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Autore: Neko    13/01/2018    1 recensioni
Diversi mesi erano passati da quella notte in cui Emma aveva dovuto scontrarsi con Gideon e quasi ci aveva rimesso la vita affinché l’oscurità non vincesse, ma nonostante tutto, sentiva come se la previsione della sua morte fosse ancora lì, in attesa di compiersi.
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: David Nolan/Principe Azzurro, Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 24

 

Killian finì il suo giro di perlustrazione diverse ore dopo. Storybrooke non era una città grande che richiedesse ore di girovagare, ma aggiungendoci il bosco, pause caffè, il pranzo e qualche battibecco fra cittadini, nel quale il vice sceriffo aveva dovuto fare da paciere, il tempo era volato.

Tornò in centrale, che il sole era già calato e si sorprese quando sentì la voce di David domandare al nulla “Perché non rispondi? Avanti Emma!”

A sentir il nome della moglie Killian entrò nell’ufficio senza nemmeno salutare il suocero “Cosa succede? Dov’è Emma?”.

David sussultò quando sentì la voce di Killian, ma non nascose la sua preoccupazione “è quello che sto cercando di scoprire. È uscita questa mattina per un’altra rissa  provocata da Leroy e non è ancora tornata. All’inizio ho solo pensato che fosse andata a pranzo e poi a farsi un giro, ma le ore sono passate e il suo cellulare è irraggiungibile!”

Killian senza aspettare un attimo corse fuori dall’ufficio, ma David lo trattenne “Dove stai andando?”

“Secondo te? A cercarla!” disse Killian girandosi nuovamente, ma David non fu da meno e decise di chiudere l’ufficio dello sceriffo con un’ora di anticipo. Sua figlia e suo nipote avevano la precedenza.

Andarono nei posti che Emma era solita frequentare. Da Granny, al loft, da Regina e al porto. Non era in nessun di questi luoghi e Killian dovette chiedere a Regina, che si era unita alle ricerche, di fare un incantesimo di locazione.

Neve avrebbe voluto essere d’aiuto, ma David le disse di rimanere a casa, nel caso Emma si fosse fatta vita, oltre al fatto che non c’era tempo per cercare una babysitter per Neal. Loro bastavano e promise alla moglie che sarebbero tornati presto con Emma e che probabilmente la donna voleva semplicemente starsene un po’ da sola, dato che negli ultimi giorni non era mai tranquilla, perché aveva sempre qualcuno intorno che faceva cose per lei, anche le più semplici. Sinceramente David si domandò come Emma non si fosse lamentata prima. Anche a lui sembrava un po’ un’esagerazione tutta quell’attenzione. Ci mancava solo che qualcuno stesse con lei in bagno.

 

“E se quell’essere l’avesse catturata?” domandò Killian spaventato all’idea.

“Non andare nel panico ancora prima di sapere cosa sia successo. Ora proviamo con questa!” disse Regina, tenendo in mano una delle giacche rosse di pelle di Emma, che prese a volare conducendoli verso la piazza.

Tutti rimasero sorpresi quando la giacca cadde a terra e si fermò. Regina provò a lanciare un altro incantesimo di locazione, ma nuovamente la giacca cadde a terra, nel medesimo punto.

“Perché non funziona?” chiese Killian preoccupato.

“Credo invece che funzioni. La giacca ci sta dicendo che Emma è qui sotto!” disse Regina.

“Come è possibile una cosa del genere? Ci sono cunicoli sotto la città?” chiese David, il quale ricevette una risposta negativa  dal sindaco, in quanto alla creazione della cittadina non aveva pensato a una galleria di vicoli sotterranei, ma ella era sicura di quanto affermava.

Emma fissava Il pugnale del signore oscuro con il suo nome inciso sopra.

L’essere incappucciato rise divertito allo sguardo della salvatrice. La donna infatti non poteva immaginare che quel briciolo di potere da signore oscuro che le era rimasto, sarebbe stato la sua condanna. L’origine della magia era una sola, dipendeva poi dal proprietario l’utilizzo che ne faceva, quindi se quella lama tecnicamente assorbiva i poteri del   oltre al respiro che le mancava per lo sforzo, la presa della corda che la teneva legata, si faceva sempre più salda.

Ormai l’uomo era davanti a lei e con la magia la fece alzare in piedi, per avere bene la visuale dei suoi occhi. Voleva vederli perdere quella luce che la caratterizzavano, voleva vederli spegnersi e diventare opachi, una volta che la lama del pugnale sarebbe penetrato nelle sue carni.

Gli occhi di Emma erano pieni di terrore e una lacrima prese a scenderle sulla guancia. Non vedeva via d’uscita da quella situazione e mentalmente chiese perdono alla sua famiglia e a Killian di essere stata debole e supplicò il suo bambino di non avercela con lei se da quando era stato concepito, non era riuscita a prendersi cura di lui.

L’essere incappucciato tirò indietro il braccio pronto a caricare il fendente. Emma chiuse gli occhi e si preparò a sentire lo stesso dolore straziante che aveva sentito nemmeno un anno prima a causa di Gideon.

Il dolore però non arrivò, perché qualcosa di strano, qualcosa che non riusciva a spiegarsi, la protesse. Il pugnale infatti stava per colpirla allo stomaco, ma prima che la lama raggiungesse le sue carni, esso si scontrò contro uno scudo bianco, che fece volare via il pugnale di mano al nemico.

Quest’ultimo cominciò a innervosirsi  nel vedere che il suo ennesimo piano stava fallendo e, raccogliendo il pugnale, cercò di colpire con più forza, sperando di rompere quella barriera. Lo scudo però fu ancora più forte , tanto che l’energia sprigionata fece indietreggiare quell’essere.

“Cosa diavolo sta succedendo? Perché non muori!” chiese gridando.

Emma stava boccheggiano sia per lo spavento preso, sia per l’assenza d’aria che ormai era davvero al limite. Ma proprio in quel momento sentì dei rumori provenienti dall’alto e presto il terreno sopra le loro teste si aprì.

“Emma!” gridò una voce maschile agitata, ma non fu l’unica a chiamarla. “Lurido bastardo, allontanati da lei!” Disse Killian, buttandosi nella voragine e mettendosi davanti alla sua amata, sguainando la spada che David gli aveva donato.

L’essere incappucciato non sembrava minimamente preoccupato dalla presenza del pirata, né tanto meno dalla presenza di tutta la combriccola. Era più intenzionato a fissare il pugnale per capire cosa fosse andato storto.

Se n’è andò, sebbene nessuno comportasse una vera e propria minaccia per lui, ma voleva studiare quel pugnale. Nonostante il suo piano si era rivelato momentaneamente fallimentare, era affascinato da quella magia misteriosa che si era manifestata davanti ai suoi occhi.

“Emma, stai bene?” chiese Killian, mentre con il suo uncino la liberava dalla sua prigionia. Le spostò i capelli dal volto e le afferrò il viso, mentre lei cercava di ispirare profondamente l’ossigeno che in quelle ore aveva cominciato a mancarle sempre di più. La donna lo abbracciò saldamente, spaventata dall’idea di non aver mai più potuto sentire quelle forti braccia intorno a lei.

“Accidenti Emma, quando la smetterai di farmi prendere questi accidenti!” disse Killian, baciando la donna sulla testa, infischiandosene della sporcizia che la ricopriva da capo a piedi.

Regina aiutò Killian ed Emma a uscire da quel luogo e subito dopo la donna, venne circondata dalle braccia del padre che guardandola in faccia disse “Emma, dovremmo portarti in ospedale a controllare le tue condizioni e…” cominciò l’uomo, ma la salvatrice non era della stessa idea. Infatti, liberandosi dalla sua presa, prese a camminare a passo veloce, ignorando Killian che la chiamava, mentre la vedeva allontanarsi.

Si recò al negozio di Gold, dove sul vetro della porta era esposto il cartello chiuso. Emma lo ignorò e aprendo la porta, chiamò il proprietario a gran voce. L’interpellato uscì fuori dal retro bottega e disse infastidito “Signora Swan, le devo forse ricordare che se c’è il cartello chiuso alla porta del mio negozio, significa che nessuno è il benvenuto?”.

Anche Belle si unì al gruppo per vedere cosa stesse succedendo e vedendo l’aspetto disastrato della salvatrice, con voce preoccupata chiese “Emma, stai bene? Cosa è successo?”

“No, non va tutto bene! Dove è il tuo pugnale Gold?” chiese la salvatrice severamente. Confondendo i presenti che non capivano il perché volesse l’arma del signore oscuro.

“Lo tengo in un posto sicuro, dove non è necessario che tu sappia la collocazione. Se ho fatto un incantesimo per impedirti di sentirlo, un motivo ci sarà, non credi mia cara?”

“Tiralo fuori!” ordinò Emma seccata.

“Emma cosa sta succedendo?” chiese David confuso.

“Adesso!” disse Emma ignorando la domanda del padre.

Killian afferrò un braccio della donna, dicendole di calmarsi, ma Emma si liberò dalla sua presa e tornò a guardare il signore oscuro.

Belle guardò prima Emma e poi il marito e vedendo che il secondo non era intenzionato ad accontentare la salvatrice, anche per il modo in cui glielo stava chiedendo, decise di intervenire.

Tremotino, se te lo chiede, deve avere un motivo valido!” disse Belle gentilmente.

Golf sospirò e fece un gesto con la mano, per fare apparire uno scrigno dentro il quale c’era l’arma richiesta.

“Ringrazia mia moglie, altrimenti per il modo e il tono con cui ti sei presentata qui, ti avrei già sbattuto fuori!” disse Golf scocciato.

“Che cosa ti serve da quest’arma?” chiese Regina, anche lei ignara delle intenzioni di Emma.

Tutti rimasero sorpresi quando la donna afferrò il pugnale e, impugnandolo strettamente, disse “Signore oscuro, io ti ordino di teletrasportarti fuori dal negozio!”

Tutti si sorpresero alla volontà di Emma di voler comandare il signore oscuro, ma furono ancora più sorpresi da quello che accadde dopo.

Gold uscì da dietro il bancone e fronteggiò la salvatrice con aria arrabbiata, dicendole “Come osi comandarmi? Tu…” Belle lo affiancò e appoggiandogli una mano sul braccio, gli fece notare un particolare “Tremotino, tu non hai obbedito!” solo allora il signore oscuro si rese conto di cosa stesse realmente facendo la salvatrice.

“Non è possibile!” disse l’uomo sorpreso, mentre Emma, con la magia rese quel pugnale un mucchietto di cenere.

“Non avevo intenzione di comandarti, volevo solo avere la conferma…questo pugnale è falso!” disse Emma per poi sospirare tristemente e passarsi una mano sul viso.

 

 

  
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