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Autore: Echocide    11/01/2018    0 recensioni
Dai lombi fatali di questi due nemici
toglie vita una coppia d'amanti avventurati,
nati sotto maligna stella,
le cui pietose vicende seppelliscono,
mediante la lor morte...

Agreste e Dupain sono due famiglie nobili di Paris, una città ricca di mistero e magia.
Una notte, il patriarca degli Agreste condanna i Dupain alla morte e dalla strage della famiglia, una bambina si salva: il suo nome è Marinette.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Inori
Personaggi: Adrien Agreste, Marinette Dupain-Cheng, Altri
Genere: fantasy, romantico, drammatico
Rating: PG
Avvertimenti: longfic, AU
Wordcount: 2.310 (Fidipù)
Note: Nuovo appuntamento con Inori che, vi ricordo, per tutto il mese di Gennaio avrà cadenza settimanale. Che dire? I fili si stanno tirando e la storia sta convergendo verso la sua fine: Sabine infiamma il popolo, André intessa le sue trame e Gabriel che fa? Chi lo sa!
Scemenze a parte, passiamo subito alle informazioni di rito: vi rimando la pagina facebook per ricevere piccole anteprime e restare sempre aggiornati e al gruppo facebook Two Miraculous Writers, gestito con la bravissima e talentuosa kiaretta_scrittrice92.
Per concludere, voglio dire grazie a tutti voi che leggete, commentate e inserite le mie storie nelle vostre liste!

 

Sorrise, osservando la pelle nuda delle spalle della ragazza e facendo scivolare lo sguardo sul volto, ancora immerso nel sonno: i capelli creavano un contrasto con la stoffa del cuscino, lingue scure che si estendevano in una terra completamente bianca.
Si puntellò contro il materasso, senza riuscire a distogliere lo sguardo: possibile che non riusciva a ricordare la vita prima di lei? Se chiudeva gli occhi, tutto cominciava da quel giorno nel panificio, dove l'aveva vista per la prima volta.
Non c'era niente prima, se non il nulla.
Le palpebre di Marinette fremettero e lentamente si aprirono, gli occhi azzurri si posarono su di lui e le sorrise, mentre allungava la mano libera dal proprio peso e le scostava una ciocca dalla guancia: «Buongiorno, mia sposa» mormorò, chinandosi verso di lei e sfiorandole con le labbra la spalla nuda.
La sentì irrigidirsi appena nel loro letto, guardandola veloce in volto e notando il rossore che si diffondeva velocemente sulle guance, mentre si stringeva il lenzuolo al corpo nudo; Adrien scivolò vicino a lei, posandole una braccio sui fianchi e carezzandola con lentezza, sentendola rilassarsi velocemente sotto al suo tocco: «Per essere due inesperti, stiamo facendo passi da gigante. Non trovi, principessa?»
«Pa-passi da gigante?» balbettò Marinette, girandosi sulla schiena e permettendogli così di scivolarle sopra: si chinò, baciandola sulla gola, sentendola sospirare mentre risaliva lungo la mascella e si accomodava fra le sue gambe, carezzandole i fianchi e inducendola a stringerli attorno a lui.
«Decisamente sì. Siamo diventati più bravi, rispetto alla nostra prima notte di nozze» le bisbigliò, posando la bocca sull'angolo di quella di lei e succhiando appena la pelle: «Molto più bravi.»
«Rispetto a due giorni?»
«Siamo sposati da così poco? Mi sembrava più tempo» commentò Adrien, spingendo i fianchi e osservandola aprire la bocca, assecondando i suoi movimenti e ansimando, passando le braccia attorno al suo collo e stringendolo contro di sé, abbandonandosi al piacere.


Alya osservò l'anziano, posandogli davanti la tazza fumante di ceramica e storcendo appena la bocca: «Sembrate aver preso bene la notizia del matrimonio» commentò la giovane, posando i palmi delle mani sul tavolo e chinandosi in avanti, scrutando il volto dell'uomo: «Non mi aspettavo una simile reazione.»
«Diciamo che era qualcosa che stavo attendendo» mormorò Fu, allungando le mani e circondando la tazza, piegando le labbra in un sorrisetto: «Ma in fondo, cosa puoi aspettarti da un giovane uomo che ha abbandonato la propria famiglia, il proprio ruolo, per seguire la fanciulla di cui è innamorato?» la ragazza annuì, chinando il capo e inspirando profondamente, rimanendo in silenzio e ascoltando i rumori che provenivano dall'esterno: «Che cosa ti preoccupa, Alya?» le domandò dopo un po' Fu, posando la tazza sul tavolo e fissandola.
«Sono stata cresciuta…» cominciò la giovane, fermandosi e chiudendo la bocca, negando con la testa: «Mia madre, lady Sabine mi hanno insegnato a odiare gli Agreste, a considerarli il nemico ma…»
«Ma adesso che hai conosciuto il figlio di Gabriel, ti riesce difficile.»
«Lui è…» Alya si fermò, inspirando e scuotendo la testa: «E' diverso. Non è il mostro che mi aspettavo, il principe viziato di cui ha sempre parlato Sabine, lui è…è…è un nobile, certo, ma è esattamente come immagino fossero i Dupain.»
«In effetti ha un modo di fare molto simile a quello che aveva Tom» dichiarò l'anziano, piegando le labbra in un sorriso: «Sarebbe un buon governante: sa ascoltare il popolo e cercare di fare la cosa giusta per questo e non per se stesso.»
«Cosa che non si può dire del padre.»
«Sai, sono rimasto stupito quando ho saputo che li hai lasciati sposare senza interferire, Alya. Conoscendo il tuo pensiero, ero certo che avresti fatto il diavolo a quattro e impedito queste nozze.»
«Ma come…?»
«Nino.»
«Oh» Alya si portò una mano alla bocca, sospirando e abbassando le spalle, scuotendo il capo: «Marinette è felice con lui. Lo vedo dal suo sguardo e cosa sono io per impedirgli di avere un po' di felicità? Ancor prima di essere una fedele dei Dupain, sono sua amica. L'ho detto a lei e lo ribadisco a voi, ser Fu.»
«E ti ringrazio per questo» commentò l'uomo, piegando le labbra in un sorriso e portandosi la tazza alla bocca: «Quella ragazza avrà, d'ora in poi, più bisogno di amici che di alleati politici.»
«E' successo qualcosa?»
«Una donna pazza di dolore e desiderosa di vendetta sta incitando il popolo di Paris alla rivolta» mormorò Fu, soffiando appena sul the: «E' come avere davanti a sé un piccolo falò e sapere che presto divamperà in un incendio ed io non so assolutamente cosa fare per fermarlo.»
«Sua signoria sta…»
«Sta facendo quello che era il piano originale» bofonchiò l'uomo, scuotendo la testa: «Quello che era il nostro progetto, quando il giovane rampollo degli Agreste se ne stava rinchiuso nel suo castello ed io cercavo un modo di arginare il bisogno di sangue di una donna piena di dolore.»
«Pensare che sua signoria sia nella ragione?»
«Sabine è molte cose, ma ora come ora, non è nella ragione: una rivolta non porterà altro che sangue da entrambe le parti, ma è troppo sorda e rinchiusa nel proprio dolore per ascoltare.»
«E cosa possiamo fare?»
«Abbiamo un principe e una principessa, sposati nel sacro vincolo del matrimonio, entrambi legittimi eredi al trono di Paris. C'è una sola cosa da fare, Alya, ed è agire prima che Sabine possa fare qualcosa che distruggerà tutto e tutti.»


«Sai, io sarei sposato da due giorni» commentò Adrien, osservando l'amico che camminava al suo fianco e teneva lo sguardo rivolto alla lista che aveva fra le mani, senza degnarlo di attenzione: «E in questo momento dovrei essere a letto con la mia sposa, piuttosto che a comprare…ma cosa dobbiamo prendere?»
«Carne. Farina. Se troviamo della verdura. Quella ragazza scrive malissimo» commentò Nino, togliendosi il berretto rosso dalla testa e passandosi il braccio sulla fronte: «Servirebbe un traduttore per capire cosa ha scritto.»
Adrien si allungò, osservando il foglio e le parole vergate sopra, storcendo la bocca e dando ragione all'amico: «Qui c'è scritto…stoffa? Possibile?»
«Per quel che capisco, ci potrebbe anche essere scritto formaggio.»
Adrien ridacchiò, barcollando in avanti e voltandosi, osservando un uomo voltarsi indietro e alzare la mano destra, quasi come a scusarsi per il fatto di averlo spintonato: «Ma cosa sta succedendo?» domandò il giovane, guardandosi attorno e notando che in molti si stavano dirigendo verso la piazza alla fine della strada.
«Là ci fanno le esecuzioni» commentò Nino, scambiandosi un'occhiata con lui e annuendo poi, sistemandosi nuovamente il berretto in testa e osservando Adrien coprirsi con il cappuccio del mantello, seguendo la massa e raggiungendo la piazza dalla forma circolare, al cui centro torreggiava una pedana di legno con un palo al centro, adatta per le impiccagioni.
Ma non c'era nessuno pronto a venire ucciso sul posto.
Nessun criminale pronto a subire la pena più severa.
«Mi scusi» mormorò, posando la mano su un uomo e sorridendo allo sguardo di pura curiosità che questi gli rivolse: «Che cosa sta succedendo?»
«La nostra signora è tornata!»
«La vostra signora?»
L'uomo rise, portandosi le mani ai fianchi e scuotendo la testa, quasi divertito dalla domanda: «Immagino che siete troppo giovani per ricordare i tempi in cui gli Agreste non tiranneggiavano su Paris e al comando della città c'era Tom Dupain. Sua moglie adesso è qui, Lady Sabine ci porterà giustizia.»
Adrien annuì, facendo un passo indietro e osservando Nino mentre scuoteva il capo, indicando poi con un cenno di questo la pedana: tre persone erano salite, due uomini e una donna, sistemandosi al centro di essa e rivolgendo l'attenzione verso la folla riunita.
La madre di Marinette.
Adrien si sistemò meglio il cappuccio, nascondendo il volto e alzando appena lo sguardo, osservando la figura della donna sulla pedana sopraelevata: quel luogo di morte, quel punto dove venivano giustiziati i nemici di Paris, adesso era pieno di fermento e vitalità.
«Non dobbiamo stare qui» mormorò Nino, avvicinandosi a lui e posandogli una mano sulla spalla, tirandolo appena, ma senza riuscire: doveva vederla, doveva osservare come era la madre di sua moglie, la donna che l'aveva allevata.
La donna che suo padre aveva reso vedova.
Scivolò fra la folla, mischiandosi fra i tanti, e si avvicinò alla pedana di legno, osservando la figura in carne e non tanto alta: non era come Marinette, non trovava assolutamente nulla della sua sposa in Sabine Dupain-Cheng. Il volto dai lineamenti tirati, lo sguardo che mostrava la sua freddezza anche da quella distanza, la posa che esprimeva tutta la sua autorità.
No. Non vedeva nulla di Marinette in quella donna.
Non c'erano la dolcezza e la gentilezza, tipiche della figlia.
In quella donna rivedeva suo padre.
«Adrien, dobbiamo andarcene» mormorò Nino alle sue spalle, nascosto dalla sua figura: «Avrai anche sposato Marinette, ma se quella ti vede, ti uccide.»
Adrien rimase a fissare Sabine, guardarla mentre faceva vagare lo sguardo sugli uomini sotto di lei, e annuì: «Sì. Andiamo a casa.»


«Molto brava!»
Marinette sorrise all'elogio di Theo, serrando la presa sull'elsa della spada e parando un colpo del suo avversario, liberando poi la sua spada con un movimento del polso e provando un affondo a sua volta: «State veramente migliorando, mia signora.»
«Grazie» mormorò la ragazza, allontanandosi e portandosi una mano al fianco, avvertendo i muscoli dolerle: l'allenamento con la spada e i 'doveri' coniugali sembravano aver fatto a pezzi il suo corpo che, in quel momento, sembrava chiederle pietà.
«Per oggi finiamo qui» dichiarò Theo, infilando la spada nel fodero e sorridendole: «Immagino che con un marito come Adrien…beh, le tue energie siano al minimo. Eh, Marinette?»
«Theo!»
«Sai che dovreste portarle rispetto?» commentò Alya, avvicinandosi con le mani sui fianchi: «Posso comprendere che ci hai visto crescere ma Marinette resta sempre…»
«Marinette» completò la ragazza, scuotendo la testa: «Alya, questa storia è qualcosa che…»
«Alya ha ragione, mia signora. Non dovevo permettermi simili confidenze. La prossima volta mi tratterrò e tormenterò direttamente vostro marito» decretò Theo, chinando la testa e nascondendo il sorriso: «A proposito: dov'è? Insomma, siete sposati da pochi giorni e dovreste stare relegati in camera vostra e non…»
«Alya l'ha spedito con Nino a fare acquisti per la casa.»
«Alya…»
«Non mi fido di quel nobile.»
«Del principe o dell'altro? Perché è un po' complicato capire di quale nobile stai parlando.»
«Dell'altro, Theo!» Alya strinse le mani a pugno, tenendole vicino al viso e storcendo la bocca: «E' riuscito a fare più danni che altro: ha bruciato la colazione, distrutto vasi mentre spazzava il pavimento…Spero che almeno le compere sia riuscito a farle.»
Theo sorrise, osservando la ragazza sbuffare e poi voltarsi, andandosene a passo di marcia, diretta verso la porta della cucina: «Le piace, non è vero?» domandò, chinandosi verso Marinette e osservandola mentre annuiva appena con la testa: «Lo sapevo! Meno sopporta uno e più le piace!»
«Theo, se tieni alla vita…»
«Non sono così pazzo da dirlo con lei presente.»
«Ottimo.»


André Bourgeois osservò il giovane dall'altro capo del tavolo e sorrise: teneva la testa china, incapace di guardare lui o sua figlia, raramente l'alzava e solo quando uno dei servitori lo interpellava su una possibile bis di uno dei piatti serviti.
Era perfetto, ancor più di Gabriel.
Infilzò un pezzo di carne con la forchetta, alzandolo e contemplando la cottura perfetta, prima di portarselo alla bocca e masticarlo: «Mia figlia mi ha detto che disegni, Nathaniel» mormorò, attirando su di sé le iridi smeraldine del giovane: «Un grande talento. Ho visto alcuni tuoi quadri e non posso che inchinarmi di fronte alla tua bravura.»
«I-io non sono niente di speciale.»
«Permetto di dissentire» mormorò André, sorridendo e regalando una breve occhiata alla figlia, osservandola portarsi alle labbra il calice di vino e alzare gli occhi al cielo: «Vuoi dire qualcosa, Chloé?»
«Posso alzarmi, padre?»
«Come vuoi, tesoro mio» decretò l'uomo, annuendo con la testa e osservando la ragazza alzarsi velocemente da tavola, senza degnare di una parola quello che era il suo promesso; Nathaniel la seguì con lo sguardo, tornando poi a dedicarsi al suo piatto e giocherellando appena con i pezzi di carne tagliata e le verdure: «Mia figlia è come sua madre: incapace di stare ferma per tanto a lungo.»
«Certamente.»
«Immagino che per te sia ancora tutto surreale, non è vero? Insomma, ritrovarsi a essere l'erede di Paris, il futuro marito del mio tesoro…» André inspirò profondamente, scuotendo la testa: «E tutto per colpa degli Agreste.»
«Come scusi?»
«Beh, se non fosse stato per Adrien e suo padre, adesso tu avresti potuto continuare a disegnare e dipingere, coltivare il tuo enorme talento…» si fermò, scuotendo la testa e schioccando la bocca: «Ah, che grande spreco. E tutto perché Adrien è fuggito e Gabriel non ha saputo tener meglio al guinzaglio suo figlio. Convieni?»
Nathaniel annuì con la testa, chinando lo sguardo sul piatto e rielaborando le parole dentro di sé: era vero. Era tutto vero. Era solamente colpa di quei due se lui non poteva continuare la sua vita, se era stato trascinato in tutto ciò.
Solo ed esclusivamente colpa loro.
«Sarebbe bello se potessero sparire, vero?»
«Sì.»
«Se loro non ci fossero più, tu saresti libero.»
Libero? Sarebbe veramente potuto essere libero?
Non avere più le catene degli Agreste attorno a sé?
Sorrise, alzando lo sguardo e incontrando quello del suo futuro suocero: «E' vero» mormorò, annuendo con la testa: «E' tutto vero.»

   
 
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