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Autore: esserre93    12/01/2018    0 recensioni
Amelia Shepherd decide di trasferirsi a Seattle e iniziare una nuova vita con la sua nuova famiglia
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Amelia Shepherd, Arizona Robbins, Callie Torres, Owen Hunt, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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Amelia e Arizona, quella mattina, si salutarono, come di consueto, nell’atrio dell’ospedale, con la promessa di incontrarsi più tardi. Quel giorno sarebbe stato molto importante per entrambe. Quel giorno, avrebbero iniziato con i primi accertamenti, prima di decidere se intraprendere una gravidanza.
Amelia, prima di salire al suo reparto, decise di andare da Callie. Aveva intenzione di chiederle scusa per ciò che era successo due giorni prima. Non sapeva se le avrebbe accettate, ma voleva comunque provarci.
Arrivata nel reparto di ortopedia, chiese all’infermiera di turno se fosse già arrivata.
- Si dott.ssa Shepherd, la dott.ssa Torres ha iniziato il giro di visite cinque minuti fa, può trovarla nella stanza 2216
- Perfetto, grazie
Amelia si allontanò dall’infermiera e si recò verso la stanza da lei indicata. Non appena arrivò, vide Callie intenta a visitare un paziente. Era affettuosa, delicata nei gesti, era davvero brava nel suo lavoro.
- Amelia, successo qualcosa? – Callie ora era proprio davanti a lei
- Callie, ciao, no assolutamente, volevo farti le mie scuse
- Per?
- So che non hai preso bene il matrimonio, ma ti giuro che non l’ho fatto di proposito a non dirti nulla. Quel giorno avevo talmente tante cose da fare, che ho dimenticato di informarti sul cambio di programma
- Fatico a crederti, Amelia
- Eppure è così. Sapevo che non avresti accettato il mio gesto, ma ho voluto provarci
-  Lo apprezzo, ma devo cercare di dimenticare tutto quello che mi è successo in quest’ultimo anno, quindi cerca di starmi il più lontano possibile
- Come vuoi, buona giornata
- Anche a te
Amelia se ne andò e non appena fu sicura di essere fuori dal campo visivo di Callie, sbuffò pesantemente: quella donna era davvero dura con se stessa e con le persone che tenevano a lei. Era una donna forte, eppure non riusciva ad andare avanti con la propria vita.
Amelia si diresse immediatamente nel suo reparto e dopo essersi cambiata, iniziò con il giro di visite mattutino, ma il suono del suo telefono la fece precipitare in pronto soccorso: era in arrivo un ferito grave ed avevano bisogno di lei.
 
- Cosa abbiamo? – Amelia si fece spazio nella sala trauma 1 e si avvicinò al paziente; era un ragazzo, troppo giovane per essere ridotto in quelle condizioni
- Uomo, 27 anni, è stato travolto da una valanga, era con i suoi amici a sciare – a risponderle fu April Kapner
- Cavolo, e gli altri dove sono? – Amelia formulò quella domanda, anche dentro di se già era a conoscenza della risposta che le avrebbe dato la sua amica
- Dispersi, i soccorsi stanno lavorando duro
Amelia si chinò di nuovo sul paziente ed iniziò con tutti gli esami del caso
-C’è una fuoriuscita di materia grigia, dobbiamo assolutamente operare, informate in sala operatoria che stiamo arrivando
I medici che erano intorno alla barella, fecero spazio alle infermiere con la barella e ad Amelia, che corse verso la sala operatoria a prepararsi.
-Edwards, dobbiamo essere più veloci del solito, voglio salvare assolutamente questo ragazzo.
La specializzanda, che aveva seguito passo dopo passo Amelia, rispose con un cenno del capo, per poi entrare in sala operatoria; preparò il campo chirurgico e Amelia si preparò ad intervenire.
 
Circa 2 ore dopo, Amelia e Stephanie Edwards erano ancora in sala operatoria
-Dott.ssa, ha perso una quantità elevata di sostanza, anche se uscisse vivo da questa sala non sarà più quello di una volta
- Edwards, da quando ti arrendi? Dobbiamo fare anche l’impossibile per salvare una vita
La specializzanda, senza rispondere, si avvicinò al paziente e dopo avergli passato la luce davanti occhi, accertò la morte celebrale.
- Dott.ssa, pupille non reattive
- Dannazione
 
Amelia tolse il casco e dopo averlo passato all’infermiera, uscì dalla sala operatoria. Con il loro lavoro, lottavano costantemente contro la morte e nonostante le vittorie erano più numerose rispetto alle sconfitte, ogni medico non sarebbe mai riuscito ad abituarsi a quest’ultime. Amelia era tra questi medici. Era uno dei neurochirurghi più esperti, eppure anche lei doveva affrontare quei momenti.
La donna, dopo aver guardato l’orologio al suo polso, si accorse di essere in ritardo per l’appuntamento con Arizona, così corse verso l’ufficio della bionda, sperando di non trovarla arrabbiata.
- Eccomi amore, scusami – Amelia entrò trafelata nella stanza e stampò un bacio sulle labbra di sua moglie
- Credevo l’avessi dimenticato
- Non potrei mai, ma è arrivata un’urgenza, sono stata in sala operatoria fino ad ora
- Come è andata?
- Purtroppo male, abbiamo dovuto dichiarare morte celebrale
- Cavolo, mi dispiace Tesoro – Arizona si avvicinò alla mora e la strinse tra le sue braccia. In quel momento Amelia dimenticò ciò che era appena successo e si rifugiò tra quelle calde braccia.
- Sono andata da Callie
- Risolto?
- Mi ha chiesto di starle alla larga e accetterò la sua richiesta. Ho cercato di essere sincera con lei, ma non lo accetta, mi odia, quindi cercherò di non darle altro fastidio
- Mi dispiace, credevo avrebbe capito
- Non fa niente, vogliamo andare?
Le due donne uscirono dalla stanza e si recarono nel laboratorio analisi. Le due donne si sedettero sul lettino e dopo aver preso l’occorrente, Amelia iniziò con il prelievo
- Se non potessimo averne più?
- Non ci sono ragioni per crederlo, amore. Se così fosse, però, valuteremo cosa fare, ma non fasciamoci la testa prima del dovuto
- Va bene – la mora sciolse il laccio attorno al braccio della bionda, per poi allungare il suo per permettere a sua moglie di eseguire l’esame
- Abbiamo tempo anche per un’ecografia, se andiamo giù in ginecologia facciamo subito
- Non voglio che gli altri sappiano cosa sta succedendo
- Non verrà a saperlo nessuno
Qualche minuto dopo, le due donne erano in ascensore in direzione del reparto. Lo sguardo di Amelia era posato sul display posizionato sopra la porta. I numeri cambiavano lentamente e la sua agitazione cresceva. Sentì la mano di Arizona stringere la sua e ricambiò il gesto
- Amore, a cosa pensi?
- Sono stanca e preoccupata. Non ho mai voluto avere un bambino, ma con te ho rivoluzionato la mia vita e se non potessi averne di miei, non so come potrei prenderla
- So che ora desideri tanto avere un bambino e che significherebbe molto affrontare una gravidanza, ma sarei sua madre anche se dovessimo adottarlo o se quel bambino dovessi metterlo al mondo io. Quando è nata Sofia sono stata la donna più felice del mondo, mi sono sentita sua madre non appena i nostri occhi si sono incrociati. La gravidanza è una cosa che ti cambia, che ti porta ad avere un amore smisurato verso il bimbo che porti in grembo, ma quell’amore smisurato lo provi anche per Sofia no?
Amelia rimase a pensare qualche secondo alle parole di Arizona. Sua moglie aveva ragione: amava Sofia come se fosse sua figlia e avrebbe amato follemente il bambino che sarebbe nato da Arizona o il bambino che avrebbero adottato.
-Grazie Amore – Amelia si sporse verso Arizona e le diede un dolce bacio sulle labbra, quando l’ascensore segnò loro l’arrivo al piano.
Le due donne si diressero verso la stanza, dove trovarono la ginecologa di turno
- Buongiorno dott.ssa Robbins, le serve qualcosa?
- Buongiorno dott.ssa Mckenzie, abbiamo bisogno dello studio per qualche minuto, le dispiace?
- No assolutamente, esco subito
La donna uscì dalla stanza e Amelia non riuscì a nascondere il suo disappunto
- Cosa succede?
- Lo andrà a raccontare a tutti
- Non stiamo rubando e non le conviene raccontare qualcosa
- Mi fai paura a volte
- Sono il capo, devo incutere un po’ di timore, no? Ora stenditi, vediamo se è tutto a posto.
Amelia si distese sul lettino e aspettò che sua moglie accendesse l’ecografo, ma un attimo dopo, prendendola del tutto alla sprovvista, due dita penetrarono nella sua intimità. La bocca della mora si aprì non appena avvenne il contatto e così fecero anche i suoi occhi, che divennero neri dall’eccitazione.
- Ma che fai?
- Cosa credevi? Dobbiamo fare esami approfonditi
- Potevi avvisarmi
- Sei un medico, amore, non credevo ne avessi bisogno
Amelia alzò lo sguardo verso sua moglie e capì che la stesse prendendo in giro
- Non credo che i professionisti lavorino in questo modo
- Ah no?
- No, altrimenti dovrei preoccuparmi
- E per cosa?
- Per mia moglie
- Ma io non sono ginecologa
- Sei un chirurgo materno fetale, però e le future mamme hanno bisogno di visite
- Non preoccuparti, questo tipo di visite le riservo solo a mia moglie
Le due donne si scambiarono un sorriso e terminarono l’esame
- Allora?
- Sembra che vada tutto bene, ma non appena avremo i risultati delle analisi del sangue ne avremo la certezza, ma non c’è nulla di cui preoccuparti
- Posso farti io la visita ginecologica, ora?
- Non sei ginecologa
- Non lo sei neanche tu – Amelia si avvicinò ad Arizona ed iniziò a cospargerla di baci
- Mmm vorrei tanto, ma dobbiamo andare
- Uffa -  la mora finse di mettere il broncio, in attesa di un gesto da parte di sua moglie
- Ti prometto che non appena saremo a casa potremo fare tutto ciò che vuoi
- Va bene, tu però quando farai la visita?
- Non appena avrò un attimo di tempo, ora devo tornare a lavoro
- Ok, ci vediamo più tardi allora?
- Certo – le due donne si scambiarono un ultimo bacio, prima di tornare ai loro rispettivi impegni.
Amelia tornò nel suo studio e non appena si sedette dietro la scrivania, si ritrovò a sognare la sua vita da mamma. Immaginò un piccolo fagottino tra le sue braccia, immaginò i suoi primi passi, immaginò la gioia di Sofia nell’avere un fratellino o una sorellina. Il viso della donna, immediatamente, si illuminò in un sorriso.
Non avrebbe mai immagino di poter arrivare a quel punto della sua vita, eppure era tutto vero; era sposata, amava follemente sua moglie e non vedeva l’ora di poter avere un figlio con lei.
   
 
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