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Autore: Abby_da_Edoras    03/01/2018    3 recensioni
Elijah, Tristan e Marcel trovano il secondo osso di Inadu e questo significa che anche per Tristan è arrivato il momento di partire. Ma, ancora una volta, sembra che Elijah non voglia fare nulla per trattenerlo né promettergli che andrà con lui... Intanto, però, Freya ha in serbo una meravigliosa sorpresa per Klaus.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, autori e produttori di The Originals.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Elijah, Freya Mikaelson, Klaus, Sorpresa, Tristan
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Comme un ouragan'
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My Immortal (prima parte)

 

I’ve tried so hard to tell myself

That you’re gone

But though you’re still with me

I’ve been alone all along

When you cried I’d wipe away all of your tears

When you’d scream I’d fight away

All your fears

I held your hand through all of these years

But you still have all of me…

(“My Immortal” – Evanescence)

 

Kol e Davina erano partiti per San Francisco con la lama di Papa Tunde già da tre settimane.

Marcel si era recato con Elijah e Tristan al cimitero del Black Clay, nel Treme, per trovare la cripta della famiglia Del Robles dove era custodito il secondo osso di Inadu che stavano cercando da tanto tempo. Elijah aveva individuato la tomba in cui esso probabilmente si trovava, quella di Olivia Tierra Del Robles, e Marcel aveva spezzato la lapide e recuperato l’osso.

Quando lo aveva visto in mano a Marcel, Elijah aveva esitato, rimanendo immobile a fissare l’oggetto. Era vero che quell’osso era ciò che stavano cercando febbrilmente, era vero che sarebbe potuto servire a distruggere per sempre Inadu… ma in quel momento, per Elijah, l’osso significava soltanto che Tristan avrebbe dovuto prenderlo e partire e lui non riusciva né ad accettarlo né ad opporsi.

Tristan, invece, non aveva avuto esitazioni. Si era avvicinato a Marcel e si era fatto consegnare l’osso, soppesandolo poi tra le mani con un sorrisetto ironico.

“Visto che dovrò esserne il custode, tanto vale che inizi fin d’ora a prendere confidenza con quest’osso” aveva detto, ostentando un tono leggero, quasi frivolo.

Tutto ciò era avvenuto il giorno prima e, da allora, Elijah non aveva più avuto pace.

Tristan sarebbe partito per Marsiglia e lui non avrebbe potuto seguirlo.

Non c’era nessun ostacolo reale che glielo impedisse ma, ancora una volta, il suo senso del dovere nei confronti della famiglia gli imponeva delle scelte diverse da ciò che il suo cuore avrebbe desiderato.

Restavano da trovare altre due ossa e, come se non bastasse, Elijah sentiva di dover aiutare il fratello Klaus, che stava prendendo molto male la prospettiva di un suo prossimo allontanamento dalla famiglia e dalla sua Hope. Non poteva abbandonarlo in un momento così difficile per lui, avrebbe dovuto sostenerlo e restargli accanto quando fosse arrivato il momento della sua partenza.

No, non era nemmeno pensabile che lasciasse tutto e tutti e seguisse Tristan a Marsiglia.

Semplicemente non poteva farlo.

Eppure il pensiero di lasciar partire il giovane Conte, senza nemmeno sapere quando avrebbero potuto rivedersi, gli straziava l’anima.

Quella sera Elijah era rimasto a lungo in silenzio, osservando Tristan che preparava le valigie e sistemava i libri e i dischi che aveva portato con sé nel piccolo appartamento che aveva occupato per troppo poco tempo. Il giovane aveva deciso di tornare a Davilla Estate la mattina seguente per informare la sorella Aurora della prossima partenza, in tal modo la sera stessa avrebbero potuto prendere un aereo per Marsiglia, dove li attendeva una splendida villa con vista sul mare.

Anche Tristan non aveva detto una parola per tutto il tempo in cui si era occupato dei suoi bagagli. Soltanto alla fine, quando tutto era stato sistemato, si era avvicinato a Elijah e lo aveva guardato dritto negli occhi, sfidandolo con l’azzurro intenso e luminoso del suo sguardo.

“Tu non verrai a Marsiglia con me e Aurora, non è così?”

La sua era stata un’affermazione più che una domanda.

Elijah avrebbe voluto perdersi per sempre in quello sguardo dalle mille tonalità di azzurro, annegare nel mare profondo che erano i suoi occhi e non pensare più a niente, non provare più tanto dolore e rimorso e senso di colpa. Avrebbe voluto stringere Tristan tra le braccia, baciarlo con passione e sussurrargli che sarebbe andato con lui anche in capo al mondo, che non poteva vivere senza di lui e che tutto il resto non contava.

Invece sostenne quello sguardo, si fece forza e pronunciò la risposta che si era preparato.

“So che ti avevo promesso che sarei venuto con te, ma non è questo il momento” disse, nel tono più distaccato che riuscì a trovare. “Mancano ancora due ossa, Kol e Davina sono partiti e c’è bisogno anche di me per cercarle. Quando le avremo ritrovate tutte e quattro, allora, magari…”

Tristan scosse il capo con un sorrisetto amaro.

“Naturalmente” commentò, caustico. “Immagino che, per allora, avrai pronta un’altra scusa per non raggiungermi.”

“Tristan, non c’è bisogno di mostrarsi insolente. Sai benissimo quanto sia importante trovare tutte e quattro le ossa e…”

“Ti prego, Elijah, non insultare la mia intelligenza” lo interruppe il ragazzo. Il tono continuava ad essere sarcastico, ma il suo sguardo raccontava un’altra storia. “Sappiamo tutti e due come andrà a finire: tu non sceglierai mai di stare con me e di mettere in secondo piano la tua famiglia. I tuoi fratelli, le tue sorelle, Hope e anche… Hayley… saranno sempre più importanti. Del resto sono stato io a offrirmi come custode per liberarti, affinché tu non fossi costretto a separarti dalla tua famiglia. Potrai aiutare la tua sorella strega, la creatura di tuo fratello e il signor Griffith a ritrovare le due ossa mancanti; potrai recarti in visita da Kol, Rebekah e Klaus e portare loro notizie del resto della famiglia. In tutto ciò, potresti anche venire a trovarmi a Marsiglia, se volessi… sono stato io a offrirti la possibilità di scegliere liberamente ed è molto di più di quanto tu abbia mai fatto per me.”

Le parole di Tristan furono una nuova pugnalata al cuore per Elijah. Era tutto dolorosamente vero. Secondo il piano di Vincent, sarebbe dovuto essere Elijah uno dei custodi e ciò lo avrebbe costretto ad allontanarsi dalla sua famiglia per un periodo di tempo incalcolabile, ma Tristan non lo aveva permesso.

Tristan, che lui aveva sacrificato e abbandonato già la prima volta per salvare la sua famiglia.

Tristan, che lui aveva scelto di condannare come unico colpevole di misfatti perpetrati in realtà da Lucien.

Tristan, che aveva sempre sofferto per l’abbandono subito e per la preferenza che Elijah aveva mostrato nei confronti della sua famiglia.

Tristan, che lo aveva lasciato libero di scegliere, ben sapendo che lui avrebbe comunque deciso in favore dei Mikaelson piuttosto che del loro legame…

Io non merito che tu faccia tutto questo per me, pensò Elijah in un lampo di angosciosa consapevolezza. Ti ho fatto soltanto del male e te ne sto facendo anche adesso, eppure tu non esiti… io non ti merito, Tristan!

Avrebbe dovuto pronunciare quelle parole, esprimere finalmente tutto ciò che provava per la sua creatura, per il giovane che aveva trasformato e che, senza un maestro e senza una guida, era diventato mille volte migliore di quanto lui sarebbe mai potuto essere.

Eppure, ancora una volta, non disse ciò che gli bruciava sulle labbra, non aprì il suo cuore al giovane Conte De Martel.

“Come ti dicevo, non c’è nessun bisogno che tu sia tanto melodrammatico, anche se so che ami mostrarti teatrale” ribatté invece, celando i suoi sentimenti sotto un’elegante velo di ironia. “Ti ho già spiegato che non posso partire con te adesso, ma che ti raggiungerò a Marsiglia non appena la situazione qui sarà più tranquilla.”

Tristan sollevò gli occhi al cielo.

“Quando mai la situazione è tranquilla per la famiglia Mikaelson?” commentò con sarcasmo. “Ma no, non preoccuparti, non voglio certo metterti premura. Verrai a Marsiglia quando lo riterrai opportuno.”

Cioè mai, pensò Tristan, ma questa volta anche lui non espresse il suo reale pensiero.

Il silenzio tra i due stava diventando opprimente, ma proprio in quel momento si udirono voci concitate, richiami e passi affrettati provenire dal patio di villa Mikaelson. Elijah e Tristan dimenticarono per qualche istante i loro tormenti personali e si affacciarono al balcone in ferro battuto per capire di che cosa si trattasse. Forse Vincent aveva trovato il terzo osso di Inadu? O magari Freya si era imbattuta in un incantesimo che avrebbe potuto ridurla all’impotenza senza bisogno di mandare i custodi delle ossa da una parte all’altra del globo?

Elijah rammentò che, in effetti, Freya era uscita di casa quella mattina molto presto insieme a Rebekah, dicendo che si sarebbero recate a casa di Vincent. Era possibile che insieme fossero riusciti a trovare il modo per distruggere la malefica Inadu?

Era un altro, invece, il motivo per cui i tre si erano riuniti. E il risultato dei loro sforzi era ciò che chiunque poteva vedere adesso nel patio di villa Mikaelson, anche se poteva sembrare un sogno o una visione.

Freya e Rebekah erano tornate a casa, accompagnate da Vincent, ma insieme a loro c’era una terza persona, qualcuno che era stato ritenuto perduto per sempre.

Accanto a Freya e Rebekah, in piedi e con un luminoso sorriso, stava Camille O’Connell.

“Ma che…” mormorò Elijah, incredulo.

Voci e rumori avevano richiamato anche gli altri abitanti del palazzo: Hayley, Hope e… Klaus.

Non appena l’ibrido vide la giovane donna, il suo viso si fece pallidissimo e poi, in un lampo, fu davanti a lei.

“Questo è senza dubbio un sogno o l’illusione creata da un incantesimo” disse lui, con voce spezzata e senza osare nemmeno sfiorare la ragazza. “E’ chiaro che Inadu ha ritrovato il suo potere e che ci sta ingannando per distrarci e poterci attaccare indisturbata.”

“Per una volta nella tua vita, Nik, non potresti dimenticare le tue paranoie e limitarti semplicemente a ringraziare le tue sorelle e Vincent per il dono che ti hanno fatto?” intervenne Rebekah, al contempo esasperata e divertita.

“Di cosa stai parlando, sorella?” reagì Klaus, fissando sospettoso le tre donne e lo sciamano davanti a lui. No, non poteva essere veramente Cami. Lui non credeva ai miracoli né, tanto meno, a un lieto fine. Sapeva che, per qualsiasi cosa avesse mai ottenuto, aveva sempre dovuto lottare e soffrire e adesso… no, si trattava senz’altro di un inganno, di un piano diabolico di qualche nemico.

“Ricordi quello che ho detto quando Kol ha deciso di essere il primo dei custodi?” disse Freya, con un sorriso soddisfatto che le illuminava il volto. “Suggerii che sarebbe stato meno doloroso per ogni custode abbandonare i propri cari avendo accanto qualcun altro da amare, come lui aveva Davina. Rebekah ha ancora la speranza che Marcel parta con lei o che, comunque, vada a trovarla il più frequentemente possibile. Ma tu, Klaus, chi avresti potuto portare con te nel tuo esilio?”

“Inoltre il prezzo che avresti pagato tu era il più doloroso, il più straziante: saresti stato costretto a vivere lontano da tua figlia” aggiunse Rebekah, commossa.

“Quando Cami morì per colpa del veleno di Lucien, io racchiusi la sua anima nel mio pendente” spiegò Freya. “Anche lei faceva ormai parte della famiglia per più di un motivo, inoltre tu le avevi dato il tuo sangue nella speranza di guarirla dal morso della Bestia. La sua anima è sempre stata qui, nel pendente, ma non potevo dirtelo, non finché non avessi saputo se ero in grado di riportarla in vita.”

Fine prima parte

 

 

 

 

   
 
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