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Autore: Rohchan    31/12/2017    0 recensioni
L'anno scorso, l'ultimo giorno dell'anno ero su un treno. Ho fatto una scommessa con me stessa: lasciare che il mio lettore mp3 scegliesse le canzoni per accompagnarmi nell'ultimo viaggio dell'anno, per poi scriverci su delle piccole storie.
Le regole che mi sono imposta sono semplici. Tutte le storie si svolgono l'ultimo giorno dell'anno, su un treno o in stazione, e il tempo atmosferico va dal pallido sole alla neve alla pioggia (cioè il clima durante il mio viaggio dell'ultimo giorno dell'anno scorso). Devono essere rispettate almeno due condizioni su tre.
Ne sono venute fuori 16 piccole storie, alcune tristi, altre melense, alcune allegre, altre arrabbiate. Sono quasi tutte romantiche, come me, e ve ne regalerò una al giorno fino all'ultimo giorno dell'anno.
Buona lettura. :)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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15- I know we ain't got much to say before I let you go away (Jet)

 

Avevano entrambi percorso quella banchina su e giù almeno un migliaio di volte, durante la loro storia, ma l'ultimo giorno dell'anno erano sempre stati insieme. Avevano sempre avuto entrambi una valigia, e lo sguardo nella stessa direzione, e mani nelle mani e tazze di caffè e piccole risate e sacchettini della colazione da portare sul treno.

Ma non questa volta.

 

Si erano conosciuti per caso, ad una festa. Erano stati amici, poi amanti, poi...qualcosa di più.

La loro era diventata una cosa seria, e lei aveva spinto tanto, troppo, agli occhi di lui, soprattutto negli ultimi tempi, perchè si smettesse di viaggiare avanti e indietro.

Lui aveva tergiversato, accampato scuse. Si era barricato dietro le esigenze di lavoro, il contratto d'affitto, la difficoltà nel trovare un altro posto di lavoro dove viveva lei.

Lei ci aveva provato, con tutta sé stessa. Colloqui, giornate prova, piccoli contratti, ma era stata dura, e lui non riusciva più a darle la sicurezza che lei cercava.

Quelle braccia che l'avevano protetta contro il mondo adesso le sembravano una gabbia orribile.

Quella bocca che credeva dicesse solo verità adesso le sembrava una cloaca da cui uscivano soltanto bugie.

Così, aveva preparato la valigia per l'ultima volta. Aveva preso anche lo spazzolino e il pigiama, e così com'era stata stordita e felice quando li aveva portati la prima volta e poi lasciati da lui, ora era stordita e confusa nella consapevolezza di averli presi per non riportarli più indietro.

Ma sapeva che sarebbe passata.

 

Lui, non sapeva bene cosa fare. Non capiva fino in fondo, forse, ma la sola cosa di cui era certo era che vederla ferma su quella banchina, con la valigia accanto piena di tutte le sue cose che aveva imparato ad amare -e sopportare- il cappotto stretto addosso e lo sguardo piantato sull'ingresso alla stazione, era un'immagine definitiva.

Non ne avrebbe mai più avuta un'altra.

Non l'avrebbe più vista tornare. Gli aveva anche restituito la copia delle chiavi di casa, e si era fatta dare quelle che gli aveva lasciato a sua volta.

 

Lei andava via, e lui non aveva nulla da dirle.

 

 

 

  
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