In questa gelida notte di gennaio tutto quel che sento, quasi come un controsenso, è il ricordo di quella lieve calura estiva ormai estinta.
Inebriata dal momento, dalla memoria, ecco che ai miei occhi appari tu.
Non è strano, quasi buffo, come ogni dettaglio – persino il più blando – mi riporti al tuo viso?
Sì, so che però non ci sei.
Eppure sei lì, sempre lì.
Ovunque e da nessuna parte.
Ti vedo
(forse un po' sbiadito)
dormiente ma irrequieto, in cerca di un angolo fresco del letto.
La notte è ancora giovane anche se noi non siamo mai stati animali notturni.
Tuttavia è proprio in queste ore che inizi a risplendere, ed io mi godo lo spettacolo quando Morfeo mi volta le spalle e mi lascia sveglia a lungo.
E in cielo la luna, invidiosa di queste quattro mura ma così grata a me – e a me soltanto – per averle permesso di farsi spazio fra di noi, nella notte, con la sua flebile luce proveniente da una finestra aperta.
Entra di soppiatto e corre alla ricerca del tuo corpo, come le mie mani faranno il mattino dopo e quello seguente, finché non preferirai proprio un'altra luna, altre stelle e pianeti al mio piccolo universo.