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Autore: MusicAddicted    05/01/2018    11 recensioni
... perché i genitori riversano sempre sui figli i propri sogni.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Bingham Bellamy, Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Regalo per ‘Il Jukebox di Natale’, a chiunque abbia fatto questa richiesta:
Una BellDom generazionale tra Bing e la figlia di Dominic (da chiamarsi Judith, detta Jude, perché così vuole il padre)
Mi scuso, perché so di non aver rispettato fedelmente la consegna, forse volevi dei ragazzini adolescenti … e io ho toppato alla grande ^^’ , perché la mia ispirazione malconcia e claudicante mi ha dettato solo questo:

Disclaimer i personaggi non mi appartengono, blah blah balh.. nulla di questo è mai successo blah blah blah...  
 
Matthew aveva un sacco di idee per la mente quel pomeriggio. Chissà quante nuove creazioni avrebbe partorito la sua mente, di quante perle avrebbe arricchito il nuovo album in lavorazione, quante importanti modifiche avrebbe apportato ai work in progress.
Tuttavia, Matthew non aveva tenuto conto di una variabile che avrebbe mandato all’aria tutti i suoi piani.
Una variabile alta poco più di mezzo metro, con una bionda testa folta e tanta, forse pure troppa, determinazione nello sguardo.
“Papà, portami al parco!” ordinò Bing, parandoglisi davanti.
“Più tardi, tesoro, il papà ha tantissime cose da fare oggi.” cercò di spiegargli l’uomo, facendo affidamento sulla capacità di comprensione del pargoletto.
Una fiducia decisamente infondata.
“Voglio andare al parco, adesso!” si impose Bing, pestando i piedi e continuando a sfidarlo, con uno sguardo che non ammetteva repliche.
“Ma, Bing, devo finire quella canzone a cui sto lavorando…” ritenta Matt, indicandogli la chitarra elettrica appoggiata alla sedia, vicino agli amplificatori con gli effetti.
“Alle canzoni puoi sempre lavorarci un altro giorno!” inveì il piccolo.
“Perché, ti risulta forse che il parco lo portino via da un momento all’altro?” ribatté il padre, con un risolino beffardo che già si assaporava la vittoria.
“Ma io voglio andare al parco, oggi!” sbuffò Bing, prima che qualcosa sul tavolino attirasse la sua attenzione.
“È bene che impari fin da subito una lezione, figliolo; non sempre puoi avere tutto ciò che vuoi; lo so che è dura da accettare, ma prima ti scontri con le prime difficoltà della vita e meglio saprai affrontarle!” gli rivelò Matthew, chiudendo gli occhi per dar più solennità a quel momento di saggezza paterna.
“Sì che puoi avere tutto, se sai come devi fare!” lo interruppe una vocina, forse ancora più saggia, facendogli riaprire gli occhi.
Con terrore, Matthew si accorse di cosa tenesse fra le mani il bambino, maledicendosi silenziosamente per non aver riposto quei preziosissimi fogli in un luogo più inaccessibile a un bambino, ad esempio la mensola sopra il televisore.
“Bingham, andiamo, da’ a papà indietro quei fogli, sai da quanti giorni sto lavorando ai testi di quelle nuove canzoni?” gli fece presente l’uomo.
“Certo. Almeno da una settimana, è proprio per questo che non te li voglio dare!” replicò il bimbo, schivando abilmente i tentativi del padre di strappargli i fogli di mano, e saltando sopra il divano, per negoziare da una posizione più dominante.
- Ma dove accidenti è Kate quando serve? – alzò gli occhi il musicista. – Andrebbe bene anche Elle come babysitter…no, che cavolo sto dicendo? Non sono ancora così disperato! – rinsavì.
“Andiamo, Bing, tu nemmeno sai leggere ancora, che te ne fai di quei fogli?” gli fece notare Matt.
“Però so che servono a te e mi basta per non ridarteli!” gli fece una linguaccia il piccoletto, per poi porre due dita su metà lato dei fogli. “Quindi, o mi porti al parco, o mi faccio tanti coriandoli e gioco con quelli!” aggiunse, sul punto di cominciare a strapparli.
Matthew non gliel’avrebbe mai detto, ma sotto, sotto era fiero di come suo figlio di soli sei anni avesse saputo far sua così bene l’arte sopraffina e manipolatrice del ricatto.
“E dai, papà! Oggi c’è anche Judith!” insistette il bambino e fu come se avesse trovato la giusta password per accedere al sito dei suoi desideri.
Matthew, infatti, cambiò radicalmente espressione, schiarendosi in un aperto sorriso.
“Ma perché non me lo hai detto subito? Andiamo non c’è un minuto da perdere!” rispose, quasi più emozionato del figlio.
“Davvero?” saltò giù dal divano Bing, soddisfatto, lasciando incolumi i fogli delle canzoni e seguendo il padre fuori di casa, con la stessa raggiante frenesia.
Nel giro di una decina di minuti erano già arrivati al parco, difficile stabilire chi avesse più fretta di arrivare lì.
Fu questione di pochi secondi, giusto il tempo di avvistarla da lontano mentre giocava con la sabbia in un’area del parco e Bing corse verso la sua meta ambita: una bimba dai boccolosi riccioli d’oro.
“Judith!” urlò il bimbo, recuperando il fiato dopo la gran corsa.
“Ciao, Bing!” ricambiò il saluto la bambina, sgranando i suoi occhi verdi cangianti.
Matthew era più interessato a raggiungere il padre della bambina.
“Adoro quando Elle e Rayana vanno in vacanza per conto loro e noi possiamo starcene un po’ in pace!” esclamò, sedendosi sulla panchina, accanto a Dominic.
Stranamente, quel giorno al parco c’erano solo poche mamme, troppo occupate a badare ai loro figli per accorgersi di chi stesse loro intorno, per potersi accorgere della loro presenza, e questo, assieme alla pausa dal tour, conferiva ai due artisti le giuste privacy e relax.
“Io sto già pensando a quando tornerà Rayana e le dovrò spiegare che fra i miei numerosi impegni sull’agenda c’è anche quello che sono diventato padre!” esclamò Dominic, senza perder di vista la figlia.
“Se ne farà una ragione, e poi l’impegno principale che si interpone fra te e lei devo rimanere io!” gli fece l’occhiolino il più giovane.
“E io che devo fare quando la tua fidanzata ti si avvinghia in modalità super-attack?” ribatté Dominic, con una risata che aveva un retrogusto amaro.
Matthew se ne accorse e tentò subito di scacciare quel malumore passeggero.
“Fai presto a dire che sei diventato padre. Te la sei ritrovata già bella e cresciutella a quattro anni; niente notti insonni a cullarla, niente pappette da preparare, niente biberon bruciati nel tentativo di scaldarle il latte!” cambiò subito argomento e sembrò funzionare.
“Mi risulta che tu abbia fatto queste cose pochissime volte, rifugiandoti in un tour dietro l’altro e lasciando alla povera Kate queste incombenze!” replicò l’altro.
“Touché!”
“E poi, non è che l’ho deciso io di non occuparmene. Chi poteva immaginare che due mesi fa, a fine concerto, mi si sarebbe avvicinata una ragazza che, invece del solito selfie con autografo, mi avrebbe approcciato dicendomi ‘Lo faresti un test di paternità perché ho un grande, grandissimo dubbio?’?” ricordò Dominic, ancora un po’ sconvolto.
“Tralasciando il risultato del test, basta guardare Judith per accorgersene: è la tua copia sputata, in miniatura, al femminile… o, beh, non che tu sia tutta questa virilità!” lo prese in giro Matthew, guadagnandosi una leggera gomitata nello stomaco.
“Hey!” finse di offendersi Dom. “Fatto sta che ormai la madre di Jude ha deciso di trasferirsi qui a Los Angeles, col suo compagno, e sono entrambi d’accordo sul fatto di non escludermi dalla vita della piccola. Direi che me la sto cavando egregiamente in queste prime giornate insieme a lei.”
“Altroché, sarai un padre formidabile! Quel che è certo è che Judith non sarà mai sola, hai visto come Bing è già pazzo di lei?” commentò Matt, mentre li osservavano giocare a rincorrersi fra gli alberi.
“Già, si direbbe che Jude abbia già un pretendente!” sorrise il più grande.
“Perché continui a chiamarla così?” si accigliò il frontman.
“Perché vuoi mettere la soddisfazione di chiamarla, gridando ‘Nanaaa Nananana Nananana... Hey Jude’?” canticchiò il batterista, tutto esaltato, facendo ondeggiare le braccia in alto a mo’ di ola.
Matthew fu doppiamente grato che quel giorno il parco fosse semi deserto.
“Ti prego, se davvero ami quella bimba, non cantarle mai niente!” alzò gli occhi Matt. “Per ora Bing la può vedere solo quando viene qui al parco; se non fosse stato per lui non sarei venuto qui, pensavo fossi in giro con gli altri amici tuoi dagli album imbarazzanti…”
“Hai finito di insultare me, quel che faccio o chi frequento?” sbuffò Dominic.
“No, altrimenti che gusto c’è?” ridacchiò Matt, dispettoso come un gatto.
“Se Bing è anche solo un decimo come te, prevedo un futuro difficile per la mia Jude!” si finse allarmato Dominic.
“Se Bing è anche solo un decimo come me, la tua Judith è destinata ad essere il centro del suo mondo da qui all’eternità. La differenza è che loro due potranno essere felici insieme alla luce del sole.” mormorò il più piccolo, cercando per un istante fugace la mano dell’altro.
Oltre all’essere dispettoso, Matthew doveva aver ereditato dai gatti anche la loro irresistibilità, perché Dominic si sciolse in un sorriso.
“Magari fonderanno un gruppo anche loro! Bing sta imparando il fatto suo con la batteria, forse sarà il caso che iscriva Jude a un corso di canto o di chitarra!” si fece pensieroso Dominic.
“Non credo sia necessario che seguano proprio tutte le nostre orme, passo dopo passo. È già bello guardarli così spensierati e felici insieme adesso. E se questa spensieratezza continuerà come mi auguro, un bel giorno… Dan Dan Da Dan….” cominciò a intonare la marcia nuziale Matt.
“Io e te diverremmo consuoceri!” si esaltò Dom. “Beh, non è esattamente il grado di parentela che avrei scelto per la nostra famiglia ideale, ma è pur sempre meglio di niente.” sorrise all’amato compagno di vita.
“Lo so, tesoro… però pensa… potremmo vedere finalmente i nostri nomi accostati. I coniugi Bellamy Howard, non trovi abbia un suono meraviglioso?” proseguì con i voli pindarici il cantante.
Nel frattempo i bambini, stanchi del tanto rincorrersi, si erano diretti verso le giostre, sempre sotto lo sguardo vigile dei genitori.
“E quando nascerà il nostro primo nipotino o prima nipotina, si dovrà chiamare BellDom, tanto è unisex!” propose il batterista, forse il più gasato dei due.
“Uh, Dom! Non starai esagerando?”
“Hai ragione.” sembrò assennarsi nuovamente l’altro. “Solo se sarà un maschio, allora!”
“Piuttosto, ti rendi conto di quanto tempo dobbiamo aspettare e quante incognite si presentino davanti a noi? Ora che sono bambini vanno d’accordissimo, ma se quando saranno adulti non si sopportassero più?” si incupì Matthew.
L’attenzione di entrambi i musicisti fu catturata da come Bing conducesse Judith allo scivolo e lei non smettesse mai di sorridergli mentre l’aiutava a salire.
Entrambi conoscevano quell’espressione compiaciuta, dettata dalla sensazione di aver trovato chi completa il proprio mondo. Entrambi la provavano ancora ogni qual volta la sorte desse loro una nuova occasione di stare insieme; fosse la lavorazione a un nuovo album, un giro di promo, un tour o una semplice chiacchierata in un parco.
Dominic scosse la testa, fugando i dubbi del compagno con un sorriso fiducioso.
“Non credo che potrà mai succedere, Bells. Se Bing ha il tuo DNA e Jude il mio, è praticamente una garanzia a vita che staranno sempre assieme!”
 
THE END
 
Chiedo scusa per la sdolcinatezza, ma l’awwwosità ha preso il sopravvento.
Ma a pensarci bene, chiedo scusa un po’ per tutto. Sono stra-arrugginita dopo oltre un anno (o forse già due) di blocco dello scrittore (ok, più blocco del fanficchettaro, scrittore è una parola troppo grossa XDD ) … e questo è il massimo che sono riuscita a tirar fuori … non sapete con quanta fatica!

piccola nota: quell'Het nelle coppie si riferisce solo al fatto che (ovviamente!!) Bing e Judith staranno insieme anche da grandi ;) , da bambini hanno solo una grande e bellissima amicizia ;) . Lo slash invece, suvvia, sottinteso o no, si è capito per chi è ;)
Buon 2018 a tutti!
   
 
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