre i suoi abiti si asciugavano nell’asciugatrice posta nel bagno. Poi, aspettando che si svegliasse, aveva acceso la televisione attaccata alla parete. Anche i suoi abiti erano nell’asciugatrice e non si era ancora cambiato, restando con un asciugamano avvolto ai fianchi.
 
Ricordava ancora l’espressione esterrefatta di Emma quando si era svegliata, nuda, nel letto, coperta solo con il lenzuolo. L’aveva presa in giro, facendole credere chissà cosa avessero fatto insieme. Ma quando si era reso conto che veramente l’effetto della droga le aveva provocato un’amnesia, le aveva detto la verità sullo “scherzetto” di Hans e sul tuffo nel Mystic con il relativo salvataggio.
Quando lei, prima di andar via gli aveva chiesto come si chiamasse, per poco non le aveva detto il suo vero nome. Alla fine si era presentato con il suo nome di copertura: Kim Steward.
 
Scendendo insieme con l’ascensore aveva scoperto la fobia di Emma per i luoghi alti e le sue vertigini. L’aveva tenuta abbracciata anche scendendo con quell’ascensore antiquato, fatto come una gabbia. Era stata un’occasione in più per tenerla vicina e respirare il suo profumo. L’aveva riportata a casa con la sua automobile nera e poi …
 
Il “poi” era stato che non era riuscito a togliersela dalla mente e aveva fatto in modo di rivederla ed invitarla a cena.
Gli piaceva Emma! Gli piaceva da impazzire! Non era soltanto attrazione fisica! Quella ce ne era molta ed era chiaramente reciproca! Gli piaceva per il suo modo di essere, per i suoi valori, per i suoi sogni! Si era reso conto che non poteva andare avanti con lei. Rischiava grosso! Sia sentimentalmente che per la sua missione, ma non c’era stato nulla da fare. Erano attratti l’uno dall’altra e con il passare dei giorni e delle settimane Emma era diventata per lui un chiodo fisso nella mente e nel cuore. Non ce la faceva ad aspettare il venerdì pomeriggio per vederla! Aveva preso l’abitudine di aspettarla sul portone per salire insieme con l’ascensore. Per baciarla appassionatamente con la scusa che lei non poteva guardare il vuoto della colonna di salita. Entravano di solito velocemente nell’appartamento e, affamati l’uno dell’altra, si spogliavano reciprocamente buttando gli indumenti dove capitava capitava. Emma aveva la scusa di passare il week end con la sua amica Regina, in quel modo tranquillizzava sua zia Ingrid, ma in verità quei week end erano tutti per loro. Erano usciti insieme soltanto una volta in quei due mesi che si erano frequentati, poi avevano avuto solo bisogno di appartenersi e di amarsi.
 
Killian era consapevole di non aver mai usato il preservativo con lei, un errore fatto in “buona fede”, lei lo aveva tranquillizzato dicendogli che aveva iniziato a prendere l’anticoncezionale. Aveva iniziato per lui … non era stata mai con nessun altro  prima! Era stata solo sua e questo gliela rendeva ancora più preziosa.
 
No! Killian Jones non aveva il minimo dubbio che il piccolo che stava crescendo nel grembo di Emma fosse suo! Sicuramente lei aveva usato degli antibiotici l’ultimo periodo che si erano incontrati! Si, sicuramente! Era raffreddata! Idiota che era stato a non pensarci! Ma era così preso da lei che quando stavano insieme il suo cervello perdeva ogni razionalità. Era stato per quello che aveva deciso di interrompere il rapporto con lei. Non poteva dirle semplicemente che la lasciava. Non ci sarebbe riuscito! Un’ora dopo l’avrebbe già richiamata! Doveva essere qualcosa di drastico per ambedue! L’idea gli era venuta anche per il fatto che Kim Steward doveva sparire agli occhi dei “Cartelli” rivali. La morte di un avvocato, colluso con quel mondo, un omicidio fatto ricadere reciprocamente sui due “Cartelli” avrebbe portato una sorta di guerra tra i Clan e sarebbero giunti allo scoperto i “pesci grossi” che volevano incastrare.
Dall’ultimo incontro con Milah si era visto che Gold era parecchio nervoso e ne aveva ben ragione! Qualcuno stava facendo sparire partite intere di “roba”! Milah non ne sapeva nulla ovviamente! Come nemmeno Gold poteva sapere che dietro quelle sparizioni, che lo stavano mettendo in cattiva luce con il “Cartello”, ci fosse un giovane Capitano della D.E.A. che lavorava in incognito.
 
Tra i “Cartelli” il nome di Kim Steward era diventato conosciuto, la D.E.A. aveva fatto in modo di renderlo tale. Far sparire Steward in contemporanea ad un grosso carico di stupefacenti avrebbe avuto l’effetto di un terremoto!
 
Killian aveva organizzato tutto per quel “nefasto” venerdì. Sapeva che Emma fosse arrabbiata con lui. Lo aveva visto mentre Milah lo baciava nel parco dell’Università. Era stato l’ultimo saluto per Milah, non si aspettava di essere visto da Emma, ma forse era andata bene così! Era sicuro che Emma sarebbe andata al loro solito appuntamento del venerdì pomeriggio, anche fosse stato solo per mandarlo al diavolo e prenderlo a schiaffi!
 
Le cose erano andate come pensava e come aveva organizzato. Quando Emma era giunta al suo appartamento, le aveva fatto trovare la porta socchiusa. Un suo agente, con impermeabile nero e cappuccio, stava simulando una zuffa con lui. Sotto la camicia bianca Killian portava dei piccoli dispostivi che si sarebbero aperti al momento giusto, versando il liquido rosso che contenevano e dando l’impressione che fossero ferite d’arma da fuoco.
 
Emma era entrata trovandolo in quella situazione. Lui le aveva gridato di fuggire. Il suo complice incappucciato gli aveva puntato una pistola contro e aveva provato a fuggire dalle scale di sicurezza, fuori dalla finestra. Killian si era fatto vedere da Emma inseguire l’uomo. Il complice aveva sparato mentre scendeva la scala e Killian aveva fatto esplodere i dispositivi sotto la camicia. Confidava nelle vertigini di Emma e nella sua impossibilità di seguirlo sulle scale e i ballatoi.
 
L’aveva vista affacciarsi terrorizzata dalla finestra e guardarlo rantolante e morente, con la camicia rossa di sangue. Aveva sentito le sue urla e la porta dell’appartamento battere, mentre la ragazza scendeva le scale per cercare aiuto.
Il suo sottoposto si era tolto l’impermeabile nero e lui lo aveva indossato per nascondere la camicia macchiata. Si erano scambiato un segno di OK e, saltando giù dalla scala di sicurezza era entrato nel Suv guidato da Winter Soldier, intenzionati a sfrecciare verso l’aeroporto, dove doveva prendere un aereo per Dublino.
Non credeva che Emma sarebbe stata tanto veloce a scendere dall’appartamento. Jefferson dovette frenare bruscamente per non investirla e lei, disperata e piangente, aveva cercato di aprire lo sportello dal lato di Killian per chiedere aiuto. Con espressione glaciale Killian l’aveva guardata battere le mani sul vetro oscurato. Quei meravigliosi occhi verde acqua guardavano verso di lui senza vederlo. Erano pieni di lacrime e Killian sentì una crepa aprirsi nel suo cuore, come probabilmente si era aperta in quello di Emma.
Mestamente si era dato l’ordine mentale di mantenere quel suo cuore congelato, così come l’addestramento di Lorna imponeva, ma ormai era tardi per lui, perché Emma Swan era riuscita a scioglierlo completamente quel ghiaccio!
 
Lui e Sebastian erano schizzati via come una freccia, lasciando Emma al centro della strada, mentre scivolava sulle ginocchia piangendo. L’aveva osservata dal retrovisore fino a vederla trasformarsi in un puntino, raggiunto da un’utilitaria che si era fermata per soccorrerla.
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- Hai una grande responsabilità nei confronti di Emma! Devi decidere cosa fare. Lei ha diritto di sapere la verità! Immagino che nella tua operazione fosse necessario uccidere Kim …
- Hai immaginato giusto Lorna! La morte di Kim sta portando una reazione a catena che ci sarà utile. Emma ha dato una maggiore credibilità all’omicidio, anche se il cadavere irriconoscibile è stato ripescato nel Mystic …
- Hai una vaga idea di cosa ha provato quella ragazza?
 – So cosa ho provato io nel doverla perdere e cosa provo a non poterle dire la verità e a non poterla tenere ancora tra le braccia, specialmente adesso che aspetta il nostro bambino!
 
Lorna guardò tristemente Killian. Sapeva che anche lui stava soffrendo la mancanza di Emma. Poi la sguardo triste di Lorna si trasformò in un sorriso.
 
– Ci sono ancora speranze per voi due Killian! Basterà trovare il modo! Vai ora e usa il tuo genio per risolvere il problema!
 
Come inizialmente l’aveva sbattuto al muro, anche ora Lorna non riuscì a mantenere il distacco emotivo e, prima che Killian uscisse dalla porta, lo abbracciò come avrebbe fatto con un figlio.
 
***
 
- Vedo che sei ancora vivo Capitano! Temevo di dover entrare a raccogliere le tue briciole! Lorna quando ci si mette va giù pesante!
– Beh! Non posso dire che ci sia andata leggera! Ma non aveva nemmeno tutti i torti!
– Ah! L’amore! Scioglie anche il “Cuore di ghiaccio”!
– Smettila di sfottere Seb! Non mi pare che Winter Soldier sia rimasto immune, nonostante l’addestramento!
– Vecchio mio! Il mio cuore era già perduto! Ma quella veramente di ghiaccio è “lei”!
 – Possibile che dopo tutti questi anni ancora non sei riuscito a far breccia con Lorna?
– Diciamo che ci stiamo lavorando Capitano!
– Mmm! Questa sì che è una notizia!
– A proposito di  “notizia”…
- Che altro ancora?! Oggi ne avrei avute abbastanza!
– Tuo padre!
– Che centra lui adesso?!
– Diciamo che centra parecchio, visto che è rientrato nell’appartamento vicino all’Università!
– Maledizione! Non se n’è tornato in Florida?!
– No amico! Mouse l’ha visto fare la spola con parecchie tele e un cavalletto, inoltre da qualche giorno fa la spola anche al Campus Medico!
– Starà facendo qualche controllo e intanto ha deciso di lavorare nell’appartamento, c’è una luce magnifica per dipingere! L’avrà scelto per quello quando lo ha comprato!
– Magari aveva pensato che un giorno ci saresti andato anche tu e avresti voluto dipingere!
– Non credo proprio! Per mio padre io vengo dopo il suo ultimo pensiero!
– Sarà! Se lo dici tu! Comunque stai attento a non farti vedere! Dormirai nell’ufficio sotterraneo?
– Ovviamente! Non potrei in ogni caso usare l’appartamento no?
– Se vuoi puoi stare da me!
– No, grazie Seb! Lo sai che devo monitorare la situazione con i macchinari. Siamo agli sgoccioli ormai e non voglio distrazioni!
– Quindi eviterai di cercar di vedere Emma?
 
Killian non rispose subito alla domanda. La tentazione di vederla, senza farsi vedere, era fortissima.
 
– Non la devo pensare nemmeno Seb!
 
Sebastian Jefferson sorrise guardando la strada che stavano percorrendo. Il tono di voce di Killian tradiva i suoi veri pensieri.
 
***
 
Il Maserati si era intrufolato nel retro della palazzina, dove una porta a saracinesca si aprì automaticamente all’ordine del telecomando posto sul cruscotto. Il Suv sparì all’interno e  i due uomini uscirono da esso per entrare nelle stanze della centrale segreta. Quattro agenti lavoravano ai computer ultramoderni sistemati su diverse scrivanie. Killian entrò nel suo ufficio di comando e si mise seduto davanti ai suoi monitor. Si collegò con l’ufficio di Dublino e con l’Ufficio principale della D.E.A.
 
Lavorò fino a tardi. Jefferson era andato via e con lui due dei quattro agenti. “Captain Hook” si massaggiò gli occhi stanchi. Erano passate le 23,00, aveva bisogno di dormire, anche il fuso orario stava facendo i suoi effetti!
Improvvisamente il suo cellulare si illuminò per un messaggio.
 
– Emma?!
 
Non poteva crederci! Emma gli aveva appena inviato un messaggio, la fotografia, che le aveva fatto la prima volta che l’aveva incontrata, era comparsa sullo schermo!
Perché quel messaggio? Non poteva aprirlo. Emma avrebbe visto che era stato letto e, ovviamente, Kim non avrebbe mai potuto farlo!
 
Se Kim non poteva farlo, non si poteva dire lo stesso di un geniale ingegnere informatico! Killian prese da un cassetto un sottile cavo e collegò il cellulare al computer. Digitò una serie di cifre e il messaggio comparve sul monitor del computer. Era una traccia vocale. Avrebbe sentito la voce di Emma! Le mani gli tremarono sulla tastiera mentre si accingeva a dare “invio”.
 
– Non so bene nemmeno io perché ti invio questo messaggio Kim! Sono impazzita del tutto probabilmente! Forse il tuo cellulare è tra i reperti della Polizia o forse è andato perduto … in ogni modo non potrai sentirlo!
 
Killian sentì il singhiozzo e la voce incrinata di Emma.
 
- È strano … forse fa parte della mia follia … eppure ho la sensazione che tu in qualche modo mi possa sentire ancora … probabilmente è solo un mio desiderio! Vorrei dirti quanto mi manchi Kim … e vorrei dirti anche una cosa bella che ci è successa … non so se per te lo sarebbe stata … per me è la cosa più bella che potesse accadermi … aspetto un bambino Kim!
 
Ora Killian sentì la gioia nella voce di Emma.
 
– Si, amore mio! È il tuo bambino! Il nostro piccolo! Non volevo incastrarti, non lo avrei mai fatto! È stato un caso aver annullato l’effetto della pillola con l’antibiotico! Lo ignoravo! Eppure ora benedico quel mal di gola che mi ha fatto prendere il medicinale, perché adesso potrò avere ancora qualcosa di te! Era questo che ti avrei voluto dire Kim, ma tu non potrai mai saperlo e nostro figlio non potrà mai conoscerti! Lo crescerò con tutto l’amore che ho provato per te Kim! Te lo prometto!
 
La voce di Emma si era incrinata nuovamente. Killian capì che aveva iniziato a piangere mentre chiudeva il messaggio che gli aveva inviato.
 
Prese il cellulare. Aprì sull’immagine di Emma. Ingrandì il viso con il tocco dei polpastrelli sul piccolo schermo. Poi si portò il cellulare all’altezza del cuore.
 
– Ho sentito Emma! Vorrei poterti dire anche io quanto ti amo e quanto mi manchi! Se non fossi chi sono, ti avrei detto che sono felice di avere un figlio da te. Sei l’unica con la quale vorrei avere figli, avrei voluto dirtelo quando mi hai chiesto come avrei chiamato un nostro bambino …
 
Chiuse gli occhi, restando qualche secondo con il cellulare poggiato sul petto, pensando a lei. Gli mancava terribilmente, nel corpo e nell’anima! Ricordò l’ultima volta che era stata sua, rivide le proprie mani sul suo candido seno e sentì ancora il suo sapore sulle labbra. Riaprì gli occhi repentinamente. Riprese il cellulare e scorse la rubrica. Sfiorò l’avvio della chiamata e dopo un paio di squilli ebbe una risposta.
 
 – Killian sai che ore sono vero?
– Si Lorna, lo so!
– Bene! Ne sei consapevole! Quale è la tua decisione quindi?
 
Non era stato difficile per Lorna capire il motivo della chiamata.
 
– Emma avrà il nostro bambino! Dovrà avere tutte le cure necessarie! Indirizzala dal tuo ex marito, è un ottimo ginecologo mi sembra!
– Si, uno dei migliori di Boston!
– Soprattutto uno che sa la verità sulla tua professione!
– Capisco …
- Mio figlio avrà tutto ciò di cui ha bisogno e avrà suo padre al suo fianco!
 
 
 
Angolo dell’autrice
 
Carissimi lettori! Sono tornata. Perdoni il ritardo chi aspetta da un po’ questo seguito! Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Sappiamo qual è stata la reazione di Killian alla notizia che la sua Emma aspetta un bimbo da lui. Ne è felice, ma ancora ha una missione da concludere. Vedremo cosa altro capiterà.
Non faccio promesse sull’arrivo del prossimo capitolo, le mie intenzioni non vanno di pari passo con le possibilità, ma cercherò di mantenere le pubblicazioni di domenica, anche se non tutte le settimane. Fatevi comunque un giro, capitasse di trovar il tempo per scrivere! Un grazie a tutti coloro che seguono e a chi lascia i suoi graditi commenti. Spero che il Natale sia stato sereno per tutti voi. Sono in ritardo per quell’augurio ma vi auguro un nuovo anno di salute, amore e serenità.
Un abbraccio dalla vostra Lady Lara
   
 
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