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Autore: eliseCS    02/01/2018    1 recensioni
A quanto pare quello che ho bevuto per il brindisi del compleanno è stato sufficiente per farmi fare questa pazzia, e ovviamente non c'era nessuno che potesse fermarmi...
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Una bambina, gabbie dorate e non e Tortuga.
Oppure
L'Ombra della Doomed Destiny, la nave pirata più famosa dell'epoca, il nuovo capitano Cortès e un vecchio amico dimenticato.
In sintesi assoluta: pirati.
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Dal primo capitolo:
Non sapeva se fosse perché pensavano che fosse stupida, troppo piccola per capire o se semplicemente non gli importasse, ma Isabelle riusciva perfettamente a sentirli.
A quanto pareva stava per essere venduta.
Di nuovo.
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“Con un pezzo da otto posso darti anche da bere se vuoi, ragazzino” propose.
Isabelle si morse un labbro: prima di entrare aveva controllato, addosso non aveva assolutamente nulla di valore, per non parlare di monete o pezzi da otto!
“Io… non ho nulla…”
La donna si ritrasse: “Mi dispiace mocciosetto, ma non do da mangiare gratis, neanche ai bambini. Torna quando avrai qualcosa da darmi in cambio” disse, e si allontanò per servire qualcun altro.
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Buona lettura (spero)
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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VIII - In cui il tesoro di Reyes non è più un’utopia e Shade ed Harry si sentono in vena di confessioni
 
Alla fine lo avevano fatto scendere sul serio.
Aveva aiutato a portare le pale mentre Julian e Shade facevano strada in testa al gruppo.
Prima di scendere dalla Doomed aveva sbirciato nella sua direzione e aveva visto la ragazza e Cortès che controllavano la bussola mentre tenevano sovrapposte due mappe: una era indubbiamente quella che avevano rubato ad Antigua.
La seconda invece sembrava decisamente più vecchia e sgualcita, e a giudicare dai segni confusi e linee tratteggiate che vi aveva intravisto dubitava che sarebbe riuscito a leggera.
E ora eccoli lì, nel bel mezzo del nulla, circondati dalla vegetazione selvaggia cercando di aprirsi la strada a colpi di spada e macete.
A quanto pareva però Harry era l’unico a non sapere cosa stesse realmente succedendo perché quando il capitano, prima di sbarcare, aveva esclamato: “Signori, il giorno che stavamo aspettando è arrivato!” tutti avevano risposto con sonore grida di giubilo.
Evidentemente il tesoro custodito in quell’isola doveva essere bello grande per suscitare tale entusiasmo.
 
“Qui”
Il gruppo si fermò all’istante all’ordine del capitano ed Harry per poco non rischiò di finire addosso al pirata che gli stava davanti.
Cortès intanto si stava guardando attorno con un’aria vagamente confusa mentre Shade… era sparita, tanto per cambiare.
Il resto degli uomini del gruppo si guardavano tra loro cercando di capire se dovessero cominciare a scavare o meno, anche se il punto in cui si trovavano era così fitto di alberi e cespugli che sembrava impossibile che qualcuno potesse aver sotterrato qualcosa proprio lì.
Il novello pirata stava giusto cominciando a chiedersi se Cortès non avesse scelto un punto a caso quando Shade ricomparve sorridendo.
Harry dovette scuotere la testa per scacciare i pensieri poco casti che gli avevano invaso la mente nel vedere la ragazza così felice e sorridente per concentrarsi invece su quello che stava dicendo.
“È qui” aveva confermato, cominciando poi a indicare con ampi gesti la parete rocciosa che c’era alle loro spalle a cui più di qualche uomo si era appoggiato dopo la lunga camminata.
 
Alla fine le pale non vennero usate per scavare il terreno ma come leve per rimuovere un blocco di roccia discretamente grande da quella che si rivelò essere l’entrata di una grotta.
All’interno la luce del sole filtrava debole attraverso delle crepe più in alto nella pietra, ma nonostante tutto i dobloni, i gioielli e le pietre preziose che erano ammassate in diverse casse e forzieri erano più che visibili.
Dovettero fare diversi giri e richiamare ulteriori uomini dalla nave per svuotarla tutta.
Ogni centimetro di superficie fu scrupolosamente esplorato per essere sicuri di non aver lasciato indietro neanche il più piccolo degli orecchini.
 
I festeggiamenti della ciurma durarono fino a tarda notte, e come biasimarli?
Il bottino era stato spartito e persino lui aveva avuto la sua, piccola, parte – e i pirati ubriachi erano fin troppo felici di raccontare i modi in cui avrebbero speso la loro quota a chiunque fosse stato ad ascoltarli.
La soddisfazione sui volti di Cortès e di Shade spingeva però Harry a credere che dietro i loro sorrisi ci fosse qualcosa di più oltre alla felicità di aver guadagnato talmente tanto in un colpo solo da potersi ritirare a fare la bella vita da qualche parte.
Rimasero ancorati nei pressi dell’isola per un’ulteriore mezza giornata per permettere agli uomini di riprendersi, e dopo aver fatto rifornimento d’acqua ripresero il largo.
Harry si rese conto che adesso la guida di Cortès al timone sembrava più decisa: contrariamente a quanto era stato fino a quel momento si capiva che sapeva bene dove andare.
 
Il quinto giorno di navigazione, subito dopo la colazione, con sua grande sorpresa Shade lo mandò a chiamare invitandolo a raggiungerla sottocoperta per parlare.
“So che la cosa non vi piacerà ma non c’è altro modo” esordì la ragazza non appena fu arrivato.
Lui rabbrividì istantaneamente.
“Julian sarebbe uno sciocco a continuare ad andare per mare portandosi dietro un bottino tanto grande e appetibile. Motivo per cui tra due giorni faremo scalo a Isla Cortès per nascondere la nostra parte” cominciò a spiegare.
“Posso capirlo. E immagino che questa volta non mi sarà consentito scendere…”
“No Harry, questa volta non vi sarà consentito neanche vedere l’isola” precisò Shade.
Il ragazzo rimase un attimo interdetto.
“Cosa vuol dire? Che dovrò restare sotto coperta per tutto il tempo?” realizzò alla fine.
“Harry…”
“No, sono uno di voi ormai, ho firmato, non potete…”
“Siete uno di noi? Forse, ma di certo non lo avete ancora dimostrato e né la ciurma né il capitano si fidano ancora” lo interruppe alzando a sua volta la voce.
“Vi prego non opponetevi, o il vostro comportamento servirà soltanto a dimostrare che nonostante quello che avete appena detto non fate parte della ciurma”
Harry sospirò: “Quindi cosa farete? Mi legherete alla trave della mia amaca?”
Shade scosse piano la testa mordendosi le labbra: “Ho l’ordine di accompagnarvi in cella…”
Il ragazzo la guardò per un attimo con gli occhi sbarrati per poi passarsi una mano tra i capelli.
Alla fine diede l’unica risposta che avrebbe potuto dare: “Va bene, vi seguo”.
 
 
 
Quei due giorni passati agli arresti non erano stati così male.
Gli portavano regolarmente da mangiare, non doveva neanche lavorare e Shade si intratteneva spesso e volentieri con lui a fargli compagnia, come se si sentisse in colpa.
Da quando era salito a bordo della Doomed non aveva mai parlato così tanto con qualcuno, e si poteva quasi dire che, in un certo senso, stava finalmente cominciando a conoscere la ragazza un po’ meglio.
 
“Allora, quanto manca alla fine della mia prigionia?” domandò scherzando Harry quando Shade lo raggiunse la sera del terzo giorno.
La ragazza rispose incredibilmente al suo sorriso: “Ancora poco, non temete. La nave sta salpando e non ci vorrà molto prima che si allontani dall’isola, abbiamo il vento favorevole”
“Permettetemi intanto di ringraziarvi per avermi fatto compagnia in questi giorni. Non avrei voluto distogliervi dalle vostre occupazioni” continuò il ragazzo.
“Nulla che gli uomini non siano in grado di gestire da soli, non preoccupatevi. E se posso essere sincera non vorrei aver disturbato io voi. In certi momenti sembravate così preso dai vostri pensieri… so che non deve essere una situazione facile da affrontare per voi, ma alla fine non ve la state cavando così male” disse lei quasi scusandosi.
“Apprezzo la vostra sincerità e il complimento, ma in realtà non stavo pensando alla mia situazione attuale. In realtà erano più vecchi ricordi, sapete com’è: tornano a galla quando uno meno se lo aspetta” replicò lui.
Shade sembrava sinceramente stupita.
E incuriosita.
Aprì la porta della cella andandosi a sedere sulla panca di fronte a quella su cui era seduto Harry.
“Se non sono indiscreta posso allora domandarvi quali sono questi ricordi che sembravano impensierirvi tanto?” chiese alla fine.
Il ragazza curvò le labbra in un mezzo sorriso.
“Non sono brutti ricordi, non del tutto. Quando ero piccolo ad Antigua avevo come amica la figlia di uno dei consiglieri di mio padre, avevamo la stessa età”
“Quanti anni avete Harry?”
“Venticinque”
Come lei.
Shade assentì: “Continuate pure”
“Ogni momento libero da maestri ed educatori ne approfittavamo per giocare insieme e nonostante fossimo solo dei mocciosi ne combinavamo di tutti i colori… a volte addirittura scappavamo alla sorveglianza dei domestici per sgattaiolare da soli fino in paese. Rubavamo i vestiti al figlio del garzone per non farci riconoscere… i nostri genitori non si arrabbiavano mai così tanto”
“Lo immagino… doveva avere un bel caratterino la vostra amica per venirvi dietro in avventure del genere. Non conosco molte lady che troverebbero divertente indossare vestiti di un garzone…”
“Oh, lo aveva eccome” confermò Harry con una risata. “La maggior parte dei guai che combinavamo erano idee sue…”
“E la storia come finisce? Mi sembrate davvero affezionato… per caso è la vostra promessa sposa?” tirò ad indovinare Shade.
“No, lei…” l’espressione del ragazzo si rabbuiò di colpo e Shade sembrò intuire che forse aveva chiesto troppo.
“Se non volete… non siete obbligato…”
Harry scosse la testa e proseguì.
“Una mattina alla villa si sono svegliati e lei non era nel suo letto. Hanno setacciato Antigua da cima a fondo e alla fine hanno trovato il consigliere Torres, suo padre riverso in una pozza di sangue con un foro in testa in un vicolo vicino al porto. Era da mesi che aveva… problemi, di alcool e di gioco. Nessuno ha mai potuto dire con sicurezza quale fosse stato il suo intento, ma nel fango del vicolo c’erano impronte abbastanza piccole da poter essere della figlia per poter dire che anche lei era lì con il padre. Per non parlare di un pezzo insanguinato del suo vestito. Qualsiasi cosa ne sia stata di lei tutti hanno convenuto avesse fatto la fine del padre. Aveva solo dieci anni…” la voce gli si spezzò alla fine della frase.
“Io… mi dispiace, non avrei dovuto chiedere” disse Shade dopo un istante di silenzio sentendosi in colpa.
“Non dispiacetevi” si affrettò a ribattere Harry. “Ad Antigua parlare della sfortunata Isa Torres è ancora un tabù, ed è la prima volta che ne parlo così apertamente con qualcuno. Credo che mi abbia fatto bene, in realtà… perciò: grazie, per avermi ascoltato”.
La ragazza rispose con un cenno del capo e il silenzio calò di nuovo nella cella: in sottofondo il rumore del mare e quello più attutito degli uomini che andavano avanti e indietro sopra le loro teste.
 
“Ero una trovatella senza genitori e senza un soldo quando il capitano Cortès, il padre di Julian, mi ha scoperta e ha deciso di tenermi con sé. Non so che idea vi siate fatto ma io e Julian ci consideriamo fratelli in tutto e per tutto” parlò Shade rompendo il silenzio.
“Non è stato sempre così: all’inizio non ci sopportavamo, Julian mi detestava, pensava che avessi usurpato il suo posto. Ovviamente non avrei mai potuto… Alla fine dopo un anno abbiamo deciso di risolvere le nostre divergenze una volta per tutte.
Abbiamo fatto a botte per quasi mezz’ora: alla fine eravamo diventati amici, ma avevamo dimenticato che a bordo è vietato scatenare risse”.
Harry la ascoltava senza osare interromperla cercando di capire dove il racconto della ragazza volesse andare a parare.
“Trentanove sono le frustate previste per chi minaccia un uomo con una qualsiasi arma con la chiara intenzione di ferire. Venti sono quelle previste per chi viene coinvolto in una rissa” continuò intanto lei.
Harry spalancò gli occhi, forse cominciava a capire.
“Eravamo ancora troppo giovani per poter sopportare venti colpi di frusta, ma non abbastanza per poterci risparmiare l’intera punizione. Alla fine furono sette colpi a testa, con una frusta singola”
“E da quel momento non avete più avuto un buon rapporto con il gatto a nove code?” provò a domandare Harry.
“In realtà no” rispose Shade scuotendo la testa, lasciando interdetto il ragazzo. “Scoprendomi la schiena saltò fuori che non era la prima volta che qualcuno usava una frusta su di me, e anche se io non me lo ricordo a quanto pare è quello che mi ha causato questa… avversione” spiegò.
“Il punto è che non avrei voluto sottoporre voi alla stessa umiliazione, ma spero che capiate che se nemmeno i figli del capitano vengono risparmiati, a causa del vostro gesto una punizione era d’obbligo, o la ciurma si sarebbe sentita in dovere di farvi pagare personalmente quello che avete provato a fare a Matt…”
Harry si affrettò ad annuire, alzandosi in piedi e raggiungendo Shade che mentre raccontava aveva cominciato a camminare avanti e indietro per lo spazio ristretto della cella.
“Sì, lo capisco”
Quando la ragazza fece di nuovo dietro front se lo ritrovò davanti scontrandosi con lui.
Non era da lei imbarazzarsi, neanche in situazioni come quella, ma in quel momento non riuscì a trattenersi dall’abbassare la testa per non incrociare lo sguardo del ragazzo.
 
“Mi dispiace” sussurrò.
“Non siete stata voi a brandire il gatto a nove code”
“Lo stesso. Se non vi avessi messo nella condizione di spingervi a minacciare Matt nulla di tutto questo sarebbe…”
Non riuscì a concludere la frase perché le labbra di Harry si posarono sulle sue cogliendola alla sprovvista.
Di certo l’esperienza con gli uomini non le mancava, ma sarebbe stata una bugiarda se avesse detto che quel ragazzo contava per lei come tutti gli altri.
Non sapeva come o perché, ma lui era diverso, se lo sentiva.
Una delle mani di Harry passò sotto la sua camicia sfiorandole piano la pelle del fianco che in quel momento era libera dal corsetto che indossava di solito e a quel punto Shade smise di pensare.
Prese con le mani il viso del ragazzo e ricambiò a sua volta il bacio, con grande sollievo di Harry che per un momento aveva pensato di aver appena firmato la sua definitiva condanna a morte.
L’attimo dopo Shade si trovò stretta tra il corpo del ragazzo e le sbarre della cella che le premevano sulla schiena, la bocca di Harry che era scesa sul suo collo mentre lei aveva buttato la testa all’indietro.
Sentì la mano di lui risalire insieme all’altra sotto la camicia, provocandole piccoli brividi dove entrava in contatto con la sua pelle più calda, e stava giusto per fare altrettanto – di certo in quel momento Harry avrebbe potuto benissimo fare a meno dell’indumento – quando un improvviso rumore di passi e una voce li fece bloccare all’istante.
 
“Shade?” chiamò Matt fermandosi fortunatamente all’inizio delle scale che portavano al livello più basso della nave e quindi alle celle dove c’erano loro.
I due si separarono come scottati, Shade che cercava di sistemarsi i capelli mentre Harry si infilava di nuovo la camicia dentro i calzoni.
“Il capitano ha detto che Harry può lasciare la cella, e tra poco è pronta la cena” proseguì il ragazzo.
“Grazie Matt, arriviamo” urlò Shade di rimando pregando non si notasse il fatto che le mancava il fiato come se avesse appena corso.
Sospirarono entrambi di sollievo quando sentirono i passi del ragazzo allontanarsi per risalire sopra coperta.
 
Lei e Harry lasciarono la cella e il tonfo metallico che produsse la porta quando venne richiusa sembrò svegliare definitivamente la ragazza.
Era stato bello, non poteva negarlo, come non poteva non ammettere che non le sarebbe affatto dispiaciuto se ci fosse stato qualcosa in più, ma evidentemente non era destino.
Era arrivato il momento di rimettere i piedi per terra e considerare le cose come stavano.
 
“Harry?”
Il ragazzo si fermò quando Shade lo chiamò prima di cominciare a salire la scala che li avrebbe riportati sul ponte.
Aveva ancora lo sguardo vagamente allucinato per quello che era appena successo.
“Tutta la ciurma lo sa, anche se il capitano darà ufficialmente l’annuncio dopo cena: faremo tappa a Tortuga per qualche giorno, per dare un po’ di soddisfazione agli uomini e permettergli di spendere la loro parte di bottino” disse la ragazza.
Accennò un sorriso verso la fine ma tornò subito seria.
“Non sarai a bordo con noi quando ripartiremo” concluse per poi superarlo e lasciarlo lì incantato a metabolizzare la notizia.













Lo ammetto, stavo quasi per dimenticarmi che oggi era martedì, ma eccomi qui :)
Spero che il capitolo vi sia piaciuto come sempre, prossimo aggiornamento previsto per martedì 16 gennaio.
Alla prossima
E.
   
 
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