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Autore: The Custodian ofthe Doors    06/01/2018    5 recensioni
[Missing moment pre- Una pista che scotta]
La prima volta che gli spararono Jace se la ricorda fin troppo bene, figurarsi Alec che dovette andarlo a recuperare.
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Apre gli occhi e la prima cosa che vede è il sole accecante. L'ambiente è sbiadito dalla calura estiva, la luce è così forte da costringerlo a socchiudere le palpebre e schermarsi con una mano.
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Il fischio gli rimbomba nella testa, no, è più corretto dire che gli fischia nella testa. È un sibilo continuo e prolungato, come se gli fosse esploso qualcosa vicino, come se avesse sentito un grande suono che lo ha stordito.
Prova a muoversi ma il dolore lancinante che prova al fianco lo blocca. Si porta una mano sulla parte dolorante e la ritrae quando sente del bagnato, quando poi la guarda la vede sporca di sangue.
Merda.
Genere: Azione, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alec Lightwood, Jace Lightwood
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La promessa degli eroi.








Apre gli occhi e la prima cosa che vede è il sole accecante. L'ambiente è sbiadito dalla calura estiva, la luce è così forte da costringerlo a socchiudere le palpebre e schermarsi con una mano. Sente la consistenza morbida e al contempo solida della sabbia sotto i suoi piedi, muove un po' le dita per scrollarsi quei piccoli granuli che lo infastidiscono tanto e si rammarica di non essersi tenuto le scarpe, forse sarebbe stato meglio.
Il vento gli solletica piacevolmente le nuca scoperta e lo porta a rialzare il capo, a guardarsi attorno e scrutare con attenzione tutta la riva del lago, le acque calme e chiare, di un verde leggero appena mosso alla brezza, può vedere la sabbia bagnata, i sassolini e anche qualche piccolo pesce temerario che si avvicina verso il fondale più basso. Dietro di lui sa che ci sono gli alberi ed il boschetto, sa che sono tutti arbusti alti e frondosi ma non si volta a guardarli. Fissa invece una barca rivoltata, ecco, è proprio quella che stava cercando!
Jace si mette subito a correre in quella direzione, le gambe corte ma scattanti come quelle di ogni bambino. Scuote la testa solo per togliersi i capelli da davanti alla fronte e brandisce la sua spada di legno come se fosse un'arma vera.
Grida un urlo di battaglia e chiama a s
é anche Isabelle e Alec. Sua sorella gli si affianca veloce, con i suo costume intero di Wonderwoman ed una corda in mano, il suo lazzo della verità. Di Alec invece neanche l'ombra, ma sa perfettamente che si starà arrampicando da qualche parte, probabilmente sulle rocce vicine al punto in cui i loro genitori hanno poggiato i teli da mare e le borse, e che ora prenderà la mira per coprir loro le spalle, durante l'attacco.
Izzy chiama a gran voce Max ed il bambino spunta da dietro la barchetta. Ha tre anni, ma già adora giocare a guardie e ladri con loro.
Ora sono dei supereroi, lui è stato catturato dal cattivo e la mamma dice che è nel periodo della parlantina. Jace non sa cosa sia, forse è il fatto che parli in continuazione, che farfugli frasi lunghe e spesso senza senso? Oh, non gli interessa molto. Però per avere tre anni è davvero un bambino sveglio e Izzy sottolinea sempre che è ovvio visto che è suo fratello, ma a lui non interessa neanche questo, Izzy esagera sempre. Max però gli sta dietro quando giocano, non li intralcia troppo e quando poi vogliono fare giochi da grandi gli basta riportarlo da mamma e ci pensa lei a d
istrarlo. Questa volta però sono al lago e glielo avevano promesso che avrebbero giocato ai supereroi sulla spiaggia.
Max alza le manine e cerca di arrampicarsi sulla barca. Ci riesce piuttosto bene e Jace non ci mette poi molto a notare la mano di suo padre spingere gentilm
ente il bambino verso l'alto.
Robert se ne sta seduto sulla riva ciottolosa, con la schiena poggiata al legno vecchio della barchetta ed un libro in grembo, è lì solo per controllare che Max non cada, non gli darà fastidio.
Izzy scatta in avanti e lo avverte che il cattivo – che per l'occasione è nientedimeno che
il Goblin di Spiderman- ha catturato Max e vuole portarlo nel suo covo per farlo diventare come lui.
Jace è coraggioso, anche se ha dieci anni, e subito si fa avanti urlando che avrebbe preso il suo posto, che doveva lasciar libero il suo fratellino e che si sarebbe sacrificato lui.
Max batte le mani deliziato ed Izzy, come la brava piccola attrice che è, gli dice di non farlo, che è troppo pericoloso e che combatteranno assieme, anche se Jace ha già preso la sua decisione e si sta avvicinando spavaldo al bambino.
Si sta arrendendo, ha già alzato il braccio per gettare a terra la spada, quando una freccia a ventosa si va ad attaccare proprio sull
o scafo della nave.
Il sonoro “flop” dell'oggetto attira persino l'attenzione del padre, che alza gli occhi dal libro e si concede un sorrisetto, rinsaldando la presa sul braccio di Max che comincia a saltellare, battendo di nuovo le mani ma chiamando questa volta qualcun altro a gran voce.
Lo fanno tutti e tre a dire il vero. Un sonoro “Alec!” lascia le labbra di tutti i fratelli e Alec è lì, che corre verso di loro con l'arco ancora stretto in pugno e una nuova freccia incoccata.

<< Non farlo Jace! Possiamo sconfiggerlo!>>

Grida il bambino per farsi sentire, per fermarlo.
Ma lui non ha paura, Jace non teme cosa gli potrebbe fare il terribile Goblin, sorride al fratello maggiore e gli mette una mano sulla spalla appena arriva al suo fianco.
<< Invece devo farlo, è la nostra unica possibilità di salvare Max.>>
<< Ma così sarai suo prigioniero!>> gli dice Izzy.
Alec le da ragione ma Jace scuote la testa. Poi la bambina gli grida che stanno arrivando dei mostri e tutti e tre tornano a combattere.
È mentre Izzy è impegnata a legare alcuni dei cattivi che Jace corre verso Max e lo mette a terra, spiegandogli che ora deve andare dagli altri e che poi lo devono andare a cercare al covo.
Alec però non lo ha perso di vista e si avvicina per prendere Max in braccio. È l'unico di loro tre che lo può tenere, mamma non vuole che lui ed Iz lo prendano in braccio a meno che non siano seduti.
<< Sicuro di volerlo fare?>>
<< Certo che si! So che tanto mi verrete a salvare.>> glielo dice con sincerità, gli stringe la mano e poi sale sopra alla barca rovesciata. Suo padre, d'istinto, allunga la mano verso di lui, pronto a prenderlo in caso scivolasse, ma Jace non ne ha bisogno.
Fissa negli occhi Alec e il fratello gli restituisce lo sguardo.
<< So che mi verrai a salvare.>>
Alec annuisce. << Devi solo resistere, okay? Metterò in salvo Max e poi verrò a prenderti.>>
Corre via e lascia Max ad Izzy che si volta a guardarlo quasi ferita dalla sua decisione.
Poi Jace decide che il Goblin è arrivato e lo sta trascinando via.
Alec da lontano tende l'arco e prende la mira, correndo di nuovo verso di lui che intanto lotta contro il nemico.

<< Non mollare Jace! Non mollare! Sto arrivando, resisti! Non ti lascio! Sono qui!>>

E Jace ne è sicuro come poche cose nella vita.


 

Il fischio gli rimbomba nella testa, no, è più corretto dire che gli fischia nella testa. È un sibilo continuo e prolungato, come se gli fosse esploso qualcosa vicino, come se avesse sentito un grande suono che lo ha stordito.
Prova a muoversi ma il dolore lancinante che prova al fianco lo blocca. Si porta una mano sulla parte dolorante e la ritrae quando sente del bagnato, quando poi la guarda la vede sporca di sangue.

Merda.

Si guarda attorno e d'improvviso sa perfettamente dove si trova: è in una zona di scarico portuale, è praticamente notte e l'acqua che scorge lontana è nera come lo è l'inchiostro. Sente i rumori della lotta che ancora imperversa, gli spari che risuonano contro i colpi delle armi automatiche e si domanda se stanno vincendo loro o quella gente.
Si muove a fatica per portarsi con la schiena contro il legno della vecchia barca da pesca dietro cui si è nascosto. Controlla nella tasca del suo giacchetto e trova la chiave usb che ha sottratto al corriere, quella con le coordinate del conto bancario con il pagamento per quella partita di pasticche arrivata direttamente dal confine messicano. Dio santo, cinque centimetri più su e l'avrebbero beccata. E magari non se la sarebbe beccata il suo fianco quella dannata pallottola.
Sente quasi l'eco della voce di suo fratello che gli intima di mettersi il giubbotto antiproiettile e poi impreca pesantemente per non averlo ascoltato. Di nuovo.
Un proiettile lo fa sussultare, qualcuno ha sparato molto vicino a dove si trova, ha visto lo schizzo luminoso rimbalzare sul cemento.

<< So che sei sveglio, Lightwood!>> gli urla quello che probabilmente è il capo di quella baracca. << Esci di lì, con le mani in alto, e portami la chiavetta. Se lo farai cesseremo il fuoco e ce ne andremo senza ammazzare altra gente. Perché tu non vuoi che altri dei tuoi compagni muoiano, giusto?>>
Ha calcato particolarmente su quelle parole: “altra gente”, “altri dei tuoi”, vuole fargli capire che già qualcuno è morto, che altri potrebbero morire e che la colpa sarà sua.
A Jace non serve molto per pensare a cosa fare, lo sa già.
Si issa faticosamente sulle ginocchia e si appoggia contro la fiancata metallica della barca per zoppicare verso la zona scoperta. Devono averlo intravisto perché sente gli spari fermarsi e quell'uomo dirgli che non è poi così stupido a quanto pare.
Qualcuno da lontano gli grida di non farlo, di rimanere al sicuro, che sta arrivando a prenderlo, ma il fischio alle orecchie non gli fa capire chi sia, se gli agenti delle volanti accorsi o qualcuno dei suoi colleghi arrivati non sa bene quando. Li ignora.
Sa perfettamente che consegnata la chiavetta lo uccideranno, ma non si preoccuperanno di ammazzare anche gli altri, lo sa per certo, non gli serve più a nulla stare lì a sprecar munizioni.
Ha già un piede fuori dalla sua copertura quando il tipo con il mitra cade all'indietro, un foro preciso al centro della fronte, tra gli occhi.
E' solo un attimo, Jace rimane a fissare l'uomo cadere a terra e poi il capo muoversi di colpo all'indietro, come se gli avessero dato una spallata.
Sono altri colpi in successione, che prendono altri uomini armati e poi altre armi si uniscono alla sparatoria, tutte da dietro le sue spalle.
L'attimo dopo di quello qualcuno lo afferra saldamente passandogli un braccio attorno al torace e lo tira di nuovo dietro alla barca.

<< Ti avevo detto di non farlo e rimanere al sicuro.>>
Jace si volta e incontra lo sguardo duro di suo fratello.
É l'azzurro più accecante che abbia mai visto, se lo ripete da una vita ogni volta che Alec lo fissa in quel modo. È un azzurro così bello e limpido da sembrare vetro contro il sole e uno specchio argentato sotto la luce dell'altro astro. Con il buio pare blu come la profondità dell'oceano e adesso come sempre, se gli chiedessero di scegliere un solo colore per descrivere gli occhi del fratello non saprebbe cosa dire. Vorrebbe rispondere a tono ma quando apre bocca e si sporge in avanti una fitta lo fa piegare su sé stesso.
Alec lo sostiene ancora, come se fosse la cosa più leggera del mondo. Se lo stringe al fianco e alza la mano destra in cui tiene ancora saldamente l'arma d'ordinanza della polizia di New York City.
Jace lo guarda e per una volta non sa cosa dire di preciso, osservandolo in quella posa.
Suo fratello sembra un supereroe pronto allo scontro, all'epica battaglia contro il male. Protegge i feriti – lui- e combatte i cattivi allo stesso tempo.

<< Hai perso molto sangue. Gli agenti hanno detto che devi essere svenuto perché per un po' non ti sei mosso.>>
Il biondo annuisce e si preme la mano sulla ferita che gorgoglia sangue come se nulla fosse, quasi glielo facesse apposta.
<< Non possiamo lasciare che uccidano qualcun altro. Quanti- >>
<< Stavano facendo il loro lavoro. Ci sono dei feriti ma non so dirti se c'è qualche caduto effettivamente. Ora dobbiamo solo preoccuparci di portarti fuori di qui.>>
<< Ma la chiavetta, hanno detto che se gliela consegno… >> non finisce la frase perché Alec lo guarda con quel suo sguardo serio che lo fa sentire incredibilmente piccolo, lo fa tornare indietro nel tempo, a quando correva sulla riva di un fiume con una spada di legno, pronto per affrontare il nuovo mostro che la loro fantasia sarebbe riuscita a partorire quella volta.
Lo vede serio e sa già cosa gli sta per dire.
<< E pensi davvero che avrebbero lasciato lo stabile tranquillamente? Pensi che glielo avremmo concesso? Ti avrebbero ucciso all'istante nella migliore delle ipotesi. Nella peggiore ti avrebbero preso come ostaggio per uscire di qui e poi ti avrebbero sparato in testa e gettato nel fiume.>>
Lo sa, Jace lo sa perfettamente e non vuole replicare. Gli fa male la testa, gli fischiano ancora le orecchie e si sente tanto, troppo debole. Ha perso e sta perdendo troppo sangue. Troppo.
Alec se ne accorge e si piega per metterlo a terra. Si toglie in fretta il giubbotto, si sfila la camicia e si rimette la protezione. Poi piega con cura la stoffa e gliela lega attorno al fianco, assicurandosi che copra la ferita e non si sposti.

<< La prossima volta te lo cucio addosso il giubbotto.>> borbotta con la sua voce cupa.
Jace annuisce e gli chiede addirittura scusa. Alec commenta che sta messo proprio male se lo fa e lui ride, a costo di tante piccole fitte.
Si rimettono in piedi e Alec lo stringe di nuovo a sé.
<< Ora ti porto al sicuro Jace, non mollare la presa per niente al mondo okay? Fidati di me, ti proteggerò io.>>

E Jace gli crede, gli crede quando pronuncia quelle parole e quando lo guarda fisso negli occhi, i suoi dorati e quelli del fratello sconvolgenti come la Notte Stellata di Van Gogh. Gli crede quando lo sente chiamare fuoco di copertura e quando si sente trascinare via dalla sua forza adrenalinica. Quando lo vede muoversi con la sicurezza che non ha mai nella vita reale e che invece ha a palate durante il servizio, così tanta da far quasi paura. Così forte da sembrare un Captan America moro corso in suo aiuto, pronto a difenderlo da tutto e tutti. E non importa che Alec sia un detective, che non dovrebbe essere coinvolto nelle sparatorie e che non dovrebbe neanche essere lì.
Alec alza la pistola e ogni volta che preme il grilletto il colpo va a segno, come per magia, come un cecchino, come un arciere di altri tempi.
Gli dice di resistere, che sono quasi arrivati, che ce l'hanno fatta e Jace gli crede anche se comincia a vedere tutto sfocato, se i contorni del suo campo visivo si anneriscono e ogni suono diventa più attutito, quando il fischio ormai prevale su tutto tranne che sulla voce di suo fratello.
Jade sorride quando alza per l'ultima volta lo sguardo e vede il capo di suo fratello sovrapporsi ad una delle grandi lampade che pendono dal soffitto, la luce che si irradia a raggiera tra i suoi capelli scuri e gli dona l'aureola di un angelo. Un angelo con la pistola ed il senso del dovere di Steve Rogers.
Alec gli ripete ancora di non mollare e di resistere, che sono arrivati, che ora è al sicuro e lo cureranno, di non aver paura. E Jace si fida, non ha paura, non ne ha mai con lui. Sa che lo salverà, che non lo lascerà mai, che Alec, per lui, ci sarà sempre.


 

Jace salta giù dalla barca e Izzy esulta abbracciando Max che grida divertito.
Alec gli sorride con quel suo sorriso storto, così simile a quello del papà che Jace non ne potrebbe immaginare un altro su quel volto giovane e delicato.
Si slancia in avanti, verso il fratello e non si stupisce nel sentire subito le sue braccia avvolgerlo e tirarlo su, trarlo a sé e trascinarlo in un mezzo giro che si conclude con un abbraccio saldo e caldo, protettivo, come solo quello di un fratello maggiore può essere.
Jace sa perfettamente che Alec andrà sempre a salvarlo, lui, Izzy e Max. Lo sa.

<< Ce l'avete fatta! Lo avete battuto!>> grida felice.
<< Certo! Non ti avrei mai lasciato lì. Verrò sempre a salvarti Jace, avevi dubbi?>> Alec lo guarda negli occhi e si, Jace, ancora una volta, lo sa.
<< Mai, neanche per un momento.>>











 

Salve lettore!
Questa storia è un missing moment della long
"Una pista che scotta".
Lo racconta Alec e poi ci ripensa Jace, la prima volta che il biondo si becca una bella pallottola in corpo perché è il solito impulsivo che fa di testa sua e si crede troppo figo per morire ammazzato male. Troppo brutta detta così?
In ogni caso questa è solo una delle OS collegate alla storia principale, alla prossima Magnus, Alec, le troppe decorazioni natalizie del primo e le stupide imposizioni mediche per il secondo.

   
 
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