piccolo disclaimer prima di procedere: ho utilizzato i loro nomi inglesi per questa fanfiction e quindi archie = ivan e (ovviamente) maxie = max. motivazioni: pura scelta e gusto personale. oltre ad essere abituata a chiamarli così
He
said I'm gonna buy this place and see it go
Stand
here beside me, baby, watch the orange glow
Some'll
laugh and some'll just sit and cry
But
you just sit down there and wonder why (x)
Dal momento in cui nasce e vede gli alberi bruciare, cresce e cerca la luce di una speranza alla fine di un lungo tunnel, studia e impara che il mondo non è matematicamente misurabile; dal momento in cui prova un amore morbido e soave, le onde di un oceano, e il calore di un'amicizia che non riesce a toccare, dal momento in cui capisce – se nessuno si muove prima lui dovrà provvedere da solo al cambiamento.
E' un personale e complesso processo di evoluzione: sono pensieri che spaziano dalla logica all'irrazionale, cambiamenti d'umore, acidità, sono conseguenze di un'angoscia che lo divora e lo costringe su una sedia, dietro le lenti grandi di un paio di occhiali; sono libri sparsi nell'ordine di una stanza che una volta aveva profumato di nuovo e di alieno, il sapore di sale trasmesso come un sentimento da labbra a labbra, pelle, dita roventi; sono ore di luce perse sotto una lampadina e ore di buio consumate sotto il calore di una coperta. E' la trasformazione di un bruco, incessante lavoratore, che si chiude in se stesso e rimane in silenzio: la paura di una dipartita che lo rendono vergognoso al punto da non saper più come piangere, le ore impiegate ad una lettura incessante che fa mancare il senso di fame. L'allontanamento, la freddezza e l'isolamento di un lago in pieno inverno, occhi taglienti e colmi di sfiducia. E' alta la considerazione che ha di sé; è bassa la salute mentale dopo giorni di digiuno. Ci sono fogli sparsi per terra e mani nei capelli quando non riesce a piazzare la definitiva X sulla mappa di Hoenn e decide che da solo non sarà mai capace di trovare la posizione giusta.
Un grande piano, grandi progetti per il futuro; la sopravvalutazione della conoscenza e del progresso, l'inesistenza del bruco dentro un bozzolo di incertezze: Maxie valuta la sua vita e quella degli altri al punto da andare oltre i confini del morale, senza rendersene conto. Il sapore di sale sulle labbra si impersonifica in qualcosa e qualcuno che ha lasciato dietro le porte del passato, persi in una stanza e sotto le lenzuola. Sa che potrebbe tornare; sa che è dietro l'angolo – ma ha la possibilità di poter fare qualcosa di grande per cambiare il mondo in meglio, e un cuore spezzato non deve avere nulla a che fare con il pensiero di un futuro migliore. Entrambi avevano deciso che sarebbe stato meglio così.
Non ti capisco, aveva detto, un giorno; sulla soglia di una porta e le mani che tremavano – Maxie chino su un computer con due borse nere sotto gli occhi, cartoni di succhi di frutta usati e arrangiati in fila ordinata davanti ai portapenne, due bicchieri, uno vuoto e uno mezzo vuoto. Archie osservava con la pazienza di un amante, ascoltava la triste sonata incessante di una tastiera che veniva tormentata da giorni. Sospirava, con la grazia di un giovane adulto in una miserabile sofferenza che sapeva a chi avrebbe dovuto puntare il dito ma che, per pura e genuina bontà, non aveva scelto di farlo. Non ti capisco.
E
si aspettava una domanda in risposta, forse, un gioco di espressioni
e frecciatine, le piccole risate con cui si abbracciavano in un
momento di comforto; le sue mani tremavano di aspettative.
Maxie
non si era girato. Maxie non aveva riso, non aveva risposto con
l'intento di rispondere; la sua era sufficienza quando aveva detto,
sputato – non ho tempo per certe cose. Non ho tempo, ripeteva
Archie, ancora dalla porta, e non dormi da due giorni. Lo so che non
dormi. Bevi per non sentire fame. E non mi rispondi al telefono da
una settimana, Maxie- Maxie non voleva sentirne
parlare. Aveva
pensato ad una risposta e c'era stato un momento, disteso nell'aria
come nebbia, più forte di qualsiasi cosa avrebbero potuto
osare di
dire – voglio vedere il mondo bruciare, Archie, e
voglio che tu
stia il più lontano da me possibile quando
arriverà il momento di
alzare la posta in gioco. Mi sei d'intralcio, sto studiando;
niente di più sporco e macchiato di errori del suo nome,
pensava,
Maxie; aveva la A arrotolata sulla lingua e
lì era rimasta
quando aveva sentito la porta sbattere. Guardava lo schermo del
computer, testi e tesi e file per la ricerca di qualcosa di
più
grande di lui e di loro – si era permesso di dirlo, poi, Archie,
sentire il suono del pentimento come la stonatura di una spezia di
troppo.
Solo anni dopo, quando Maxie – buffo, rigido, intelligente Maxie – lo incontra e lo vede e lo sente con gli occhi e con il cuore, capisce cos'è stata la vera ragione della ramificazione di un'angoscia interminabile e onnipresente; solo anni dopo si fissano, con l'attenzione che altrove è dedicata solo ad un'opera d'arte, la bellezza nascosta sotto strati di apparenze – e si dedicano ad un lungo momento, nessun segno di un sorriso o di quel sentimento che una volta li avrebbe uniti con un noi. Sono solo anni dopo che Archie gli chiede un fievole e sperimentale perché?, e Maxie capisce – nessuno si era mosso per lui, nessuno avrebbe provveduto ad un cambiamento; nessuno ne aveva bisogno.
Brucia con tutti gli altri e non tornare mai più indietro.
WHAT
UP non entro su efp da secoli ormai. ma non sono sparita del tutto
ed
è la prima cosa in italiano che scrivo da MESI e potrebbe
essere che
sono un po' arrugginita e che non cambi poi granché da come
scrivevo
due/tre anni fa kek
quindi
sì questa è una cosetta un po' sperimentale che
ho voluto mettere
giù perché archie e maxie (spoiler) riappaiono in
us/um
nell'episodio rainbow rocket e quando li ho rivisti il mio cuore mi
ha detto di ricominciare oras e così è stato
ahah. vedere il
modello overworld di maxie e tutte le sue belle rughe da crisi di
mezz'età mi ha fatto scendere una lacrimuccia ;')