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Autore: fandani03    05/01/2018    2 recensioni
E se Stefan non avesse preso la verbena e Damon avesse potuto soggiogarlo? Cosa sarebbe successo?
Dall'introduzione:
"Caro diario, [..] in questo giorno di ventidue anni fa perdevo i miei genitori, in questo giorno di ventidue anni fa il corso della mia vita è stato modificato irrevocabilmente. Ed oggi mi trovo qui a tirare le somme. Mi chiamo Elena Gilbert…ero un Vampiro…e questa è la fine della mia storia."
Dal testo:
"..la sua seconda opportunità era fuori dalla porta ogni giorno, ad ogni sorgere del sole. Voleva scoprire se stesso in questa nuova veste e aveva passato l’ultimo anno a cercare di accettare che, per far provare a lui l’emozione di una vita umana, Damon si era sacrificato e aveva rinunciato a tutto."
Elena e Stefan...sopravvissuti, lacerati, ciascuno in cerca della propria strada. Per i nostri protagonisti ogni giorno rappresenta un piccolo passo verso la Rinascita.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Elena Gilbert, Jeremy Gilbert, Matt Donovan, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena, Elena/Stefan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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1 - Caro Diario

Caro diario, dopo tutti questi anni non credevo avrei più messo mano a queste pagine.
In questo giorno di ventidue anni fa perdevo i miei genitori, in questo giorno di ventidue anni fa il corso della mia vita è stato modificato irrevocabilmente.
E oggi mi trovo qui a tirare le somme.
Sono adulta, posso dire di essere persino felice.
Mi guardo indietro e so che, in un momento decisivo di questo lungo percorso, ciascuno di noi ha dovuto fare delle scelte, scelte dolorose, scelte obbligate. Ma da allora, nel tempo,  ognuno ha svolto con attenzione e sensibilità  la propria parte per arrivare a quello che siamo oggi.
Quelli vicini, quelli lontani, quelli che non ci sono più.
Mi chiamo Elena Gilbert…ero un Vampiro…e questa è la fine della mia storia.


- “Ed è proprio perché sei umano che posso fare questo” - gli mise le mani sulle spalle e continuò.
- “Voglio che tu te ne vada, ora. Devi metterti in salvo, io sono il fratello maggiore e devi fare quello che ti dico..” - le sue pupille si dilatarono, incontrando quelle di uno smarrito Stefan che ascoltò inerme, suo malgrado.
- “Di’ ad Elena che l’ho fatto per lei, perché la amo e l’ho amata immensamente. Ti prego di dirglielo, Stefan!” - fece una piccola pausa, la compulsione gli stava costando molta fatica, l’emozione stava prendendo il sopravvento. Sapeva che non l’avrebbe più rivista, ma sapeva cosa doveva fare, qual era la scelta giusta per tutti.  
- “Ma dopo averle detto questo da parte mia, voglio che tu sia felice, fratello. Se stare con Caroline ti rende felice davvero, ti prego corri, raggiungila e spiega al mio amico di bevute che è stato il mio ultimo desiderio! Ma c’è un’altra cosa che devo dirti: se un giorno dovessi capire che non è ciò che desideri, se dovessi renderti conto che il tuo primo grande amore ti fa ancora battere il cuore…. se la ami ancora, Stefan, allora dovrai riconquistarla, la farai innamorare ancora. E la renderai felice, dannazione! Se è ciò che desideri, fratello, fallo! E non ti sentirai in colpa, perché io ne sarò felice.” - la compulsione stava funzionando ma Stefan, seppure destabilizzato,  rispose ugualmente.
- “Damon, lei ti ama e soffrirà come non mai.” - la sincerità di Stefan era disarmante.
- “Ma prima o poi mi dimenticherà . Ci vorrà del tempo  ma dimenticherà, e lo farà perché avrà te vicino. Ti ha amato e sei stato la sua ancora una volta, lo potrai essere ancora.  Rispondimi, tu la ami ancora?” -
sempre condizionato dagli occhi penetranti del fratello, Stefan sentì nel suo profondo la necessità di esprimere un sentimento che non credevo di poter mai più rivelare al fratello.
- “Io non credo di aver mai smesso di amarla, Damon… ma lei…” - fu interrotto nuovamente.
- “Non devi aggiungere altro, ora devi andare, mancano pochi minuti al rintocco di quella dannata campana. Se quell’imbecille di Donovan sarà capace di arrivare in fondo, allora ho….come dire…i minuti contati e due o tre cosette da sbrigare!” – sorrise sarcasticamente, ancora una volta, anche in quel frangente. E la sua ironia fece sorridere anche Stefan.
- “Ora va’, ricorderai ogni parola di questa conversazione ma ti ricorderai anche che non hai avuto scelta che andartene.  Elena capirà, stai tranquillo! Non voglio cancellare il tuo sentimento di questo istante, ti sentirai in colpa e soffrirai, ma lo supererai col tempo. Questo vorrà dire essere umano, fratello. Il dolore passerà….magari con qualche buona compagnia o una bella bevuta! ” – strizzò l’occhio. La serietà del suo discorso non poteva continuare fino alla fine, non sarebbe stato Damon.
il suo sarcasmo, quel sorriso beffardo che sfidava la sorte, la morte e ogni ragionevole reazione, tutto questo mescolato con l’amarezza della voce che ne tradì la paura, la disperazione degli ultimi attimi così come l’assoluta determinazione, questo è quanto Stefan avrebbe ricordato di lui.
Le ultime parole, il suono della sua voce e quegli occhi intensi che lo avrebbero accompagnato per tutta la vita.

Ma cosa gli stava succedendo? Doveva andarsene, doveva e non sapeva perché. L’avrebbe capito di lì a poco, ma in quel momento non potè evitarlo, ogni muscolo del suo corpo lo spingeva verso l’uscita di quel tunnel, quel tunnel che sapeva aver percorso per un motivo ben preciso. Ma nonostante sentisse di avere le idee ancora ben chiare, si voltò, diede le spalle al fratello e iniziò a camminare a passo veloce, sempre più veloce. Non come un vampiro, ma riuscì a correre tanto da mettersi in salvo.
Il rombo violento del fuoco dell’inferno che attraversava Mystic Falls gli passò da parte a parte, quasi come fosse lì sotto lui stesso, quasi come fosse qualcosa che il suo corpo stava vivendo in prima persona.
Chiuse gli occhi, accovacciandosi su se stesso.
Passarono alcuni minuti. Un silenzio assordante era sceso su tutti loro. Lo percepì chiaramente: Damon se ne era andato per sempre.
- “Che cosa ho fatto? Cosa sta succedendo? Damon……” - nella sua mente stava tornando lucidità, tutto ciò che era accaduto ora gli era chiaro. Damon lo aveva soggiogato. Lo aveva obbligato ad uscire da lì. Non aveva avuto scelta.
Sentiva nella testa risuonare le sue parole, gli occhi azzurri di un fratello tanto amato quanto odiato che lo imploravano di vivere una vita felice. E sempre quella voce che gli suggeriva di capire cosa volesse davvero nella sua vita, nella sua lunga e breve vita da umano appena ritrovata.
La compulsione era svanita e l’impulso di tornare là sotto era prorompente. Ma si rese conto da solo che non aveva più alcun senso.
Il fuoco risuonava nelle sue orecchie e davanti ai suoi occhi, ma il campanile della città sembrava salvo e quelle fiamme scomparse.
Damon era riuscito nel suo intento, Katherine era morta e tutto era finito. Era davvero così? Doveva esserlo a tutti i costi, perché suo fratello si era sacrificato per tutti loro. Dovevano saperlo, dovevano saperlo tutti, lei doveva saperlo. Doveva riscuotersi, doveva fare ciò che era necessario.

Vide Matt non molto distante, si aggirava perso ai piedi del campanile, probabilmente aveva perso ogni traccia di sua sorella e sua madre. Le aveva perse entrambe, più volte…troppe volte.
Quella maledetta donna aveva rovinato la vita di così tante persone, avevano perso tutti così tanto.
Guardò Matt avvicinarsi, si riconobbero. Vedeva in lui lo stesso sentimento di annientamento, la stessa pesantezza sconsolata nelle braccia, le braccia di due ragazzi umani, coetanei, che avevano perso tutto in quel momento.
Quando furono l’uno di fronte all’altro, quando Stefan poté osservare il dolore tangibile e le lacrime devastare il viso di Matt, fu in quel momento che il colpo allo stomaco arrivò con tutta la sua violenza.
Era successo davvero, stavolta se ne era andato per sempre. Stavolta non ci sarebbero stati Mondi prigione in cui rifugiarsi, o magici coma da cui potersi risvegliare. Nessuna magia avrebbe potuto riportare indietro suo fratello. Era stato inghiottito dall’Inferno, quel maledetto inferno per anime soprannaturali che molto probabilmente, ora, si era disintegrato. Insieme a colei che l’aveva orchestrato per tutto questo tempo, portandoli a tutto questo.
Ora Damon Salvatore giaceva, per certo, in qualche angolo sperduto di un Paradiso speciale per quelli come loro, per quelli come lui. Perché Damon era speciale, lo era da sempre, per certo lo era diventato.
Elena lo aveva capito molto tempo prima, ma anche lui finalmente aveva visto tutto. Lo aveva visto e letto nei suoi occhi, nonostante la compulsione. Aveva visto l’amore, il bene, l’altruismo. Aveva visto il cambiamento e questo lo rendeva, ne era certo, degno di un paradiso soprannaturale, della pace dove certamente avrebbe trovato persone a lui care.
Tutto questo lo schiacciava, ma non voleva distruggere il povero Matt, anch’egli in preda ad un dolore devastante. La perdita li aveva accompagnati da quando si erano conosciuti. Si avvicinò ancora un po’ e gli poggiò una mano sulla spalla. Fu un attimo e i due ragazzi si avvolsero in un fortissimo abbraccio, crollando in un pianto incontrollato. Dovevano farlo. Era giusto così.
- “Damon è…..” - aggiunse semplicemente Matt dopo  essersi asciugato il viso, osservando il volto dell’amico provato.
- “Sì…. Ha fatto la cosa giusta. Stavolta l’ha fatta davvero…” - un piccolo sorriso, un piccolo orgoglio trapelò dal suono della sua voce.
- “Lo so… non era la prima volta, lo sai? Recentemente mi disse che voleva farsi perdonare… gli risposi… ehhh, che sciocco. Gli risposi che forse era sulla buona strada!” - sorrise amaro.
 Si ricordava di averlo quasi schernito, ma si ricordava bene anche di aver pensato, in quella circostanza, che il vecchio Damon era stato sostituito da una nuova versione di cui Elena sarebbe stata molto orgogliosa.
- “Stefan… dov’è Elena??” -
- “Non lo so….” -
- “Dobbiamo trovarla… “ -
lo scopo comune di trovare e mettere al sicuro la loro amica, li riscosse dallo smarrimento.
Non dovevano fermarsi, Damon si era sacrificato per tutti loro, doveva trovare Elena e assicurarsi che stesse bene.
Dopo aver cercato in ogni angolo della città, la trovarono riversa in un’aula della scuola. Era ancora priva di sensi. L’incantesimo era ancora in atto. Katherine l’aveva sottratta a tutti loro a abbandonata dentro alla scuola per depistarli e distrarli dall’evento drammatico che stava per mettere in atto.
Ma fortunatamente non si erano fatti deconcentrare, Elena era rimasta al sicuro e Katherine era stata sconfitta. Ma a quale prezzo.
Quando la raccolse da terra, la prese tra le braccia e la girò verso di sé, osservò il suo volto sereno e addormentato, immaginando il giorno in cui avrebbe dovuto rivelarle la morte del suo Damon.
Non sapeva cosa sarebbe stato di loro, sapeva che le avrebbe però dato tutto se stesso, che non l'avrebbe mai lasciata sola. Così come avrebbe voluto Damon.
Il nodo in gola, quella sensazione tanto umana quanto mai dimenticata, lo stava schiacciando. Fu la mano di Matt, delicata sulla sua spalla, a distoglierlo dalla tristezza che lo aveva pervaso.
Portarono Elena a casa di Bonnie, dove sarebbe rimasta molto a lungo.

ll racconto di quei lunghi e intensi attimi, prima e dopo la separazione da Damon, ha accompagnato la nostra vita per molto tempo. Anni.
Stefan non riusciva a dimenticare, a liberarsi del peso e del senso di colpa di non aver capito in tempo le intenzioni di Damon. Di essersi fatto soggiogare senza riuscire ad opporsi.
Dal canto mio ho impiegato anni per perdonare a Damon la sua scelta, di avermi abbandonata, di non avermi permesso di salutarlo, di non aver deciso insieme il nostro destino. Ma se sono qui a raccontarlo è solo grazie a lui, altrimenti, molto probabilmente, oggi la nostra città sarebbe un mucchio di rovine, distrutta da quelle folle di Katherine Pierce.
Di recente è venuto a farci visita Klaus.
Voleva vedere come fossimo diventati, come stavamo “invecchiando” da umani. Dice che ci ha trovati niente male, “per essere degli ex Vampiri che potevano avere l’eterna giovinezza,  vi siete ben conservati dopotutto”.
Non ci vedevamo da moltissimo tempo. Lui e Stefan hanno passato ore a chiacchierare, credo abbiano parlato molto di Caroline. Non vediamo lei e le sue figlie da molti anni. La sua vita nel tempo ha preso pieghe diverse più di una volta. E Klaus rimane una costante nel suo percorso.

 Alaric e Jeremy, in un certo senso, non hanno mai abbandonato davvero la città.
Mystic Falls rimane pur sempre la casa di tutti noi, anche di quelli che non ci sono più. Anche di Damon che giace, simbolicamente, nella cripta di famiglia. Ci vado spesso e Stefan non ha niente in contrario…
Parliamo molto, Damon ed io… Oh no, niente paura, non assumo droghe per poterlo vedere ancora, è una semplice conversazione con un’anima che non mi risponde mai, anche se so quasi sempre cosa mi risponderebbe!
Anche quando ha saputo che ero incinta, beh…. so esattamente cosa mi ha detto…
“Ehi, ce l’ha fatta il mio fratellino a dare un erede ai Salvatore, accidenti, almeno spero lo chiamerete Damon, me lo sono guadagnato!”…. strizzando un occhio.
Io ho immaginato questa e molte altre cose. E il mio cuore, nel tempo, si è alleggerito.
Ma ho corso troppo…forse non ho ancora toccato la parte più delicata della mia storia passata. Quei giorni, quei mesi, quel successivo anno, furono i più dolorosi mai provati.
Bonnie era partita, Jeremy aiutava Alaric alla scuola Salvatore ma non ci vedevamo spesso. E la mia casa non c’era più….
Andai a vivere per un po’ nella vecchia casa di Caroline, fino a che Matt non mi indicò quella deliziosa casetta con patio, n vendita ormai da mesi, che assomigliava tanto alla mia. Me ne innamorai subito e fu un bel passo in avanti.
Non volevo rimanere ancorata al passato, non volevo assolutamente vivere in casa Salvatore, sebbene Stefan mi avesse consegnato le chiavi dicendomi di usarle come fossi la padrona.
Ma no, non potevo, non volevo.
Dovevo cambiare, dovevo trovare la mia strada.
Il mio risveglio fu un momento intenso e doloroso-
- “Lui dov’è?” - avevo chiesto a Bonnie. Le lacrime della mia amica non avevano lasciato spazio a dubbi o fraintendimenti. Ci mise molto tempo per raccontarmi tutti gli eventi.
Di fianco al mio letto erano apparsi, dopo Bonnie, Caroline e mio fratello.
Quando Bonnie era riuscita a trovare la formula giusta per farmi risvegliare erano passati diversi mesi dalla scomparsa di Damon. Loro stavano elaborando la perdita. Io venni travolta da un fiume in piena.
Ma solo quando avevo incontrato gli occhi di Stefan, di fronte all'entrata della cripta, quello fu il vero colpo al cuore. Fu il suo sguardo a rivelarmi, definitivamente, che era tutto vero. Il suo viso contratto, gli occhi che trattenevano a stento le lacrime, anche dopo mesi avevano trasferito su di me il suo stesso dolore. E ci volle poco più di un attimo per trovarci insieme, seduti e abbracciati, piangendo la perdita del nostro amato Damon.
Quella cripta, tanto odiata allora molto meno oggi, fu per entrambi un rifugio e un luogo di incontro silenziosi. Ne avevamo bisogno. Non dicevamo niente, non c’era niente da dire.
La storia la conoscevo alla perfezione, ormai. Ma non me ne facevo una ragione. Mi aveva lasciata, aveva scelto tutti gli altri e non me. Aveva scelto di essere altruista, ne ero fiera ma non riuscivo a perdonarglielo.
Ma presto mi accorsi che Stefan, per non lasciarmi da sola nel mio dolore, stava riaprendo il suo cuore alla sofferenza.
Era lì per me, annaspava tra i ricordi e i sensi di colpa. Da Damon lui si era già congedato. Il suo lutto si stava modificando, il suo cuore si stava cicatrizzando. Ma non era riuscito a sottrarsi al mio tacito richiamo. Voleva starmi vicino e me ne accorsi troppo tardi.
Una mattina, quando si aprì a me senza freni, capii che avevo approfittato del suo silenzio.
Era devastato ed era giunto il momento di risollevarsi. Damon non ci avrebbe permesso di lasciarci andare così.

E passarono altri sei mesi.
Un periodo di studi universitari, di nuove sfide per Stefan, nuovi stimoli per Caroline e le sue figlie. L’incontro con Klaus giunto a Mystic Falls inaspettatamente con la sua donazione…
La vita stava continuando.

 
  
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