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Autore: _Diane_    26/06/2009    7 recensioni
Sono passati pochi mesi dalla conclusione dell’avventura di Jim sul Pianeta del Tesoro. Avventura che non è passata inosservata all’Universo intero, che ora acclama Jim come nuovo eroe galattico. Ma non sono in pochi a credere che la cosiddetta fama di quel ragazzo provetto sia fasulla. Jim deve davvero dimostrare al mondo di che pasta è fatto. L’occasione per farlo gli capiterà più presto del previsto, e lo porterà ai confini dell’universo e oltre… Tra nuovi amici, vecchie conoscenze, tuffatevi con Jim nel secondo entusiasmante capitolo del film Disney “Il Pianeta del Tesoro” scritto dalla sottoscritta!
Se ne avete il coraggio, ovviamente!
Genere: Azione, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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The Last Wish

L’ultimo desiderio



Una storia di Diane
Ispirata al film Disney "Treasure Planet"
Tratto dal libro di Louis Stevenson "Treasure Island"
Senza scopo alcuno di lucro
Per il puro e unico piacere dilettantistico della sottoscritta
Per il vostro piacere e divertimento.
Buona lettura!



Prologo

«Ultimo desiderio?»
«Anche se avessi un solo biglietto d’andata per l’inferno, non te ne concederei l’onore, cane
Con un rapido movimento, caricò la pistola a raggi laser e la conficcò più a fondo nella gola dell’altro che stava in ginocchio, legato da robuste funi ma non per questo privo della suo smisurato orgoglio.
«Sul treno che ti porterà all’inferno, ci sei già.»
«Su quel treno ci son stato così tante volte che ormai ho perso il conto…» Ridacchiava lui, poco prima che gli venisse sferrato un colpo diretto alla mascella.
«Ecco, così devi esser trattato! Ma toglimi una curiosità: dove sono le persone che così gentilmente ti han sempre così generosamente donato il biglietto di ritorno dall’inferno? Dove sono finite?!» Il vecchio cyborg scuoteva la testa. Il suo sorriso beffardo non aveva abbandonato la sua pesante faccia.
«Cos’è un insulso sogno di fronte al vero tesoro
La porta si aprì di colpo.

Capitolo 1: Solo Jim

«James Pleiadi Hawkins, per l’amor del cielo! Vuoi darti una mossa?»
«Mamma, cosa pensi stia facendo! E non chiamarmi in quel modo, sono solo Jim, ok?»
Prima Sarah osservò suo figlio cercare d’indossare delle eleganti scarpe bianche, che mai e poi mai avrebbe immaginato potesse calzare; poi lo guardò inciampare e ruzzolare sulle scale fino ad aver raggiunto con la faccia il primo gradino della scala. Mentre lo aiutava ad alzarsi, non riuscì a trattenere una risata.
«Ridi, ridi pure! Sei la prima di una lunga fila che si faranno quattro risate oggi, a quanto sembra.» «Dai, non fare il bambino e alzati in piedi! Fatti un po’ vedere…»
Sarah faticava –e non poco- a riconoscere nel ragazzo davanti a lei suo figlio: lo sguardo spento e malinconico di un tempo lasciava ora spazio a degli occhi accesi e pieni di vita, mentre quei cinque centimetri d’altezza che aveva guadagnato in pochi mesi gli conferivano davvero un aspetto più adulto. Il tutto sommato all’elegantissimo abito bianco che indossava con tanta disinvoltura e grazia. Sarah calcolò come altissima la probabilità che alla cerimonia di quel pomeriggio sarebbe scoppiata in lacrime per l’emozione e la felicità.
«Non guardarmi in quel modo e… non pensare neanche a metterti a piangere!» Disse Jim rivolto alla madre, come se le avesse letto il pensiero. Lei gli diede una pacca amorevole sulla spalla e sorrise. «Tu và e non ti preoccupare. Ci vediamo nel pomeriggio!» Jim l’osservò ancora un attimo, poi l’abbracciò. «Grazie mamma. Non ti deluderò.»
«Mi hai mai delusa, Jim?»
Si scambiarono un ultimo sguardo e… Jim attraversò l’uscio della locanda.

«Mannaggia a me e alla mia scempiaggine!»
Il rumore del piccolo motore del surf solare non prometteva niente di buono. Jim lo sapeva bene e cercava in tutte le lingue che conosceva e non di pregare affinché non si spegnesse proprio in quel momento. Dopotutto stava per arrivare allo spazioporto di Montressor a bordo del suo fedele surf solare. Che ovviamente nessuno di quelle persone avrebbe dovuto vedere… Tutte famiglie dabbene con figli altrettanto dabbene arruolati nella marina spaziale come ammiragli o comandanti. Chissà cosa sarebbe successo se avessero visto con che arnese si spostava! L’universo ne avrebbe parlato per anni, sarebbe diventato lo zimbello della galassia. Anche se al suo surf ci era affezionato, eccome.
In balia dei suoi pensieri, Jim non si accorse che il rumore al motore si stava accentuando… Ormai la ferraglia sfregava contro la tavola che cominciò ad oscillare pericolosamente. Il ragazzo fece un salto, rendendosi conto del problema… Ma troppo tardi! Ormai il motore si stava fondendo, Jim non aveva più controllo del piccolo mezzo. Alzò lo sguardo, in preda all’agitazione: ancora qualche centinaio di metri e sarebbe atterrato proprio nel mezzo dello spazio-porto, dove fervevano i preparativi per la festa! Con un ultimo disperato tentativo, tirò verso di sé con uno strattone la vela, nel tentativo di atterrare dove non ci fosse nessuno. Fu un attimo: tirò, inspirò a fondo e chiuse gli occhi… Sentì chiaramente lo schianto della ferraglia al suolo, pesante e assordante. Non riusciva proprio a capire se fosse effettivamente più morto che vivo, dato che le orecchie erano diventate –quasi- completamente sorde. Quasi perché, una volta aperti gli occhi, effettivamente riuscì a sentire e a vedere.
Il viso ovale di una giovane donna si presentava davanti ai suoi occhi: Essendo ancora stordito, Jim mise a fuoco lentamente tutti i dettagli del suo volto: Occhi verdi come smeraldi, capelli biondo cenere che le ricadevano gentilmente sul viso, incorniciandolo. Prima osservò tutto ciò… Poi capì effettivamente chi era e dove si trovava, ed ebbe un sussulto: e si accorse di non riuscire neanche a parlare.
«Non è stato uno dei suoi atterraggi delicati, vero James Pleiadi Hawkins»
Il tono era ironico e la voce frizzante. Non molto strano, data la situazione… Jim si trovava letteralmente tra le braccia di una giovane sconosciuta, che lo sorreggeva come fosse un bambino incapace di camminare. Si accorse di non essere a terra, di avere le gambe a penzoloni… Non riuscendo a parlare, riuscì quanto meno ad agire. Con una mossa degna del peggior ubriaco fradicio della galassia riuscì a “liberarsi” dalla stretta della ragazza, cadendo a terra rovinosamente. Poi si mise in ginocchio, cercando di farsi leva con una mano per alzarsi da terra. Tremava, un po’ per lo schianto e un po’ per l’imbarazzo.
Prima che lui riuscisse ad alzarsi, lei gli porse la mano, presentandosi.
«Sono Anne Rosaline Mary Roxanne Crown. Piacere, eroe galattico.»
Jim notò l’ironia con cui aveva pronunciato la parola “eroe”, ma non lo diede a vedere. Rifiutò la mano di lei, si alzò in piedi togliendosi un po’ di polvere di dosso, anche se ormai il bellissimo vestito bianco versava in disastrose condizioni. Solo a quel punto lui le strinse la mano, tirandosi indietro i capelli con l’altra.
«Jim. Solo Jim.»
Detto ciò, si girò e cominciò a correre.







Commenti dell'autrice:

I'M BACK! Son tornata, son tornata... e son tornata portando con me il primo capitolo della ficiton qui sopra. Dato i commenti positivi all'altra fiction nella stessa sezione "Pianeta del Tesoro"... Mi avete spinta a iniziare a scrivere una long fiction proprio su tale argomento. Anche perchè questa sezione è davvero sprovvista di fiction e la cosa mi dispiace assai, dato che sono molto legata a questo beeellissimo film!
Che dire, d'altro!

Aspetto con gioia recensioni, suggerimenti, critiche e consigli; in base ad essi, aggiornerò e pubblicherò nuovi capitoli! Per ora vi saluto, ringraziando di cuore tutti quelli che mi hanno seguita in passato e quelli che mi seguiranno: GRAZIE! ^^ Al prossimo capitolo!
   
 
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