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Autore: Felicitywolverine    03/01/2018    1 recensioni
dal testo....
“Non è possibile. Non può essere che sia capitato proprio a me!” continuo a ripetermi rinchiusa nel bagno. Mia madre che bussa ripetutamente alla porta e io in mano ho quella maledettissima stecca bianca e rosa che mostra le due lineette rosse.
“Dannazione! Che sia maledetta per ciò che faccio e per i miei continui errori!” Cammino avanti e indietro passando tra i sanitari del mio bagno, finché l’agitazione iniziale e la rabbia verso me stessa non finiscono e mi accascio, seduta con le spalle contro la porta bianca scorrevole.
- Felicity tesoro, ti prego esci. – mi chiede ripetutamente mia madre mentre sente i miei singhiozzi che io non riesco più a reprime. Mi alzo lentamente e lascio entrare l’unica persona che adesso conosce il mio segreto. I suoi enormi occhi marroni si mostrano a me preoccupati e comprensivi. Tutto ciò che mi sembrano voler dire è “Tranquilla sistemeremo tutto.”
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen, Ray Palmer, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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POV FELICITY
- Mamma!-
Il mio è appena un sussurro, eppure lei ha sentito la mia voce. Mi guarda sconcertata. Non disgustata, ma sicuramente non si è mai immaginata di avere davanti una cosa così. Noto uno scambio di sguardi tra lei e Oliver
- Sarà meglio che io esca. – dice lui. Esce richiudendosi alle spalle la porta, lasciandomi sola con mia madre che si sta avvicinando lentamente, passo dopo passo, al mio letto. Trovo nei suoi occhi un guizzo di curiosità. Non mi sembra preoccupata, solo curiosa.
- Che cos’era quello?- E sono senza parole.
Come faccio a spiegare a mia madre tutto questo casino?
- Siediti per piacere. Devo raccontarti una cosa.-
Lei mi ascolta, fa quello che dico. Si siede ai piedi del mio letto e io allungo automaticamente una mano verso di lei che prende subito.
- Qualche settimana fa, quando Ray era in Europa, andai a casa di Sara per un pigiama party. Soltanto che quel pigiama party divenne una piccola festa tra amici e ci ubriacammo.-
- Avete fatto cosa? Felicity !-
- Si lo so è stata una sciocchezza, una grande stupidaggine, ma il punto è che a quella festa c’era anche Oliver e aveva bevuto troppo anche lui e poi … l’ho abbiamo fatto. – le ultima parole mi escono flebili, mentre inclino la testa e mi perdo nel celeste della tunica.
- Oh mio Dio! E’ Oliver il padre del bambino?-
- No! Cioè non lo so. Devo fare ancora il test di paternità e …-
- E che cosa accadrebbe se fosse lui il padre?-
Io … io non lo so, ok? Ma non glielo dico, perché le urlerei in faccia tutte le mie paure e tutta la mia rabbia scaturita dalle bugie che ho detto e che pian piano stanno venendo a galla. Non glielo dico perché veramente non so cosa succederebbe, ma io non mi voglio far cogliere impreparata. Non ho mai veramente pensato a cosa accadrebbe se fosse lui il padre. Ho intuito la reazione e l’abbandono di Ray, del ragazzo che amo. Io non voglio che lui mi lasci.
Però mi sento meglio. Forse Wells aveva ragione a dirmi che mi dovevo sfogare con qualcuno e se quel qualcuno è la mamma allora è meglio. Mi sento bene. Poi mi rendo conto che ora che lei sa tutto, non c’è bisogno di aspettare tutti quei mesi per scoprire chi è il padre. Ora che lei lo sa, potrei fare il test anche adesso e togliermi finalmente questo terribile peso che mi ha fatto finire in un letto d’ospedale, con il rischio di perdere il bambino.
E allora viaggio con la fantasia, con la speranza che tutto questo forse sta per finire. Che forse io e Ray potremmo vivere una vita normale, facendo i giovani genitori e lontani dai rimorsi di coscienza, dagli sbagli e dai segreti tenuti nascosti e … questo discorso è così ipocrita! Che cosa dici,Felicity?
Anche se il bambino fosse di Ray, ciò non toglie che tu lo hai tradito con Oliver! Che hai sbagliato andando a letto con lui e continuerai a sbagliare perché non avrai mai il coraggio di confessare tutta quanta la verità al tuo ragazzo.
Parlo con mia madre. Le chiedo di fare il prima possibile il test e lei, anche se è ancora riluttante dopo che ovviamente le ho dato un enorme dispiacere, accetta. Infondo, lei mi vuole solo aiutare e non so chi ringraziare per avere una madre come la mia. Una madre che pensa prima di tutto a ciò che voglio, anche se so, che dopo che tutto questo sarà finito, o si sarà calmato, io mi dovrò aspettare un suo discorso moralista che penso di meritare.
Ed accade tutto in fretta, che mi sembra quasi surreale. Lei che chiama Wells per darle il suo consenso, io che mi alzo ed esco fuori dalla camera. Scruto Ray e Oliver parlare. Il mio ragazzo, non appena mi vede, si getta tra le mie braccia e mi posa un leggero bacio sulla bocca. Un bacio così effimero che dubito sia accaduto realmente. Forse non lo noto perché adesso il mio scopo è un altro. È brutto cercare Oliver mentre sto in compagnia del mio ragazzo, ma è una questione di vitale importanza. Vedo con la coda dell’occhio Wells che si avvicina ad Oliver e lo prende in disparte.

POV OLIVER
- Dammi un tuo capello. – mi ordina Wells Solo adesso mi accorgo che tra le mani ha un fazzoletto, una pinzetta e una provetta.
- Che cosa vuoi farci?-
- Mi serve un campione del tuo dna.-
- Volete fare il test di paternità? – guardo entrambe le due donne.
Sono sorpreso. In effetti, pensandoci ora che Donna conosce tutto quanto può dare l’autorizzazione per fare quel dannatissimo esame e mi sento leggermente meglio nel non dover aspettare tutti quei mesi per scoprire la verità.Le do un mio capello...è l'ora della verità. Dopodiché se ne va, lasciandomi da solo con Donna che mi sta guardando con aria severa. Intuisco che abbia parlato con Felicity, ma dubito che con lei si sia arrabbiata. Piuttosto lo farà con me tra tre, due, uno …
- Che cosa avete combinato, Oliver? – ecco, ci avrei scommesso. – ti rendi conto che avete fatto un bel casino? Tu e mia figlia … oddio, non ci posso ancora credere e spero che tu ti prenda tutte le tue responsabilità, signorino.-
Fantastico! Quando Donna si rivolge con un “signorino” finale, non è mai una buona cosa. E rivolto a me può essere anche peggio.
Meglio assecondarla. - Certo che mi prenderò le mie responsabilità, non sono un’idiota.-
- Lo so che non sei un’idiota, Ollie, ma ti conosco da quando avevi otto anni , quando io e tua madre aspettavamo Thea ed Felicity, e dopo la loro nascita tu hai adorato tua sorella,amandola. Mentre con Felicity un giorno ci litigavi e l’altro pure. Ci sono stati pochi momenti di riso tra voi due, bisticciavate sempre, quindi non biasimarmi nell’essere scettica quando vengo a scoprire che tu e lei avete tradito Ray così facilmente. Voglio solo capire cosa è successo, le vostre motivazioni … io … è un segreto troppo grande da mantenere.-
- Papà sa tutto. – mi guarda incredula – Se vuoi sfogarti, puoi parlare con lui.-
Mi mette le mani sulle spalle e con dei movimenti circolari cerca di fare qualcosa. Non ho ben capito se sta cercando di tranquillizzare me o se stessa, ma sembra regolarizzare il respiro mentre chiude gli occhi e inspira lentamente.
- Va bene, lo andrò a trovare, ma ti prego … qualunque sia il risultato di questo test, fa il tuo dovere o sta vicino a mia figlia. A quanto pare sei l’unico che ultimamente la fa stare bene.
Annuisco in silenzio mentre la guardo andare via. È sconvolta e cammina incerta per ritornare dalla figlia. A volte mi sembra di intravedere una ragazzina il lei, come rivedere Felicity in quegli stessi occhi. Una grande Smoak.
Mi è sempre piaciuta Donna, lei e il suo essere così buona. È sempre riuscita a compensare il carattere scontroso di mia madre. Con la sua calma, la sua insicurezza e la sua tranquillità … proprio come Felicity.


(diciotto anni prima)
Oggi papà non c’è. È andato a lavorare anche se qualche giorno fa aveva promesso di accompagnare la mamma in ospedale. Invece, questa mattina si è alzato dal letto ed è uscito di casa prima che io e la mamma ci svegliassimo. Mamma deve andare all’ospedale perché ormai manca veramente poco.
Manca poco perché la sua pancia adesso è diventata grandissima e tra qualche giorno Thea nascerà. Finalmente avrò una sorellina, quello che avevo sempre desiderato. Quando la mamma mi disse che stava per arrivare un nuovo arrivato in famiglia decisi già il nome.
Thea. Sì, mi piace Thea.
Deve andare all’ospedale perché deve fare gli ultimi controlli, farsi visitare dalla sua dottoressa, per accettarsi che entrambi stiano bene. A me non va di andarci. Mi annoio ad aspettare che la mamma entri, ma soprattutto mi imbarazzo quando la mamma deve scoprire il pancione e la dottoressa gli passa sopra quello strano aggeggio unto di quella sostanza trasparente. Però decido di andarci. Perché papà è andato a lavorare e non mi importa se non vado a scuola. Voglio fare compagnia alla mamma.
Quindi insisto. Batto i piedi per terra perché voglio andare con lei, finché non si convince. Arriviamo all’ospedale e ci sediamo sulle sedie di plastica blu. Non c’è nessuno, a parte un’altra signora che sfoglia una rivista durante l’attesa.
La mamma cerca di osservarla più attentamente mentre prova a sporgersi in avanti, ma non ci riesce perché il pancione in questi ultimi mesi le impedisce di fare tutto, mentre continua a stringermi la manina. - Donna, sei proprio tu?-
La donna seduta di fronte a noi alza finalmente gli occhi dal suo giornale che getta immediatamente sulla sedia affianco non appena riconosce mia madre. Anche lei ha la pancia grossa, non grossa come quella di mia mamma, ma evidentemente anche lei aspetta un bambino.
- Oh mio Dio, Moira!-
A quanto pare si conoscono. La donna si alza e si viene a sedere accanto a noi. Le due donne si abbracciano mentre io le guardo ancora confuso. Non ho mai visto questa donna e mi sorprende che la mamma la conosca così tanto bene.
- Oh cielo. È impressionante vederci entrambe qui, dopo tanti anni che non ci vediamo … e aspettiamo tutte e due un bambino! – esclama la mamma. - Già, ma questo a te è il secondo a quanto vedo. Invece per noi è il primo.-
- Ti assomiglia molto. – afferma Donna porgendomi una carezza sulla guancia.
- Si, lo dice anche Robert-
- Anche Noah spera che Felicity sia più simile a lui che a me, ma io non ne sono tanto sicura. Spero che lei abbia i miei stessi occhi e i miei stessi capelli, anche se in questo momento preferirei solo che scalciasse un pochino. Non lo ha ancora fatto. Mi devo preoccupare?-
- No, ma che dici. Ogni gravidanza ha il suo tempo vedrai che prima o poi arriverà il momento in cui questa bambina si deciderà a muoversi.
- Mamma, mi sto annoiando. – mi getto tra le sue braccia e tocco la sua pancia mentre sento Thea muoversi.Lei mi da un bacio sulla testa mentre mi dice di aspettare ancora e di cercare di stare calmo.
Io intanto mi volto verso la sua vecchia amica che ci osserva intenerita. Chissà perché, ma ho l’impressione che vedrò spesso in futuro questa donna. Guardo i suoi occhi azzurri. Sono belli, luminosi e pieni di gioia, poi mi soffermo a guardare il suo piccolo pancione e mi allungo per sfiorarlo. Non so perché lo faccio, ma mi va e Donna non replica.
- Ollie,ma che fai?-
- Tranquilla Moira, non mi da fastidio.-
Ed è in questo momento che lo sento. Un piccolo tremolio sotto le mie mani che non mi sorprende, perché ormai sono abituato agli scalci di mia sorella, ma la donna che mi sta accanto non è dello stesso parere. Allarga i suoi occhi e socchiude la bocca stupita di quello che è appena successo. Inizia a emettere dei gridolini di gioia perché sente sua figlia per la prima volta. La bambina continua a muoversi, mentre mia madre sorride alla sua amica e si congratula con lei. Felicity si stava muovendo per la prima volta...grazie al mio tocco.
   
 
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