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Autore: Lady_Erato    11/01/2018    1 recensioni
Nella Grande Mela vive Alec, all'ultimo anno di liceo, che finalmente ottiene dai genitori il permesso per trasferirsi in un appartamento ad Harlem. Magnus non ha voluto l'autorizzazione di nessuno, è scappato e basta. Cosa succederebbe se rimanessero vittime della stessa truffa?
(AU ispirata al manga/serie tv "Good Morning Call")
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Izzy Lightwood, Jace Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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A fine settembre New York non voleva separarsi dalle temperature di agosto. Le foglie erano ancora verdi e saldamente attaccate ai rami. Un giovane scese dal suo taxi ad Harlem, all'incrocio tra la 136 West e la Broadway, entrando in un palazzo di mattoncini color terracotta con chiari infissi bianchi.

Alexander Lightwood era in piedi davanti ad un portone blu, come i suoi occhi,all'penultimo piano del condominio, con il cuore che fremeva come un uccellino nel suo petto ormai da uomo. Si trovava sulla soglia della sua nuova casa.

Per tutta la durata dell'ultimo trimestre, prima degli esami di fine anno e durante l'estate aveva pregato i suoi genitori di poter andare a vivere da solo. La sua vecchia abitazione gli stava stretta. Max era stato iscritto in un collegio svizzero, Isabelle e Jace non facevano altro che cercare di scollarlo dai libri, di smuoverlo ed i suoi genitori gli stavano addosso come piattole mettendolo sotto pressione nonostante il suo rendimento scolastico fosse più che eccellente. Ciliegina sulla torta, aveva bisogno di stare da solo per riflettere.

Avere Jace ogni santo giorno sotto i suoi occhi lo stava uccidendo. Lo faceva sentire terribilmente sbagliato e fuori luogo. Sia chiaro, non era a disagio per la sua omosessualità, di cui la famiglia era già a conoscenza, semplicemente non poteva essere innamorato di suo fratello. Izzy non si era dimostrata molto entusiasta della novità. ‹‹Mi lascerai da sola con Jace?- gli aveva domandato con occhi tristi- Sei proprio sicuro? Non ti sentirai solo?››. Non sarebbe stato da solo: avrebbe avuto la compagnia di sé e se stesso e poi li avrebbe comunque incontrati ogni giorno a scuola. Il suo fratellastro non fece una piega, anzi si offrì di cercargli la nuova sistemazione in un quartiere pieno di locali. ‹‹Magari alzi gli occhi da quei libri e li sposti su un bel culo bevendo una birra››. A quell'affermazione lo stomaco di Alec aveva iniziato a bruciare. Non beveva birra, non cercava nessuno che comprasse alcolici per lui e soprattutto non aveva occhi se non per il suo fratellastro.

Si ridestò da quei pensieri e cercò le chiavi nella tasca dei suoi jeans rigorosamente color pece, quando la serratura scattò con un leggero click, il suo stomaco fece una capriola.

Aveva cercato quell'appartamento in lungo ed in largo. Aveva letto gli annunci immobiliari di mezza città, confrontando vantaggi e svantaggi riguardo la struttura, la sua posizione, la metratura, i servizi ed anche il tasso di criminalità del quartiere. Un lavoro davvero certosino.

Appena entrato controllò minuziosamente che la ditta di traslochi avesse portato tutti gli scatoloni. Si guardò in torno ed effettivamente dovette ammettere che la sua nuova dimora era molto più accogliente che in foto.

Sì, rispetto alle foto. Era diventato affittuario, per cinquecento dollari al mese, di un'abitazione vista solo in foto. Riflettendoci si meravigliò di sé, un salto nel vuoto del genere non era davvero da lui.

Del resto cosa doveva fare? La quota d'affitto era davvero bassa rispetto ai suoi standard, ogni spazio era già arredato, esclusa la camera da letto per il cui montaggio aveva provveduto la ditta di traslochi, la zona era ottima e soprattutto ben collegata.

Si sedette sul divano blu notte assaporando un po' di beata solitudine. Chiuse gli occhi.

‹‹Emh- Alec balzò colto alla sprovvista- perdonami, tu saresti? ››.

Appoggiato alla parete d'ingresso del soggiorno c'era un ragazzo, ad occhio e croce qualche anno più grande di lui, che lo fissava con aria interrogativa. Aveva una candida camicia lunga in lino, fuori dai pantaloni neri a sigaretta, forse fino a metà coscia e dei mocassini con un evidente sigla, MG, in Swarovski. Non fu l'abbigliamento a lasciarlo perplesso, bensì le precise linee di eyeliner sugli occhi orientali color nocciola e le mani piene di anelli. Si alzò tentando in vano di portarsi alla stessa altezza del suo interlocutore, che lo sovrastava di qualche centimetro, cercando quanto meno una posizione di parità in quella situazione davvero irritante.

‹‹Sono Alexander Lightwood, abito qui. Tu chi saresti? ››.

L'altro alzò un sopracciglio perfettamente disegnato in una smorfia di evidente fastidio. ‹‹Perdonami fiorellino- calcò molto su questo nomignolo-ma credo tu sia in errore. Io abito qui, guarda-fece tirando fuori da una pochette in pelle nera con una testa di serpente in basso rilievo un foglio- questo è il mio contratto ››.

Alec si avvicinò con cautela, sfilandoglielo dalle mani leggermente tatuate, all'apparenza molto morbide. Lo analizzò notando che era perfettamente identico al suo. Tirò fuori il fascicoletto dalla sua cartella e glielo porse.

L'altro presunto inquilino storse la bocca in un sorriso amaro.

‹‹Credo proprio che ci abbiano truffati››.

Una divinità stava giocando con la tranquillità del povero Alexander, a quanto pare si stava divertendo davvero tanto.

Entrambi nella mezz'ora successiva provarono ripetutamente a chiamare l'agenzia immobiliare a cui si erano rivolti, ovviamente senza alcun successo. Il caso volle che sul contratto ci fosse l'indirizzo ed il numero telefonico della proprietaria.

‹‹Buongiorno signora, mi chiamo Magnus Bane, sono il suo affittuario, non il solo a quanto pare, possiamo incontrarci? Avrei un problema con il contratto e l'agenzia immobiliare non dà segni di vita- gesticolava molto, elegantemente, ma davvero troppo- Ci vediamo tra poco, la ringrazio››.

Il più grande fece cenno ad Alec di seguirlo, forse sarebbero riusciti a risolvere quella scomoda situazione.

Fortunatamente Mrs Wondor abitava proprio a dieci minuti di taxi da loro, sulla Central Park West, all'incrocio con la 102. Il silenzio nel veicolo era carico di nervosismo e solo in quel momento il ragazzo si accorse che Magnus aveva i capelli con dei evidenti riflessi smeraldini, come le scaglie dei draghi dei libri per bambini, quelli che leggeva a Max quando aveva quattro anni.

‹‹Perdonami se non mi sono presentato prima- il più grande gli porsela mano- mi chiamo Magnus Bane››.

Il giovane Lightwood liquidò quel gesto con uno sguardo.

‹‹Lo so, l'ho letto sul tuo contratto››, affermò tornando in un totale mutismo. Nei minuti seguenti valutò il suo comportamento per poi voltarsi verso l'altro.

‹‹Ora sono io a dovermi scusare. Ero così sollevato, stava andando tutto bene. Mi sono lasciato sopraffare dagli eventi, non è proprio da me››.

Magnus sorrise a quelle parole avvicinandogli nuovamente la mano che finalmente Alec si decise a stringere.

Entrambi guardarono fuori dal finestrino, riflettendo su eventuali soluzioni al loro problema.

Il ragazzo dagli occhi blu si passava tra le dita la maglia del suo orologio con le labbra leggermente dischiuse, totalmente preso dal suo film mentale. Bane gli rivolse un paio di occhiate soffermandosi sul movimento delle mani del giovane alienato su quel piccolo oggetto in acciaio. Constatò che aveva un qualcosa che gli ispirava un forte senso di responsabilità, aveva la faccia di qualcuno che si impegnava fino in fondo in qualunque cosa, uno di quelli che si sveglia la mattina ed è pronto a non farsi mettere sotto da nessuno. Probabilmente la sua era un'impressione errata ma gli angoli della sua bocca si curvarono comunque delicatamente verso l'alto.

La voce del tassista crepò quell'atmosfera delicata, quasi fuori dal tempo, che si era creata.

‹‹Siamo arrivati››.

Con un gesto fluido Magnus allungò una banconota, con uno sguardo del tipo: "Al ritorno paghi tu".

Entrando in ascensore Alec iniziò a pregare sperando di non dover né chiamare i suoi, né tornare nella sua vecchia casa. Non poteva saperlo,ma l'altro nella sua testa stava facendo lo stesso.

 

 

Salve a tutti !

Questa è la mia prima Malec e sinceramente devo ancora decidere quale piega prenderà. I personaggi potrebbero essere un po' OOC.

Come primo capitolo forse è un po' scarno, ma per la prima volta non sapevo davvero come iniziare.

Spero di leggere i vostri commenti, a presto!

   
 
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