My Immortal (prima parte)
I’ve tried so hard to tell myself
That you’re gone
But though you’re still with me
I’ve been alone all along
When you cried I’d wipe away all of your tears
When you’d scream I’d fight away
All your fears
I held your hand through all of these years
But you still have all of me…
(“My
Immortal” – Evanescence)
Kol
e Davina erano partiti per San Francisco con la lama di Papa Tunde già da tre
settimane.
Marcel
si era recato con Elijah e Tristan al cimitero del Black Clay, nel Treme, per
trovare la cripta della famiglia Del Robles dove era custodito il secondo osso
di Inadu che stavano cercando da tanto tempo. Elijah aveva individuato la tomba
in cui esso probabilmente si trovava, quella di Olivia Tierra Del Robles, e
Marcel aveva spezzato la lapide e recuperato l’osso.
Quando
lo aveva visto in mano a Marcel, Elijah aveva esitato, rimanendo immobile a
fissare l’oggetto. Era vero che quell’osso era ciò che stavano cercando
febbrilmente, era vero che sarebbe potuto servire a distruggere per sempre
Inadu… ma in quel momento, per Elijah, l’osso significava soltanto che Tristan
avrebbe dovuto prenderlo e partire e lui non riusciva né ad accettarlo né ad
opporsi.
Tristan,
invece, non aveva avuto esitazioni. Si era avvicinato a Marcel e si era fatto
consegnare l’osso, soppesandolo poi tra le mani con un sorrisetto ironico.
“Visto
che dovrò esserne il custode, tanto vale che inizi fin d’ora a prendere
confidenza con quest’osso” aveva detto, ostentando un tono leggero, quasi
frivolo.
Tutto
ciò era avvenuto il giorno prima e, da allora, Elijah non aveva più avuto pace.
Tristan
sarebbe partito per Marsiglia e lui non avrebbe potuto seguirlo.
Non
c’era nessun ostacolo reale che glielo impedisse ma, ancora una volta, il suo
senso del dovere nei confronti della famiglia gli imponeva delle scelte diverse
da ciò che il suo cuore avrebbe desiderato.
Restavano
da trovare altre due ossa e, come se non bastasse, Elijah sentiva di dover
aiutare il fratello Klaus, che stava prendendo molto male la prospettiva di un
suo prossimo allontanamento dalla famiglia e dalla sua Hope. Non poteva
abbandonarlo in un momento così difficile per lui, avrebbe dovuto sostenerlo e
restargli accanto quando fosse arrivato il momento della sua partenza.
No,
non era nemmeno pensabile che lasciasse tutto e tutti e seguisse Tristan a
Marsiglia.
Semplicemente
non poteva farlo.
Eppure
il pensiero di lasciar partire il giovane Conte, senza nemmeno sapere quando
avrebbero potuto rivedersi, gli straziava l’anima.
Quella
sera Elijah era rimasto a lungo in silenzio, osservando Tristan che preparava
le valigie e sistemava i libri e i dischi che aveva portato con sé nel piccolo
appartamento che aveva occupato per troppo poco tempo. Il giovane aveva deciso
di tornare a Davilla Estate la mattina seguente per informare la sorella Aurora
della prossima partenza, in tal modo la sera stessa avrebbero potuto prendere
un aereo per Marsiglia, dove li attendeva una splendida villa con vista sul
mare.
Anche
Tristan non aveva detto una parola per tutto il tempo in cui si era occupato
dei suoi bagagli. Soltanto alla fine, quando tutto era stato sistemato, si era
avvicinato a Elijah e lo aveva guardato dritto negli occhi, sfidandolo con
l’azzurro intenso e luminoso del suo sguardo.
“Tu
non verrai a Marsiglia con me e Aurora, non è così?”
La
sua era stata un’affermazione più che una domanda.
Elijah
avrebbe voluto perdersi per sempre in quello sguardo dalle mille tonalità di
azzurro, annegare nel mare profondo che erano i suoi occhi e non pensare più a
niente, non provare più tanto dolore e rimorso e senso di colpa. Avrebbe voluto
stringere Tristan tra le braccia, baciarlo con passione e sussurrargli che
sarebbe andato con lui anche in capo al mondo, che non poteva vivere senza di
lui e che tutto il resto non contava.
Invece
sostenne quello sguardo, si fece forza e pronunciò la risposta che si era
preparato.
“So
che ti avevo promesso che sarei venuto con te, ma non è questo il momento”
disse, nel tono più distaccato che riuscì a trovare. “Mancano ancora due ossa,
Kol e Davina sono partiti e c’è bisogno anche di me per cercarle. Quando le
avremo ritrovate tutte e quattro, allora, magari…”
Tristan
scosse il capo con un sorrisetto amaro.
“Naturalmente”
commentò, caustico. “Immagino che, per allora, avrai pronta un’altra scusa per
non raggiungermi.”
“Tristan,
non c’è bisogno di mostrarsi insolente. Sai benissimo quanto sia importante
trovare tutte e quattro le ossa e…”
“Ti
prego, Elijah, non insultare la mia intelligenza” lo interruppe il ragazzo. Il
tono continuava ad essere sarcastico, ma il suo sguardo raccontava un’altra
storia. “Sappiamo tutti e due come andrà a finire: tu non sceglierai mai di
stare con me e di mettere in secondo piano la tua famiglia. I tuoi fratelli, le
tue sorelle, Hope e anche… Hayley… saranno sempre più importanti. Del resto
sono stato io a offrirmi come custode per liberarti, affinché tu non fossi
costretto a separarti dalla tua famiglia. Potrai aiutare la tua sorella strega,
la creatura di tuo fratello e il signor Griffith a ritrovare le due ossa
mancanti; potrai recarti in visita da Kol, Rebekah e Klaus e portare loro
notizie del resto della famiglia. In tutto ciò, potresti anche venire a
trovarmi a Marsiglia, se volessi… sono stato io a offrirti la possibilità di scegliere
liberamente ed è molto di più di quanto tu abbia mai fatto per me.”
Le
parole di Tristan furono una nuova pugnalata al cuore per Elijah. Era tutto
dolorosamente vero. Secondo il piano di Vincent, sarebbe dovuto essere Elijah
uno dei custodi e ciò lo avrebbe costretto ad allontanarsi dalla sua famiglia
per un periodo di tempo incalcolabile, ma Tristan non lo aveva permesso.
Tristan,
che lui aveva sacrificato e abbandonato già la prima volta per salvare la sua
famiglia.
Tristan,
che lui aveva scelto di condannare come unico colpevole di misfatti perpetrati
in realtà da Lucien.
Tristan,
che aveva sempre sofferto per l’abbandono subito e per la preferenza che Elijah
aveva mostrato nei confronti della sua famiglia.
Tristan,
che lo aveva lasciato libero di scegliere, ben sapendo che lui avrebbe comunque
deciso in favore dei Mikaelson piuttosto che del loro legame…
Io non merito che
tu faccia tutto questo per me, pensò Elijah in un lampo di angosciosa
consapevolezza. Ti ho fatto soltanto del
male e te ne sto facendo anche adesso, eppure tu non esiti… io non ti merito,
Tristan!
Avrebbe
dovuto pronunciare quelle parole, esprimere finalmente tutto ciò che provava
per la sua creatura, per il giovane che aveva trasformato e che, senza un
maestro e senza una guida, era diventato mille volte migliore di quanto lui
sarebbe mai potuto essere.
Eppure,
ancora una volta, non disse ciò che gli bruciava sulle labbra, non aprì il suo
cuore al giovane Conte De Martel.
“Come
ti dicevo, non c’è nessun bisogno che tu sia tanto melodrammatico, anche se so
che ami mostrarti teatrale” ribatté
invece, celando i suoi sentimenti sotto un’elegante velo di ironia. “Ti ho già
spiegato che non posso partire con te adesso, ma che ti raggiungerò a Marsiglia
non appena la situazione qui sarà più tranquilla.”
Tristan
sollevò gli occhi al cielo.
“Quando
mai la situazione è tranquilla per la
famiglia Mikaelson?” commentò con sarcasmo. “Ma no, non preoccuparti, non
voglio certo metterti premura. Verrai a Marsiglia quando lo riterrai
opportuno.”
Cioè mai, pensò Tristan,
ma questa volta anche lui non espresse il suo reale pensiero.
Il
silenzio tra i due stava diventando opprimente, ma proprio in quel momento si
udirono voci concitate, richiami e passi affrettati provenire dal patio di
villa Mikaelson. Elijah e Tristan dimenticarono per qualche istante i loro
tormenti personali e si affacciarono al balcone in ferro battuto per capire di
che cosa si trattasse. Forse Vincent aveva trovato il terzo osso di Inadu? O
magari Freya si era imbattuta in un incantesimo che avrebbe potuto ridurla
all’impotenza senza bisogno di mandare i custodi delle ossa da una parte
all’altra del globo?
Elijah
rammentò che, in effetti, Freya era uscita di casa quella mattina molto presto
insieme a Rebekah, dicendo che si sarebbero recate a casa di Vincent. Era
possibile che insieme fossero riusciti a trovare il modo per distruggere la
malefica Inadu?
Era
un altro, invece, il motivo per cui i tre si erano riuniti. E il risultato dei
loro sforzi era ciò che chiunque poteva vedere adesso nel patio di villa
Mikaelson, anche se poteva sembrare un sogno o una visione.
Freya
e Rebekah erano tornate a casa, accompagnate da Vincent, ma insieme a loro
c’era una terza persona, qualcuno che era stato ritenuto perduto per sempre.
Accanto
a Freya e Rebekah, in piedi e con un luminoso sorriso, stava Camille O’Connell.
“Ma
che…” mormorò Elijah, incredulo.
Voci
e rumori avevano richiamato anche gli altri abitanti del palazzo: Hayley, Hope
e… Klaus.
Non
appena l’ibrido vide la giovane donna, il suo viso si fece pallidissimo e poi,
in un lampo, fu davanti a lei.
“Questo
è senza dubbio un sogno o l’illusione creata da un incantesimo” disse lui, con
voce spezzata e senza osare nemmeno sfiorare la ragazza. “E’ chiaro che Inadu
ha ritrovato il suo potere e che ci sta ingannando per distrarci e poterci
attaccare indisturbata.”
“Per
una volta nella tua vita, Nik, non potresti dimenticare le tue paranoie e
limitarti semplicemente a ringraziare le tue sorelle e Vincent per il dono che
ti hanno fatto?” intervenne Rebekah, al contempo esasperata e divertita.
“Di
cosa stai parlando, sorella?” reagì Klaus, fissando sospettoso le tre donne e
lo sciamano davanti a lui. No, non poteva essere veramente Cami. Lui non
credeva ai miracoli né, tanto meno, a un lieto fine. Sapeva che, per qualsiasi
cosa avesse mai ottenuto, aveva sempre dovuto lottare e soffrire e adesso… no,
si trattava senz’altro di un inganno, di un piano diabolico di qualche nemico.
“Ricordi
quello che ho detto quando Kol ha deciso di essere il primo dei custodi?” disse
Freya, con un sorriso soddisfatto che le illuminava il volto. “Suggerii che
sarebbe stato meno doloroso per ogni custode abbandonare i propri cari avendo
accanto qualcun altro da amare, come lui aveva Davina. Rebekah ha ancora la speranza
che Marcel parta con lei o che, comunque, vada a trovarla il più frequentemente
possibile. Ma tu, Klaus, chi avresti potuto portare con te nel tuo esilio?”
“Inoltre
il prezzo che avresti pagato tu era il più doloroso, il più straziante: saresti
stato costretto a vivere lontano da tua figlia” aggiunse Rebekah, commossa.
“Quando
Cami morì per colpa del veleno di Lucien, io racchiusi la sua anima nel mio
pendente” spiegò Freya. “Anche lei faceva ormai parte della famiglia per più di
un motivo, inoltre tu le avevi dato il tuo sangue nella speranza di guarirla
dal morso della Bestia. La sua anima è sempre stata qui, nel pendente, ma non
potevo dirtelo, non finché non avessi saputo se ero in grado di riportarla in
vita.”
Fine prima parte