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Autore: yellow_umbrella    02/01/2018    1 recensioni
“Ehi! Non andartene, non te ne andare!”
Finalmente, lo stava guardando. “E tu chi saresti, di grazia?”
“Jeon Jungkook. Ti amo. Sono al tuo servizio, ora e per sempre.”
“Salve, Jungkook. Sono Kim Taehyung. E così mi ami, giusto? Sono grandi promesse queste, non dovresti farne così alla leggera- Un sorriso diabolico si dipinse sul suo viso angelico.-Mi stai dicendo che saresti disposto a fare qualsiasi cosa, per me?”
Songfic dove Taehyung, sadico figlio di un governatore, vuole mettere alla prova l’amore del suo spasimante.
|| vkook ||
Genere: Angst, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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La ballata dell’amore cieco

 

Un uomo onesto, un uomo probo

Si innamorò perdutamente 

Di uno che non lo amava niente 
 

I fiori cadevano leggeri dai ciliegi in fiore in quella calda giornata di fine primavera. Jungkook vagava con un libro sottobraccio nel parco che circondava l’enorme magione dei governatori della città. La villa color crema si stagliava contro il cielo limpido, le finestre chiuse come da prassi. Tutte tranne una. Il ragazzo alzò lo sguardo: non era mai successo che quei vetri rimanessero aperti, dato che i governatori tendevano a non uscire molto, se non nelle occasioni pubbliche o nelle cerimonie. Fu così che il suo guardo incontrò il volto freddo e bellissimo di un giovane; figlio del governatore, come potevano dimostrare la regalità dei tratti e la ricchezza nel vestire. Il castano rimase incantato a guardare la dolce curva del naso e della mandibola, i capelli di una tinta grigiastra e gli occhi tanto scuri da sembrare dei vuoti pozzi. Gli stessi occhi che in questo momento lo guardavano con disprezzo e superiorità. Un ghigno si era formato sul suo dolce volto, quasi deturpandolo. Rimasero a guardarsi per qualche minuto fino a quando, con altezzosità, il ragazzo chiuse bruscamente la finestra rintanandosi nella sua presunta camera.

Io ti amo...”

 

Jungkook aveva passato una settimana a girovagare per il parco, passando davanti alla finestra del misterioso ragazzo, bramando di riuscire a vederlo di nuovo. Finché, in un giorno particolarmente fortunato, riuscì finalmente nel suo intento. Il figlio del governatore Kim era appoggiato alla finestra, un libro in una mano e il volto appoggiato al palmo dell’altra; quando il ragazzo chiuse il libro, sollevando il volto e mettendosi in piedi, il più giovane decise di dover cogliere l’attimo. 

Ehi! Non andartene, non te ne andare!”

Finalmente, lo stava guardando. “E tu chi saresti, di grazia?”

“Jeon Jungkook. Ti amo. Sono al tuo servizio, ora e per sempre.”

“Salve, Jungkook. Sono Kim Taehyung. E così mi ami, giusto? Sono grandi promesse queste, non dovresti farne così alla leggera- Un sorriso diabolico si dipinse sul suo viso.-Mi stai dicendo che saresti disposto a fare qualsiasi cosa, per me?”

 

 

 

 

Gli disse, portami domani,

Il cuore di tua madre per i miei cani.

Lui da sua madre andò, e l’uccise 

Dal petto il cuore le strappò, 

E dal suo amore ritornò

 

Jungkook correva per gli ampi viali vuoti della città. A quell’ora di notte nessuno girava per le strade e l’eco dei suoi passi che battevano l’asfalto era l’unico rumore che sentiva. O forse era il rumore del battito del suo cuore consapevole di dove stava andando. L’assenza di persone, dovuta allora tarda, era per lui una fortuna. Almeno nessuno avrebbe visto le sue mani umide e rosse e il cuore esangue che stringeva in esse. Il giovane giunse infine al grande parco. I grilli frinivano mentre si avvicinava alla piccola cupola in marmo dove lui e Taehyung si erano dati appunto. Si trovava in un angolo remoto e nascosto del parco, vicino al laghetto ai confini del parco. Il suo respiro pesante risuonava nella notte quando udì il passo cadenzato del suo amato che lo raggiungeva. Jungkook si girò verso l’origine del suono, restando stregato a fissare il profilo del giovane Taehyung illuminato dalla luna, quella notte particolarmente luminosa. Il figlio del governatore lo vide e, avvicinandosi a grandi e silenziosi passi, vide anche il cuore sanguinolento nella mano destra del giovane, accompagnato da un mazzo di rose cremisi strette nelle sinistra. Il più piccolo cadde sulle ginocchia in un inchino, porgendo con le braccia alzate i due omaggi. Il maggiore prese in mano il mazzo di rose, portandoselo al volto e annusandone il dolce profumo. Posò lo sguardo sulla figura ancora in ginocchio ai suoi piedi e rimase impassibile alla vista del cuore nella sua mano, né rimase turbato dal pugnale  ancora sporco di sangue che il giovane aveva infilato nella cintura.

Ti sei preso il disturbo di portarti fino a qui il coltello?- aggiunse, gelido-allora converrai con me che sarebbe inutile se non venisse usato.”

 

Gli disse ancor, se mi vuoi bene

Tagliati dei polsi le quattro vene.

Le vene ai polsi lui si tagliò, 

E come il sangue ne sgorgò,

Correndo come un pazzo da lui tornò

 

Jungkook guardava il giovane Taehyung senza odio o orrore; non una parola contraria a quella folle richiesta uscì dalle sue labbra. Il cuore della madre cadde per terra con un rumore flaccido e gelatinoso e il ragazzino portò le mani alla cintura, prendendo la lama. Non c’era rimorso o paura nelle sue azioni. Prese il coltello dal profilo argentato in una mano e lo avvicinò ai polsi, senza tremori o incertezze. La lama trapassò la sua carne e il sangue iniziò a fuoriuscire dal primo lungo taglio che si stava incidendo sul braccio. Nessun grido, nessun lamento. Dagli occhi di Jungkook scese una lacrima di dolore, ma rimasero fissi a guardare il volto del ragazzo che lo sovrastava, in piedi davanti a lui. Del ragazzo che amava in modo così cieco.

 

E mentre il sangue lento usciva, 

e ormai cambiava il suo colore, 

la vanità fredda gioiva, 

l’uomo si era ucciso per il suo amore.

 

Rosso. Copriva le sue mani, arrivando fino al gomito, irrorato dai tagli che aveva aperto con la lama di un coltello in corrispondenza delle vene. I bordi della camicia bianca iniziavano a tingersi dello stesso colore delle rose che aveva portato a lui, insieme al cuore strappato dal petto di sua madre. Jungkook guardava in alto, mentre il sangue sgorgava dai sui polsi macchiando lentamente anche il pavimento di marmo roseo su cui era steso. Guardava in alto per poter continuare a vedere il viso del suo amore. Quel viso così perfetto e privo di difetti. La perfetta curva del naso e i capelli chiari che gli ricadevano sul volto, le labbra non troppo piene e i profondi occhi color della pece. Gli stessi occhi che ora, come sempre,lo fissavano con superiorità e disprezzo, sentimenti che rimanevano però invisibili al suo sguardo. Riusciva a vedere solo la bellezza di quel ragazzo, senza vedere il marcio della sua anima. Taehyung aveva un ghigno dipinto sul volto, che stonava con la morbidezza dei suoi tratti. Tutto questo passava inosservato agli occhi di Jungkook, mentre stringeva il coltello con cui si era fatto i profondi tagli dove il sangue iniziava a coagularsi.

 

Fuori soffiava dolce il vento 

ma lui fu preso da sgomento, 

quando lo vide morir contento. 

 

Sai, Tae, la morte è dolce, se la devo subire per te. Non provo dolore. Non potrei provarlo nemmeno se volessi, finché posso continuare a guardarti”

Sorrise, mentre le forze lo abbandonavano lentamente, così come il sangue era fluito via dal suo corpo. Sentiva la testa leggera e le palpebre pesanti, tanto pesanti da chiudersi mentre guardava il volto del giovane in piedi accanto a lui. Poi, non si mosse più.

 

Morir contento e innamorato, 

quando a lui nulla era restato, 

non il suo amore, non il suo bene, 

ma solo il sangue secco delle sue vene.

   
 
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