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Autore: Lorelei95    03/01/2018    2 recensioni
Zachary incontra Viktor in aeroporto ai nostri giorni. E fanno la fine di cane e gatto.
Ah sì! Hanno un viaggio transoceanico da sopportare.
Volgarità e insulti ne conseguiranno.
~
L’uomo stava praticamente ringhiando, complice il tono profondo della sua voce e l’evidente arrabbiatura: senza escludere ovviamente il pesante accento russo che lo faceva vagamente assomigliare ad un ex membro del KGB e nemmeno così ex.
E poi si domandava come avesse potuto spaventare in quel modo due povere ragazze...
Bè, forse lo sfregio su una buona metà del viso poteva aiutare.
Genere: Commedia, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Viktor Bojanovič Mickalov
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Tratta New York - Novisibirsk

 

Ex membro KGB AKA stronzetto indisponente



Note dell'autrice: nel testo comparirà il simbolo * . Per specifiche leggere la fine del capitolo, insieme alle note di chiusura



“Il volo AKJ17 diretto a Parigi partirà in ritardo a causa di condizioni climatiche avverse.”
L’altoparlante sormontò l’intenso vociare aeroportuale facendo gemere di dissenso molte persone, che presero armi e bagagli e si diressero al punto informazioni più vicino.
Zachary non era più contento di loro, soprattutto se pensava al pranzo che Ebony gli avrebbe fatto trovare appena atterrato a Charles De Gaulle: era anche vero che una nevicata abbondante non era poi così inaspettata visto il periodo dell’anno.
Si preparò ad una lunga attesa mettendosi più comodo che poteva, distendendo le gambe e incrociando le braccia dietro alla testa, pronto a schiacciare un pisolino. Era certo che, se mai l’aereo fosse stato abile a partire prima che lui si fosse svegliato, lo avrebbero cercato alacremente, visto quanto aveva pagato per un sedile in Prima Classe; peggio per loro il contrario, avrebbe volentieri e senza alcun dubbio intrapreso una causa legale non solo contro la compagnia, ma tutto il fottuto aeroporto se avesse rovinato il suo rendez-vous con Ebony.
Era deciso a fare quanto prefissato se non fosse stato attirato all’ultimo, gli occhi ormai chiusi, da un viaggiatore enormemente incollerito con lo staff presente al gate del volo per Parigi: non ricordava di aver mai visto una hostess più terrorizzata e sull’orlo delle lacrime. Avrebbe potuto lasciar correre, ma per quanto urlava l’uomo era impossibile.
Sbuffando si alzò in piedi, sistemandosi la giacca e, recuperando la sua famosa tracolla in pelle rossa, si diresse verso il gate: non ci vollero che pochi passi per sentire la conversazione perfettamente come fosse stato il gemello siamese del passeggero.
L’uomo era alto e slanciato, spalle larghe e vita stretta: indossava un impeccabile completo scuro dal taglio Tom Ford, camicia bianca senza cravatta, ma con un foulard bordeaux che doveva forzatamente essere seta. A completare il tutto un elegante cappotto Armani, senza contare le scarpe nere, che erano senza ombra di dubbio George Cleverley - e sarebbe potuto venire sul posto solo per quelle, anche se la sua spiccata propensione verso gli stivali era risaputa-.
Certo era che l’assoluto gusto nel vestire stonava incredibilmente con il gesticolare agitato e rabbioso dell’uomo, di cui vedeva solo la nuca e i dritti e lunghi capelli corvini.
“Come sarebbe a dire che non sapete quantificare il ritardo? Ho una coincidenza da prendere a Parigi per un importante meeting a Novisibirsk. Avete intenzione voi di contattare i miei investitori e di spiegare che è colpa della vostra assoluta, inutile e insignificante esistenza se l’affare della loro vita andrà in fumo?” L’uomo stava praticamente ringhiando, complice il tono profondo della sua voce e l’evidente arrabbiatura: senza escludere ovviamente il pesante accento russo che lo faceva vagamente assomigliare ad un ex membro del KGB e nemmeno così ex.
Una delle due hostess stava chiaramente piangendo mentre l’altra era pallida e con lo sguardo morto, già immaginandosi una prossima vita come camminatrice da marciapiede.
Sospirò, tirando fuori il suo miglior sorriso charmant e appoggiò con forza la mano sulla spalla dello sconosciuto, facendolo sussultare e voltare verso di lui: i bei vestiti appartenevano ad un giovane uomo -sui 25 anni forse?- dai tratti affilati e puliti, complice la bocca arricciata in fastidio palese e gli occhi azzurri trasformati in pugnali per la sua sola presenza.
E poi si domandava come avesse potuto spaventare in quel modo due povere ragazze...
Bè, forse lo sfregio su una buona metà del viso poteva aiutare.
“Scusate il mio amico,” disse rivolgendosi alle due sparute signorine, scivolando il braccio sulle spalle dello sconosciuto che si irrigidì istantaneamente, “non conosce davvero le buone maniere e lavora troppo.”
L’hostess che piangeva si riprese, asciugandosi gli occhi con un fazzoletto ormai sbavato di trucco e gli prestò attenzione dato il salvataggio.
“Credo volesse intendere che apprezzerebbe essere informato ad ogni nuova riguardo al volo. Sarebbe possibile?” Le due donne annuirono, non guardando all’uomo nemmeno una volta, che invece sembrava scioccato dalla sua intromissione sennonché dal contatto indesiderato.
“Molto bene. Allora vi lasciamo al vostro lavoro e ci auguriamo di poter partire il più presto possibile.” Sorrise ancora una volta e trascinò lontano l’uomo, che ebbe tempo di riprendersi e lo spintonò.
“Cosa diavolo crede* di fare? Non erano affari suoi.” Sibilò profondamente, sistemandosi il collo del cappotto e mostrando i denti neanche volesse mordere.
Zachary scosse le spalle, sorridendo amabilmente. “Sinceramente erano diventati affari dell’intero aeroporto visto come urlava e per quanto possa spaventare a morte quelle due povere criste non otterrà di certo una partenza anticipata.”
L’uomo arricciò il naso infastidito e digrignò i denti. “Continuano a non essere affari suoi. Lavorano per la compagnia perciò la colpa del ritardo è anche loro.”
Zachary non potè trattenersi dal ridacchiare. “Se le compagnie avessero controllo sul tempo atmosferico li farebbero pagare molto di più i biglietti.”
L’altro alzò un sopracciglio, incrociando le braccia sul petto e rispondendo a tono. “Per quanto ho pagato come minimo dovrebbero. Se poi lei viaggia nel vagone bestiame la faccenda non mi riguarda.”
“Non so cosa le abbia dato questa idea, ma io viaggio in Prima Classe, ragazzo.” Aggrottò la fronte poi, controllandosi i vestiti: non stava indossando il suo completo più costoso -doveva viaggiare comodo e non ammaliare ogni hostess, anche perché per quello bastava molto meno- ed era abbastanza in ordine nonostante la notte folle che aveva appena trascorso.
“’Ragazzo’ lo dica a suo figlio.” Si indispettì lo sconosciuto, tornando ad arricciare il naso. “E siccome io mi faccio gli affari miei non ho alcun interesse a sapere quale posto a sedere ha acquistato.”
Zachary doveva ammettere che aveva una bella voce, per essere uno stronzetto indisponente – suo figlio? Ah! Era ancora giovane per avere figli!- e l’accento molto ricco lo rendeva esotico. La cicatrice era evidente e prominente quasi, ma non era un uomo così curioso, come aveva più volte sottinteso l’altro, piuttosto sapeva quando e cosa chiedere: si riteneva un buon lettore riguardo alle persone e aveva iniziato molto presto.
“Senta lei,” iniziò a controbattere, non volendogliela dare vinta, ma il telefono cominciò a vibrare nella tasca della giacca e dovette rispondere, lanciando un’occhiataccia al giovane prima di allontanarsi di qualche passo per avere un po’ di privacy.
“Pronto?” Rispose distratto, ancora guardando all’uomo che batteva insistentemente la punta del piede a terra come se lo stesse aspettando per continuare a discutere.
“Zachary! Ho visto la chiamata. E’ successo qualcosa?” Una voce di donna, morbida e preoccupata.
Non trattenne nemmeno il sorriso che si formò sul suo volto.
“Ebony, ma chérie!” Esclamò, dando la schiena allo sconosciuto. “Sembra arriverò in ritardo. Ci sono problemi alla partenza a causa della neve, quindi sono ancora in aeroporto. Ci assicurano che partiremo, ma non hanno detto quando.”
“Oh, Zach! Come mi dispiace! Anche qui a Parigi nevica molto, speriamo non abbiate problemi all’atterraggio.” Era così bello sentirla, era come essere già in vacanza.
“Non preoccuparti, se fosse così grave ci direbbero di andare in hotel. Anche perché non vedo l’ora di mangiare la tua cucina di nuovo..” Sospirò sognante al pensiero.
“E i macarons.” Aggiunse Ebony con una risata.
“E i macarons!” Rise anche lui, immaginandosela davanti al camino in attesa di lui. “Ma di più per te.”
Lei ridacchiò, sicuramente con una mano davanti alla bocca per non essere sguaiata, non come lui. “Sei sempre troppo impegnato in giro per il mondo, Jordan. Era ora che ti fermassi un po’.” Solo lei poteva chiamarlo così, e Dorian, ma quella era un’altra storia.
“Sto arrivando, non aspettarmi in piedi.” La prese in giro, facendola ridere di nuovo.
“Eri sempre tu quello ad aspettarmi alzato!” Esclamò, prima di salutarlo. “Mandami un messaggio prima di partire, va bene, Zach?”
“Certo, sorella, ci vediamo. Bisous.
Bisous, fratello.”
Chiuse la telefonata e voltandosi scoprì che l’uomo se ne era andato. Rimase per un attimo spiazzato, non avrebbe schifato un po’ di compagnia per annoiare l’attesa, ma probabilmente il ragazzo si era stufato di aspettarlo o semplicemente Zachary ne aveva letto male i gesti e non lo stava aspettando affatto.
Alzò le spalle, deciso a mettere qualcosa sotto i denti nel frattempo e pregò che l’aereo si muovesse a partire: chissà se avrebbe rivisto il tipo.

 
 



 
‘Uscite sulla pista’, dicevano, ‘sarà un tragitto breve’, dicevano.
Quando odiava la costa atlantica quel periodo dell’anno, ci si ghiacciava il culo, con testicoli e cazzo annessi: un caso di ‘palle blu’ decisamente allarmante.
Alla fine avevano dovuto aspettare tre ore piene perché le raffiche di vento consentissero la partenza e in quel tempo aveva abbondantemente mangiato e circuito una giovane hostess.
Finalmente l’aereo su cui volava apparve in vista, anche se era difficile non notarlo, essendo un grosso bestione della British Airway.
L’alta scaletta che conduceva fino all’interno dell’aereo era stata posizionata e la salì, trattenendo il respiro dietro un’anziana e maleodorante signora quasi completamente nascosta dal suo enorme visone, la quale portava con sé anche un terribile chihuahua e Zachary pregò che non sedesse in Prima Classe o sarebbe sprofondato sull’amabile bestiola per impedire qualsiasi confusione in volo.
Voleva dormire, doveva dormire.
Non ricordava un sonno più lungo di 4 ore nel corso dell’ultimo mese.
A saperlo, Ebony l’avrebbe ucciso.
Quando poté poggiare il piede sull’aereo fu accolto dall’ennesimo controllo documenti -i terroristi avevano costretto ispezioni ad ogni angolo, era quasi frustrante-, ma riuscì a percepire le appendici grazie al calore dell’ambiente. Tutte le appendici.
La Prima Classe era in testa all’aereo, ben lontana dai motori e dal loro rumore fastidioso infatti, guardandosi attorno, non poté che approvare la scelta della spesa: le file** erano composte da quattro posti, due laterali singoli in concomitanza dei finestrini e due centrali, ampi e dall’aria enormemente comoda.
Una prosperosa hostess lo fece accomodare e fu distratto dai suoi seni quando lei gli spiegò che si era dovuto fare uno scambio...bla bla bla...non c’erano altri posti...bla bla bla...sedere in uno centrale.
“Certo che sì”, disse senza sapere bene a cosa aveva acconsentito, ma il sorriso grato e furbetto della giovane prospettava un ulteriore ringraziamento successivo, per cui si accontentò di domandarsi se la ragazza si vedesse i piedi quando si faceva la doccia o in qualsiasi altra situazione le richiedesse di stare eretta.
Quindi si ritrovò suo malgrado a rendersi conto di essere seduto in uno dei posti della fila centrale, probabilmente accettando qualche tipo di scambio -maledette tette chiuse in camicette troppo attillate!- per cui avrebbe dovuto condividere tutto il viaggio con uno sconosciuto, visto che i divisori non erano che un misero separé appena appena più alto di un normale poggiabraccio.
Sospirò, sfregandosi il ponte del naso tra due dita.
Una voce profonda e non totalmente sconosciuta lo canzonò.
“Dovrebbe vedere la sua faccia. Impagabile.”
Zachary voltò la testa per scoprire che il suo vicino di sventura non era nient’altro che il russo che aveva sedato diverse ore prima e che adesso lo sfotteva apertamente, un ghignetto compiaciuto sulla faccia, col viso comodamente appoggiato alla mano, gomito sul misero separé precedentemente citato.
Rimase talmente spiazzato che si guardò in giro pensando di parlare con la stessa hostess e correggere il malinteso -era bionda o bruna? Dio, la British Airway le voleva tutte taglia quarta?!- quando lo stronzetto aggiunse: “Credo che la mia lunga attesa sia stata sanata solo grazie a questo momento.” Continuò a mantenere il sorrisetto, facendo rotolare le parole sulla lingua come fossero maledette fusa, accentuate dal pesante accento.
Zachary assottigliò gli occhi e decise che sarebbe rimasto seduto lì e -che il cielo gli fosse testimone- avrebbe talmente tanto infastidito il ragazzo durante il viaggio che quello avrebbe preferito buttarsi dall’aereo. Le vedeva chiaramente le pesanti borse sotto gli occhi.
Allora sogghignò, facendo alzare un sopracciglio all’altro di conseguenza.
“Sarà un viaggio indimenticabile, glielo posso assicurare.”



*: comunemente in italiano per rapportarci con un estraneo diamo del Lei. In russo si usa il Voi mentre in inglese si utilizza il Tu. Presupponendo che Zachary e Viktor parlino in inglese, non volevo nemmeno sembrassero due vecchi amici, perciò ho mantenuto il nostro Lei.
**: sono andata a documentarmi sull'aspetto di sedili di una Prima Classe alla British Airway. Per il bene della trama ho abbassato i divisori. Se siete curiosi cercate pure!

Note di chiusura: so che mi odierete perchè ho già una ff aperta con Viktor e Zachary e già vi avviso che non so se la continuerò. Nel frattempo ho estro per questa e so dove deve andare a finire! Penso scriverò diverse storie contenenti Zachary come personaggio originale perciò creerò una serie per raccoglierle tutte.
In una di queste presenterò Zachary per bene, così da farvelo immaginare meglio.
Spero che vi siate divertiti! Io moltissimo.
E ci vedremo presto al prossimo episodio! Chiunque volesse recensire o seguire o favorire, siete i benvenuti <3
  
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