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Autore: Comepapaveri    02/01/2018    0 recensioni
“Cos'è?” Chiede Giorgio.
“È una lista di tutte le qualità che dovrebbe avere l'uomo ideale secondo le donne, compreso quello che dovrebbe fare per averle subito.” La afferra e poi la legge.
“ È proprio vero.”
“È un'assurdità, non esiste nessuna lista e nessun uomo ideale. ”
“ E ovvio che invece esiste, voi donne siete così palesemente scontate, quattro sviolinate, un bacio al chiaro di luna, un regalo di lunedì e siete già morte d'amore. È facilissimo.”
“ E allora perché non lo fai con tutte?” Chiedo con voce aspra.
“Perché non sarebbe reale. Ti assicuro però che funzionerebbe.”
“Ti assicuro di no.”
“ Io direi di scommettere.” interviene Mariangela e Marco ride.
“Scommettere cosa?”
“Segui la lista, se si innamora di te hai vinto.”
“Che? Sei impazzita?” Balbetto io.
“E che vinco?” chiede Giorgio ignorando me.
“ Se vinci tu Giulia lavora al tuo posto per tutto il mese così puoi andare a Venezia senza mollare il lavoro.”
“Che poi non mi spiego perché continui a lavorare se tuo padre è ricco.” Squittisce Marco e Mariangela lo fulmina con gli occhi.
“Mi sta bene, a patto che la bambina non appenda poster di me nudo in camera sua.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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PROLOGO. C'è una lista lunga probabilmente quindici pagine di cose che sbaglio secondo Mariangela, una di queste è la mia poca esuberanza, per la mia migliore amica sbaglio quando non mi espongo o quando non lo faccio abbastanza, per lei la vita non è altro che è una vetrina, bisogna essere soggette di continuo a complimenti o critiche per poter essere scelte e per poter scegliere, meno ci si espone meno critiche o complimenti si ricevono e meno si ha la possibilità di scegliere e venir scelte. Pensiero che in parte condivido anche io, ma non ho il suo stesso temperamento, non so che temperamento io abbia in realtà, ma sembra non somigliare mai a nessuno. “A che pensi?” Mi interrompe Marco, questa mattina ha un'aria più stanca del solito e i capelli arruffati, avrà perso sonno scrivendo a qualche sconosciuto in chat. “Niente, non pensavo. Hai dormito?” “Ho scritto ad Alex.” esordisce con un tono più alto del dovuto e poi si copre la faccia. Ha scoperto di essere omosessuale all'incirca due anni fa, ma probabilmente lo ha sempre saputo e adesso si innamora di uomini improbabili con caratteri improbabili che non sanno cosa vogliono, un po' come metà delle donne nel mondo e un po' come me. “Dai, avevi detto di aver cancellato il numero!” “Lo ricorda a memoria.” interviene Mariangela e io rido. “Bene, almeno raccontaci come è andata.” Appoggio i gomiti sul tavolo e la faccia sul palmo delle mani. “Come al solito. È uno stronzo.” “ Visto che dobbiamo guarire queste ferite di guerra.” interviene Mariangela “ stasera si va a ballare.” “ No. ” sbuffo io. “ magari andiamo il fine settimana o qualche altro giorno dell'anno.” “ Che si chiama mai?” chiede ironicamente Marco e io alzo le spalle. “ Che amici di merda, siete dei vecchi. Almeno ci vediamo a casa mia? Film, chiacchiere o buona musica. Quattro birre e tornate al vostro sarcofago.” “ Simpatica. Comunque va bene, adesso però vado a casa.” “Ciao Giuliè.” Afferro la borsa nera che mi ha regalato mia madre e saluto entrambi con un bacio. Fuori il sole è ancora alto e il mio piccolo paese di provincia sembra un sogno, forse no, forse non è vero, ma adoro così tanto i miei posti che qualsiasi cosa, addosso ai muri o in mezzo ai marciapiedi, mi andrebbe bene, ci abito da sempre e ho così tanti ricordi da sentire qualsiasi strada o piazza totalmente mia. Con gli anni ho imparato ad avere occhi non soltanto per quello che vedo, ma soprattutto per quello che sento. I Led Zeppelin mi accompagnano a casa e la mia macchina non fa neanche una volta i capricci, la spengo e prima di scendere do una sbirciata al mio viso, quasi totalmente struccato, i soliti occhi neri e qualche lentiggine sul naso e sugli zigomi, probabilmente potevo fare di più ma questa mattina era complicato parlare, figuriamoci truccarsi, mi accerto di aver chiuso come si deve la macchina e con una corsetta suono al campanello, mia madre risponde quasi sempre subito, a volte ho l'impressione che mi aspetti dietro al citofono. “ Mamma, sono io, apri.” il solito rumore antipatico del cancello e sono già dentro. Ho una casa grande, costruita e pagata con tanti sacrifici, una famiglia bellissima che mi ama e mi supporta quando può, un fratello più grande e una sorellina più piccola, abbiamo persino un cane, Leo, che litiga con tutti i vicini e rincorre gli uccellini in giardino, Mariangela mi dice sempre che farebbe volentieri a cambio per avere tutto l'amore che ho io, ci siamo conosciute in seconda elementare quando, dopo essersi trasferita da un'altra città, è entrata in classe e si è seduta vicino a me, non che fossi la migliore in fatto di compagnia, ero più solitaria degli altri e non stavo moltissimo simpatica ai miei compagni, ma questo Mariangela non lo aveva visto e avevo scelto me. La sua famiglia è diversa anni luce dalla mia, anche lei vive in una casa grande, una villa lussuosa che sembra non finire mai, eppure è sempre così vuota, i suoi genitori sono sempre fuori città per lavoro, sono estremamente incasinati, incapaci di esprimere amore, convinti che i soldi possano ripagare tutto, il signor Moro, in particolare, ha progettato la vita dei figli come se fossero dei dipendenti. Mariangela ha un fratello, Giorgio, un ragazzo alto, con la pelle olivastra, i capelli ricci e gli occhi verdi per cui avevo una cotta spropositata da bambina, il solito cliché, è vero, se non fosse che lui non mi abbia mai considerata minimamente; così con l'età ho accantonato il mio interesse per lui insieme a quello per Harry Potter e Leonardo di Caprio e sono andata dritta per la mia strada, scoprendo non solo che non sarei mai andata d'accordo con lui, ma anche che probabilmente non sarei andata d'accordo con nessun altro essere umano maschile che mi attraesse anche in minima parte. Anche in questo io e Mariangela siamo diverse, lei ha una dimestichezza con gli uomini che ammiro tantissimo, non che faccia chissà cosa, ma riesce a creare un rapporto senza dover mentire o scappare o impazzire per uscirne fuori e non sente la voglia di finire ogni cosa subito dopo averla cominciata, io invece si. I ragazzi li capisco fin troppo bene, capisco fin troppo bene quasi tutti, ma non mi spiego mai i loro atteggiamenti o le loro scelte, le mie relazioni naufragano sempre per lo stesso motivo, spingo la barca fino al mare e poi torno indietro, non navigo, lascio tutto lì, probabilmente in attesa di un segno divino o qualcosa che mi spinga a prendere in mano le redini per non lasciare che la barca vada a fondo e invece niente, nonostante io abbia conosciuto qualche bravo ragazzo, di buona famiglia, simpatico e carino, ho continuato a far naufragare le barche, forse perché sono convinta  che l'amore sia principalmente un fatto di pelle, alchimia, una questione distinta e separata dallo status di una persona, Insomma, non mi serve che sia un uomo giusto nella classifica degli uomini giusti, mi serve che mi faccia venire i brividi e questo non dipende da quanto è carino o dal suo lavoro o dal suo modo di andare d'accordo con tutti, prescinde da fattori razionali. Saluto il mio cagnolone che incurante della sua prestanza fisica continua a saltarmi addosso. “Ciao tesoro.” mi saluta mamma e io ricambio con un bacio al volo. Abbandono le chiavi sulla mensola e mi lascio cadere sul divano. “Dove sono i terremoti?” “Gloria è andata da una sua amichetta e Claudio passerà il weekend fuori.” “Fantastico.” “ Ha chiamato un certo Pablo.” Alzo il viso e la guardo con aria interdetta. “Chi?” “Pablo. Mi ha detto che non rispondi alle sue chiamate, era preoccupato. Gli hai dato il nostro numero di casa?” “Ha chiamato Paolo??” “Paolo, Pablo, lo stesso.” “È impazzito!” sbuffo come una bambina e mia madre scuote la testa, è a conoscenza di ogni cosa che mi riguarda, le racconto tutto e ormai ha perso le speranze. “ Sei tu che sei pazza.” L'ho conosciuto al mare, un giovedì mattina, quando il sole era altissimo e l'acqua stranamente limpida, avevo indossato un costume rosa e lui lavorava come bagnino e che bagnino, dico davvero, un fisico asciutto, qualche addominale scolpito, i capelli castani e un paio di occhi color nocciola che sotto al sole diventano quasi gialli, sono uscita con lui per tre o quattro mesi, un tipo tranquillo, simpatico, poi tra un bacio e un buongiorno mi sono resa conto che forse non c'era nient'altro e che un bel viso non basta a farti stare bene. “Lo chiamo.” Dico a mia madre e lei finge un applauso. Mi alzo e prendo il cellulare, e mentre cerco il suo nome in rubrica, le intimo di stare zitta. “Che c'è?” Risponde lui con tono scocciato e io già vorrei sparire. “ Ciao, ti volevo...” “Chiedere scusa, lo so. Mi spieghi che senso ha sparire così?” il suo tono è meno aspro, ma so già quanto sia deluso da mio atteggiamento immaturo. “ È che mi spaventa.” faccio un respiro e alzo le spalle, mi maledico mentalmente per non essere mai stata in grado dire bugie. “Quel giorno, al ristorante, ho visto te così romantico e non ci sono più abituata, insomma, ultimamente ho conosciuto ragazzi così poco interessati a me, presi dalla voglia di capire se ci si può divertire oppure dalla curiosità finta, mai da me, tu invece no e ho avuto paura.” “Ed è un guaio?” “ No che non lo è, non è un guaio, forse è per questo che mi sembra non vada bene, perché non sei un guaio.” “ Perché?” “Forse perché non ti conosco abbastanza e non so, forse perché non mi piaci abbastanza.” Lo sento dall'altra parte che sospira e sospiro anche io. “ Dammi almeno l'opportunità di farmi conoscere o di farti conoscere davvero, senza sparire ogni due giorni, magari da amici. Ti va?” Guardo mia madre che nel frattempo ha spento i fornelli e mima un suicida fingendo di avere un cappio al collo, in poche parole mi ricorda che sono una deficiente. “Va bene. ” “Allora a presto.” E chiude. Sarebbe più facile se non avessi aspettative, se pensassi che esiste una sola parte e fosse quella razionale, perché con quella mi trovo sempre d'accordo, se ci fosse soltanto la testa Paolo sarebbe l'uomo giusto, intelligente, bellissimo, interessato a me, ma ogni volta che lui è gentile o che mi chiama o che mi bacia, io penso è così che dovrei sentirmi? Non c'è nient'altro? Forse no, forse ha ragione mia madre e sono soltanto pazza. “Dovresti smetterla di trattarlo così, principalmente perché tu non sei così.” “ Mi sento un mostro mamma, ma quando lui mi dice quelle cose carine io non sento di poterle ricambiare, e allora preferisco non rispondere. ” “ Nessuno ti sorprenderà mai se non gli dai la possibilità di farlo tesoro mio. È una conseguenza.” Chiudo gli occhi e mi sdraio sconfitta. “Uffa mamma.”
   
 
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