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Autore: Scaramouch_e    12/01/2018    2 recensioni
Indil, la figlia di Thranduil, e sorella di Legolas Greenleaf, è andata a Gran Burrone, con il fratello gemello, sotto l’ordine del padre per sentire ciò che il consiglio di Erlond ha da dire sulla minaccia portata dallo hobbit Frodo Baggins. La principessa di Bosco Atro si unirà alla compagnia dell’anello per proteggere suo fratello, e inconsciamente anche un altro componente.
Amore, avventura e coraggio serviranno alla giovane per riuscire nell’impresa nell’aiutare il giovane Frodo e i suoi amici.
Seguendo la trama dei libri e dei film, anche se modificata in alcune parti, accompagnerete le prodezze di Indil e della nuova compagnia dell’anello nella loro lotta contro Sauron e nel loro viaggio verso il Monte Fato.
[Boromir x nuovo personaggio + altre ship + accenni di Aralas (Legolas x Aragorn)]
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Aragorn, Boromir, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, sono stati scritti da J.R.R. Tolkien e messi sul grande schermo da Peter Jackson; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
Ringraziamenti: Ringrazio tantissimo la mia beta, che ha letto e ha corretto gli orrori della fanfic (trovandala anche carina a detta sua!); grazie mille evelyn, per tutto... Se non vi siete letti ancora la sua fanfic, su andatelo a fare. Un ringraziamento infine va a tumblr per le gif a inizio capitolo...
Buona lettura.

Capitolo V

I giorni che seguirono furono piuttosto grevi per i membri della compagnia dell’anello: difatti faceva freddo e nevicava quando incominciarono l’arrampicata  per il Caradhras. Sentivano a ogni passo il peso oscuro e malvagio dell’anello e in particolare un membro della compagnia non riusciva a staccare gli occhi da Frodo: era Boromir, il cui sguardo venefico era fisso sulla schiena dello hobbit.
Fu durante una scalata particolarmente difficile che Frodo ruzzolò sulla neve, e subito Sam gli andò incontro. Lo hobbit dai capelli neri si toccò il petto, dove portava - appeso ad una catenina – l’anello, e non lo trovò. Si voltò verso l'uomo di Gondor che aveva in mano l’anello e lo stava fissando con sguardo malato, perso.
“Perché dobbiamo soffrire per questo piccolo oggettino? Potremmo prenderlo e tenerlo per noi, uccidendo qualcuno...” 
“Boromir. Boromir, da' l’anello a Frodo.” Aragorn si eresse a difesa del piccolo hobbit, la mano destra che correva all’impugnatura della spada.
Boromir guardò il suo re, e per un attimo Aragorn ebbe seriamente paura del figlio di Denethor, ma poi gli occhi del Gondoriano si posarono su Indil
, che stava ferma ad attendere come il resto della compagnia, e Aragorn notò un cambiamento repentino.
Il suo sguardo divenne placido e buono come sempre e consegnò l’anello a Frodo, borbottando: “Ma a che serve? Avete ragione voi.”
A quel punto Aragorn rimise la mano contro il f
ianco e si avvicinò a Indil. “Vorrei chiederti una cosa: puoi stare vicino a Boromir? Oggi ho notato una luce nel suo sguardo che non mi piaceva” le bisbigliò.
La giovane annuì: “Gli starò vicina, non avere pensieri.” Posò la mano su quella ruvida dell’uomo, che gli fece un cenno di ringraziamento con la testa e poi si avvicinò a Frodo aiutandolo ad alzarsi: “Tutto bene giovane hobbit?” 
“Grazie Aragorn, va tutto bene” 
borbottò Frodo, e la compagnia riprese il cammino con Gandalf in testa.

I giorni 
passavano lenti, i minuti sembravano ore e ognuno dei compagni rimaneva in silenzio, perso nei propri pensieri. Il freddo si faceva sentire nelle ossa.
“Gandalf.” Indil, infine, prese la parola: nonostante fosse un elfo, anche lei cominciava a rabbrividire. “Ascolta Gandalf, non ce la facciamo più.”

“I piccoletti non ce la fanno più” intervenne Boromir, mentre aiutava uno stanco Sam a camminare. 
“Non voglio arrendermi!” protestò Gandalf. “Dobbiamo andare avanti e se riusciamo a raggiungere l’altra parte saremo più vicini a Mordor.”
“Allora, prendiamo i mezz’uomini in braccio: Legolas, Boromir, Gimli forza, datemi una mano.” Aragorn si avvicinò a Frodo per portarlo in spalla, Legolas a Sam e rispettivamente Boromir e Gimli a Merry e Pipino. Gli hobbit furono molto grati: la neve difatti li stava per sommergere.

“Io cerco di andare avanti, per vedere se riusciamo a passare, Gandalf” disse Indil e, prima che gli altri membri potessero dire qualcosa, l’elfa andò avanti tremando per l’aria fredda.
“Sento una voce nell’aria, Gandalf!” informò una volta arrivata più in là. Gli altri membri la raggiunsero e Gandalf si pose in ascolto: effettivamente vi era un’empia voce che borbottava qualcosa. Veniva da molto lontano ma lui, Legolas, Indil e pur anche Aragorn riuscirono a sentirla e inorridirono, poiché capirono che si trattava di magia.
“È Saruman!” urlò Gandalf ponendosi in posizione d’attacco. Con il bastone che gli sventolava nella mano parlò, e la sua voce tonante si mischiò a quella di Saruman terrorizzando la compagnia.
Poi un fulmine cadde
 e si schiantò contro la montagna, facendo precipitare la neve: la valanga sommerse la compagnia che per fortuna si trovava vicino a una roccia. Indil, che invece era più vicina al dirupo per vedere meglio, perse l'equilibrio. Boromir si sospinse verso di lei appena in tempo, riuscendo a prenderle le dita sottili e a trascinarla di nuovo sulla roccia, accanto a lui. “Per fortuna c’ero io” bisbigliò l’uomo di Gondor poco prima di venire travolto dalla fredda coltre.
Sputacchiando neve Legolas fu il primo a rialzarsi, dissotterrando Sam che si trovava vicino a lui. “Padron Frodo!” borbottò il giardiniere correndo verso Aragorn, che era appena riemerso.
“Tutto bene?” domandò l’uomo andando vicino a Legolas e mettendogli una mano sulla spalla; l’elfo si perse per un attimo negli occhi verdi del ramingo e poi annuì.
“Passiamo 
sotto la montagna, visto che il Caradhras ci ha sconfitto!” disse Gimli emergendo dalla neve.
“Siamo ancora in tempo per andare a Gondor, Gandalf!” furono le parole accorate di Boromir. 
Lo stregone grigio guardò i membri della compagnia, indeciso sulla decisione da prendere: non voleva scegliere nessuna delle due opzioni, in realtà, poiché tutte e due gli facevano paura, ma era pur vero che il Caradhras li aveva sconfitti.

“Deciderà Frodo”, disse infine, “dato che è lui il portatore dell’Anello.”
“Moria” decise, dopo aver pensato ai pro e ai contro, il piccolo portatore.
“E Moria sia” decretò Gandalf, chiudendo gli occhi con un sospiro
. Indil e Legolas si guardarono e l’elfa strinse la mano del fratello: aveva paura, a lei non erano mai piaciuti i luoghi bui, così come non piacevano a Legolas. Ma per lui l’avrebbe fatto, sarebbe andata a Moria. 

***

“Le miniere di Moria. Sarà bellissimo tornarci, non ci vado da quando ero un minuscolo nanetto.” Gimli si mise a ridere per la sua stessa battuta. “E Balin sicuramente ci darà un bellissimo benvenuto, vedrete. Birra di malto, carneben cotta e per ultimo un comodo letto su cui mettere la nostra povera schiena.”
Gli hobbit erano quasi convinti da quello che il nano diceva, e lo guardavano sempre più entusiasti di tutto quel ben di Dio che avrebbero trovato una volta nelle caverne. I due elfi al contrario erano preoccupati e osservavano Gimli con sguardo di rimprovero, ma il nano non sembrava accorgersene.
“Eccoci qui… oh-oh amici miei. Ecco l’entrata di Moria” disse Gimli, fermandosi.
Le porte di Moria erano qualcosa di spettacolare. Forgiate da nani ed elfi insieme, fu Narvi, forse il più grande artigiano dei Nani, a progettare e costruire i cancelli; Celebrimbor, Signore dell'Eregion, li decorò con l'ithildin: vi furono incisi l'emblema di Durin, un martello e un'incudine coronata con sette stelle, gli alberi degli Alti Elfi e la stella della Casa di Fëanor.
Dall’interno i cancelli si potevano aprire con una semplice spinta; all’esterno c’era bisogno di una parola magica. Le miniere erano protette anche da un lago in cui si diceva dimorasse un mostro. 

“Dobbiamo lasciarlo Sam. Non può venire con noi.” Indil guardò negli occhi lacrimosi dell’hobbit che non si voleva staccare da Billy, il pony che aveva viaggiato con loro da Gran Burrone.
“Ma Indil, se poi si perde? Non voglio” protestò il giovane hobbit.
Indil si avvicinò all’orecchio del pony e mormorò qualche parola, il cavallo nitrì e l'elfa e lo hobbit lo guardarono trottare fuori dal perimetro di Moria.
“Cosa gli hai detto? Sembrava più sicuro, se sai cosa intendo” disse Sam e Indil rise. “È più tranquillo poiché gli ho dato una benedizione. Arriverà direttamente a Gran Burrone senza incontrare pericoli, non temere, Sam.”
“Tutto bene sorellina?” domandò Legolas venendo vicino a Indil, che annuì.
“Ho dato una benedizione a Billy, così che possa raggiungere tranquillamente Gran Burrone” disse in tono accorto 
la sorella, per poi guardare circolarmente il resto della compagnia: Gandalf e Frodo stavano vicino all’entrata e discutevano su come fare ad aprire il cancello, Boromir e Aragorn parlavano poco più in là e  Merry e Pipino stavano seduti a lanciare sassi nel lago.
“Sassi nel lago… Legolas, il lago” bisbigliò Indil indicando i due hobbit al fratello, che capì e andò da loro mettendogli una mano sulla spalla per farli smettere.
“Non fate risvegliare l’acqua” bisbigliò Legolas. “Ci sono gravi pericoli” completò la frase Aragorn, andando vicino a Legolas e ai due hobbit.
“Ho capito: la parola è Mellon, che vuol dire “amico” in elfico.” In quel momento Gandalf si alzò in piedi e sorrise a Frodo perché i cancelli di Moria si aprirono alla sua frase.
Un silenzio irreale provenne dal luogo remoto e i membri della compagna rabbrividirono.
Fu Gimli il primo a mettere piede a Moria.
“Finalmente conoscerete l'ospitalità
 di Moria! Questa, amici miei, è la casa di mio cugino Balin. E la chiamano una miniera... Ah, una miniera!” disse il nano prendendo un forte respiro e inoltrandosi dentro Moria.
“Aspetta! Gimli, questa non è una miniera!” disse Boromir, mettendo il piede su un cadavere di un nano. Allungò un braccio per fermare l'avanzata del suo compagno di viaggio
. “Questa è una tomba” concluse l’uomo di Gondor. Gli altri guardarono verso il basso e notarono centinaia di cadaveri lungo il pavimento.
Il primo a riprendersi fu proprio Boromir. “Dobbiamo andarcene da qui. Alla breccia di Rohan, presto!” urlò, facendo per uscire ed assicurandosi che tutti gli altri compagni lo seguissero fuori. Fu proprio in quell'istante che un tentacolo uscì dall’acqua e afferrò Frodo per i piedi, portandolo lontano dalla compagna.
“Aragorn!” gridò il piccolo hobbit e l’uomo accorse in sua difesa, con la spada sguainata. Lo stesso fecero Boromir, Legolas e Indil, i due elfi con l’arco teso in avanti. Le loro frecce colpirono la creatura e bastò una stoccata di spada da parte di Aragorn al tentacolo che stringeva Frodo per farlo lasciare dal mostro, che lanciò un urlo terrificante. I dieci compagni, con Gandalf in testa, entrarono nelle miniere per esser sicuri di sfuggire alla piovra mentre quest'ultima, prima di inabissarsi, fece cadere dei massi su di loro, intrappolandoli.
Una volta nelle miniere, i compagni si presero un minuto per riprendere fiato. Gandalf fece un po’ di luce illuminando il luogo tetro e si guardò indietro con il cuore disperato, perché aveva paura. “Proseguiamo” decise infine lo stregone grigio, e i membri della compagnia dell’anello ubbidirono.



   
 
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